FURINI, Francesco
Pittore, nato a Firenze circa nel 1600, ivi morto il 15 agosto 1646. Dal padre Filippo ebbe la prima educazione artistica, che completò poi nella scuola del Passignano, del Bilivert e di Matteo Rosselli. La sua prima opera la svolse a fianco di Giovanni da S. Giovanni nell'affresco La notte nel Casino Bentivoglio a Roma. Tornato a Firenze divenne in breve il pittore più ricercato delle famiglie patrizie, e compì numerosissime opere, di soggetto prevalentemente biblico e mitologico. Dopo un affresco in San Procolo (1622), eseguì il Nesso e Deianira della galleria Corsini (Firenze), caratteristico per la colorazione rosea e vivace delle carni, che non troveremo nelle opere posteriori. Nella Morte di Adone della Galleria di Budapest, e, più ancora, in Ila e le ninfe della Galleria Palatina di Firenze, in Aci e Galatea della raccolta Bassermann a Monaco, e in Adamo ed Eva di palazzo Pitti, si trovano invece le forme tipiche dell'arte furiniana, che si compiace di ritrarre figure specialmente femminili dalle membra allungate e morbide, elegantemente composte, su sfondo di cupo azzurro oltremarino, da cui affiorano mediante un soave sfumato che ne attenua il contorno. Recatosi a Venezia, il F. vi rimase a lungo, derivando dai maestri veneziani un attenuarsi delle forti ombre del chiaroscuro.
Nel 1633, datosi al sacerdozio, il F. divenne parroco di S. Ansano in Mugello, ove rimase quasi per tutto il resto della vita. S'inizia con questo un secondo periodo della sua arte, che si volge soprattutto a soggetti religiosi e allegorici, che, non rispondenti all'indole godereccia e sensuale del pittore, presentano quasi sempre una certa indifferenza. Così negli affreschi della Sala degli Argenti a Pitti (1636-1637), nella Madonna del Rosario in S. Maria del Pozzo a Empoli (1634), ecc. Il tono della sua arte si rialza invece nella Concezione della pieve di Borgo S. Lorenzo, e, soprattutto, nel S. Francesco orante. Per il principe Lorenzo di Toscana eseguì anche il Parto di Rachele, della raccolta Bassermann a Monaco, nel quale, oltre alla larga composizione, si deve notare un particolare prezioso, determinato dalle luci argentine che sfiorano le suppellettili del fondo, come nelle Figlie di Lot al Prado (Madrid). Del F. si conservano moltissimi disegni agli Uffizî e alla Marucelliana di Firenze, a Berlino, a Vienna, a Lilla.
Il F. fu anche poeta di facile vena; rimangono di lui molti sonetti ed elogi funebri.
Bibl.: F. Baldinucci, Not. dei professori del disegno, Firenze 1773, I, pp. 1-22; A. Stanghellini, F. F. pittore, Siena 1914; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XII, Lipsia 1916 (con ampia bibl.); O. H. Giglioli, Disegni inediti di F. F.... nella R. Galleria degli Uffizi, in Boll. d'arte, n. s., II (1922-23), pp. 519-25; U. Ojetti, L. Dami, N. Tarchiani, La pittura italiana del '600 e '700 alla mostra di Palazzo Pitti, Milano-Roma 1924, pp. 23 e 64.