FALCHI, Francesco
Nacque a Bologna intorno al 1720.
Nulla si sa della sua formazione e delle sue prime prove teatrali, anche se è possibile ipotizzare che provenisse da una famiglia di comici di giro. Il nome Falchi ricorre infatti più volte nei repertori della metà del Settecento: nel 1651 un Falchi era "comique en Italie et en Allemagne" (Sand, p. 322), il fratello del F., Giuseppe, fu un apprezzato Arlecchino, una certa Paola Falchi Noè prese parte a Dresda, nel febbraio 1752, alla rappresentazione dello Zoroastre di J.-Ph. Rameau e, tra gli attori della corte di Francia, compare una signora Falchi, "che non si può affermare essere stata la moglie dell'Arlecchino" (Rasi, p. 858).
La prima testimonianza certa dell'attività del F. risale al 1749, anno nel quale il suo nome risulta tra gli attori della compagnia Medebach. Non è però da escludere che la sua collaborazione con Girolamo Medebach e la sua presenza a Venezia risalgano agli anni precedenti.
Una indicazione in tal senso verrebbe da una nota in cui C. Gozzi parla di Medebach, del F. e di un tal Magnano come di attori del S. Giovanni Crisostomo e del S. Salvatore - di teatri, quindi, che ospitarono il Medebach tra il 1745 e il 1749 (Gozzi, p. 177) -; risulta inoltre che Giuseppe Falchi fosse a Venezia nel 1742, "per rivedere i parenti suoi" (Goldoni, Delle commedie, XVII, p. 1): anche se non è dato sapere chi vivesse a Venezia nel 1742, questa testimonianza permette di sostenere che vi fossero dei legami stabili già negli anni '40tra la famiglia Falchi e la città veneta.
Attivo, a partire dal 1749, al teatro S. Angelo come "primo amoroso", il F. fu apprezzato interprete del repertorio goldoniano; "bravo e onorato comico" lo definisce il Goldoni, elogiando la sua interpretazione del ruolo di Giacinto nei Mercatanti, e il Bartoli, il primo e più informato biografo, afferma che il F. "egualmente nelle Commedie all'improvviso, come nelle premeditate si fece conoscered'acuto ingegno e per vero esemplare dì comici virtuosi". La recitazione del F., naturale, misurata ed efficace, la capacità di esprimere "i suoi e gli altrui concetti con ponderazione" e "con gran sentimento" (Bartoli, p. 205) lo rendevano un interprete particolarmente adatto alle figure di innamorato, ricche di emotività e di buon senso del teatro goldoniano, e uno dei beniamini del pubblico veneziano. Anche se la figura gracile, ben poco adatta al ruolo d'amoroso, e la bassa statura gli impedirono di ottenere il successo che avrebbe meritato, il F. conobbe attorno al 1750 una stagione particolarmente fortunata. Il Gozzi lo nomina in un sonetto, accanto a Maddalena Marliani e a Caterina Bresciani (la presenza delle due comiche in compagnia Medebach permette di datare la poesia al biennio 1750-1752), come uno degli interpreti principali della compagnia Medebach nel 1750; nel 1753 egli ottenne un lusinghiero successo personale, interpretando, rispettivamente, La bottega del caffè e i Mercatanti di Goldoni.
Nel 1753, quando, in seguito a dissapori con il Medebach, il Goldoni lasciò il teatro S. Angelo per il teatro S. Luca, il F. lo seguì e vi rimase fino al 1762, interpretando, alternandosi a F. Maiani, ruoli di amoroso nelle commedie in versi martelliani del Goldoni. Ritiratosi nel 1762 dalle scene, si diede al commercio con esiti disastrosi: "... si fidò d'altri / e poco pratico di simili negozi, trovossi ingannato con quasi l'intera perdita delle sue facoltà ... e preso da una funesta mania fece cose da forsennato" (Bartoli, p. 206). Superata dopo diversi anni la malattia, tornò al teatro, dando "come per l'addietro ottime prove" (Rasi, p. 856). La sua presenza è testimoniata al teatro Comunale di Modena nel maggio del 1777 (compagnia Francesco Panazzi) insieme con un Antonio Falchi, forse suo figlio.
Il F. trascorse a Bologna gli ultimi anni e vi morì nell'autunno del 1780.
La moglie del F., Vittoria, fu attiva al teatro S. Angelo e al teatro S. Luca. Fu seconda amorosa ne L'erede fortunata, messa in scena nel carnevale del 1750, e ne La bottega del caffè, fu dal Goldoni sostenuta e per lei scrisse qualche parte graziosa in molte delle di lui Commedie" (Bartoli, p. 207). Tra di esse si ricorda il personaggio di Eleonora nel Poeta fanatico, nel quale, a detta del Rasi, il Goldoni aveva inteso dipingere un lusinghiero ritratto della stessa Vittoria: nel terzo atto (scena XI) Tonino descrive Eleonora come donna ideale, mettendone in risalto alcune caratteristiche fisiche e morali: o de statura ordinaria, ma più tosto magretta", bruna, la fronte alta, la "bocca ridente" e gli occhi "negri, piccioli e furbi", "una bela vita, un bel portamento, un vestir nobile, e de bon gusto, che la parlasse presto e pulito, e che sopra tutto fosse bona, sincera, e affabile e de bon cor". Corrisponde a questo ritratto la testimonianza del Bartoli (p. 207) che la descrive come moglie amorosa: "nelle stravaganti follie del marito si mostrò molto pronta a procacciare ad esso gli opportuni soccorsi".
Abbandonò le scene nel 1762, per assistere il marito durante la lunga malattia. Dopo la morte di questo, visse probabilmente a Bologna (è testimoniata la sua presenza in questa città nel 1782), conducendo una grama esistenza. Non si conosce l'anno della sua morte.
Il fratello del F., Francesco, nacque a Bologna intorno al 1715. Apprezzato Arlecchino, iniziò a recitare "con vivacità e grazia nelle Compagnie di Venezia" (Bartoli, p. 207). Nel 1740, come testimonia il Trautmann, entrò al servizio dell'elettore di Baviera con uno stipendio di 600 fiorini e fu attivo come Arlecchino in una compagnia composta prevalentemente da attori di corte francesi, Le Nouveau Théâtre italien. Nel 1742, ottenuto un anno di congedo per "motivi familiari", si recò a Venezia e qui sostituì F. Sacchi, che aveva improvvisamente lasciato la compagnia del S. Samuele. Alla fine del congedo, non avendo probabilmente trovato altre scritture veneziane, tornò in Germania "assai ben veduto" a corte e "provveduto di conveniente, e generosa pensione" (Bartoli, p. 207). Qui visse fino alla morte, avvenuta dopo il 1782.
Fonti e Bibl.: C. Goldoni, Delle commedie, a cura di G. B. Pasquali, Venezia 1761, IX, p. 98; XVII, p. 1; Id., Tutte le opere, a cura di G. Ortolani, Milano 1954, II, p. 1329; III, p. 316; C. Gozzi, Saggio di versi faceti e di prose, VIII, Firenze 1774, pp. 177, 180; F. Bartoli, Notizie istoriche de' comici italiani, I, Padova 1782, pp. 205 ss.; M. Sand, Masques et bouffons, II, Paris 1862, p. 322; K. Trautmann, Italienische Schauspieler am bayrischen Hofe, München 1887, p. 1798; L. Rasi, I comici italiani, I, Firenze 1897, pp. 856 ss.; Enc. Italiana, XIV, p. 736; N. Leonelli, Attori tragici, attori comici, I, p. 351; Enc. d. spettacolo, IV, coll. 1798 s.