GENTILINI, Francesco (Franco)
, Francesco Nacque a Faenza il 4 ag. 1909 da Luigi, di professione calzolaio, e da Annunziata Cenni. Compiuta la scuola elementare frequentò una locale bottega di ebanisteria, dove apprese i primi rudimenti del disegno. Nel 1921 entrò come lavorante nella fabbrica di ceramiche Focaccia e Melandri di Faenza, e nel frattempo frequentò la scuola artigianale Tommaso Minardi.
Nonostante le difficoltà economiche, intorno al 1925 si recò a Bologna dove, sotto la guida di G. Romagnoli, approfondì la conoscenza della pittura moderna e strinse rapporti con N. Bertocchi, G. Morandi e L. Longanesi. Sempre nel 1925 dipinse, in uno stile fortemente legato alla tradizione realista romagnola, un Autoritratto e il Paesaggio di Brisighella (entrambi a Roma, collezione privata).
Tra il 1927 e il 1928 lavorò nella "Bottega di maioliche" faentina del pittore M. Ortolani. Nel 1929 si iscrisse ai corsi di ceramica della regia scuola di Faenza e partecipò alla I Mostra d'arte del Sindacato fascista delle belle arti dell'Emilia Romagna, che si tenne a Bologna. L'anno seguente prese parte con un Ritratto (ubicazione ignota) alla XVII Biennale di Venezia (catal., p. 65).
Risalgono a questo periodo il soggiorno del G. a Parigi, dove si recò per studiare l'arte impressionista, e i ripetuti viaggi a Roma, dove si trasferì definitivamente nel 1932. A Roma frequentò la terza saletta del caffè Aragno stringendo rapporti con gli artisti e i letterati della nuova generazione, da C. Cagli, E. Cavalli e G. Capogrossi, a E. Falqui, L. De Libero e L. Sinisgalli. L'anno seguente tenne la sua prima personale esponendo alla Galleria di Roma, diretta da P.M. Bardi. Nel 1934 partecipò, sempre a Roma, alla IV Mostra del Sindacato interprovinciale fascista delle belle arti del Lazio e l'anno dopo alla II Quadriennale d'arte nazionale.
Dopo una fase "naturalista" suggestionata dall'arte di F. Carena e A. Spadini (Susanna al bagno, 1929: Pinacoteca civica di Faenza; Il padre e la ballerina, 1931: Parma, Centro di studi e archivio della conservazione), il G. orientò i suoi interessi verso l'arte antica e rinascimentale. A partire dalla metà degli anni Trenta dipinse opere di grande monumentalità classica - per esempio, Giovani in riva al mare, eseguito nel 1934, esposto nel 1935 alla Quadriennale romana e quindi acquistato per la Galleria comunale d'arte moderna e contemporanea di Roma, dove si conserva - e sviluppò una ricerca espressiva vicina alle teorie del tonalismo chiaro dei "neoumanisti" Cagli, Capogrossi e Cavalli (Modelle nello studio del 1938, andato distrutto nel 1990: G., 1986, tav. XII).
L'intensa attività di illustratore per riviste quali L'Italia letteraria e Quadrivio (1934), gli consentì d'intrecciare rapporti di amicizia con scrittori e letterati, come R. Mucci per il quale illustrò i libri, editi da Carabba a Lanciano, Victor De Sabata (1936) e Poesie (1938). Nel 1938, sempre su Quadrivio (26 giugno, p. 7), scrisse Io e la Biennale. L'anno dopo partecipò con venti opere alla III Quadriennale romana.
Dalla metà degli anni Trenta fece esperienze nel campo della pittura murale. Realizzò un affresco con Temi allegorici, distrutto, al foro Mussolini di Roma (Quadrivio, 1° sett. 1935, p. 2, ripr.); la facciata raffigurante La nascita di Roma per il padiglione italiano della Biennale di Venezia (del 1938 e del 1940). In vista dell'Esposizione universale del 1942, nel 1940 eseguì, tra l'altro, il murale a tempera Composizione allegorica per il ristorante dei funzionari all'EUR di Roma.
Nel 1940 sposò Stefania Giorgi. Durante questi anni si divise tra Roma e Firenze, dove era insegnante di ornato presso il liceo artistico. Nel capoluogo toscano frequentò i letterati del caffè Giubbe rosse, quali P. Bigongiari, A. Bonsanti e A. Gatto. Dal 1941 iniziò a collaborare come disegnatore alle riviste Primato e Documento. Nonostante i disagi della guerra, proseguì la sua attività espositiva partecipando, nel 1942, alla collettiva allestita presso la Galleria di Roma (con M. Mazzacurati, R. Monti, A. Natili e G. Stradone), alla XXIII Biennale di Venezia, e, nel 1943, alla IV Quadriennale di Roma.
Le opere dei primi anni Quaranta testimoniano una fase di ricerca espressionista, con evidenti richiami alle esperienze di J. Ensor e H. Daumier, e, in parte, di M. Mafai e M. Maccari. Nei suoi dipinti rappresentò paesaggi della periferia urbana, baracconi e circhi, dai colori accesi e stridenti (Camera incantata, 1943: Roma, Galleria nazionale d'arte moderna).
Dopo la liberazione di Roma il G. continuò la sua attività grafica, illustrando Una giornata di pazzia di R.M. De Angelis (Edizioni Astra) e il Markurell di H. Bergman (Edizioni Delfino), pubblicati entrambi a Roma nel 1945; nello stesso tempo lavorò come ceramista e mosaicista nello studio di villa Giulia diretto da E. Galassi. Nel 1946 partecipò alla collettiva "Pittori della Scuola romana" tenuta alla galleria Il Cortile di Roma e alla mostra dei "Capidopera" nello studio d'arte La Palma di P.M. Bardi. Nel 1947 si recò nuovamente a Parigi.
In seguito a questo soggiorno, durante il quale si appassionò alle ricerche pittoriche dei cubisti e dei surrealisti e a quelle di P. Klee, il G. mise a fuoco le sue capacità citazioniste. Ridefinì la struttura interna dei suoi quadri: accorciò gli scorci e dipinse le strade e le piazze famose di Roma secondo una visione prospettica ribaltata. La prima opera di questa fase è Piazza S. Pietro del 1948 (Musei Vaticani) cui seguirono, nel 1949, Trinità dei Monti e Ponte S. Angelo (Roma, collezione privata).
In seguito il G. partecipò a importanti esposizioni in Italia e all'estero: nel 1947 alla rassegna "Contemporary Roman painters" di New York; l'anno seguente alla V Quadriennale romana e alla XXIV Biennale di Venezia. Sempre nel 1948 tenne personali a Roma (galleria Athena) e Milano (galleria Naviglio); mentre risale al 1949 quella allestita a Napoli presso la galleria Medusa. Nel 1950 il G. tenne la sua prima personale a Parigi, alla galleria Rive Gauche, presentato da G. Piovene, e disegnò scene e costumi per Amfiparnaso di O. Vecchi rappresentato all'Eliseo di Roma, primo di una nutrita serie di lavori per il teatro.
Negli anni 1949-50 eseguì undici disegni per La metamorfosi di Kafka, edita da De Luca a Roma nel 1953; nella seconda metà degli anni Cinquanta le sei illustrazioni per La formica argentina di I. Calvino (1958, Sodalizio del Libro, Venezia) e le vedute dei ponti di New York, realizzate nel 1959 per la rivista Fortune di Chicago.
Nel 1953 fu di nuovo a Parigi, dove incontrò E. Michaux e visitò lo studio di J. Dubuffet.
In seguito a questi contatti, elaborò una nuova tecnica di preparazione della tela, con l'uso di sabbia e di catrame, disegnata a graffito, e mutò il proprio stile, realizzando dei quadri "a affresco" dalle prospettive sempre più irregolari e rigorosamente geometriche. Sono degli anni 1953-54 la serie dei banchetti e delle nature morte, e del periodo 1954-55, la serie dei battisteri e delle cattedrali.
Durante i primi anni Sessanta sperimentò la tecnica del collage sulla tela (Cabine sulla spiaggia, 1961: Roma, collezione privata), rinnovando nello stesso tempo il repertorio delle immagini con figurazioni e ambientazioni sempre più surreali.
Nel 1955 ottenne la cattedra di pittura all'Accademia di belle arti di Roma. Nello stesso anno partecipò alla VII Quadriennale romana oltre che alla III Biennale di San Paolo del Brasile e all'Esposizione di arte italiana contemporanea di Madrid. Nel 1961 tenne una personale alla galleria L'attico di Roma, presentato da G. Ungaretti, e nel maggio dell'anno seguente si recò in Unione Sovietica. Nel 1965 allestì la prima antologica presso palazzo Barberini a Roma e nel 1966 ebbe una sala personale alla Biennale di Venezia.
Eletto accademico di S. Luca, nel settembre del 1969 acquistò uno studio a Parigi, dove cominciò a lavorare alternando lunghi soggiorni in Italia. L'anno successivo sposò Luciana Giuntoli, cugina della prima moglie scomparsa nel 1963.
Sempre nel 1970 tenne la sua prima antologica di grafica al Gabinetto Vieusseux di Firenze. Da questa data intensificò i suoi viaggi all'estero (Giappone, Marocco, Olanda), e il numero di esposizioni, in spazi sia pubblici sia privati (antologica del 1972 al palazzo dei Diamanti di Ferrara e personale del 1981 alla galleria Totah di Londra).
Il G. morì a Roma il 5 apr. 1981; l'ultima sua opera, un Autoritratto del medesimo anno, è agli Uffizi di Firenze.
Fonti e Bibl.: M. Tinti, La prima mostra d'arte del Sindacato emiliano-romagnolo, in Il Resto del carlino, 14 nov. 1929; A. Neppi, F. G., in Il Lavoro fascista (Roma), 19 maggio 1933; M. Maccari, F. G.: arte italiana del nostro tempo, Bergamo 1946; F. Ulivi - R. Giani, F. G., Roma 1949; R.M. De Angelis, Amore per Daumier e baffoni alla Rubens, in Il Giornale d'Italia (Roma), 5 ott. 1949; A. Moravia, G., Venezia 1952; T. Scialoja, Pittura riminese di F. G., in Letteratura, settembre-dicembre 1953, pp. 22 s.; L. Trucchi, G., in La Fiera letteraria (Roma), 11 nov. 1956, p. 16; L. De Libero, G., Milano 1963; V. Martinelli, Virtuosissimo e grottesco, in Momento sera (Roma), 26-27 maggio 1965; R. Carrieri, G., in Il Poliedro (Roma), maggio 1967 (n. speciale dedicato al G.); G. Giuffré, G., Roma 1971; E. Golfieri, L'arte a Faenza dal neoclassicismo ai nostri giorni, II, Faenza 1977, pp. 12, 34, 38, 40; G. Appella, F. G. Disegni 1932-1979, Milano 1980; G. Ruggeri - M. Fagiolo dell'Arco, Il miracolo di G., Bologna 1982; Album Gentilini: un pittore raccontato dagli amici, Roma 1985; G. (catal.), Roma 1986; F. D'Amico, in Roma 1934 (catal.), Modena 1986, p. 184; E. Cristallini, in E42. Utopia e scenario del regime (catal.), Roma 1987, pp. 340-347, 493; F. G. Dipinti e disegni (catal.), a cura di E. Steingraber, Milano 1991 (con bibl.); G. Cattedrali (catal.), a cura di N. Micieli, Ravenna 1994; A. Cambedda, F. G., in Catalogo generale della Galleria comunale d'arte moderna e contemporanea, Roma 1994, pp. 323-328, 525-527; La pittura in Italia. Novecento/1, 1900-1945, Milano 1992, I, ad indicem; L. Selleri, ibid., II, p. 907; Sotto le stelle del '44… (catal.), Roma 1994, passim; F. Cascino, in Il futuro alle spalle (catal.), Roma 1998, pp. 234, 285.