Pittore (Venezia 1791 - Milano 1882). Allievo di D. Maggiotto dal 1804 al 1808, frequentò l'Accademia di Venezia, per poi completare i suoi studî a Roma (1809-16) dove, protetto e consigliato da A. Canova, tese a fondere i canoni classici con il colorismo di tradizione veneta (Laocoonte, 1812, Milano, pinacoteca di Brera; Rinaldo e Armida, 1813, Venezia, Cà Pesaro). Ottenuto un ampio consenso con l'opera Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri (1820, Milano, coll. priv.) che, sebbene ancora classicheggiante e accademica nelle forme, già rivelava l'intento di trovare nuovi contenuti attinti dalla storia nazionale, H. si trasferì definitivamente a Milano. Professore all'Accademia di Brera dal 1850, in contatto con A. Manzoni, S. Pellico, G. Berchet, T. Grossi, C. Cattaneo, fu un significativo esponente della corrente romantica; oltre alle grandi composizioni storiche (Vespri Siciliani, 1822, Brescia, pinacoteca Tosio Martinengo; La sete dei Crociati, 1838, Torino, Palazzo Reale; Marin Faliero, 1867, Milano, pinacoteca di Brera) nelle quali emerge la preoccupazione di esprimere con magniloquenza la carica passionale, dipinse numerosi ritratti (A. Manzoni, Milano, pinacoteca di Brera; M. Juva Branca, 1851, Milano, Galleria d'arte moderna; La principessa di S. Antimo, Napoli, Museo Nazionale) eseguiti con finezza di segno e di colore, che testimoniano delle sue più schiette qualità di freschezza inventiva e introspezione psicologica.