GILARDINI, Francesco
Nato a Ovada, nell'Alessandrino, il 25 marzo 1820, militò giovanissimo nelle file della Giovine Italia e manifestò iniziali idee repubblicane. Laureatosi in giurisprudenza e avviatosi alla professione forense, si spostò poi su posizioni liberali più moderate. Entrato in amicizia con D. Buffa, di cui condivise la passione per gli studi storico-letterari, intorno al 1840-41 lo coadiuvò nella raccolta dei canti popolari piemontesi e liguri che questi stava preparando. Il 12 maggio 1849 fu eletto sindaco di Ovada e in tale veste patrocinò l'istanza avanzata dal Municipio al Parlamento subalpino affinché il mandamento di Ovada fosse separato dalla "provincia" di Acqui e unito a quella di Novi, alla quale si dichiarava legato da vincoli secolari di natura sociale ed economico-commerciale.
Con questa attività si guadagnò la fiducia e la stima dei concittadini e pose le premesse per essere eletto deputato nel collegio di Ovada, cosa che accadde nel febbraio 1853 allorché subentrò proprio a D. Buffa, decaduto dal mandato per problemi di incompatibilità. Nella lettera di ringraziamento indirizzata agli elettori dichiarò che la sua fede politica era "la libertà costituzionale in tutto il suo possibile incremento" e che egli avrebbe dedicato tutta la sua opera "ad ogni legge tendente a svolgere lo Statuto in più vasto e libero campo". Eletto anche consigliere provinciale, il G. fu confermato deputato nella V e nella VI legislatura.
Nominato provveditore agli studi di Acqui nel 1856, tornò nel 1858, dopo la scomparsa di D. Buffa, a ricoprire la carica di sindaco di Ovada. Il 20 dic. 1859 fu quindi nominato segretario di gabinetto del ministro U. Rattazzi e successivamente, dopo l'annessione della Toscana, sottoprefetto a Rocca San Casciano, allora in provincia di Firenze, e consigliere di prefettura a Genova. Queste cariche si rivelarono incompatibili con il mandato parlamentare e così nel 1860 egli prese commiato dagli elettori del collegio di Novi, nel quale era stato inglobato nel frattempo quello di Ovada, dettando un indirizzo di saluto che si configurò come una sorta di bilancio della sua precedente attività politica (Agli elettori del collegio di Novi. Indirizzo dell'avvocato F. Gilardini già deputato del collegio d'Ovada, Torino 1860).
Il G. vi ribadiva la propria convinta adesione alla politica cavouriana, insistendo in particolare sulla necessità di una netta separazione fra Stato e Chiesa, di una linea di rigore nella gestione delle pubbliche finanze che non precludesse tuttavia gli investimenti nelle opere infrastrutturali, di uno sviluppo dell'istruzione, di un potenziamento delle forze armate, di un coerente mantenimento di quei rapporti di alleanza con le potenze occidentali, che avevano consentito al Piemonte di acquisire "il predominio della politica in Italia".
Il 18 giugno 1865, ormai abbandonata l'attività politica, entrò come segretario di sezione nel Consiglio di Stato, organo nel quale il 20 apr. 1884 ottenne la carica di consigliere.
Collocato a riposo il 1° genn. 1890 con il grado di presidente di sezione onorario, morì in Ovada il 7 sett. 1890.
Nel corso della sua vita ebbe modo di coltivare interessi letterari, collaborando a periodici come la Rassegna nazionale e la Rivista contemporanea. Rivelò inoltre una forte passione per la storia locale e per la celebrazione delle glorie del suo territorio di origine (in particolare gli amici D. Buffa e G.B. Cereseto), a cui restò sempre strettamente legato.
Fonti e Bibl.: E. Costa, F. G. uomo politico ovadese (1820-1890), in Memorie dell'Accademia Urbense, 1962, pp. 1-9 (si dà conto anche di qualche scritto del G. e di alcune sue lettere); P. Bavazzano, L'Ovada di padre Giambattista Perrando: un contributo inedito al Grande Dizionario del Casalis, in Urbs, VI (1993), 2, pp. 49, 54 s.; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, p. 514; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, II, p. 32.