FALIER, Francesco
Nacque a Venezia il 2 febbr. 1557 da Marco di Luca e da Marietta Argiri di Giorgio, cittadino di Napoli di Romania. Il padre era figlio unico, ma questo non si tradusse in vantaggi economici (nemmeno il matrimonio contratto con una greca può far supporre interessi di qualche rilievo nel mondo del commercio col Levante), né politici, dal momento che la sua carriera non andò oltre la podestaria sostenuta a Dignano, in Istria.
Era, dunque, un "barnabotto", e così i figli Nicolò, Lorenzo e Francesco, la cui esistenza fu, per così dire, segnata sin dalla nascita dalla duplice ineludibile realtà di appartenere al patriziato veneziano e di essere poveri, il che significava, in concreto, la proibizione di esercitare attività o professioni diverse dal servizio all'interno dell'apparato statale; una carriera, dunque, ovviamente destinata a svolgersi lontano dai centri di potere, o dalle magistrature più influenti e prestigiose, e relegata invece nell'ambito delle cariche "con soldo", ossia in qualche modo remunerate, gestita dai titolari di magistrature di piccolo o addirittura di infimo significato, dai rettori di centri secondari e remoti, cancellieri, tesorieri facenti parte della "corte" delle preture maggiori, ufficiali nell'armata navale ... Insomma, una carriera frustrante, segnata da scadenze inconcludenti, dove poteva accadere che la magistratura esercitata al termine di una vita spesa al servizio dello Stato non risultasse affatto superiore, in termini di prestigio e di importanza, a quella con cui si era iniziata, tanti anni prima, l'attività politica.
Tale fu la vicenda del F.: privo di mezzi e di adeguata preparazione culturale, tutti i suoi sforzi furono tesi ad inseguire nomine e incarichi di tal sorta, così poco gratificanti eppur così necessari per l'emolumento, sebbene tenue, che comportavano, mentre ad altri sarebbe toccato avvertire e vivere da protagonisti i fermenti e le tensioni di un'epoca a un tempo drammatica ed esaltante quale fu, a Venezia, quella compresa tra lo scorcio del XVI e gli inizi del XVII secolo, quando la Repubblica conobbe l'intensa stagione delle bonifiche e della ripresa economica insieme con le emergenze causate dalla peste, dalla "correzione" dell'82, dall'interdetto.
Nell'esistenza del F. non ci è dato, dunque, cogliere il riflesso di questi avvenimenti, o altri che in quel torno di tempo ebbero a verificarsi (e che, semmai, coinvolsero un suo omonimo, quel Francesco di Marcantonio, nato nel 1553, savio agli Ordini nell'81 e che nell'ultimo decennio del secolo venne più volte mandato in Terraferma, come avogadore di Comun, incaricato di rilevare i quantitativi di grani disponibili nelle diverse province): la sua carriera politica ebbe inizio il 6 marzo 1583, allorché fu eletto castellano a Monfalcone, dove sostituì Domenico Boldù. Quindi, per diverso tempo, esercitò piccole cariche nei domini del Levante e nei centri minori dell'Istria e della Dalmazia; camerlengo a Candia dal 30 nov. 1588 al 29 luglio '91; podestà a Valle dal 10 sett. '92 al 31 dic. '93 e a Muggia fra il 20 nov. '94 ed il 19 marzo '96, camerlengo e castellano a Veglia dall'estate del 1598 al 2 luglio 1601, quando fu rilevato nell'incarico da Giovanni Francesco Salomon. Poi, finalmente, dopo tanti anni trascorsi quasi sempre lontano dalla patria, ecco succedersi impieghi nella città o in località prossime ad essa: il 27 ott. 1602 fu eletto capitano della Saracinesca di Padova, il 6 febbr. 1605 divenne ufficiale alla Ternaria Nova, quindi fece parte dei cinque anziani alla Pace e fu visdomino alla Tana.
Questo non rappresentò un salto di qualità nella sua carriera, che infatti si concluse con un reggimento sostenuto nell'altra sponda dell'Adriatico, a Novegradi, dove il F. rimase per due anni interi, dall'agosto del 1612 al '14, in qualità di provveditore. Era da poco tornato a Venezia, quando morì, debilitato da quindici giorni di febbre, il 18 ott. 1614, nella parrocchia di S. Pietro di Castello.
Il 14 apr. 1518 aveva sposato Lucrezia Battagia di Ottaviano di Ludovico, che gli diede almeno sette figli maschi, nessuno dei quali contrasse matrimonio, segnando in tale modo l'estinzione di questo ramo della famiglia.
Fonti: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd. I, Storia veneta 19, M. Barbaro-A. M. Tasca, Arbori de' patritii..., III, p. 453 (ma il nome della madre del F. è sbagliato, come si evince da Ibid., Avogaria di Comun. Libro d'oro nascite, III, c. 183r); per la registrazione della morte, Ibid., Provveditori alla Sanità. Necrologi, reg. 847, sub die 19 ott. 1614 (anche qui, però, un errore: al F. è attribuita l'età di cinquantanove anni). Sulla carriera politica cfr. Ibid., Segretario alle Voci. Elezioni del Maggior Consiglio, reg. 7, cc. 197, 202, 221; reg. 8, c. 181; reg. 11, c. 147; Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. It., cl. VII, cod. 830 (= 8909): Consegi, c. 129r; cod. 833 (= 8912): Consegi, cc. 105r, 246r.