GORNI, Francesco Kramer
GORNI, Francesco Kramer (Gorni Kramer)
Nacque a Rivarolo Mantovano (Mantova) il 22 luglio 1913, primogenito del fisarmonicista Francesco detto ‘Gallo’ e di Teresa Marchiò. Il padre era emigrato in Belgio e in Lussemburgo, dove aveva lavorato in miniera e imparato a suonare la fisarmonica da un compagno di lavoro. La madre era emigrata da bambina negli Stati Uniti dove era stata diversi anni con la famiglia. L’inconsueto nome proprio deriva dal tifo ciclistico del padre, amico personale di Learco Guerra e altri campioni, che era rimasto impressionato dal pistard americano Frank Kramer, visto in gara a Parigi e campione del mondo di ‘velocità’ nel 1912.
A partire dai sei anni imparò a suonare la fisarmonica dal padre autodidatta, nel repertorio da ballo italiano e in quello degli adattamenti popolari d’arie d’opera. Collaborò ancora giovanissimo con la famiglia di burattinai Ferrari, di Parma, inventando la musica per le loro farse basate sui personaggi tradizionali di Fasulein e Sandron; il titolare, Italo, suonava il violino e si arrabattò per dare al ragazzo qualche altra nozione teorica, che ben presto si rivelò insufficiente. Per studiare musica con un rinomato maestro di Mantova passò al contrabbasso, su uno strumento regalato da un amico; visto il successo delle lezioni private decise di iscriversi al conservatorio di Parma, continuando a suonare la fisarmonica, che gli permetteva di mantenersi. Dopo la morte della moglie e un altro breve matrimonio, il padre a cinquant’anni convolò a terze nozze, mentre Gorni Kramer proseguiva gli studi entrando nell’orchestra sinfonica del Regio di Parma come contrabbassista. Grazie ai dischi riportati a Rivarolo da un’altra famiglia rientrata dall’America nel 1929 scoprì il jazz: My Heart di Louis Armstrong, incisa dal trombettista con gli Hot Five nel 1925, lo colpì per la facilità e la fantasia dell’invenzione melodica oltre che per la limpidezza del suono, e East St. Louis Toodle-Oo di Duke Ellington e James ‘Bubber’ Miley, del 1926, lo impressionò per la costruzione dei temi. In entrambi i brani ascoltò timbri strumentali inediti e sorprendenti, nel clarinetto di Johnny Dodds con Armstrong e negli ottoni di Ellington. Il jazz in Italia iniziava a essere popolare tra le élites cittadine, lo si ascoltava nelle trasmissioni dell’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche), che ogni giorno trasmetteva Eiar Jazz!, se ne parlava al cinema e sui giornali. Il ragazzo tuttavia era combattuto nella sua adesione al jazz dalle rigide regole apprese al conservatorio sul rapporto tra partitura ed esecuzione, e dagli orientamenti estetici appresi dal padre. All’epoca nei dischi di jazz la fisarmonica, strumento caratteristico delle orchestre da ballo italiane, non si ascoltava, sicché Kramer non ebbe modelli strumentali da imitare. Suonava il suo strumento cercando di riprodurre il sound delle amate orchestre di jazz, utilizzando la sua competenza armonica e la tecnica contrabbassistica per creare alla fisarmonica armonizzazioni inusitate (alla tastiera sinistra) e ghiribizzose improvvisazioni melodiche (alla destra). Dopo il diploma in contrabbasso nel 1930, venne ingaggiato a Salsomaggiore per suonare alle Terme: la sua idea di improvvisare variazioni alla fisarmonica sulla celebre aria pucciniana Un bel dì vedremo aveva impressionato il direttore dello stabilimento. A Salsomaggiore venne scoperto dal maestro Stefano Ferruzzi che lo ingaggiò per la sua orchestra; Kramer assieme al padre si recò a Milano, dove alla Taverna Ferrario sentì una delle prime band italiane di swing, l’Orchestra Pieraldo, del sassofonista Aldo Poggi e del pianista Piero Strazza.
Alla fine degli anni Venti iniziarono gli attacchi politici al jazz da parte degli organi del regime, come il famigerato articolo di Carlo Ravasio sul Popolo d’Italia del 30 marzo 1928 (Fascismo e tradizione, che «difendeva la tradizione italica», basata su violini, mandolini e chitarre, dalle «barbare melodie» portate da sassofoni e percussioni) e il volume Jazz Band che Anton Giulio Bragaglia scrisse nel 1929 per acquisire benemerenze presso il partito, denigrando fortemente il jazz, con tesi razziste. Kramer si accorse a malapena di questi scambi polemici, occupato com’era a studiare partiture e scrivere arrangiamenti. Ascoltava gli ultimi dischi che arrivano al negozio Il Disco di via Verdi, attorno a cui si riunivano gli appassionati di jazz milanesi, trascriveva i temi della Casa Loma Orchestra e arrangiò il brano pianistico In a Mist del trombettista Bix Beiderbecke. Nel 1933 l’Embassy Club, uno dei dancing club più eleganti di Milano, lo ingaggiò offrendogli la possibilità di creare un piccolo gruppo: Kramer, che da tempo meditava di mettersi in proprio, colse l’occasione riunendo in un suo quintetto il pianista Romero Alvaro, il chitarrista e violinista Armando Camera, il contrabbassista Ubaldo Beduschi e il batterista Luigi Radaelli, più tardi celebre con lo pseudonimo di Pippo Starnazza nel primo vero piccolo gruppo swing italiano, il Quintetto del delirio. A Camera subentrò poi come chitarrista Luciano Zuccheri, e a Radaelli Giuseppe ‘Pinun’ Ruggeri. A vent’anni Gorni Kramer era già la personalità dominante dello swing italiano.
Il padre di Kramer, col suo pseudonimo di ‘Gallo’, era popolare nelle balere e su disco, e le prime incisioni del giovane Kramer, in cui non è accreditato, pare siano state proprio quelle col padre, con cui duettava alla fisarmonica, e a volte forse lo sostituiva del tutto. Nel 1932 per la etichetta Excelsior incise da solo, sotto la dicitura «Assolo di Fisarmonica, prof. Kramer», I Promise You; nel 1933 registrò un brano di jazz, Italo, in una serie di dischi da ballo per la Fonit (Fonodisco Italiano Trevisan), che furono però pubblicati solo nel 1943; nel 1935, in un disco per la Odeon che reca i brani Sombrero e Ideal Fox, venne accreditato in etichetta assieme al padre. Dal giugno 1935 iniziò soprattutto per la Fonit un’intensa attività discografica sotto vari pseudonimi e con varie formazioni, in un repertorio che accanto all’amato jazz comprendeva gli altri generi in voga e canzoni italiane da lui stesso composte come Prime lacrime e la beguine Un giorno ti dirò, in cui riuscì a fondere l’ispirazione della grande canzone americana con il gusto melodico italiano, in particolare operistico, attraverso raffinate e complesse armonizzazioni anche là dove le melodie erano in apparenza semplici.
Nei primi cinque 78 giri a dieci pollici incisi per la Fonit nel 1935 come Quintetto Kramer dominano composizioni di carattere jazzistico e brani americani dai titoli tradotti. Nel 1935 arrangiò in stile swing la filastrocca popolare lombarda Crapa pelada, con testo poi rivisto da Tata Giacobetti; molti interpretarono il brano come una satira sulla più celebre testa rapata d’Italia, quella di Mussolini che si vedeva ovunque raffigurata, e in particolare sui suoi rapporti con la Società delle Nazioni, che aveva condannato le avventure coloniali dell’Italia in Africa iniziate il 2 ottobre 1935 con l’invasione dell’Etiopia: «Crapa pelada la fà i tortèi, / ghe ne dà minga ai sò fradei, / i sò fradei fan la fritada, / e gh’en dan minga a la crapa pelada». L’impressione che si trattasse di ‘fronda’ viene rafforzata da un’altra canzone scritta da Kramer nel 1936 con il paroliere Mario Panzeri, Pippo non lo sa, interpretata invece come satira sul vanaglorioso Achille Starace, allora segretario del Partito nazionale fascista. Panzeri tornò sotto osservazione nel 1939 per le parole di Maramao, perché sei morto, decifrata come commento satirico alla morte di Costanzo Ciano (presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, padre di Galeazzo e consuocero di Mussolini), e poi nel 1943 con Il tamburo della banda d’Affori «che ’l comanda cinquecentocinquanta pifferi», lo stesso numero dei componenti della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, una coincidenza più che sospetta. Nel 1936 incise la prima versione di Crapa pelada in una serie di dischi per la Columbia come Orchestra Circolo Ambasciata di Milano, e non a nome di Kramer, essendo egli sotto contratto con la Fonit come caporchestra. Il gruppo era in realtà la seconda versione del suo quintetto con l’aggiunta di Nino Impallomeni alla tromba, Libero Massara al sax tenore e, in Un giorno ti dirò, del cantante Vittorio Belleli. La seduta fu organizzata da Ezio Levi, all’epoca collaboratore della Columbia, che con Giancarlo Testoni era tra i promotori di uno tra i primi Hot Club italiani –prima il Junior Club, poi il Circolo Jazz Hot – i cui membri recensivano le nuove uscite per la rivista Il Disco, cui collaborò anche Vittorio Mussolini. Kramer suonò saltuariamente all’EIAR, nel 1936 e poi per l’ultima volta nel 1938. Nel 1936 aveva anche interpretato alla fisarmonica Caravan di Duke Ellington e Juan Tizol.
Nel settembre 1936 sposò Giuseppina Ardenghi; dal matrimonio nacquero le figlie Teresa e Laura.
Proclamato l’impero da parte di Mussolini, la musica “negroide”, anche a causa del successo dei primi concerti italiani di Louis Armstrong (Torino, Teatro Chiarella, 1935), si trovò sempre di più sotto attacco ideologico da parte del regime, accentuato dalla pubblicazione del Manifesto della razza nel 1938 e dalla successiva emanazione delle leggi razziali.
Nei gruppi di Kramer passarono i migliori musicisti dello swing italiano, dal pianista Enzo Ceragioli al batterista e cantante Natalino Otto (pseudonimo di Natale Codognotto), che nel 1937, reduce dagli USA, cantava in inglese con grande senso dello swing l’ultimo repertorio americano: la cosa lo rese inviso al regime, e malgrado il successo dei suoi dischi non cantò mai all’EIAR. Kramer continuò alla testa di un’orchestra di dodici elementi un’intensa attività in studio nel campo della musica da ballo e della canzone, coprendo l’intero spettro della musica commerciale, dai pezzi da ballo classici con cui si era formato, interpretati in veste nuova, alle più recenti danze sincopate e latino-americane. Dal 1939 avviò una fortunata collaborazione con il pianista di formazione classica Alberto Semprini (inglese di nascita, naturalizzato italiano), anche lui sotto contratto alla Fonit. Sia Kramer sia Semprini ebbero le loro riserve sull’idea iniziale avanzata dalla Fonit di incidere in duo: Kramer pensava che Semprini non avesse swing, e Semprini che Kramer fosse un “orecchiante” con cui sarebbe stato difficile collaborare. Il pianista scoprì invece la robusta formazione di Kramer e la sua capacità di lettura a prima vista, mentre il fisarmonicista rimase sorpreso dalla sensibilità e dal gusto di Semprini per la canzone moderna. Tra il 1939 e il 1941 la Fonit pubblicò una ventina di dischi a nome del duo, spesso accompagnato da altri elementi ‘estratti’ dalle varie formazioni di Kramer. Titoli americani tradotti come Il sabbiaiolo giapponese (Japanese Sandman), Rosaspina (Honeysuckle Rose) e Piedini felici (Happy Feet) ebbero grande successo di pubblico. In una serie di incisioni in quintetto tra il 1938 e il 1940 Kramer registrò, malgrado le proibizioni ufficiali, una serie di brani americani come I Can’t Give You Anything but Love, Limehouse Blues e Stardust, che eguagliano le migliori registrazioni del jazz europeo dell’epoca. In mezzo a una serie di dischi da ballo incise nel 1941 due facciate di grande interesse in duo con il solo contrabbassista Beduschi: La fisarmonica moderna, un blues, e Improvvisazione, un lungo assolo sulle armonie di I Got Rhythm. Sebbene fosse sotto contratto con la Fonit, Kramer venne invitato dal chitarrista Cosimo Di Ceglie a formare un piccolo gruppo per incidere con la Odeon. Il trio completato con il pianista Enzo Ceragioli assunse lo sfortunato nome di The Three Niggers of Broadway, forse senza rendersi conto della valenza dispregiativa del termine. Tra il 1938 e il 1941 il trio, a volte aumentato a quintetto senza cambiare nome, incise originali interpretazioni di canzoni americane, usando dopo il 1939 prima lo pseudonimo I Tre Negri e poi I Tre Italiani in America. I brani del 1941 sono originali USA con titoli tradotti: Dormi, mio bimbo adottato (Sonny Boy), Sussurro (Whispering) e Polvere di stelle (Stardust). Dopo il 1940 anche alla radio, se le orchestre EIAR di Cinico Angelini o Pippo Barzizza eseguivano pezzi di Kramer, il compositore veniva annunciato con il cognome anagrafico, Gorni.
Kramer svolse anche un’intensa attività dal vivo sia a Milano sia a Torino nelle sale da ballo, nei concerti organizzati dai neonati Hot Club, e nelle località turistiche alla moda, come a Viareggio al Kursaal. La popolarità del fisarmonicista era tale che tra il dicembre 1940 e il settembre 1941 il quindicinale Il Canzoniere della Radio pubblicò il corso a puntate “Kramer vi insegna a suonare la fisarmonica”.
Negli anni della guerra Kramer fu invitato a suonare in Germania, dove le sue composizioni erano già state incise a partire dal 1937. Tra il giugno 1941 e l’aprile 1942 si tennero tre tours, che toccarono Vienna e poi varie città tedesche. Kramer dirigeva un’orchestra di ben 25 elementi di cui facevano parte Otto, Impallomeni e Alvaro, e lo spettacolo ottenne grande successo. L’intensificarsi dei bombardamenti spinse però Kramer e Otto a farsi ritirare i passaporti da un amico della Questura in modo da essere impossibilitati ad accettare altri inviti in Germania. Tra il 1942 e il 1944 Kramer incise copiosamente con un’orchestra rinnovata in cui entrarono via via Aldo Rossi, Oscar Masetti, Zuccheri e Franco Mojoli, esibendosi anche alla radio: il regime aveva però vietato canzoni americane, compositori ebrei, e brani di jazz. «Noi, diligenti», racconta Kramer, «prendevamo i classici del jazz e li trasformavamo: titoli italiani, italianizzati o inventati i nomi degli autori. Poi qualcuno si è accorto che nonostante i divieti noi continuavamo a fare del jazz, e così chiamate e richiamate negli uffici della censura, ramanzine dapprima, poi minacce e infine anche allontanamento dalla radio. Sono stato licenziato e riassunto più volte e sempre si ricominciava con la stessa storia» (Franchini, 1996, p. 89).
A partire dal 1940 Kramer organizzò al Teatro Odeon di Milano piccoli spettacoli con qualche attore che improvvisava delle scenette tra un brano e l’altro dell’orchestra; nel 1942 scoprì al Teatro Nuovo di Milano il quartetto Cetra, costituito di recente, in cui Lucia Mannucci non aveva ancora preso il posto di Enrico Gentile, pur avendo già cominciato a cantare in pubblico con l’orchestra di Semprini. Nel 1943 l’impresario Remigio Paone, sviluppando idee di Kramer, annunciò la realizzazione dello spettacolo di rivista musicale Una notte al Madera, con musiche di Kramer, canovaccio di Aldo Rubens e Luciano Ramo. In sostanza una versione italiana dello spettacolo Wunderbar, con l’orchestra in scena ad accompagnare cantanti e solisti: i Cetra, la Mannucci, Otto, Zuccheri e Mojoli. Kramer curò la parte musicale degli spettacoli Quando la città canta, scritto da Marcello Marchesi e interpretato dal cantante Ernesto Bonino, Musica nell’aria, e Via delle sette note. Nonostante i bombardamenti gli spettacoli erano affollatissimi, e squadracce fasciste cercarono di disturbarli. Al Teatro Duse di Bergamo, racconta Kramer, durante la recita di Una notte al Madera, «guardo la prima fila con la coda dell’occhio e vedo una ventina di ragazzi in camicia nera, con bombe a mano alla cintola. Era il turno di Natalino Otto, capii che era lui che aspettavano. Appena entrò questi tizi, fra lo stupore di tutti, salirono sul palco con le armi imbracciate e dissero con facce da assassini: ‘Canta Giovinezza’. Natalino, guardandoli con molta calma negli occhi, disse ‘Non conosco il testo’. E quelli: ‘Allora fischiala!’ E lui: ‘Non sono capace’. Mentre quegli energumeni stavano forse meditando come farci fuori, salirono sul palco due ufficiali tedeschi. Prima fecero quattro urla nella loro lingua. Poi, parlando in italiano, li fecero scendere e alla fine dello spettacolo li obbligarono a scortarci in albergo. Non perché i nazisti fossero migliori. Probabilmente perché avevano più cultura e più rispetto per la musica che non quei quattro gaglioffi di fascisti» (Mazzoletti, 2010, p. 276). Kramer si rifiutò sempre di andare a suonare per Radio Tevere, l’emittente di propaganda fascista creata nel periodo della repubblica di Salò, nonostante le intense pressioni e il rischio che correva con il suo rifiuto; come lui Virgilio Savona e la Mannucci, Tullio Mobiglia, Ceragioli e altri, inventando mille scuse e non facendosi trovare. A Radio Tevere si esibiva il complesso del pianista Giampiero Boneschi, di cui faceva parte il batterista Claudio Gambarelli, che in realtà sfruttava la copertura per tenere informati i partigiani con una radio casalinga da lui costruita. Nel frattempo a Roma andò in scena la prima rivista di Garinei e Giovannini, Cantachiaro, con Anna Magnani protagonista.
Subito prima della liberazione, il 10 aprile 1945, Kramer riunì la sua orchestra per un concerto al Lirico di Milano, con in programma composizioni originali ma anche brani di jazz appena velati: Solitudine di Del Duca, Orchidea di Carmelito (camuffamenti dei titoli e autori originali: Solitude di Duke Ellington e Blue Orchids di Hoagy Carmichael). Dopo la liberazione, Kramer con l’orchestra tornò a suonare alla radio, che aveva cambiato nome in RAI e nel 1948 lo ricontattò anche se «le persone», raccontò il musicista, «erano sempre le stesse» (Mazzoletti, 2010, p. 547). Kramer chiamò Boneschi come pianista e arrangiatore, il trombonista Mario Pezzotta, e il chitarrista Franco Cerri; riconosceva il talento, ma era impaziente con chi sbagliava: una sorta di Arturo Toscanini del jazz, disse poi Boneschi.
Nel 1941 Gorni Kramer aveva creato un duo di fisarmoniche con il suo allievo Walter Beltrami, e l’inconsueta formazione fu il primo gruppo di jazz italiano a esibirsi e a incidere in Gran Bretagna, grazie anche a Semprini, nel 1947; Kramer ebbe l’occasione di esibirsi con alcuni musicisti di punta del jazz europeo del jazz internazionale, come il violinista e pianista Stéphane Grappelli e il pianista George Shearing, allora agli inizi di una fortunatissima carriera. Dopo il ritorno dall’Inghilterra, dove Kramer non aveva comunque alcuna intenzione di stabilirsi, il duo si esibì a lungo anche in Italia. Nel 1946 l’orchestra Kramer partecipò al concerto inaugurale delle attività dello Hot Club di Milano e alle jam sessions organizzate al Teatro Nuovo, mentre serpeggiavano divisioni tra i vari gruppi di appassionati di jazz; frattanto un articolo di Testoni sulla rivista francese Jazz Hot criticava il gusto di Kramer, reo di scelte giudicate “commerciali”. Kramer si circondò di talenti della nuova generazione, come il sassofonista Eraldo Volonté, in una serie di incisioni di stile moderno per la Fonit, tra cui Picchiando in be-bop e Fraseggio in mi bemolle, che con il titolo L’orchestra del cuore diventò la sua sigla: nelle sue incisioni fino al 1950 si ascolta ancora il meglio del jazz italiano. Nel 1949 partecipò al Festival internazionale del jazz di Parigi come contrabbassista nel trio di Armando Trovajoli al posto di Carlo Loffredo, in un episodio dai contorni mai chiariti. Nello stesso anno suonò in duo con Grappelli al Lirico e poi, anche per esplorare le nuove tendenze del jazz, andò a New York, dove incontrò il figlio di Nino D’Aurelio (nome d’arte di Giovanni Guidi), cantante italiano emigrato negli USA. Il ragazzo, Giorgio, con il nome di Johnny Dorelli, diventò poi uno tra i cantanti del dopoguerra preferiti di Kramer. Una delle sue canzoni più banali, l’allusiva samba Che mele! venne portata al successo dalla sensuale voce di Lidia Martorana. Nel 1950 Kramer organizzò i festeggiamenti per celebrare l’arrivo a Milano dell’orchestra di Duke Ellington, e in un certo senso fu anche l’addio di Kramer al jazz strettamente inteso: l’impresario Paone lo chiamò infatti a collaborare con Pietro Garinei e con Sandro Giovannini, giornalisti sportivi divenuti beniamini del pubblico come autori della rivista musicale. Con loro Kramer scrisse ben 18 spettacoli. Al primo, Black and White (1950), collaborò anche Orio Vergani: la prima recita a Milano, con un cast di cui faceva parte anche Raimondo Vianello, fu funestata da problemi nel corso della preparazione e poi da una serie di esilaranti incidenti durante lo spettacolo. Nel 1951 Gran baldoria, con Elsa Merlini, Enrico Viarisio, Isa Barzizza e il Quartetto Cetra, riscosse invece un successo memorabile; nel 1952 fu accanto a Wanda Osiris, Alberto Sordi e ancora al Quartetto Cetra in Gran Baraonda. Idolatrata dal pubblico, la Osiris aveva a malapena un’ottava di estensione, e per Kramer fu una tortura dover comporre per lei: ma il successo dell’attrice era tale che il compositore si dovette adattare. Nello spettacolo figurarono due tra le più celebri canzoni di Kramer, In un palco della Scala e Un bacio a mezzanotte, per la quale dovette sudare sette camicie per insegnare alla Osiris a cantare la contromelodia. In Attanasio cavallo vanesio (1952) debuttarono le Peters Sisters, monumentali cantanti afro-americane; per Made in Italy (1953) Garinei e Giovannini riuscirono a riunire una coppia classica della rivista italiana: la Osiris ed Erminio Macario, un altro grande comico per il quale era quasi impossibile scrivere una melodia.
Per la maggior parte degli anni Cinquanta Kramer si dedicò al teatro musicale, ma nel 1951 partecipò alla trasmissione radiofonica Il microfono è vostro, presentata da Nunzio Filogamo, e al film omonimo ispirato al programma (regìa di Giuseppe Bennati). Nel 1954 iniziarono in Italia le emissioni televisive; il primo grande successo fu il quiz Lascia o raddoppia?, presentato da Mike Bongiorno (dal novembre 1955), che seguì lo sfortunato Duecento al secondo, gioco a premi ideato da Garinei e Giovannini e presentato da Mario Riva. Kramer era sempre in teatro, con i suoi ultimi spettacoli Un trapezio per Lisistrata (1958), per cui compose Femminilità e Donna, eseguite dallo stonatissimo Paolo Panelli, – con gran dispetto del furibondo compositore –, poi Un mandarino per Teo e Delia Scala Show (entrambi del 1960): con Panelli e Manfredi la soubrette passò alla TV quando al trio venne affidata la conduzione della trasmissione di varietà Canzonissima. L’incontro di Kramer con il piccolo schermo avvenne quando la sede RAI di Roma, per contrastare il successo di Mike Bongiorno prodotto a Milano, mise in cantiere un quiz musicale, Il musichiere (in onda dal dicembre 1957 al 1960), condotto da Mario Riva e ideato da Garinei e Giovanni, con la regìa di Antonello Falqui: a Kramer vennero affidate le musiche, a cominciare dalla sigla finale, Domenica è sempre domenica, ripresa da una delle sue commedie musicali. Lo spettacolo ebbe enorme successo, ispirando una rivista, con allegato flexy-disc, e un film (Domenica è sempre domenica, regìa di Camillo Mastrocinque, 1958). Nel 1958 Kramer perse il padre, e nel 1960 morì Riva, all’apice della sua popolarità, per una caduta durante uno spettacolo dal vivo del Musichiere all’Arena di Verona.
Kramer in televisione fu un mattatore a volte traboccante, entusiasta, sempre pronto a prendere parte a nuove scenette, e forse per questo fu uno tra i primi protagonisti degli sketch pubblicitari di Carosello, nel 1957: Pazzi per la musica, pubblicità del dado Liebig, assieme a Lelio Luttazzi; Adamo contro Eva (1959) e La Sagra del jazz (1963) con Delia Scala, per olio e vino Sagra. Dopo la conclusione del Musichiere gli venne affidata la parte musicale di Canzonissima, a partire dal 1958. La trasmissione che gli fu più cara fu Giardino d’inverno, del 1961, da lui stesso presentato con collaboratori musicali di una vita come il Quartetto Cetra, nuovi talenti come Ornella Vanoni, Fred Buscaglione e ospiti internazionali del calibro del chitarrista e cantante francese Henri Salvador e della cantante americana Helen Merrill. Completato dalle Bluebell Girls (corpo di ballo britannico) e dalle Gemelle Kessler (soubrettes tedesche, alla prima apparizione in Italia), lo spettacolo era un vero e proprio varietà in musica in cui Kramer presentò medleys orchestrali dei suoi compositori prediletti.
Negli anni Cinquanta compose una serie di canzoni spesso di carattere umoristico che restano nell’immaginario degli italiani: Nella vecchia fattoria (adattamento del canto popolare inglese Old MacDonald Had a Farm), Dove vanno a finire i palloncini, Ho un sassolino nella scarpa. Contrastato fu invece il rapporto con il Festival della Canzone Italiana di Sanremo, trasmesso fin dal 1951 alla radio e poi dal 1954 dalla televisione, malgrado la presenza del vecchio amico Alberto Semprini, a capo dell’orchestra. Nessuna canzone di Kramer venne mai premiata, sebbene abbia partecipato varie volte (nel 1957 con Nel giardino del mio cuore, scritta con Giancarlo Testoni e interpretata da Gino Baldi e Jula De Palma; nel 1968 con Grassa e bella, scritta con Leo Chiosso e interpretata da Louis Armstrong). Nel 1964 diresse l’orchestra del Cantagiro. Il carattere sanguigno lo portò a rilasciare una serie di dichiarazioni polemiche contro musicisti degli anni Sessanta come i Beatles e John Coltrane, e contro la stessa Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno.
Fu quasi completamente assente dall’attività jazzistica italiana di grande calibro come i festival del jazz organizzati a Sanremo dal 1958, anche se nel 1961 venne annunciata la partecipazione di una big band da lui guidata, che poi non si materializzò. Pur essendo stato uno dei primi italiani ad abbracciare il jazz moderno tra il 1945 e il 1950 con opere di tutto rispetto, non amò mai i generi di musica commerciale succedutisi dopo l’avvento del rock ’n’ roll, preferendo dedicarsi alla celebrazione dei grandi compositori della canzone americana classica. Una collaborazione nei primi anni Sessanta con il Teatro Olimpia in Largo Cairoli a Milano, dove cercò di promuovere musica di qualità e in particolare il jazz italiano, non ebbe fortuna, e il teatro chiuse definitivamente nel 1965. Nel 1958, al momento dell’acquisizione della Fonit da parte della Cetra, fu socio di Mario Trevisan all’avvio dell’etichetta Combo Record, attiva fino a metà anni Settanta, che pubblicò diverse raccolte in vinile delle sue musiche da ballo. Tra le ultime canzoni di successo Amore, fermati (per Fred Bongusto, sigla del varietà televisivo Leggerissimo, 1963) e Quella strada, scritta per Carmen Villani nel 1968 in occasione del varietà televisivo Che domenica, amici!. In totale risultano registrate a suo nome presso la SIAE circa 1200 canzoni.
Dopo una prima partecipazione cinematografica al curioso Casa senza tempo (regìa di Andrea Forzano), con Otto, film di propaganda girato nel 1943 e precipitosamente modificato per essere distribuito nel 1945, furono soprattutto le sue attività radiofoniche e televisive e le sue commedie musicali a riportarlo sul grande schermo con pellicole di modesta rilevanza: Il microfono è vostro, di Bennati (1951), Domenica è sempre domenica, Attanasio cavallo vanesio (1953), Alvaro piuttosto corsaro (1954), Come te movi, te fulmino! (tratto dalla commedia musicale Un paio d’ali, 1958) di Mastrocinque e Un mandarino per Teo, (1960) di Mario Mattoli, scritti da Garinei e Giovannini. In TV apparve ancora in riprese nostalgiche, come in occasione della partecipazione allo spettacolo Milleluci del 1974 con Mina e Raffaella Carrà, e in qualità di direttore (con l’Orchestra RAI di Milano) e di interprete (anche con altri artisti) di una serie di brani nella trasmissione Kappadue del 1978, condotta da Sandra Mondaini. Dopo il 1970 le sue musiche apparvero sul mercato quasi solo nelle raccolte di vecchi successi, o riprese a scopi satirici (Elio e le Storie tese, Lepoldo Mastelloni). Da segnalare la recente riscoperta di Crapa pelada da parte di una nuova generazione che ne ha ascoltata l’inquietante versione della serie TV Breaking Bad (terza stagione, 2010).
Nel 1991 la RAI gli dedicò lo spettacolo Merci beaucoup, Gorni Kramer, ambientato in piazza Sordello a Mantova, con la partecipazione di una big band appositamente riunita, Franco Cerri, Nicola Arigliano, I ladri di Biciclette e Rossana Casale.
Morì a Milano il 26 ottobre 1995.
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