FERRIGNO, Francesco
Nacque nel 1686 a Trapani da Mario e da una Elisabetta. Sullo scadere del XVII secolo insieme alla famiglia si trasferì a Palermo dove intraprese studi ecclesiastici. Probabilmente in quegli anni il giovane F., allora chierico, fu indirizzato dal padre al sacerdote Andrea Palma, noto architetto di origine trapanese trapiantato a Palermo. Il 5 luglio 1715 fu nominato "proingegnerio senza salario" (Meli, 1938-39, p. 366), in aiuto del Palma, allora architetto del Senato palermitano. Nel 1717 eseguì il disegno per un paliotto d'altare (Di Natale, 1989, p. 158), che fu realizzato l'anno successivo in argento, per la chiesa palermitana di S. Domenico (cfr. La Barbera, 1945-46, p. 43). Nel 1718 progettò il pavimento (perduto) della chiesa di S. Michele Arcangelo de Indulcis di Palermo. Negli anni 1719-20 si recò varie volte a Caltanissetta per decorare la volta e le pareti del duomo con fregi, volute, medaglioni, conchiglie, finti pilastri e colonne, "secondo i dettami della nuova ed esuberante spazialità rocaille" (Siracusano, 1990, p. 17); la realizzazione delle scene figurate fu affidata a G. Borremans.
Sulla base di questo intervento al F. è stato riferito dalla Siracusano (1990, p. 30) il progetto decorativo del ciclo di affreschi della chiesa di S. Vincenzo a Nicosia (Enna), in cui il F. sarebbe intervenuto nella definizione delle quadrature.
Verso il 1720 il F. realizzò nella chiesa di S. Croce a Palermo "un'eccellente prospettiva dipinta... in cui s'inganna l'occhio a credervi dentro allungata e ingrandita la medesima tribuna con altri archi, statue e volte infinite" (Mongitore, 1721, f. 4). L'intervento, oggi non più leggibile perché la chiesa è stata distrutta, fu completato nelle scene figurative di nuovo da Borremans. Tra le poche notizie biografiche sul F. si sa che nel 1721 coabitava con i genitori; nel 1726 in alcuni documenti risulta ancora chierico, ma il 28 ott. 1726 sposò Giuseppa Oliva da cui ebbe sedici figli (La Barbera, 1945-46).
Nel 1722 presentò un progetto (che non fu realizzato) per l'altare maggiore della chiesa di S. Ignazio all'Olivella (ibid., p. 45). Per la stessa chiesa nel luglio 1722 eseguì il disegno degli armadi della sacrestia (cfr. anche Meli. 1938-39, p. 366). Nel 1725 ricevette un compenso per un progetto del coro nel cappellone della chiesa di S. Giuseppe dei teatini, e per lo stesso cappellone eseguì successivamente i disegni delle due porte messe in opera dai marmorari Musca nel 1738-39 (Malignaggi, 1991). Nell'agosto 1726 il F. dispose la doratura degli stucchi del piccolo cappellone dell'oratorio di S. Caterina dell'Olivella, eseguiti da P. Serpotta (Meli, 1934, p. 212). Verosimilmente il F. aveva progettato la decorazione in stucco di questa parte dell'oratorio intorno al 1719 (Garstang, 1990, p. 193).
Nel 1727 per la chiesa di S. Ignazio prestò opera di assistenza e misura per la collocazione dei marmi della cappella di S. Filippo Neri, intervenendo con piccole pitture decorative, ad imitazione illusionistica dei marmi mancanti. Verso il giugno del 1728 eseguì i disegni delle opere in stucco per il cappellone della chiesa di S. Matteo e precisamente le statue della Giustizia, Penitenza, Fede e Clemenza, realizzate da G. Serpotta (Giuliana Alajmo, 1950, p. 4). Per la stessa chiesa stilò sempre nel 1728 i capitoli di appalto di lavori in stucco, che furono eseguiti da Nicolò Sanseverino, Francesco e Rocco Guastella. Ancora per S. Matteo nel 1729 progettò le decorazioni dei pilastri sotto la cupola che nel maggio dello stesso anno il marmoraro G. B. Geraci si impegnò ad eseguire.
Nel 1730, morto Andrea Palma, fu nominato nel ruolo di architetto del Senato palermitano Nicolò Palma, nipote del precedente; questa nomina provocò una lunga vertenza con il F. che si concluse a favore del Palma (Meli, 1938-39).
Nel 1732 realizzò a Montemaggiore Belsito (Palermo) gli affreschi decorativi della volta della chiesa del Ss. Crocifisso che inquadrano prospetticamente l'affresco centrale, dipinto da F. Randazzo, raffigurante L'esaltazione della Croce con s. Elena e Costantino. La decorazione presenta la scritta che dichiara la sua paternità "Franciscus Ferrigno architectus". Ancora nel 1732 al F. fu dato incarico di progettare il prospetto e il campanile della chiesa del Carmine a Palermo (il campanile fu demolito nel 1810, come pure il prospetto, che fu ricostruito ex novo fra il 1810 e il 1814). Nella chiesa di S. Ignazio nel 1732 (Giuliana Alajmo, 1964) progettò la cupola che sostituì una copertura lignea con finta prospettiva (Mauro, 1993, p. 174).
La grande cupola di S. Ignazio fu una delle più importanti realizzazioni progettuali del F. e la prima delle cupole da lui progettate per le chiese di Palermo: quasi totalmente distrutta da un bombardamento nel 1943, fu ricostruita sotto la direzione di P. Scibilia.
Dal 1733 al 1736 fu impegnato in vari lavori presso la cappella del Crocifisso sempre nella chiesa di S. Ignazio. Nel 1736, demolita l'antica chiesa madre di Tusa (Messina), il F. ne progettò la ricostruzione proponendo una pianta a croce latina triabsidata, le cui navate sono scandite da colonne di pietra locale. La facciata fu definita solo nell'ordine inferiore in cui, secondo un gusto medievalistico allora inusuale, il F. lasciò l'antico portale gotico; anche nel coro e nel transetto permangono brani della struttura precedente (Ragonese-Bono, 1989, pp. 81 s.). Nel 1738 fu realizzato su suo disegno il paliotto d'argento, messo in opera probabilmente dall'argentiere Pasquale Cipolla, per la chiesa palermitana dei Ss. Cosma e Damiano (Palermo, cattedrale: cfr. Bongiovanni, 1992, p. 235 n. 35). Intorno al 1740 realizzò il progetto della nuova parrocchia di rito latino nel centro di Palazzo Adriano (Palermo), intitolata a S. Maria del Lume, costruzione che andò avanti fino a oltre il 1751 (De Marco Spata, 1984, pp. 11, 30). Nel 1748 diresse altri lavori nella chiesa di S. Matteo: aprì alcune finestre nelle cappelle per ottenere maggiore luminosità. Nel 1749 sempre per la chiesa palermitana di S. Matteo progettò il nuovo campanile poiché il vecchio minacciava di crollare e nel 1750 si dette inizio alla costruzione sotto la sua direzione.
Nel 1750, a seguito di un terremoto, il F. progettò la nuova cupola della chiesa di S. Giovanni Evangelista a Palermo (Giuliana Alajmo, 1950, pp. 8, 14; la chiesa è stata demolita durante i lavori di sventramento per l'apertura della nuova via Roma). Sempre a causa del terremoto, il F. intervenne nei lavori di rifacimento nel palazzo Alliata di Villafranca in piazza Bologni a Palermo. A tali interventi effettuati tra il 1751 e il 1758 parteciparono anche gli architetti G. B. Vaccarini e G. B. Cascione (Bellafiore, 1990, p. 22). Ancora nel 1750 progettò il rinnovamento architettonico della chiesa dei Tre Re, facendo realizzare il nuovo cappellone. Nel 1752 fu incaricato di redigere le relazioni conclusive dei lavori in questa chiesa la cui facciata presenta un gusto decisamente significativo per il tardo-barocco. Insieme al campanile di S. Matteo, la facciata della chiesa dei Tre Re costituisce una delle principali realizzazioni architettoniche superstiti del F. a Palermo. Nel 1750 un documento reperito da C. Bellanca (N. Palma a S. Maria dell'Ammiraglio..., in Storia architettura, IX [1986], p. 129 n. 6) fornisce la notizia che il F. "ingegnero della città" stilò i capitoli per l'appalto dei lavori di muratura e stuccatura per l'abbellimento da farsi nell'esterno della chiesa di S. Caterina del Cassaro nel primo ordine e nel secondo ordine "da parte del piano del fonte Senatorio". A quella data il F. aveva già una lunga consuetudine di lavoro con le suore del monastero domenicano di S. Caterina poiché sin dal 1731 e fino al 1761 rivestì il ruolo di architetto di fiducia (D'Arpa, 1992-93). Sempre nel 1750 per le stesse monache progettò la grande cupola della chiesa (documento reperito da A. Mazzè, com. orale, gennaio 1995), dipinta l'anno successivo al suo interno da V. D'Anna.
Sono quindi tre le cupole progettate a Palermo dal F. ma solo quest'ultima sussiste. Evidentemente l'architetto nel corso della sua attività aveva acquisito notevoli capacità tecnico-progettuali nella realizzazione di cupole.
Nel 1753 continuarono i lavori di abbellimento in S. Matteo e nel 1754 stilò i capitoli delle opere in stucco realizzate da Bartolomeo Sanseverino e nello stesso anno D'Anna eseguì il ciclo di affreschi sotto la sua direzione (F. Meli, 1938-39, p. 367). Il 19 nov. 1757 stilò la relazione dei lavori di ricostruzione relativi all'altare maggiore e alla scalinata della chiesa parrocchiale di S. Antonio Abate, in collaborazione con N. Palma (Mazzè, 1979. pp. 179 s). Nel 1763 in qualità di coadiutore dell'architetto del Senato palermitano scrisse, insieme ad altri, una relazione sulle condizioni statiche della chiesa del Ss. Salvatore, progettandone insieme ad altri architetti, fra i quali il genero Salvatore Attinelli, una nuova loggia sulla cupola, chiamata "gran vista".
Il F. è documentato inoltre per altri interventi di natura minore su committenza privata palermitana, tra cui si ricordano nel 1737 quelli nella "casa grande" della marchesa di Succa in contrada Giardinazzo e nel 1742 nel palazzo Pietratagliata in via Bandiera a Palermo, dove si occupò delle opere in muratura e di falegnameria (cfr. Mauro, 1993, pp. 174 s.).
Allievo e per certi versi continuatore dell'attività di A. Palma, il F. sviluppò un notevolissimo gusto scenografico che nel 1742 poté applicare anche nella realizzazione delle scenografie della Didone abbandonata, rappresentata al teatro S. Cecilia di Palermo (Spadaro, 1985).
Il F. morì a Palermo il 28 marzo 1766 e fu sepolto nella chiesa dei Cappuccini.
Dei suoi figli Bernardino, nato a Palermo il 29 ag. 1734, sacerdote, fu anche ingegnere. Nel 1770-72 diresse i maestri N. Pezzano, G. Santoro e G. Allotta nella ristrutturazione della casina di A. Rizzo nella contrada del Parco (oggi Altofonte). Nel 1772 stilò una relazione per la ristrutturazione della casa abitata dalla Congregazione di S. Maria del Fervore nel quartiere dell'Albergheria a Palermo. Anche Gaspare, nato a Palermo il 15 luglio 1735, sacerdote, è documentato per piccoli interventi di ristrutturazione con la qualifica di ingegnere.
Fonti e Bibl.: Palermo, Biblioteca comunale, ms. Qq E 4: A. Mongitore, Le parrocchie, maggione, spedali (1721), ff. 4, 101; G. Di Marzo, G. Borremans di Anversa...,Palermo 1912, p. 29; G. Daddi, S. Matteo vecchio e nuovo, Palermo 1916, pp. 113 ss.; F. Meli, G. Serpotta, vita e opere, Palermo 1934, p. 212; Id., Degli architetti del Senato di Palermo nei secoli XVII e XVIII, in Archivio storico per la Sicilia, IV-V(1938-1939), pp. 365-367, 393; F. La Barbera, Contributi alla più esatta conoscenza della biografia di F. F., tesi di laurea, Università di Palermo, Fac. di lettere, anno acc. 1945-46; A. Giuliana Alajmo, G. B. Vaccarini e le sconosciute vicende della sua vita, Palermo 1950, pp. 8, 14; Id., Opere sconosciute ed opere erroneamente attribuite a G. Serpotta, Palermo 1950, p. 4; Id., Architetti regi in Sicilia e la loro sconosciuta opera nella parrocchia di S. Antonio Abate in Palermo, Palermo 1955, pp. 4, 14 s.; Id., Architetti regi in Sicilia. La chiesa di S. Ninfa dei Crociferi, Palermo 1964, ad Indicem;A.Mazzé, Iluoghi sacri di Palermo. Le parrocchie, Palermo 1979, pp. 179 s., 374, 389; M. G. Mazzola, Profilo della decorazione barocca nelle volte delle chiese palermitane, in Storia dell'arte, 1979, nn. 36-37, pp. 217 s., 243; D. Malignaggi, La scultura della seconda metà del Seicento e del Settecento, in Storia della Sicilia, X,Palermo 1981, pp. 87, 114 n. 36; B. De Marco Spata, Nascita di una chiesa, Palermo 1984, pp. 11, 30, 85; M. A. Spadaro, Il design dell'effimero tra scenografia, architettura e città, in Le arti in Sicilia nel Settecento. Studi in memoria di M. Accascina, Palermo 1985, pp. 175 s.; M. C. Di Natale, Arti minori nel Museo diocesano di Palermo, Palermo 1986, p. 79; G. Davì, L'arredo liturgico nelle fonti, in La chiesa di S. Chiara a Palermo. Ricerche e restauri, Palermo 1986, p. 71; M. F. Demma, La decorazione marmorea, ibid., pp. 36 s.; S. Grasso, Il fondo archivistico del venerabile monastero di S. Chiara: ricerche sul Sei e Settecento, ibid., pp. 18 s.; C. Sclafani - M. G. Liuzzo, Montemaggiore Belsito, Palermo 1987, p. 63; A. Ragonese - G. A. Bono, Alesa e Tusa, Palermo 1989, pp. 81 s.; M. C. Di Natale, Gli argenti in Sicilia tra rito e decoro, in Ori e argenti di Sicilia (catal., Trapani), Milano 1989, p. 158; G. Bellafiore, Palermo. Guida della città e dei dintorni, Palermo 1990, p. 22; C. Siracusano, G. Borremans tra Napoli e Sicilia, Palermo-Siracusa 1990, pp. 17, 30; D. Garstang, G. Serpotta e gli stuccatori di Palermo, Palermo 1990, ad Indicem; G. Bongiovanni, Cultura e manualità dei paliotti architettonici nella Sicilia nord-orientale, in M. C. Ruggieri Tricoli, Il teatro e l'altare. Paliotti "d'architettura" in Sicilia, Palermo 1992, pp. 229-244; C. D'Arpa, Un cantiere settecentesco a Palermo: la cupola di S. Caterina al "Cassaro", tesi di specializzazione in Restauro dei monumenti, Università di Roma, anno acc. 1992-93; E. Mauro, in L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani, I, Architettura, Palermo 1993, pp. 24, 174 s.; M. C. Ruggieri Tricoli - B. De Marco Spata, ibidem, pp. 173 s. (per Bernardino), 175 (per Gaspare).