GRAZIOLI (Graziolo), Francesco
Non si conoscono il luogo e la data di nascita di questo architetto scultore, attivo a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Un'iscrizione apposta da lui stesso sulla facciata della sua casa d'abitazione costruita con il figlio Bartolomeo ai margini di Asolo nel borgo S. Caterina, con la quale rivendicava orgogliosamente la propria origine lombarda - "magister natione longobardus" - e dichiarava sé e il figlio "arte sculptores professores", resta a tutt'oggi l'unico appiglio che consenta di considerare il piccolo centro veneto, intorno al quale si svolse la sua attività, solo una patria d'adozione.
Non è nota la fonte che permise a Zani (1822) di dichiarare il G. operativo già nel 1462, data compatibile con quella di morte, ma che implicherebbe un'esistenza assai lunga; contrastante con questo dato è la collocazione della sua nascita nel 1460 (Bernardi, 1949, p. 116) o nel 1468 (Paladini, 1892, p. 74), in ogni caso proposta senza il suffragio di riferimenti documentari.
Fu Paladini a identificare nel G. il "lombardo Graziolo" ricordato dai primi compilatori di memorie asolane (Trieste de' Pellegrini, 1780; Federici, 1803, p. 29) e soprattutto rimasto celebre per il rapporto che lo legò a un'illustre committente: la patrizia veneziana Caterina Corner, regina di Cipro.
Non a caso l'arrivo ad Asolo del G. viene datato al 1490 circa (Piovesan, p. 135), anno in cui Caterina avrebbe dato avvio ai lavori di sistemazione del palazzo pretorio, futura residenza cittadina, con l'aggiunta di un'ala (abbattuta nel 1822: Bernardi, 1949, p. 41). Al 1491 daterebbe invece l'inizio della costruzione di una più ampia e comoda residenza estiva nella campagna sottostante, presso Altivole, nota dai documenti con il nome di Barco, che si ritiene suggerito da Pietro Bembo. Al G. spetterebbero sia la ristrutturazione della residenza urbana sia la progettazione del complesso di campagna, un'articolata struttura ben difesa dall'esterno, dotata di funzioni a un tempo residenziali e produttive. Per quest'ultima in particolare, conclusa nelle parti fondamentali entro il 1500, il G. avrebbe avuto un ruolo gerarchicamente superiore a quello di Pietro Lugato, l'unico altro artefice evocato dalle fonti; ma non si esclude che lavorasse direttamente anche all'esecuzione di elementi scolpiti. L'intervento del G. al Barco, peraltro, non è testimoniato dalle fonti coeve, andate perdute, né dai manoscritti cinque-seicenteschi (che citano solo Lugato), ma unicamente da autori ottocenteschi, che si ritiene tuttavia possano avere avuto accesso a documenti successivamente scomparsi: è il Federici ad attribuire per primo al G. il titolo di "architetto regio" della Corner. Questa qualifica altisonante, scomparso quasi interamente il palazzo di campagna, che meglio doveva testimoniare le ambizioni di Caterina e le capacità del suo presunto principale artefice, non colma naturalmente le lacune sulla personalità artistica del G., così come sfuggente resta, d'altronde, la fisionomia dell'intera corte della Corner (Chastel).
Della complessa struttura del Barco, danneggiato nel 1509, restaurato da Giorgio Corner forse di nuovo con la collaborazione del G. e definitivamente abbandonato entro la fine del Settecento, è sopravvissuto soltanto un lungo corpo di fabbrica - comprensivo di un oratorio e di una loggia terrena con capitelli di raffinata fattura - che, a onta della destinazione prevalentemente rurale, esibiva affreschi interni ed esterni tuttora parzialmente visibili. A delimitare le competenze del G., va detto che sull'impostazione complessiva del Barco avrebbe avuto un'influenza fondamentale Pietro Bembo, ispiratore di un raffinato modo di vivere in villa ritratto negli Asolani.
Il secondo episodio fondamentale della produzione del G. è la sua casa d'abitazione. Considerata tra le prime case d'artista che si siano conservate, la piccola costruzione, popolarmente nota con il nome di "casa longobarda", presenta nella singolarissima facciata in pietra arenaria una serie di bassorilievi di soggetto classico e cristiano, scolpiti con modi volutamente antichizzanti i primi e arcaicizzanti (con richiami a rilievi medievali padani) i secondi. I pannelli sono montati in un'intelaiatura architettonica formata da semicolonne doriche al piano terreno e ioniche al superiore, addossate alle pareti e inframmezzate da grandi figure antropomorfe: un paramento che costituisce una delle prime testimonianze di sistematica applicazione dell'ordine "rustico", diffuso ampiamente solo dopo la pubblicazione del Trattato di architettura di Sebastiano Serlio, iniziata nel 1537.
L'edificio viene datato agli ultimi anni della sua vita e ricondotto all'influenza sia del trattatista bolognese (Wolters; Anderson), i cui disegni circolavano per certo prima di essere dati alle stampe, sia del mantovano palazzo Te di Giulio Romano (artista forse conosciuto dal G. in un viaggio a Roma, come suggerisce cautamente Brusatin), sia ancora dell'erudito frate domenicano cultore di architettura Francesco Zorzi, priore del convento di S. Girolamo ad Asolo dal 1521. Quest'ultimo potrebbe avere suggerito al G. il complesso programma iconografico, ricco di riferimenti alla cabala cristiana e platonica (Brusatin, p. 37).
Poche altre opere conservate ad Asolo attestano l'operato di scultore del G.: il fonte battesimale nel duomo, donato da Caterina Corner nel 1491 e da lei con ogni probabilità commissionato; una Madonna con Bambino al Museo civico, attribuitagli da Puppi sulla base del confronto con lo stesso soggetto presente sul fonte; uno stemma conservato nella medesima sede proveniente dal palazzo pretorio, ascrittogli da Brusatin (ibid., p. 32).
Erano invece troppo consumate per consentire qualsiasi giudizio già alla metà del Novecento (come testimonia Bernardi) le edicole sul monte Levrer (o dei frati), che secondo Paladini il G. avrebbe scolpito per la Via Crucis prossima al convento di S. Girolamo. Senza riscontri certi è anche l'esecuzione da parte del G. di diversi camini, ricordata da Guerra (1805); mentre poco significativa ai fini della ricostruzione del suo profilo di architetto è l'attribuzione della chiesa di S. Caterina, attualmente di aspetto romanico, e della chiesa e convento di S. Girolamo, entrambi scomparsi (Federici, pp. 29 s.). L'interesse di quest'ultima notizia risiede piuttosto nel rapporto di collaborazione che a motivo di questa commissione il maestro lombardo avrebbe instaurato con l'abate Zorzi.
Il G. morì ad Asolo il 26 marzo del 1536 (Trieste de' Pellegrini).
Quasi completamente indefinita è la figura di Bartolomeo, figlio di Francesco: Zani riteneva che fosse nato ad Asolo, dove sarebbe stato attivo dal 1480 e ancora in vita nel 1510, date comunque poco significative rispetto alla biografia del padre; non considerando gli storici locali del tardo Ottocento, gli venivano ascritti i lavori per le residenze di Caterina Corner e le due chiese di Asolo, identificando evidentemente con lui, e non con il padre, il "Lombardo Graziolo" citato da Federici; ma tutti gli studi successivi hanno dato credito alla tesi del Paladini.
Fonti e Bibl.: P. Trieste de' Pellegrini, Saggio di memorie degli uomini illustri di Asolo, Venezia 1780, p. 88; D.M. Federici, Memorie trevigiane sulle opere di disegno…, II, Venezia 1803, pp. 29 s.; L. Guerra, Dilucidazione de' marmi, iscrizioni, idoli, simboli egizi ed altri monumenti di antichità, in vari tempi dissotterrati e scoperti nella città e territorio di Asolo, Venezia 1805, p. 151; P. Zani, Enc. metodica… delle belle arti, X, Parma 1822, p. 176; V.L. Paladini, Asolo e il suo territorio. Escursioni e note, Asolo 1892, pp. 74, 148; C. Agnoletti, Treviso e le sue pievi, I, Treviso 1897, p. 556; C.G. Bernardi, La scuola pagnanese dei Torretto. Canova e la fortuna dei parenti poveri, Vedelago 1938, pp. 172-180; Id., Storia e bellezze di Asolo, antica podestaria di Cornuda, Milano 1949, pp. 41, 116 s., 157 s., 164; L. Puppi, Il "Barco" di Caterina Cornaro ad Altivole, in Prospettive, 1962, n. 25, pp. 62 s.; W. Wolters, Plastische Deckendekorationen des Cinquecento in Venedig und im Veneto, Berlin 1963, p. 41, n. 127; L. Comacchio, Splendore di Asolo ai tempi della regina Cornaro, Castelfranco Veneto 1969, pp. 39, 103-105, 136-139, 141; J. Anderson, The "casa Longobarda" in Asolo: a sixteenth-century architect's house, in The Burlington Magazine, CXVI (1974), pp. 296-303; C. Kolb Lewis, The Villa Giustinian at Roncade, New York 1977, p. 164; A. Chastel, Le mirage d'Asolo, in Arte veneta, XXXII (1978), pp. 102 s.; L. Piovesan, Il Barco della regina Cornaro ad Altivole, in L. Comacchio, Storia di Asolo, XVI, Asolo 1980, pp. 19, 134-136, 181; L. Comacchio, La regina Cornaro, ibid., XVII, Asolo 1981, pp. 64-70; M. Brusatin, L'armonico e il disarmonico: costruzione di una casa d'artista nel primo Cinquecento, in Venezia arti, II (1988), pp. 31-40; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 555; Diz. encicl. di architettura e urbanistica, III, p. 15.