GARDI, Francesco
Nacque a Venezia intorno al 1760; sconosciuta è la sua formazione musicale, avvenuta presumibilmente nella sua città, ove fu attivo come insegnante di coro presso l'Ospizio dei derelitti o Ospedaletto, tra il 1787 e il 1791. Passò successivamente con lo stesso incarico nel Conservatorio dei mendicanti, e qui a partire dal 1797 ricoprì il posto di maestro di cappella. Dal frontespizio del libretto dell'opera La finta semplice (1798) sappiamo che fece parte dell'Accademia filarmonica di Bologna.
Attivo soprattutto a Venezia come autore di teatro, si spostò sporadicamente in città dell'Italia settentrionale in occasione di prime rappresentazioni delle sue opere. Esordì nella stagione di carnevale del 1786 al teatro Rangoni di Modena, ove fu rappresentata la sua opera seria Enea nel Lazio, su libretto di V.A. Cigna Santi, cui fecero seguito sino al 1804 opere serie e comiche che gli procurarono buona fama; in particolare, furono apprezzate le sue farse in un atto su libretto di G.M. Foppa che lo resero popolare anche fuori della sua città. Particolarmente rilevante fu il rapporto avuto con il conte Alessandro Pepoli, una delle figure più significative della vita culturale veneziana degli ultimi anni della Repubblica; attore, autore di testi teatrali, impresario ed editore, questi aveva restaurato nella sua residenza di palazzo Cavalli a S. Vidal un teatrino in disuso in cui, tra il 1793 e il 1795, furono rappresentati vari drammi per musica anche del Gardi. Il Pepoli collaborò con il G. sia come librettista, sia come interprete di suoi lavori, come nel caso del Tancredi, rappresentato nel 1795 nel teatro privato di palazzo Cavalli.
Il G. morì a Venezia intorno al 1810.
Tra le sue opere, tutte rappresentate a Venezia, salvo diversa indicazione, si ricordano: Don Giovanni, ossia Il nuovo convitato di pietra (libretto di anonimo da G. Bertati, teatro S. Samuele, 5 febbr. 1787; Corfù, teatro di S. Giacomo, carnevale 1795, con il secondo titolo); La fata capricciosa (G. Bertati, teatro S. Moisè, carnevale 1789; Padova, teatro Obizzi, carnevale 1797, con il titolo La fata astuta); Gernando e Rosimonda (Treviso, teatro Astori, autunno 1789); Teodolinda (G.D. Boggio, teatro S. Benedetto, maggio 1790); Apollo esule, ossia L'amore alla prova (A. Pepoli, teatro di palazzo Cavalli, 1793); La bella Lauretta (G. Bertati, teatro S. Moisè, genn. 1795; Barcellona, teatro di S. Cruz, carnevale 1796); Amor l'astuzia insegna (G. Bertati, teatro S. Moisè, 18 febbr. 1797; ridotta a farsa con il titolo La capricciosa corretta, teatro S. Luca, 1° sett. 1801); le farse in un atto su libretto di G.M. Foppa: La pianella persa, ossia La veglia de' contadini (teatro S. Moisè, 15 genn. 1798; Parma, teatro Ducale, con il titolo La pianella perduta, 1811); Il finto stregone (teatro S. Moisè, 30 nov. 1798); La principessa filosofa (ibid., carnevale 1799); La semplice, ovvero La virtù premiata (teatro S. Moisè, carnevale 1799); Il contravveleno (da C. Gozzi, teatro S. Benedetto, 7 nov. 1799); La donna ve la fa (teatro S. Moisè, maggio 1800); Il medico a suo dispetto, ossia La muta per amore (teatro S. Angelo, 15 luglio 1800; poi Reggio Emilia, teatro Moderno, con il titolo La muta, ovvero Il medico per forza, carnevale 1802); L'incantesimo senza magia (teatro S. Moisè, 9 dic. 1800); La bottega del caffè (da C. Goldoni, ibid., 20 apr. 1801; Padova, teatro Nuovo, 13 giugno 1801); Diritto e rovescio, ossia Una delle solite trasformazioni del mondo (teatro S. Benedetto, 13 maggio 1801); Il convitato di pietra (ibid., 27 genn. 1802); Guerra con tutti, ovvero Danari e ripieghi (teatro S. Benedetto, 12 ag. 1803); e ancora le farse La casa da vendere (G. Piazza da A. Duval, teatro S. Angelo, 4 genn. 1804); Un buco nella porta, (G.M. Foppa, teatro S. Benedetto, 16 maggio 1804); Sempre la vince amore (G.D. Camagna, teatro S. Moisè, primavera 1805); La forza d'amore, (Treviso, teatro Dolfin, 1° maggio 1805); Nardone e Nannetta, opera buffa (G. Caravita, Lisbona, teatro S. Carlo, 7 aprile 1806). Sue arie furono inserite nel dramma in 3 atti Pirro (G. de Gamerra, teatro di A. Pepoli, 1794, con musiche anche di N. Zingarelli, F. Bianchi, S. Nasolini). Compose inoltre due cantate: la cantata a tre Angelica e Medoro (poesia di G. Sertor, Venezia, teatro S. Benedetto, 16 genn. 1784, interpretata dal celebre evirato G. Crescentini nel ruolo di Medoro) e Partenope e Sebeto (testo di G. Nascimbeni, Venezia, casa G. Bernardini, per l'onomastico di re Gioacchino Murat, 20 ag. 1810). Una sua sinfonia fu inserita nel pasticcio Accademia (Vicenza, 20 febbr. 1790) e alcune arie furono utilizzate nel pasticcio Il regno della moda, in collab. con D. Cimarosa, G. Paisiello, G. Gazzaniga, P. Anfossi e P.A. Guglielmi (Sartori). Di dubbia attribuzione l'opera buffa L'americana (Treviso, teatro Dolfin, estate 1788).
Compositore versatile, si distinse soprattutto in opere di carattere comico; il suo nome appare oggi legato all'opera Il nuovo convitato di pietra, definita nel frontespizio della partitura (conservata nel Civico Museo bibliografico musicale di Bologna, Mss., FF.92) "dramma tragicomico da rappresentarsi nel nobile teatro di S. Samuele", interessante in particolare per aver preceduto di pochi mesi la rappresentazione del Don Giovanni di Mozart. Il libretto anonimo utilizzato dal G., attribuito dal Macchia a G.M. Foppa, è assai lontano dalla concezione drammatica del capolavoro mozartiano; la vicenda, concepita in realtà come farsa, ruota intorno a quattro figure femminili che, sedotte da don Giovanni inseguono il libertino nella speranza di essere da lui sposate, dando vita a una serie di avventure tragicomiche in cui si inseriscono i due servitori, animati peraltro da velleitari propositi amorosi. L'opera, con nuova musica e stavolta su libretto del Foppa sarebbe stata replicata con il titolo Il convitato di pietra e presentato come "dramma giocoso da rappresentarsi in musica… nel teatro privato de' due Muri nell'estate del 1791", indicazione peraltro che non consente di stabilire in quale città sia esistito tale teatro (Pirrotta); è comunque ipotizzabile che si tratti di Milano ove l'opera fu poi rappresentata sicuramente nel 1796. Il libretto del 1791 è conservato nella Biblioteca nazionale di Roma e nel Civico Museo bibliografico musicale di Bologna (catal. Sesini, n. 1923). Del Foppa è sicuramente il libretto dell'edizione del 1802, come risulta dalle copie della Biblioteca nazionale Marciana di Venezia (Dramm. 1363.18) e della Biblioteca del Consevatorio di S. Cecilia in Roma (Fondo Carvalhaes 3.Fl.2.3744), in cui si legge: "Il / Convitato di pietra / ridotto in farsa per musica/dal Sig. Giuseppe Foppa […] Teatro Venier in S. Benedetto 1802 Venezia - La Musica tutta nuova è del Sig. Maestro F. Gardi Accademico Filarmonico" (Kunze, 1989).
L'opera, pur assai lontana dal capolavoro mozartiano, non è priva di belle pagine, individuabili soprattutto nei concertati; in particolare è da sottolineare il quintetto del secondo atto, ove il carattere comico, oltre che ai personaggi, è affidato agli strumenti in cui i personaggi stessi si identificano. Sotto il profilo melodico vanno segnalate alcune arie d'intonazione elegiaca affidate in particolare al personaggio di donna Isabella, in cui si ritrovano accenti di commossa partecipazione sentimentale. Non è improbabile che l'opera, insieme con quella di un altro compositore italiano, G. Gazzaniga, autore di un Don Giovanni, ossia Il convitato di pietra (libretto di G. Bertati), rappresentata anch'essa nel 1787, sia stata conosciuta da L. Da Ponte e da Mozart e tenuta in considerazione per alcune scene, in cui si ritrovano precisi riferimenti ai libretti utilizzati dal G. e dal Bertati, libretti quasi sicuramente giunti a Vienna nel 1787.
La celebrità del G. fu comunque legata alla farsa in un atto La pianella persa che, dopo la prima rappresentazione veneziana, fu rappresentata con successo in molti teatri italiani e stranieri.
Bibl.: T. Wiel, I teatri musicali veneziani del Settecento, Venezia 1897, ad indicem; G. Bustico, Alessandro Pepoli, in Nuovo Archivio veneto, n.s., XXV (1913), pp. 199-229; B. Brunelli, I teatri di Padova, Padova 1921, pp. 346-348, 359 s.; A. Della Corte, L'opera comica italiana nel Settecento, II, Bari 1923, p. 214; G.G. Bernardi, Un teatro privato di musica a Venezia, in Gazzetta di Venezia, 20 marzo 1930; S. Kunze, Don Giovanni vor Mozart, München 1972, ad indicem; N. Mangini, I teatri di Venezia, Milano 1974, p. 181; E. Paganuzzi et alii, La musica a Verona, Verona 1976, pp. 254, 293; Storia dell'opera, Torino 1977, I, 1, p. 402; III, 2, pp. 130, 172; G. Macchia, Vita, avventure e morte di don Giovanni, Torino 1978, pp. 76, 86-88, 95-97; R. Zanetti, La musica italiana nel Settecento, Busto Arsizio 1978, II, p. 913; III, p. 1501; S. Kunze, Alcune farse di Foppa musicate da G., in I vicini di Mozart. Atti del Convegno int. di studi, Venezia… 1987, a cura di M.T. Muraro - D. Bryant, Firenze 1989, II, pp. 479-488; N. Pirrotta, Don Giovanni in musica, Venezia 1991, pp. 125 ss.; R.L. Weaver - N. Wright Weaver, A chronology of music in the Florentine theater. 1751-1800, Warren, MI, 1993, p. 603; W.G. Dent, Il teatro di Mozart, Milano 1994, p. 187; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, p. 408; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 597; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, II, pp. 25 s.; The NewGrove Dictionary of music and musicians, VII, p. 162; The NewGrove Dictionary of opera, II, pp. 350 s.; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al1800 (cfr. Indici, I, p. 390).