FOGLIAZZI, Francesco
Nacque a Borgo San Donnino (l'attuale Fidenza) nel 1725, da Agostino e da Elisabetta Tagliasacchi. Fu fratello di Teresa, celebre attrice ed amica di potenti, di Giovan Battista, apprezzato predicatore, e di Pio, funzionario asburgico. Calcò le orme del padre, notaio ed attuario criminale, studiando a Parma e seguendo poi il genitore a Pavia e a Milano. Verso la fine degli anni '40, completata con la laurea in legge la propria formazione giuridica, esordì negli uffici asburgici come attuario criminale, ma la sua prima esperienza significativa si compì nella giunta del Censo guidata da Pompeo Neri, dove entrò nell'anno stesso della sua istituzione, il 1749.
Ebbe dapprima funzoni di semplice coadiutore, poi fu supplente deputato dell'ufficio delle Esenzioni, per diventare, all'inizio degli anni '60, ispettore in via straordinaria dell'ufficio del Censimento (Archivio di Stato di Milano [d'ora in poi ASM], Censo, p. a., cart. 74: promemoria dello stesso F., settembre 1760). Del resto già il 4 ott. 1759 (dispaccio Ibid., Dispacci reali, cart. 232), su proposta dell'amministratore, il duca Francesco III d'Este, appoggiata dal conte C. Firmian e accolta da Vienna, era stato destinato presso il sindaco fiscale Redaelli - avvocato presso la stessa giunta censuaria - "per esercitarsi nelle materie appartenenti a tale carica" (W. A. Kaunitz a Firmian da Vienna, 20 sett. 1759: ASM, Uffici reg. p. a., cart. 874) nell'attesa di occupare la prima piazza vacante.
In questo primo periodo risulta importante, per il progredire della carriera del F., l'appoggio del principe Kaunitz, potente cancelliere asburgico, nonché amico e protettore della sorella Teresa, la quale, a Vienna dagli anni '50 con il marito, il coreografo Gasparo Angiolini, aveva allacciato importanti relazioni.
Nel febbraio del 1759 lo stesso F. si trovava a Vienna (dopo avervi soggiornato anche nel 1752) e fu Kaunitz ad intervenire per far "continuare il pagamento del suo soldo" (10 febbr. 1759, in ASM, Censo, p. a., cart. 74/ bis), nonostante la lontananza da Milano.
Il lungo e proficuo tirocinio e lo "zelo, e l'assiduità..." (4 maggio 1762: ibid., cart. 74), oltre all'appoggio di Kaunitz, portarono così il F., alla metà degli anni '60, ad essere aggregato a quello che fu il centro propulsore delle riforme economiche del periodo, il Supremo Consiglio di economia. In esso si occupò specificatamente di affari fiscali, lavorando inoltre a fianco della giunta per la redenzione delle Regalie, incaricata, tra il 1766 ed il 1768, della delicata funzione di avocare allo Stato i molti dazi alienati lungo l'arco dei secoli. Nel 1767 (dispaccio 1° giugno 1767, ASM, Dispacci reali, cart. 240), a coronamento di una lunga aspirazione - il Firmian stesso aveva chiesto per il F. questo riconoscimento, cui Kaunitz aveva acconsentito -, arrivò la nomina a sindaco fiscale onorario per il Censo. Ad essa fece seguito, con dispaccio del 10 luglio 1769 (ibid., cart. 242/bis), la nomina ad avvocato fiscale, mentre, nel settembre 1770, il F. ottenne la registrazione del proprio stemma gentilizio, con annesso titolo di "don", quale titolare "di una carica reputata nobile da S [ua] M [aestà]" (ASM, Araldica, p. a., cart. 79).
Negli anni '50 e '60 il F. iniziò anche a farsi notare nella società letteraria milanese, associandosi all'Accademia dei Trasformati e coltivando quegli interessi eruditi che già aveva rivelato, facendo raccolta di manoscritti nella natia Parma.
All'interno dell'Accademia, sorretta dal largo mecenatismo del conte G.M. Imbonati, il F., che ne fu conservatore nel 1756, nel 1760 e nel 1765, senza peraltro distinguersi per varietà né per ricchezza del contributo (gli elenchi dei temi trattati ricordano una sua composizione solo nei generali "onori al Firmian", del 1760, e uno scritto sul tema del fuoco nel 1761), entrò in contatto con una significativa rappresentanza del mondo letterario milanese, tra cui facevano spicco i nomi di C.A. Tanzi, G. Baretti, D. Balestrieri, G.C. Passeroni e soprattutto G. Parini, con cui strinse una vera amicizia. Rinsaldata anche dalla frequentazione del colto salotto che la sorella Teresa teneva in Milano proprio nella residenza del fratello, l'amicizia tra i due si espresse, oltre che nell'incipit di uno sciolto pariniano dedicato al F., nel fatto che a lui Parini lesse il Mattino appena composto, e che fu proprio il F. a parlarne al Firmian, il quale ne consigliò la pubblicazione (E Reina nell'edizione delle Opere di G. Parini, I, Milano 1801, p. XV).
Nella produzione letteraria del F. spicca l'edizione, corredata di note e vita dell'autore, di un Dialogus del quattrocentesco poeta fiorentino R.L. Brandolini, pubblicata a Venezia nel 1753 con dedica al Neri, e tre anni dopo l'edizione, questa volta in volgare, del canzoniere inedito di A. Baiardi parmigiano, corredata anch'essa di notizie intorno alla vita del poeta. Del F. letterato si segnalano diversi componimenti lirici in raccolte di versi, scherzose come la Borlanda impasticciata (Milano 1751), o più serie, come i versi per le monacazioni di dame della società milanese, nel 1754 e 1757, oltre alla passione per la raccolta di testi rari, che lo vedono fornire ai compilatori della Raccolta milanese del 1756 un seicentesco Discorso intorno al disegno di anonimo parmigiano (una copia in Bibl. naz. Braidense, segn. H-XV-35/36). Dalla metà degli anni '60 - parallelamente al procedere del suo cursus honorum - si affievolì l'attività letteraria del F. che, se nel complesso risente di tratti occasionali e dilettanteschi, rivela tuttavia una significativa fedeltà alla lezione di misura e di razionalità identificata nel "modello" rinascimentale e dei classici antichi che ancora anima il funzionario quando, negli ultimi e disagiati anni di vita, lavorava ad una inedita Scrittura intorno all'orfanotrofio di Traiano.
Dal 1771, con la "rivoluzione" delle magistrature milanesi operata da Maria Teresa ed imperniata sul nuovo Magistrato camerale il F. passò ad esercitare le sue funzioni di avvocato fiscale presso il dipartimento del Censo del nuovo organismo. Quasi subito, però, venne destinato a compiti più operativi: su di lui cadde infatti la scelta di Vienna quando, alla fine del 1771 si trattò di affiancare un esperto del sistema censuario milanese - estraneo inoltre ad interessi locali - ai membri della giunta incaricata, già dal 1771, di estendere al territorio mantovano la riforma del Catasto.
Tra il giugno del 1774, data di effettivo inizio dei lavori, ed il 1785, anno di scioglimento della giunta mantovana, il F. - che pur conservava le sue precedenti cariche - impronterà largamente di sé l'impostazione delle direttive generali e lo sviluppo delle operazioni, seguite anche attraverso lunghi soggiorni sul territorio (in un clima non certo dei più salubri, di cui più volte si lamentò) e settimanali udienze ai geometri. Diffuse attraverso diversi documenti (conservati in ASM, Censo, p. a., cartt. 1452-1458, 1461) - quali i 47 Quesiti preliminari all'avvio delle operazioni, le numerose Istruzioni ai geometri e agli altri tecnici, le relazioni al Firmian e all'arciduca Ferdinando -, tali indicazioni evidenziano bene il ruolo del F. quale "produttore" di direttive generali - "... quello, che ha piantato sull'esempio del Censo milanese le tracce da seguirsi in quel Ducato (di Mantoval" (Kaunitz a Firmian, 9 maggio 1776, ibid., cart. 1454) -, nonché la sua adesione al principì e ai criteri operativi del suo maestro Neri: uniformare i criteri fiscali e contributivi in tutte le parti del territorio, perequare il carico eliminando immunità ed arcaiche esenzioni, abbattere gli strumenti delle resistenze locali all'azione del potere centrale, utilizzando a tal fine i tecnici formatisi nel lavoro in funzione di regi cancellieri.
Nel frattempo, con dispaccio del 5 ag. 1776 (ASM, Dispacci reali, cart. 255), il F. era stato nominato consigliere del Regio Ducal Magistrato camerale per gli affari del Censo, carica di cui prese possesso il 20 nov. 1776. Anche in questo organismo gli vennero affidati incarichi legati alla trasformazione delle direttive centrali in istruzioni concrete.
Nel 1780 stese - ad esempio - le Istruzioni in materia di censo per i visitatori generali che, approvate dal Magistrato camerale il 15apr. 1780, e trovate anche da Firmian "molto ben disposte" (Firmian a G.R. Carli, 8 giugno 1780, in ASM, Censo, p. a., cart. 433), rivelano alcune preoccupazioni centrali, legate a direttive di forte controllo sulle amministrazioni locali: garantire la chiarezza e la legalità dei documenti attinenti al Censo, per mantenere quella "... combinata architettura del Sistema, tanto più facile a risentirsi dei disordini, che possono sopravvenirgli specialmente nelle Campagne ...", effettuare un costante controllo sui ruoli personali, sulla riscossione dei pubblici tributi, sugli atti dei convocati generali, financo sui parroci, il cui ministero non deve ispirare altro che "... la concordia tra i popolani e l'obbidienza agli ordini de' superiori", vigilare infine sulla condotta dei regi cancellieri, nella cui attività "... si raccoglie come in un centro, e da cui diramasi tutto il regolamento censuale, ed il buon governo delle Comunità" (minuta datata 14 giugno 1780 e ivi conservata).
Nel 1786 (dispaccio 18 apr. 1786, in ASM, Uffici reg. p. a., cart. 278), nell'ambito della generale riforma degli organi di governo milanesi voluta da Giuseppe II, il F. venne nominato a capo del dipartimento VI (censo, amministrazioni locali, polizia, sanità) nel Consiglio di governo, l'organo che, presieduto dallo stesso plenipotenziario J.J. Wilczeck, veniva a riassumere le principali competenze di governo.
All'interno del Consiglio egli cominciò ad occuparsi dell'applicazione alla Lombardia del codice penale giuseppino. Nominato nell'apposita commissione di adattamento creata nel 1787 (decreto 3 ott. 1787, in ASM, Dispacci reali, c. 266), di cui faceva parte, tra gli altri, anche C. Beccaria, il F. partecipò al dibattito, occupandosi soprattutto della nuova e più funzionale organizzazione da dare ai lavori forzati negli ergastoli (verbali in ASM, Giustizia punitiva, p. a., cartt. 1, 3, 4, 20, 21; sul ruolo del F. nella giunta cfr. Cuccia e Cavanna). Sempre nel 1787 il F. entrò a far parte della commissione delegata a "... togliere, o almeno diminuire le frequenti infestazioni di ladri nelle campagne e pubbliche strade" (documento 17 sett. 1787., cart. 20), occupandosi ad esempio, nel settembre 1789, di liberare il "famigerato" villaggio di Retegno dalla criminalità imperversante.
Per ovviare alla situazione del paese che, al confine tra Lombardia e Stato di Parma, offriva facile rifugio ai malviventi, anche per la mancanza di censimento della popolazione (di cui era da poco morto l'ultimo feudatario), il F. insistette appunto sull'estensione anche a questa zona della "misura" catastale, base dell'efficiente organizzazione, e quindi del controllo, del territorio.
All'inizio degli anni '90, chiuso il complicato periodo di transizione successivo all'ascesa al trono di Leopoldo II e soppresso il Consiglio di governo, il F. passò al Magistrato politico camerale, nel quale mantenne le stesse funzioni, spostandosi però, dal 27 marzo 1791, al dipartimento V, dove concluse la sua carriera pubblica. Uno dei suoi ultimi incarichi consistette proprio nella stesura, insieme con gli altri membri della giunta creata all'uopo (decreto 26 giugno 1791, ASM, Uffici regi, p. a., cart. 347), delle Istruzioni per il funzionamento del nuovo organismo di governo, che vennero inviate a Vienna per l'approvazione nell'ottobre dello stesso anno (cfr. Cuccia, pp. 111 s.).
Con l'invasione francese, nel 1796, si chiuse bruscamente la lunga carriera del F. e si aprì per lui l'ultimo, difficile periodo di vita. Rimasto "senza impiego e senza pensione" (Pezzana, p. 329) e assillato dai problemi economici - più volte, negli anni '90, ricorderà alla Municipalità "le attuali sue ristrettezze" nel chiedere il rimborso di tasse pagate, a suo avviso, ingiustamente (documentazione in Archivio civico storico di Milano, Fondo famiglie, cart. 668) - si rifugiò di nuovo negli studi letterari.
Morì a Milano nel 1802.
Scritti: Raphaelis Brandolini Lippi iunioris Florentini Dialogus Leo nuncupatus, nunc primum in lucem editus, notis illustratus, auctoris vita, aliisque additamentis auctus, Venetiis 1753; Rime del cavaliere Andrea Bajardi parmegiano cavate dal suo canzoniere inedito e notizie intorno alla sua vita …, Milano 1756; suoi componimenti si trovano ancora nella raccolta Versi per la profession religiosa di suor Teresa Margarita, al secolo signora Archilde Naturani nell'insigne monisterio di S. Caterina in Brera, Milano 1754 (una ottava a p. 13e un sonetto a p. 23); è infine attribuibile al F. un componimento in dialetto, a firma "de Galantin Tridura Parnisan", in La Borlanda impasticciata, con la concia e trappola de' sorci, Milano 1751, p. XXIII.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Fondi: Araldica p. a., cart. 79; Censo, p. a., cartt. 74, 74/ bis, 433, 434, 1452-1458, 1461; Dispacci reali, cartt. 232, 240, 242/bis, 255, 266; Giustizia punitiva, p. a., cartt. 1, 3, 4, 20, 21; Uffici regi, p. a., cartt. 140, 282, 342, 468, 471, 702, 870, 874; Milano, Archivio civico storico, Famiglie, cart. 668, fasc. Fogliazzi; Località Milanesi, cart. 262, fasc. Fogliazzi; G.M. Mazzuchelli, Gli scrittori d'Italia…, Brescia 1758, II, 1, p. 68; IV, pp. 2018-2022; A. Pezzana, Memorie degli scrittori e letterati parmigiani, VII, Parma 1833, pp. 328-331; G.B. Janelli, Dizionario biografico dei parmigiani illustri, Genova 1877, p. 170; C.A. Vianello, La giovinezza di Parini, Verri e Beccaria, Milano 1933, pp. 81, 268, 269; Id., Il Settecento milanese, Milano 1934, p. 124; Id., Dal carteggio segreto Sperges-Katinuz, in Arch. stor. lomb., s. 7-8, VI (1939), p. 443; Id., Teatri, spettacoli, musiche a Milano nei secoli scorsi, Milano 1941, pp. 197, 306; Storia di Milano, XII, Milano 1959, pp. 349 n., 581 n.; S. Cuccia, La Lombardia alla fine dell'ancien règime, Milano 1971, pp. 55 n., 77, 111 n.; A. Cavanna, La codificazione penale in Italia. Le origini lombarde, Milano 1975, p. 63 e n. 97; C. Mozzarelli, Il Magistrato camerale (1771-1786), Milano 1977, pp. 24 n., 33; F. Arese, Le supreme cariche del Ducato di Milano e della Lombardia austriaca 1706-1796, in Arch. stor. lomb., s. 10, III (1979-1980), pp. 545 s., 571, 574 ss., 586; U. Petronio - F. Arese, L'alta magistratura lombarda nell'età delle riforme, in Economia, istituzioni, cultura in Lombardia nell'età di Maria Teresa, a cura di A. De Maddalena - E. Rotelli - G. Barbarisi, III, Bologna 1982, pp. 686 s. n. 122; C. Capra, Il Settecento, in D. Sella - C. Capra, Il Ducato di Milano dal 1535 al 1796, in Storia d'Italia (UTET), XI, Torino 1984, pp. 440, 464, 516, 538.