FABI ALTINI, Francesco
Nacque a Fabriano (provincia di Ancona) il 15 sett. 1830 da Francesco Fabi e Maria Nicolina Altini, poco dopo la morte del padre (avvenuta il 26 aprile). Verso il 1834, con la madre e il fratello maggiore Giuseppe, giunse a Roma dove, a causa delle precarie condizioni della sua famiglia, entrò sotto la protezione del cardinale Ambrogio Bianchi, il quale lo fece accogliere a sette anni nell'ospizio apostolico romano di S. Michele a Ripa. Mostrando il giovane una notevole disposizione all'arte, fu avviato allo studio del disegno e della figura e, con Adamo Tadolini, della scultura. A quattordici anni vinse il concorso di ammissione alla scuola del nudo dell'Accademia di S. Luca, mentre, contemporaneamente, frequentava lezioni di plastica e completava gli studi medi secondari. Per aver partecipato, nel 1848-49, alla difesa della Repubblica Romana, fu espulso dall'ospizio; in seguito venne riammesso, grazie all'intervento di suo fratello Giuseppe, seminarista. Passò poi a lavorare nello studio di Pietro Tenerani, il suo vero maestro, che lo ebbe in grande considerazione. Della sua feconda produzione artistica documentata, tutta svoltasi all'interno di uno stile ancora classicheggiante benché attento allo studio del vero, non è quasi mai riscontrabile l'esistenza e la collocazione; un elenco delle opere del F. è comunque riportato in Maturo (1907).
Quasi ventenne, nel 1850, il F. eseguì un gruppo marmoreo, di soggetto mitologico, Amore e Mercurio, che lo rivelò artista di qualità, tanto che l'imperatrice Elisabetta acquistò il pezzo per il palazzo imperiale di Vienna. Un'altra opera notevole di tema mitologico e improntata al classicismo fu il Bacco, che venne realizzato nel 1851. Del 1852 è la statua di S. Romualdo, la prima opera a carattere religioso, conservata nella cripta della chiesa dei Ss. Biagio e Romualdo a Fabriano insieme con il busto di Monsignor Agostino Bellenghi; seguì poi un Telemaco, statua in gesso di grandezza naturale in cui il giovane è raffigurato nell'atto di combattere i proci per ordine di Ulisse; l'opera era stata commissionata per la cappella Salviati in S. Gregorio al Celio a Roma.
Del 1853 è la statua raffigurante il mese di Maggio, che, insieme con altre undici statue dei mesi, fa corona al monumento equestre di Simon Bolivar a Lima, in Perù.
Nel 1856, sempre nella cappella Salviati a S. Gregorio al Celio, il F. ebbe l'incarico di erigere il monumento funebre in memoria del cardinale Ambrogio Bianchi, certamente una delle prime commissioni di rilievo ricevute.
Sopra un'iscrizione che ricorda le virtù del defunto, una grande nicchia contiene il busto-ritratto in marmo del cardinale, fiancheggiato da due statuette raffiguranti la Pietà e la Carità.
Nel 1861 a Firenze, in occasione dell'Esposizione nazionale, venne premiata l'opera Beatrice (realizzata nel 1856; Budapest, Museo nazionale; pubbl. in Maturo, 1907, p. 23), raffigurata secondo la descrizione che ne fa Dante nel primo canto del Paradiso; il F. decorò il basamento con quattro bassorilievi che illustrano il viaggio allegorico del poeta. Successivamente, nel 1866, per intervento del Tenerani, il F. ebbe la commissione, dai conti Giacomo e Giovanni Gulinelli, di una tomba monumentale per onorare la memoria dei loro avi Giacomo, Giovanni e Luigi, nel cimitero della certosa di Ferrara, in un contesto di celebri sepolture. Del 1868 è una statua in gesso di dimensioni naturali, raffigurante David che, dopo aver abbattuto Golia, si riveste degli abiti pastorali; del 1870 il monumento al cardinale Giuseppe Bofondi, posto nella chiesa di S. Maria in Portico (S. Maria in Campitelli), sempre a Roma.
Di gusto a prima vista classicheggiante è la Susanna, statua in marmo di Carrara, eseguita nel 1871 (propr. della Galleria naz. d'arte moderna di Roma, in deposito presso la Camera dei deputati), che riscosse un notevole successo di pubblico, tanto che gli furono commissionate varie repliche. Di proprietà della Galleria naz. d'arte moderna è anche il Putto che suona la lira, conservato nei depositi.
Tra le altre opere eseguite dal F. per il cimitero del Verano si ricordano: il monumento per i Catel, il monumento funebre a Cesare Mancini, che raffigura un giovane giacente nudo addormentato; eseguito fra il 1871 e 1875, è considerato una delle sue opere qualitativamente più alte. Nel 1873 il F. partecipò al concorso per quattro colossali statue all'ingresso del cimitero Verano: Speranza, Meditazione, Preghiera e Silenzio; presentati i quattro bozzetti, la commissione giudicatrice affidò al F. la realizzazione della Meditazione e della Preghiera (1874-78).
I modelli in gesso di queste ultime si trovano all'interno di S. Maria degli Angeli a Roma (Roma, Arch. stor. dell'Acc. di S. Luca, 136, n. 95; Maturo, 1907, pp. 34-36; il Silenzio fu realizzato da G. Blasetti e la Sapienza da S. Galletti).
Il monumento per la marchesa Teresa Stampa di Soncino si trova sotto un'arcata del quadriportico del cimitero Verano; è composto da un basamento sormontato da una colossale statua della Carità.
Nel 1880 il F. espose a Londra la Galatea (pubbl. in Maturo, 1907, p. 33), statua in marmo che raffigura la ninfa a grandezza naturale, seduta su una roccia, lambita dal mare mentre si toglie il velo che la ricopre; l'opera riscosse tale successo che all'autore venne commissionata una replica per Melbourne in Australia. Nel 1881 il F. eseguì un David in marmo nel 1882 partecipò al concorso per le statue degli apostoli in S. Paolo fuori le Mura a Roma e fu incaricato di realizzare quelle dell'apostolo Simone e di S. Luca. Tra le ultime opere del F. si ricorda l'Ante peccatum (pubbl. in Maturo, 1907, p. 53), gruppo che raffigura Adamo ed Eva prima del peccato originale, realizzato in marmo per l'Esposizione internazionale di Parigi del 1900, dove però non fu esposto.
Nel 1874 il F. fu eletto accademico di S. Luca per la scultura (Roma, Arch. stor. d. Acc. di S. Luca, vol. 136, n. 117). Tra il 1884 e il 1885 fu eletto presidente della stessa Accademia, di cui continuò a far parte fino al 1903 (Ibid., vol. 188, n. 172). Nel 1901 fu nominato socio di merito dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon; fu inoltre presidente del Museo artistico industriale (Maturo 1907, pp. 77, 79, 123). Membro di numerose giurie, il F. fece parte anche della conimissione di concorso per il Vittoriano a Roma, vinto dal suo allievo Giuseppe Sacconi (lo stesso F. eseguì per il monumento un rilievo raffigurante il Piceno). Fra i suoi allievi si ricordano inoltre Paolo Bartolini e Michele Tripisciano. Il F. visse e lavorò fino agli ultimi anni a Roma con la moglie Carolina Voigt, figlia dell'incisore berlinese Carlo e di Teresa Fioroni, da cui aveva avuto tre figlie, Beatrice, Silvia ed Augusta prematuramente morte (Maturo, 1907, p. 28). Nel 1903, ormai malato da tempo, si ritirò a San Mariano di Perugia nella villa Sperling, dove morì il 27 febbr. 1906 (Roma, Arch. stor. d. Acc. di S. Luca, vol. 191, n. 34).
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. d. Accademia di S. Luca, vol. 136, nn. 95, 117; vol. 137, n. 72; vol. 143, n. 7; vol. 144, n. 63; vol. 156, n. 2; vol. 188, n. 172; vol. 189, nn. 17, 90; vol- 191, nn. 1, 34; A. Monti, Di una scultura di F. F., in Arti e lettere, I (1864), p. 340; Id., Diun monumento scolpito da F. F., ibid, II (1865), pp. 390 s.; B. Capogrossi Guama, Ilmonumento sepolcrale per la marchesa Stampa Soncino, in IlBuonarroti, XIII (1879), pp. 210-215; F. Stich, Galatea, in The Art Vournal, 1881, p. 62; A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi. Pittori, scultori, architetti, Firenze 1906, pp. 190 s.; O. A. Maturo, F. F. ne la sua vita e ne le sue opere, Perugia 1907; O. Montenovesi, Ilcampo santo di Roma..., Roma 1915, ad Indicem; C. Canevari, Lo scultore F. F. accademico di S. Luca, in Il Messaggero, 9 giugno 1942; E. Lavagnino, L'arte moderna dai neoclassici ai contemporanei, Torino 1961, 1, p. 386; V. Vicario, Gli scultori italiani dal neoclassi cismo al liberty, Lodi 1990, p. 283; V. Mariani, in Enc. Ital., XIV, Roma 1932, p. 697; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 159; A. Panzetta, Diz. degli scultori ital. dell'Ottocento, Torino 1990, p. 72; Diz. storico-biografico dei Marchigiani, I, Ancona-Bologna 1992, p. 236.