GALLO, Francesco
Nacque a Mondovì il 6 nov. 1672 da Francesco, morto nell'agosto dello stesso anno, e da Bona Maria Ferrero. Dopo aver partecipato, nel 1693, come "seconda insegna", all'assedio della fortezza di S. Brigida e alla battaglia di Orbassano, dove ebbe conoscenza diretta di camminamenti e fortificazioni, ritornò agli studi sotto la guida dell'architetto Antonio Bertola. Nel 1694 sposò Maria Teresa Vigliotti che gli diede sei figli, il minore dei quali, Giuseppe Maria, collaborò con lui nel campo dell'architettura. Rare sono le notizie sulla vita privata e sociale del G., ma la sua attività di architetto, misuratore e consulente di questioni territoriali fu sempre molto fitta. Il legame d'amicizia della famiglia del G. con il vescovo di Mondovì Giovanni Battista Isnardi di Castello fu fondamentale per la carriera del G. che operò moltissimo in tale diocesi. Una prima nota della sua attività si trova negli ordinati civici di Mondovì a proposito della riparazione della fontana del Bachiazzo (1699). Due anni dopo, nel 1701, realizzò il progetto per la chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista a Frabosa Soprana, cui fece seguito, nel 1702, quello per la parrocchiale dell'Assunta a Carrù.
All'inizio del XVIII secolo risalgono i primi lavori eseguiti dal G. per il santuario della Madonna di Vicoforte: l'altare maggiore e le nicchie della cappella di S. Bernardo (1702) e l'altare di S. Scolastica per la cappella di S. Benedetto (1703). Nello stesso periodo costruì un nuovo braccio della caserma Filippo Del Carretto a Mondovì Piazza. Nel 1709 il G. venne inviato a Boves come portavoce della protesta di Mondovì contro la Comunità di Beinette, che aveva deviato alcuni corsi d'acqua affluenti al territorio monregalese facendone notevolmente diminuire il volume idrico e di seguito, per lo stesso motivo, si recò a Cuneo. Il 1710 fu un anno importante per l'attività del G. che risulta impegnato nella realizzazione della chiesa per la Confraternita della Misericordia di Bene Vagienna, nei lavori per la parrocchiale di S. Ambrogio a Cuneo e nella edificazione della chiesa di S. Giuseppe (poi della Misericordia) commissionatagli dai carmelitani scalzi di Mondovì Piazza.
Per la chiesa di Bene Vagienna il G. realizzò una pianta a croce greca con volte a botte e a catino sull'incrocio dei bracci, prospetto a due ordini di lesene e frontone triangolare in cotto. Nella parrocchiale di Cuneo appare chiara per la prima volta la matrice fondamentalmente barocca del G.: la facciata è concava con colonne e piccoli bracci a esedra che ne accentuano l'effetto plastico. L'interno, con ampie curve e profonde cappelle, sviluppa la radialità del centro tramite il gioco complesso di volte ora a botte ora a cono o a vela; le dimensioni e proporzioni della cupola, degli archi principali e di quelli delle cappelle sull'asse minore conferiscono grande monumentalità allo spazio. Anche la chiesa di S. Giuseppe a Mondovì Piazza, con il potente aggetto delle colonne libere in facciata e accentramento spaziale in funzione della cupola, è chiara testimonianza di un gusto barocco ormai definito.
A partire dal secondo decennio del Settecento l'attività del G. si fece sempre più intensa. Nel 1712 ebbero inizio i lavori della nuova chiesa parrocchiale dei Ss. Pietro e Paolo a Sanfré (consacrata nel 1723) e della chiesa di S. Chiara a Mondovì Piazza (il cui progetto risaliva probabilmente a qualche anno prima), nella quale evidenti appaiono, ancora una volta, le risonanze barocche. Nello stesso anno, in occasione della canonizzazione di papa Pio V, già vescovo di Mondovì, il G. disegnò una "grandiosa machina" (Brayda - Coli - Gherardi, p. 38) per i festeggiamenti. L'anno successivo collaborò con l'architetto e rettore del collegio dei gesuiti di Mondovì Antonio Falletti alla stesura del progetto per il nuovo collegio. Nel 1714, in occasione del ritorno dalla Sicilia di Vittorio Amedeo II di Savoia e Anna d'Orléans, disegnò un arco trionfale. Nel 1717, su invito della Camera dei conti, il G. si recò in ispezione all'abbazia di Lucedio dove rimase più di due mesi ed eseguì lavori alle "grange, cascine e bealere" (ibid.). Al 1719 risale l'inizio dei lavori per la parrocchiale di S. Maria a Granzia di Leri (dedicata nel 1723): la semplice facciata a due ordini di lesene di tono rustico e dimesso e l'interno, a croce greca con volte a botte e a crociera, ispirano un senso di serenità e austera semplicità tipico del linguaggio architettonico del Gallo.
Tra le opere eseguite dal G. nella seconda metà del decennio si ricordano anche la chiesa parrocchiale di S. Antonio Abate a Priero (1716) consacrata nel 1740, la chiesa parrocchiale dell'Assunta e S. Vitale di Busca (1717) completata nel 1728 a esclusione di alcune porte e dell'altare maggiore, la chiesa dei domenicani (poi dell'Assunta) nel borgo maggiore di Garessio (1717).
Nei primi mesi del 1720, su richiesta del priore dell'abbazia di Staffarda, il G. si recò a Saluzzo per progettare l'ospedale del quale con ogni probabilità si limitò a costruire solo una prima "manica" e nello stesso anno fu a Racconigi per il disegno della chiesa di S. Giovanni Battista (aperta al culto nel 1730). Ancora nel 1720, su incarico della Congregazione di Mondovì, accompagnò il conte Pastoris, comandante di Mondovì, sulle montagne di Roccaforte per studiare sistemi difensivi per i passi da sorvegliare. Nel 1721 completò la facciata, il coro e la sacrestia della chiesa della Confraternita dell'Assunta di Savigliano. L'anno successivo il G. mise mano alla ricostruzione della chiesa abbaziale di S. Pietro in Vincoli a Villar San Costanzo; è di quest'anno anche il rifacimento della facciata della parrocchiale di S. Siro a Roburent.
Nella chiesa di Villar San Costanzo, conclusa nel 1724, il G. edificò la parete absidale e, sui muri della fabbrica precedente, il nuovo edificio, con semplice impianto a croce greca e volte a botte concluse nel semicatino absidale.
Nel 1722 avvennero probabilmente i primi contatti del G. con la Confraternita dei Disciplinati bianchi per la costruzione della chiesa dedicata ai Ss. Fabiano, Sebastiano e Rocco (poi del Ss. Nome di Gesù) a Dogliani; a causa probabilmente dell'eccessiva mole di lavoro, l'architetto consegnò i disegni sei anni dopo e la fabbrica, interrotta più volte, venne ripresa definitivamente solo nel 1752 (l'edificio venne completato nel 1756). Nel 1723 il G. ricevette l'incarico di progettare il nuovo ospedale di Fossano dedicato alla Ss. Trinità: un vasto complesso edilizio costituito da un edificio longitudinale nel quale si innestano tre corpi fortemente aggettanti. La partecipazione del G. alla fabbrica (compresa la chiesa) si concluse nel 1727.
Nel corso del terzo decennio del secolo il G. eseguì anche la chiesa parrocchiale della Natività di Maria Vergine di Marene (iniziata nel 1723 e terminata nel 1741), l'ala sud del convento di S. Domenico per i filippini di Savigliano (1723), la trasformazione dell'abside (opera di Giovenale Boetto) da rettangolare a semicircolare della chiesa del S. Nome di Gesù per i gesuiti di Cuneo e probabilmente della relativa sacrestia, la costruzione del collegio dei gesuiti a Saluzzo e dell'ala nord del seminario vescovile di Vercelli (1726), la chiesa parrocchiale e il completamento del campanile dei Ss. Margherita e Giovanni Battista a Margarita (1727), la chiesa per la Confraternita dell'Annunziata di Busca (iniziata nel 1728 e completata nel 1736) il cui progetto ricevette l'apprezzamento di F. Juvarra.
Su incarico del re Vittorio Amedeo II, nel 1726 il G. si recò a Roma per studiare gli acquedotti antichi e preparare il progetto per la condotta dalla valle del Sangone a Torino; tale progetto tuttavia non venne mai eseguito. Incaricato nel 1729 di recarsi a ispezionare il forte della Brunetta, al ritorno il G. iniziò la costruzione della cupola del santuario della Ss. Vergine di Mondovì a Vicoforte (iniziato alla fine del Cinquecento da Ascanio Vittozzi) che viene considerata la sua opera più significativa.
La maestosa cupola ellissoidale in cotto serrata da robusti contrafforti è impostata su un tamburo a due ordini sovrapposti di finestre e conclusa dalla lanterna; la decorazione dell'interno, volta a ricucire l'evidente difformità tra muri perimetrali e cupola, è opera del G. stesso.
Nel 1730 il Comune di Cuneo commissionò al G. il disegno del palazzo della città e il Consiglio della Comunità di Barge quello per la chiesa di S. Giovanni Battista i cui lavori furono eseguiti mentre l'architetto era contemporaneamente impegnato a Torino. Nel 1733 ebbero inizio i lavori per la chiesa della Confraternita di S. Pietro in Vincoli di Peveragno con interno a croce greca e coro ellittico. L'anno dopo venne firmata la convenzione per la fabbrica dell'Arciconfraternita di Ss. Maria e Caterina a Ceva (consacrata nel 1757) e furono poste le fondamenta della chiesa di S. Filippo a Mondovì Breo. Nel 1736, in conformità con le norme dettate dall'editto di Carlo Emanuele III per la sistemazione della contrada di Dora, il G. costruì per i conti Durando di Villa il palazzo dell'"isola" di S. Secondo a Torino. Sempre nel 1736 diede inizio alla chiesa della Confraternita di S. Croce e S. Bernardino a Callermaggiore con il vano principale ellittico sovrastato da cupola. Nel 1739 fu contattato dalla Congregazione del Santuario d'Oropa per una nuova chiesa da edificare al posto della basilica antica; tale progetto non ebbe seguito ma al G. sono stati attribuiti gli edifici del primo e del secondo piazzale, poi modificati nel corso dell'esecuzione (Trompetto, p. 320). Al quinto decennio del secolo risalgono le ultime opere del G.: tra queste si ricordano il palazzo del seminario (oggi collegio vescovile), l'ospedale di S. Croce e la nuova cattedrale (i primi del 1740; questa iniziata nel 1744 e completata dopo la morte dell'architetto) a Mondovì Piazza, nonché la chiesa parrocchiale di S. Nicolao, commissionata nel 1745 dalla Comunità di Alice Castello (terminata nel 1760).
Il G. morì a Mondovì il 20 giugno 1750.
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