FOSCARI, Francesco
Doge veneziano. Nato nel 1373 da Niccolò (e perciò da non confondersi con l'omonimo contemporaneo di altro ramo della famiglia), sposò in prime nozze nel 1395 Maria di Andrea Priuli dal Banco, e in seconde nozze, nel 1415, Maria di Bartolomeo Nani, ed esercitò le maggiori cariche interne, da quella di Capo della Quarantia nel 1401 a quella di Capo del Consiglio dei X (1405 e 1413), a quello di savio di guerra (1412), ad avogadore di comune, a procuratore di S. Marco (1416), e finalmente fu eletto doge, dopo vivace contrasto contro il competitore Piero Loredan, nel 1423. Egli fu il fautore e uno dei maggiori artefici della politica di espansione e di conquista nella terraferma: ispiratore della lotta contro Francesco da Carrara, che al sorgere del secolo apre la via alla politica di terraferma, partecipa a tutte le missioni di pace e di guerra, che con lento processo nel corso di un ventennio, prima della sua elevazione alla dignità ducale, costruiscono il vasto dominio nella terraferma. Dopo tante vittorie, che avevano assicurato sì ampio dominio, il morente doge Tomaso Mocenigo aveva consigliato una pausa di sosta e di raccoglimento. L'elezione del F. è un nuovo squillo di guerra, che a breve scadenza porterà Venezia a cozzare con la signoria viscontea e avanzare a nuove conquiste nella Lombardia, ma il battagliero doge, dopo un trentennio di azione militare, fu costretto ad adattarsi a un sistema di alleanze e ad aderire ai propositi di una lega italica per trovare lo sbocco a una situazione insopportabile. Quanto abbia contribuito questo ripiegamento, che era la disfatta della politica italiana di Venezia perseguita con tanti sacrifici, a formare il tragico destino degli ultimi anni del vecchio disgraziato doge, è difficile accertare. Certamente le imprudenze o le colpevoli leggerezze del figlio Iacopo, tre volte condannato, tra il dolore, l'umiliazione e lo scorno del padre, nel 1446, nel 1451, nel 1456, non sono sufficienti a spiegare quell'atmosfera di tensione, che indussero il vecchio doge ad appartarsi negli ultimi anni da ogni attività pubblica, rifiutando perfino di partecipare ai pubblici consigli, e il Consiglio dei Dieci a costringerlo con procedura inconsueta ad abbandonare nell'ottobre 1457, pochi giorni prima della sua morte (31 ottobre 1457), l'alta dignità. Un tragico destino, dopo una vita di splendidi trionfi, accomunava padre e figlio in una sorte luttuosa, che, a torto o a ragione, assunse presso i posteri l'aspetto di una persecuzione, cui a dissensi politici parvero accoppiarsi anche rancori famigliari tra i Foscari e i Loredan.
Bibl.: Corner, Quattuor opuscula quibus illustrantur gesta Francisci Foscari Ducis Venetiarum, Venezia 1798; E. Vecchiato, I Foscari e i Loredan, Padova 1898; Fr. Berlun, I due Foscari: memorie storico-artistiche, Torino 1852; R. Senger, Historisch-Kritische Studien. Die beiden Foscari, Berlino 1878; A. medin, La storia della repubblica di Venezia nella poesia, Milano 1904; I. Raulich, La prima guerra fra i Veneziani e Filippo Visconti, in Riv. stor. ital., V, p. 661; B. Belotti, Bartolomeo Colleoni, Bergamo 1923.