FRESCOBALDI, Francesco
Probabilmente figlio di Tommaso, della famiglia magnatizia dell'oligarchia mercantile fiorentina, nacque in data ignota da collocare comunque negli ultimi decenni del XV secolo. Nelle fonti viene ricordato per la prima volta nel 1512: prima di quella data viveva a Venezia, dove il padre era emigrato per motivi politici e interessi commerciali.
Nell'arco del sec. XV molti nobili, tra i quali i Frescobaldi, persero tutte le cariche pubbliche e furono allontanati da Firenze a causa della loro opposizione alla signoria dei Medici. Solo con il consolidarsi del potere di Lorenzo il Magnifico essi poterono riconciliarsi con la fazione medicea e tornare attivamente alla vita politica cittadina. Molti membri della famiglia continuarono le attività alle quali già da tempo si dedicavano, intrattenendo rapporti anche con i parenti residenti in altre città europee o italiane, non ultima Venezia, da sempre in posizione strategica per gli scambi commerciali con il Vicino Oriente.
Morto il padre, il F. in poco tempo ne dissipò l'eredità. Costretto così a guadagnarsi di che vivere, cercò di mettersi in mostra durante le battaglie che l'esercito veneto-papale conduceva per la conquista di Bologna. Quando Giulio II, con l'aiuto di Venezia e della Spagna, nel giugno 1512 riconquistò la città, il F. fu tra gli uomini destinati a governarla. Arrivato povero e con il solo logoro abito "alla spagnola", le cronache bolognesi di quegli anni narrano come, nel giro di pochi mesi, riuscì ad arricchirsi grazie alla sua efferata crudeltà.
Come è noto, Giulio II fu assai duro contro Bologna, che ormai da anni gli si ribellava: sciolse il Consiglio dei sedici e non ripristinò il Senato dei quaranta. Inoltre dal 23 agosto affiancò al legato Giovanni de' Medici (poi papa Leone X), che spesso si assentava per andare a Firenze a curare gli interessi della sua famiglia e poco difendeva quelli della sede apostolica in Romagna, Orlando Del Carretto, arcivescovo di Avignone e tesoriere apostolico. Al seguito del vicelegato c'era anche il Frescobaldi. I due attuarono subito una politica fortemente repressiva imponendo alla città vessazioni d'ogni genere: pene gravissime furono comminate e applicate a chi fosse sospetto di collaborazionismo con i Bentivoglio. La situazione nel giro di poche settimane fu tale che i gonfalonieri del Popolo e i massari delle arti decisero di inviare L. Malvezzi presso il pontefice. Giulio II lo ricevette e ascoltò ma non prese alcuna decisione in merito. L'inutilità delle proteste era dovuta al fatto che il F. stava eseguendo ordini precisi del pontefice. Ma con il trascorrere dei giorni la situazione degenerò e il F., con il consenso del vicelegato Del Carretto, instaurò un governo personale in Bologna. Le sue azioni sembravano superare le intenzioni del papa, tanto che riuscì a imporre tasse esose ai cittadini utilizzando poi il ricavato per uso proprio.
Il 18 ag. 1512, il F. fece costruire una fortezza presso la porta di Strà Maggiore, già iniziata nel 1507 dopo la sconfitta di Bologna. Lo scopo del pontefice era duplice: proteggere i suoi ministri e tenere a freno il popolo che poteva essere incitato dai Bentivoglio a ribellarsi. Anche in questo caso si fece ricorso a una forte tassazione sui cittadini. I lavori si conclusero il 24 novembre dello stesso anno. Da allora la fortezza venne abitata dal F., il quale ne fu il castellano, e dalle sue guardie. L'uscita della città fu sottoposta a rigido controllo per impedire ogni rapporto con i Bentivoglio e con Ferrara, considerata la loro roccaforte.
Il legato Giovanni de' Medici, assentatosi nuovamente da Bologna per guidare la spedizione spagnola su Prato, il 9 agosto mandò nella città il suo luogotenente A. Averoldi, vescovo di Pola, ma nemmeno lui poté far nulla. Il F. si mostrò così temerario da approfittare anche di questa occasione. Il 19 sett. 1512, dopo venti giorni di assedio, gli Spagnoli partirono da Prato con un grande numero di prigionieri i quali non avevano potuto pagare la taglia per la liberazione. Molti di loro furono comprati e rinchiusi nelle carceri di Bologna.
A novembre il legato ritornò a Bologna ma il 15 genn. 1513 partì di nuovo per Firenze, non approvando la politica condotta dal tesoriere e dal F., i quali gli dimostravano scarsa considerazione e poco rispetto. Qualche giorno dopo nominò suo luogotenente A. Averoldi. Il 3 febbraio giunse a Bologna la notizia che il papa, colpito da grave malattia, stava morendo. Il vicelegato per paura di una qualche ribellione armò un gran numero di uomini pronti alla difesa della città. Nella fortezza di Strà Maggiore, inoltre, il F. poté disporre di 300 fanti. Ma queste precauzioni risultarono inutili. Il 22 febbraio a Bologna già si era diffusa la voce che due giorni prima papa Giulio II era morto. Il 2 marzo venne eletto pontefice il legato Giovanni de' Medici col nome di Leone X. Egli, per consolidare il possesso di Bologna, dimostrò subito ai Bolognesi le sue amichevoli intenzioni: allontanò i funzionari invisi, ripristinò il Senato dei quaranta e fece rimpatriare i cittadini allontanati dopo la morte del suo predecessore. L'Averoldi fece carcerare il F. nella torre del palazzo dei Signori, costringendolo al contempo a restituire il denaro estorto. Il 4 luglio 1513 il F. pagò 3.000 ducati, ottenendo di andarsene libero a Roma a rendere conto delle proprie azioni al cospetto di Leone X.
Questa risulta essere l'ultima notizia reperibile sul F., il cui nome dopo questa data non compare più nei documenti d'archivio a noi noti (secondo il Vizani, e Muzzi che lo cita [VI, p. 69], la caduta del F. va anticipata alla luogotenenza del Del Carretto. Questi, spinto dai creditori del F., inferociti, lo avrebbe fatto imprigionare e costretto a pagare i debiti. "Sbandito", il F. tornò a Firenze "dove fra pochi giorni morì in miseria").
Fonti e Bibl.: Pontassieve, Arch. privato Frescobaldi, Specchietto di notizie, n. 40; Arch. di Stato di Firenze, Carte Sebregondi, n. 2354; Firenze, Bibl. naz., Manoscritti Passerin, nn. 47 e 156; Bologna, Bibl. univ., cod. 430: Originale della Cronaca di Friano degli Ubaldini, IV, cc. 952-982; cod. 1996: Cronica di Niccolò Scadinaro, II, cc. n.n., aa. 1512-13; cod. 135: G.N. Pasquali Alidosi, Legati, governatori e vicelegati, cc. n.n., aa. 1512-13; P. Vizani, Dieci libri della historia della sua patria, Bologna 1596, pp. 511 s.; G.N. Pasquali Alidosi, Introduttione delle cose notabili della città di Bologna, Bologna 1621, p. 158; A. Masini, Bologna perlustrata, Bologna 1650, p. 478; A. Vannucci, Documenti sul sacco dato a Prato dagli Spagnoli nel 1512, Firenze 1841, pp. 28, 69; I. Modesti, Il miserando sacco dato alla Terra di Prato dagli Spagnoli l'anno 1512, in Arch. stor. italiano, I (1842), p. 246; S. Muzzi, Annali della città di Bologna, Bologna 1844, VI, pp. 58, 69; G. Guidicini, Cose notabili della città di Bologna, Bologna 1870, III, p. 9; R. Honig, Bologna e Giulio II. 1511-1513, Bologna 1904, pp. 73-84.