GIGANTE, Francesco
Nacque a Ciminna (nell'odierna provincia di Palermo) il 1° nov. 1617 da Vito e Barbara Di Bartolomeo; era nipote del canonico ciminnese Santo Di Bartolomeo. Dopo essersi laureato in teologia a Catania il 17 marzo 1640, il G. nello stesso anno fu ordinato sacerdote a Patti. Poco dopo ripartì per Palermo dove fu ospitato dal beneficiale don Francesco Geloso, fratello dell'allora vicario generale dell'arcivescovo. A Palermo "si esercitò nella pittura e vi dipinse tutti quelli quadri delli Fondatori di Religioni, che sono posti nella chiesa di S. Nicolò la Calsa" (Meli, 1950, p. 12; Anzelmo, 1990, p. 158). Di tali lavori non vi è più traccia poiché la chiesa è stata demolita nel 1823. Con ogni probabilità si trattenne a Palermo fino al 1647, anno in cui morì don Francesco Geloso; successivamente frequentò ancora saltuariamente la città vicereale essendo ospite della sorella Antonina, che risiedette a Palermo sino al 1658. Nel 1662 firmò la prima opera ancor oggi esistente, un S. Nicolò da Bari, pala realizzata per la chiesa ciminnese di S. Pietro detta anche del Purgatorio. Per la stessa chiesa l'anno successivo firmò e datò il Martirio dei ss. Crispino e Crispiniano, definendosi nell'iscrizione dipinta "inventor et pictor".
La pala fu verosimilmente commissionata al G. dai componenti della Confraternita dei Ss. Crispino e Crispiniano, fondata nel 1620, e annessa alla chiesa di S. Pietro. In quest'opera egli si rivela partecipe di una cultura artistica provinciale che guarda ai dipinti tardomanieristi del ciminnese Vincenzo La Barbera, non tralasciando di riecheggiare superficialmente alcuni motivi tratti dal linguaggio caravaggesco, riproposti attraverso uno schematico uso del chiaroscuro. In questo Martirio il G. approdò a risultati simili a quelli del pittore Giuseppe Tomasi da Tortorici (Bongiovanni, 1993).
Il 6 nov. 1666 realizzò, insieme con il fratello Santo, un apparato effimero a guisa di mausoleo "fregiato di statue, imprese ed emblemi" (Meli, 1950) eretto in occasione della commemorazione annuale della morte di don Domenico Guglielmo Graffeo, principe di Partanna e duca di Ciminna.
Sulla base dei riscontri stilistici con i menzionati quadri gli è stata attribuita (Anzelmo, 1990, p. 158) la pala con i Diecimila martiri della chiesa madre di Ciminna databile ante 1668, come risulta dall'inventario dei beni della chiesa redatto nel gennaio di quell'anno. Dal 1673 alla morte ricoprì l'importante carica di vicario foraneo, a seguito della scomparsa del fratello Santo. Nel 1680 appose, insieme con il cognato Felice Russo, una lapide commemorativa ai piedi della grande tela raffigurante Il privilegio di s. Gregorio Magno, a lui attribuibile sulla scorta dell'omogeneità stilistica con le opere autografe.
Sempre a Ciminna, secondo la storiografia locale (Anzelmo, 1990), a lui possono essere assegnate la Natività della Vergine, già nella chiesa della Raccomandata e oggi in S. Domenico, e l'Annunciazione nella chiesa di S. Francesco di Paola. Inoltre nella serie dei ritratti degli arcipreti di Ciminna custodita nella sacrestia della chiesa madre, alla sua mano sono riferiti il ritratto di Don Santo Gigante e quello dell'Arciptrete Grimaldi, quest'ultimo dipinto probabilmente verso il 1683, anno di morte dell'effigiato.
Il linguaggio stilistico del G. presenta discontinui livelli qualitativi pur non mostrandosi "scevro da remote lezioni del tardo manierismo siciliano, tuttavia aggiornate in chiave enfaticamente barocca" (Abbate, 1993). I più validi risultati figurativi li raggiunse come tardo epigono della pittura novellesca, per esempio nel Privilegio di s. Gregorio Magno, dove la calda materia cromatica, di origine fiamminga, si coniuga a esplicite citazioni da opere di Pietro Novelli tra cui il Paradiso di palazzo Sclafani e la Madonna del Carmelo del Museo diocesano.
Il G. morì a Ciminna il 24 apr. 1700 e fu seppellito nella tomba di famiglia presso l'altare di Nostra Signora di Libera Inferni della locale chiesa madre.
Il fratello maggiore Santo nacque a Ciminna il 3 nov. 1601. La sua attività letteraria è nota sin dagli inizi del Settecento (Mongitore) mentre quella artistica è stata riscoperta nel Novecento (Graziano; Meli; Anzelmo). Dottore in sacra teologia e vicario foraneo di Ciminna, fu ricordato nel 1714 da Mongitore per essere stato autore della Relazione della vita, e felice morte di suor Elisabetta Treppiedi di Ciminna (pubblicata nel 1675: Ciccarelli), ma soprattutto della Historia della miracolosa immagine del Ss. Crocifisso di Ciminna (edita a cura di F. Meli, Palermo 1950). Nel 1632 per testamento dello zio don Santo Di Bartolomeo fu eletto primo beneficiale di S. Maria di Libera Inferni.
Seguì gli studi del G. e dell'altro fratello Vincenzo, dottore in medicina a Salerno. Devoto dell'Ordine di S. Benedetto si prodigò per la ricostruzione dell'abbazia. Stilò un diario (manoscritto, presso la Biblioteca francescana di Palermo, riportato in Meli, 1950) sui principali fatti religiosi e sociali accaduti a Ciminna. La sua attività artistica è testimoniata dalle miniature di alcuni libri corali messi in opera per le funzioni liturgiche e che si conservano nella chiesa madre di Ciminna, fatta eccezione per il codice Missae in agenda defunctorum… (collezione privata: ibid.), eseguito nel 1627 per uso personale in cui le decorazioni sono costituite da accurati disegni privi di colore. Al 1628 si data un vesperale della chiesa di S. Antonio Abate in cui si evidenziano i capilettere di gusto baroccheggiante e spigliati disegni a chiusura dei vari testi. Sempre al 1628 si data un corale detto "Bonnunziano", in quanto eseguito con i fondi del legato di don Filippo Bonnunzio. In quest'ultimo codice i motivi stilistici utilizzati da Santo per le decorazioni miniate oscillano tra il repertorio rinascimentale e quello manieristico; estremamente curati sono gli accordi cromatici di ogni singola decorazione che secondo Meli (1950, p. 4) palesano come Santo "ebbe a manifestare rare attitudini disegnative e coloristiche". Infine il graduale De festivitatibus sanctorum della chiesa madre di Ciminna, datato 1631, costituisce la sua opera migliore (Daneu Lattanzi). Le decorazioni miniate di questo libro rivelano un notevole equilibrio compositivo specialmente nella raffigurazione degli animali e negli ornati tratteggiati a penna in nero di seppia. Stilisticamente Santo si lega alla tradizione decorativa e miniaturistica del Cinquecento che a volte tende a una ridondanza ornamentale di segno protobarocco.
Santo morì il 22 nov. 1673 a Ciminna dove fu sepolto nella matrice presso la cappella di Nostra Signora Libera Inferni che per tutto il Seicento fu di patronato della sua famiglia.
Fonti e Bibl: A. Mongitore, Bibliotheca Sicula, sive De scriptoribus Siculis, Palermo 1714, p. 209; V. Graziano, Ciminna, memorie e documenti (1911), Ciminna 1987, pp. 146 s., 225; F. Meli, Un singolare miniaturista d'occasione: don Santo Gigante, Palermo 1950; A. Daneu Lattanzi, Lineamenti di storia della miniatura in Sicilia, Firenze 1966, p. 93; F. Meli, La matrice di Ciminna, in Scritti in onore di S. Caronia, Palermo 1966, pp. 155 s.; D. Ciccarelli, Miniature inedite di Santo Gigante, in O Theologos. Cultura cristiana di Sicilia, VI (1979), 22, pp. 35-40; A. Anzelmo, Ciminna. Materiali di storia tra il XVI e il XVII sec., Ciminna 1990, pp. 120, 126-128, 157-162; V. Abbate, in L. Sarullo Dizionario degli artisti siciliani, II, Palermo 1993, pp. 232 s.; G. Bongiovanni, in Le confraternite dell'arcidiocesi di Palermo. Storia e arte, a cura di M.C. Di Natale, Palermo 1993, pp. 154 s.; A. Anzelmo, Omaggio alla matrice di Ciminna, Ciminna 1998, pp. 21-24, 51, 59.