JOVINE, Francesco
Scrittore, nato a Guardialfiera (Campobasso) il 9 ottobre 1902.
Esordì con un romanzo, Un uomo provvisorio (Modena 1934), cui seguirono i racconti di Ladro di galline (ivi 1940), il romanzo Signora Ava (Roma 1942, tradotto in varie lingue), e altri volumi di racconti: Il pastore sepolto (ivi 1945); L'Impero in provincia (ivi 1945); Tutti i miei peccati (Torino 1948). La narrativa di J. muove, idealmente, dalla tradizione verista meridionale, specie verghiana; ma con spirito e gusto scaltriti dalle esperienze letterarie più recenti. In essa quell'originario interesse, morale e sociale, per gli "umili", i "primitivi", e per il loro istinto o destino migratorio (verso la città, il continente - nuovo o antico -, la fortuna, la "roba"), mescolandosi con motivi autobiografici, con arcani ricordi di infanzia, assume un distacco quasi di favola o d'avventura. Come del resto nei migliori scrittori nuovi, la provincia in J. (un Molise arcaico e patriarcale, insigne per antica civiltà ma oppresso da lungo abbandono) diventa metafora o mito d'una condizione umana, una regione o categoria dello spirito; è il senso, la memoria, l'alone fantastico di cotesta accidia secolare e ancestrale. Pertanto il suo realismo - quando riesca a tenersi lontano, come in Signora Ava e nel Pastore sepolto, dai pericoli di un verismo sciatto, dialettale, o di un neorealismo crudo, quasi cinematografico - si tempera di umore, si vena di lirismo, tende ancor esso all'allusivo.
Bibl.: A. Bocelli, in La Nuova Europa, 21 ottobre 1945 e in L'Illustrazione italiana, 28 novembre 1948; L. Russo, Ritratti critici di contemporanei, Genova 1946; A. Cajumi, in la Nuova Stampa, 15 agosto 1948; E. Cecchi, in L'Europeo, 25-31 ottobre 1948.