Francesco Giuseppe
Un regno all'insegna della tradizione
Incoronato all'età di 18 anni, Francesco Giuseppe è stato l'ultimo imperatore della dinastia d'Asburgo, destinata all'oblio dopo la sconfitta subita nella Prima guerra mondiale e la dissoluzione del regno austro-ungarico. La sua personalità e la sua politica rappresentano, per molti aspetti, il simbolo di un'epoca e di una mentalità ormai inconciliabili con i mutamenti economici e sociali in corso in Europa a partire dagli ultimi decenni dell'Ottocento
Nato nel 1830 nel castello di Schönbrunn, presso Vienna, Francesco Giuseppe era figlio dell'arciduca Francesco Carlo, secondogenito dell'imperatore Francesco I, e della principessa Sofia di Baviera. Divenuto imperatore nel 1848, si trovò ad affrontare due problemi principali: la crescente richiesta della borghesia liberale di un ampliamento delle libertà politiche e le rivendicazioni nazionali dei diversi popoli che facevano parte dell'Impero. Su entrambe le questioni si mostrò poco incline al compromesso e assunse un rigido atteggiamento conservatore. Ciò gli permise di ristabilire momentaneamente il potere regio, ma si rivelò nel lungo periodo una politica del tutto inadeguata per tenere sotto controllo la situazione.
Stroncati militarmente i tentativi rivoluzionari che avevano incendiato i punti nevralgici dell'Impero nella primavera del 1848 (Vienna, Praga, Milano, Venezia) e sconfitti i Savoia a Novara, Francesco Giuseppe inaugurò una politica volta a restaurare la Stato su basi assolutistiche. Revocate le costituzioni concesse ai ribelli, venne inaugurato un sistema di governo fortemente centralizzato e burocratizzato, con un esteso apparato poliziesco.
Un altro pilastro su cui poggiò la restaurazione fu l'alleanza con la Chiesa cattolica, a cui vennero nuovamente concessi antichi privilegi. In pratica l'imperatore continuò a non riconoscere le esigenze della borghesia produttiva e dei vari movimenti nazionali. Così facendo non riuscì a ridare unità all'Impero e a stimolare lo sviluppo economico necessario a mantenere lo Stato asburgico al rango di grande potenza.
L'inarrestabile declino iniziò con le sconfitte militari del 1859 contro la Francia e il Piemonte e del 1866 contro la Prussia e l'Italia. Esse ebbero come conseguenza la cessione del Lombardo-Veneto ai Savoia ma soprattutto la fine dell'egemonia austriaca nell'Europa centrosettentrionale, oramai controllata dalla Prussia. Nel tentativo di risollevare le sorti dell'Impero e di appianare i contrasti interni Francesco Giuseppe decise di rivedere i suoi rapporti con l'Ungheria. Nel 1867 si giunse a un compromesso: l'Impero venne diviso in due Stati, austriaco e ungherese, di pari dignità, uniti nella persona del sovrano. Soddisfatti i Magiari, che costituivano la maggioranza della popolazione ungherese, rimanevano però irrisolte le aspettative delle altre minoranze, in particolare quelle slave, le più insofferenti al controllo austriaco. Francesco Giuseppe cercò di destreggiarsi alternando repressione e concessioni, ma la situazione diventava con il passare del tempo sempre più esplosiva. I contrasti si acuirono soprattutto nei Balcani, una regione contesa sia dagli Asburgo sia dalla Russia.
Fu proprio a Sarajevo, che il 28 giugno 1914 l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria e Ungheria, e sua moglie vennero assassinati per mano di uno studente appartenente a un'organizzazione irredentista serba. Fu la scintilla che portò allo scoppio della Prima guerra mondiale da cui l'Impero asburgico sarebbe stato travolto. Francesco Giuseppe non ne avrebbe comunque visto la fine: morì infatti nel 1916, dopo aver governato per circa settanta anni.
La vita privata e familiare di Francesco Giuseppe fu particolarmente travagliata. Il matrimonio con la cugina Elisabetta, la famosa principessa Sissi, avvenuto nel 1854, si rivelò sofferto e contrastato, e si concluse tragicamente con l'uccisione dell'imperatrice a Ginevra il 10 settembre 1898 da parte dell'anarchico italiano Luigi Lucheni. Il fratello di Francesco Giuseppe, Massimiliano, fu fucilato in Messico l'anno successivo, mentre il figlio Rodolfo si era suicidato a Mayerling nel 1889.