FORMENTON, Francesco
Nacque a Vicenza il 25 giugno 1799 da Domenico e Anna Bondella. Intraprese la carriera di pubblico impiegato che poi abbandonò per proseguire gli studi all'università di Padova, dove il 6 sett. 1831 conseguì il diploma di dottore ingegnere-architetto. Accanto agli studi tecnico-scientifici veniva anche coltivando interessi storici e politico-letterari, aprendosi a idee progressiste e ostili al governo austriaco.
Tra il 1830 e il 1834 dava mano a diversi ambiziosi progetti di opere storiografiche e politico-morali, rimaste incompiute ed andate poi per lo più distrutte. Alla ricerca di aiuti e consigli per realizzare le proprie ambizioni letterarie, entrò in contatto con importanti esponenti della cultura veneta, dall'abate V. Menin, professore di storia universale a Padova, all'erudito vicentino conte G. Da Schio, al conte F. Gualdo, mecenate e consigliere dell'Accademia di belle arti di Venezia.
Il 16 genn. 1842 il F., che il 31 marzo 1834 aveva ottenuto il titolo d'ingegnere civile, fu incaricato dalla Congregazione municipale di Vicenza di sovrintendere alla manutenzione delle strade "urbane e foresi". Riconfermato in carica fino all'agosto del 1845, si adoperò per una riforma dei criteri amministrativi e delle procedure d'appalto, affermando la necessità per l'autorità pubblica di vincolare le ditte appaltatrici a precisi piani annuali d'intervento che mirassero al progressivo rinnovamento della rete stradale esistente.
Nel 1848 il F., che nel frattempo aveva continuato nei suoi studi interessandosi anche di politica (lavorò, fra l'altro, a un trattato sulla "civile società"), prese parte al dibattito politico-istituzionale, sostenendo la causa democratico-federalista. Il 28 marzo pubblicò un manifesto in favore dell'adesione (per altro già decisa) di Vicenza alla Repubblica veneta, vista come parte integrante della costituenda Confederazione italica; espresse poi in forma più articolata le sue convinzioni antimonarchiche nel Catechismo politico al popolo (Vicenza, 21 apr. 1848, ma forse edito più tardi), che fu apprezzato da D. Manin. Il 27 maggio, quando ormai aveva prevalso la scelta filosabauda dei Vicentini, tentò ancora di diffondere le idee repubblicane in un manifesto antifusionista, intitolato Parole sull'unione dei Lombardi e Veneti col Piemonte (che trovò poi posto nella raccolta degli atti ufficiali del governo provvisorio veneto). Nominato il 30 aprile membro della commissione di vigilanza alle difese cittadine, non prese direttamente parte ai fatti d'arme di maggio e giugno.
All'indomani del rientro degli Austriaci in Vicenza (10 giugno) preferì abbandonare la città spostandosi tra Firenze, Roma, Genova e Torino. Tornò a Vicenza il 24 ag. 1849, grazie all'amnistia del 12 precedente, restando però senza un incarico professionale pubblico e soggetto alla tassazione straordinaria imposta dal governatore J.W. Radetzky. La delusione del '48-'49, comunque, gli fece abbandonare le posizioni repubblicane a favore della prospettiva monarchico-unitaria fondata sull'iniziativa sabauda. Il 21 genn. 1852 il F., che già l'anno prima aveva ripreso saltuariamente a collaborare con l'amministrazione comunale, ottenne dalla Congregazione municipale la direzione delle opere di manutenzione stradale per il centro urbano, con l'incarico, a partire dal 1° maggio 1853, di sovrintendere anche, in via provvisoria, all'edilizia privata.
Si presentò così al F. l'occasione per riproporre i progetti di riforma tecnico-amministrativa formulati nel 1842. A sostegno delle sue idee, parzialmente attuate nel biennio 1852-53 e sfociate nel piano di manutenzione del 24 maggio 1854 (approvato il 30 nov. 1855 dal delegato provinciale), intraprese una vera e propria campagna di propaganda e informazione. Nel gennaio 1854 pubblicava a Vicenza un Discorso sulla manutenzione delle strade foresi ed urbane, dedicato al podestà e agli assessori del Comune vicentino ed inviato poi in dono a ben 50 amministrazioni municipali dei diversi Stati italiani. Seguirono una Appendice I (ibid. 1854), l'opuscolo I primi studii del nuovo piano di manutenzione stradale (ibid. 1855), i Dialoghi sulla manutenzione delle strade a ghiaja… (ibid. 1856) e, a incarico ormai concluso, le Rimembranze sul nuovo piano di manutenzione stradale (ibid. 1857).
L'impegno professionale gli fruttò diversi riconoscimenti, fra i quali la nomina a membro ordinario dell'Accademia Olimpica il 14 apr. 1855. Ciò nonostante, soprattutto per l'ostilità dell'assessore G. Pasetti filoaustriaco, il 13 luglio 1856 venne bruscamente licenziato, a nulla valendo i reclami e le reiterate espressioni di solidarietà di molti consiglieri comunali.
Negli anni successivi il F. continuò a farsi promotore di progetti di rinnovamento urbanistico, pubblicando piani, studi e osservazioni in parte già formulati durante la sua attività di funzionario municipale (il più ampio fra gli scritti di questo tipo è I portici di Vicenza e le case malsane, Vicenza 1857). Contemporaneamente dava anche alla luce alcuni lavori di divulgazione culturale e di educazione morale per il popolo. I due scritti Gli indigenti e gli operai e L'uomo felice (pubblicati, sempre a Vicenza, rispettivamente nel '56 e nel '57) affrontavano i problemi sociali in una prospettiva decisamente borghese-moderata; il Discorso sulle arti belle di Grecia e d'Italia e dei monumenti provinciali, nazionali e mondiali (Vicenza 1858), frutto di vaste letture coniugate in chiave eclettica, forniva un'ampia sintesi della storia dell'arte, evidenziando soprattutto le funzioni patriottico-celebrative dell'arte stessa. Lettore attento della stampa piemontese e transalpina, in corrispondenza con personalità come N. Tommaseo, A. Vannucci e A. Cittadella-Vigodarzere, il F. lasciò testimonianze della sua ammirazione per la politica cavouriana in un diario manoscritto sulla guerra di Crimea e il congresso di Parigi (La guerra di Crimea, conservato a Vicenza, Bibl. civica Bertoliana, Mss. 3478, già Gonz. 20.8.25).
A partire dal 1863 fu richiamato a collaborare occasionalmente con l'amministrazione municipale. Ebbe parte attiva (insieme con F. Lampertico, A. Rossi e altri) come membro della direzione societaria fra l'11 giugno 1860 e il luglio del 1868, nel tentativo d'industrializzazione del comprensorio vicentino promosso dalla Società vicentina montanistico-industriale (cfr., del F., Storia della Società vicentina montan. industriale, ibid., Mss. 348, già Gonz. 21.11.19).
Dal 1863 fu anche impegnato nella stesura e pubblicazione delle Memorie storiche della città di Vicenza (Vicenza 1867).
Finanziata con una pubblica sottoscrizione, l'opera uscì inizialmente a puntate fra il 1864 e il 1866. Per la trattazione apertamente antiaustriaca dei fatti del '48, giunta ai fascicoli XIV e XV, venne sospesa d'autorità, mentre a carico del F. fu aperto un procedimento inquisitorio per turbamento della pubblica tranquillità prima a Vicenza e poi, dal 22 maggio 1866, davanti al tribunale d'appello di Venezia. Annullata ogni pendenza dalla sopravvenuta liberazione del Veneto, le Memorie poterono essere completate ai primi del '67 e uscire poi in volume unico. A carattere divulgativo e senza pretese di originalità storiografica, l'opera è in sostanza un ampio compendio di cronache, diari, memorie storiche ed erudite antiche e recenti, per gli eventi extracittadini integrata dal ricorso ai più diffusi sommari di storia generale. Propria del F. è la costante attenzione alle vicende artistico-architettoniche (circa le quali utilizzò anche due suoi lavori, editi a Vicenza nel 1863, Tommaso Formenton ingegnere del Comune di Vicenza nel sec. XV e Il testamento di Vincenzo Scamozzi architetto vicentino e sua istituzione), oltre alla chiara ispirazione patriottica e liberal-moderata.
Entrato per la prima volta in Consiglio comunale con le elezioni del 29 settembre - 1° ott. 1866, fu sempre riconfermato nei successivi scrutini (3 dic. 1866, 30 luglio '67, 14 luglio '72) con un discreto numero di suffragi (nel '72 risultò terzo con 441 voti). Negli interventi in Consiglio sostenne un'attiva politica di lavori pubblici, volta a sviluppare e riammodernare le infrastrutture urbane. Pur rifiutando, nel novembre 1867 e nel gennaio 1869, la nomina ad assessore, accettò di collaborare ai lavori di diverse commissioni municipali e in particolare a quelli della Commissione sanitaria, di cui fu membro pressoché ininterrottamente dal 1866 al '74.
Testimonianza della partecipazione alla vita politica della città sono gli otto volumi manoscritti della sua Cronaca vicentina, stesa in forma di diario tra il '67 e il '74, anno della morte (Vicenza, Bibl. civica Bertoliana, Mss. 3483-90, già Gonz. 20.10.15-22). Attento alle vicende nazionali e internazionali, oltre che a quelle cittadine, il F. mostrò una certa autonomia di giudizio, pur all'interno di una visione sostanzialmente moderata e filogovernativa e piuttosto chiusa sul piano sociale. Cattolico praticante ma risoluto antitemporalista, rivelò propensioni per la posizione della Sinistra sulla questione romana, oltre a un chiaro atteggiamento filogermanico in politica estera. Ininterrotta fu, anche negli ultimi anni, l'attività pubblicistica del Formenton.
Oltre a numerosi progetti in materia di lavori stradali ed edilizi, videro la luce svariati opuscoli, per lo più divulgativi, sulla storia e l'arte vicentine, fra i quali la Storia del teatro Eretenio di Vicenza dalla sua fondazione al giorno 22 sett. 1867 (Vicenza 1868), I podestà di Vicenza dalla origine fino al secolo presente (ibid. 1870), Corona di vicentini illustri (ibid. 1870), Storia e illustrazione della basilica di Palladio in Vicenza (ibid. 1870), Vicenza e le sue gemme artistiche (ibid. 1872). Oltre a quelle citate nel testo, presso la Biblioteca civica Bertoliana di Vicenza si conservano del F. le seguenti opere manoscritte: Memorie di un viaggio per l'Italia nel 1848-49 (Mss. 3477, già Gonz. 23.7.18); La forza governa i popoli (Mss. 3481, già Gonz. 23.10.7); Sommario di notizie vicentine (Mss. 3481, già Gonz. 21.11.31). Nella medesima biblioteca sono anche Fogli volanti a stampa sul 1848 (Mss. 3476, già Gonz. 2.10.7).
Il F. morì a Vicenza il 4 dic. 1874.
Fin dal 12 febbr. 1867 era stato reso pubblico il suo lascito testamentario all'Accademia Olimpica per l'istituzione di un premio letterario da assegnarsi, ogni cinque anni, alternativamente alla migliore nuova opera di storia italiana, di letteratura, di scienze economiche, morali o politiche. Il primo concorso fu bandito nel 1877.
Fonti e Bibl.: Vicenza, Bibl. civica Bertoliana, Mss. E.42: F. Formenton, Epistolario; Ibid., Cart. Lampertico C1 II 118; Raccolta in ordine cronologico di tutti gli atti, decreti, nomine, ecc. del governo provvisorio della Repubblica veneta, II, Venezia 1848, pp. 176 ss.; Testamento olografo del F., Vicenza 1875; S. Rumor, Gli scrittori vicentini dei secoli decimottavo e decimonono, I, Venezia 1905, pp. 671-674; G. Brognoligo, Appunti per la storia della cultura veneta nella seconda metà del secolo XIX, in La Critica, s. 2, IX (1923), pp. 363 ss.; U. Baroncelli, Una voce dell'opinione pubblica vicentina: la Cronaca del F. (1867-1874), in Opinione pubblica, problemi politici e sociali nel Veneto intorno al 1876, Atti del III Convegno di studi risorgimentali, Vicenza 5-6 giugno 1976, a cura di E. Reato, Vicenza 1978, pp. 17-29; G. Cisotto, Nel "Catechismo" del F.: una repubblica confederale, in Vicenza. Riv. della provincia, XXI (1979), 6, pp. 29 s.; E. Franzina, Vicenza storia di una città, Vicenza 1980, pp. 17, 112 ss., 692 e passim.