FORZONI ACCOLTI, Francesco
Nacque a Firenze il 10 ag. 1674 da Pier Andrea, funzionario mediceo, e Maria Angiola della Verde, appartenente a una nobile famiglia perugina trasferitasi in Toscana.
Studiò lettere, filosofia e diritto a Firenze; si dedicò poi agli studi giuridici presso l'università di Pisa, dove si laureò. In questa città fu annoverato tra gli accademici Remoti. Tornato in patria, unì agli studi e all'attività legale la passione per la letteratura e l'erudizione. Sulle orme del padre, noto poeta, frequentò gli ambienti ufficiali della cultura fiorentina, posti sotto la protezione granducale, che gli aprirono l'ingresso ad alcune delle più prestigiose accademie del sec. XVII. Infatti, reggente dell'Accademia degli Apatisti, fu iscritto all'Accademia fiorentina e, il 4 sett. 1698, entrò in Arcadia col nome di Aristile Pentelio. Nell'Accademia della Crusca, sulla scia di una tradizione inaugurata da B. Averani, tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo commentò singoli passaggi del Canzoniere petrarchesco. Di tale attività rimane una sua cicalata letta la sera del 13 ott. 1706 nel palazzo Salviati, conservata nel codice cartaceo 1196 della Biblioteca Angelica di Roma (cc. 125r-131v).
Con l'ameno discorso il F. intese riferire ai presenti "fanfaluche, filastrocche, opinioni" che aveva sentito pronunciare da alcuni "sfaccendati" contro i cruscanti. Nei Comentarij (I, p. 357) il Crescimbeni riporta inoltre la sua versione in italiano di un epigramma tratto dall'Antologia greca, letta in occasione di una gara di traduzione svoltasi presso l'Accademia Ottoboniana, attiva a Roma nei primissimi anni del sec. XVIII. Il Salvini (Fasti consolari, p. 653) ne ricorda una lettura sulla musica tenuta nel 1705 all'Accademia fiorentina.
Il F. pubblicò parte della sua produzione poetica all'interno di raccolte miscellanee. È del 1701 il sonetto "Chi tragge sol di fido amor consiglio", inserito nella Corona poetica rinterzata offerta dagli arcadi a papa Clemente XI nel primo anno del suo pontificato (Rime degli arcadi, Roma 1722, IX, p. 62). Dieci sonetti furono pubblicati tra le Rime d'alcuni illustri poeti viventi aggiunte alla scelta di A. Gobbi (Bologna 1711, pp. 85-90) e successivamente inseriti dal Crescimbeni in Le rime degli arcadi (Roma 1717, VII, pp. 69-74).
Tematica prevalente è la passione d'amore. Non mancano però argomenti più altisonanti: una richiesta di pace che termina con una invocazione alla Vergine ("Allor che ruinoso ampio torrente"), un componimento in difesa del medico e letterato L. Bellini e uno per la sua morte, avvenuta nel 1704 ("Allor che d'alta luce immensa adorno"). Frequente la presenza, di matrice arcadica, di motivi pastorali e, più raramente, mitologici.
Rimangono inoltre alcuni componimenti e lettere all'interno dei volumi manoscritti dell'archivio storico dell'Accademia dell'Arcadia, custoditi presso la Biblioteca Angelica.
Il F. fu inoltre più volte ricordato per alcuni versi in latino pubblicati, postumi, nel tomo IV dei Carmina illustrium poetarum Italorum (Firenze 1719, pp. 443-453).
È del 1707 una lettera indirizzata all'abate Fr.-S. Regnier-Desmarais e premessa alle Opere di monsignor G. Della Casa (I, p. 21) nella quale G.B. Casotti scrisse di avere affidato la revisione ortografica della stampa alla "singolare acutezza" dell'avvocato fiorentino.
Il F. morì a Firenze il 22 ott. 1708.
Fonti e Bibl.: Archivio storico dell'Accademia dell'Arcadia (Roma, Bibl. Angelica): voll. 9, cc. 299r, 313v; 10, c. 53r; 11, cc. 91rv, 213 rv (comprendono componimenti poetici del F.); 10, cc. 47r-48v; 23, cc. 245r-282v; 24, cc. 245r-248v (contengono lettere del F. al Crescimbeni per gli anni 1703-1707); G.M. Crescimbeni, Comentarij intorno alla istoria della volgar poesia, Roma 1702, I, p. 357 (ed. accresciuta: Venezia 1730, III, pp. 242 s.); G.B. Casotti, Notizie…, in G. Della Casa, Opere, Firenze 1707, I, p. 21; G.M. Crescimbeni, L'Arcadia, Roma 1708, pp. 248 s., 348; S. Salvini, Fasti consolari dell'Accademia fiorentina, Firenze 1717, p. 653; G.M. Crescimbeni, Notizie istoriche degli arcadi morti, Roma 1720, II, pp. 243-246; F. Inghirami, Storia della Toscana, Fiesole 1841-1844, XIII, pp. 76 s.; E.W. Cochrane, Tradition and enlightenment in the Tuscan academies (1690-1800), Chicago 1961, pp. 12, 81.