LADATTE (Ladetti, Ladetto), Francesco
Nacque a Torino il 9 dic. 1706 da Lorenzo Maria, che era al servizio di Vittorio Amedeo di Savoia principe di Carignano (Schede Vesme, pp. 594, 596). Non si sa molto sulla sua formazione; ma si racconta che quando il L. aveva solo dodici anni il padre poté mostrare al principe i primi saggi del talento artistico del figlio (Mallé, 1968, p. 457). Fu così che Vittorio Amedeo decise di condurlo con sé a Parigi (Durey, p. 212). I primi anni parigini il L. li trascorse probabilmente frequentando i corsi dell'Académie royale e familiarizzando con le opere e lo stile di Thomas Germain, Nicolas e Guillaume Coustou e Jean-Louis Lemoyne (ibid., p. 213; Griseri, 2001, p. 112). Dal 1718 partecipò ai concorsi dell'Académie, ma solo nel 1728 riuscì a guadagnarsi il secondo premio per la scultura con un bassorilievo rappresentante Joram e Naamam e l'anno seguente il primo con Joachim re di Giuda che distrugge il libro di Geremia (opere perdute: Schede Vesme, p. 594).
Tra la fine del 1729 e il 1730 il L. lasciò Parigi per Roma e all'Académie de France ritrovò l'amico pittore Carlo Van Loo, conosciuto a Parigi e anche lui protetto dal principe di Carignano (Mallé, s.d., II, p. 45; Durey, p. 212). Nel 1732 venne richiamato per un breve periodo a Torino al servizio della corte, forse grazie alla mediazione di Van Loo, giuntovi l'anno precedente: i due artisti erano molto vicini in quel periodo, tanto che il 28 genn. 1733 il L. risulta testimone alle nozze del pittore con la cantante Cristina Antonia Somis (ibid., p. 214).
Il 21 nov. 1732 il L. fu pagato dalla corte sabauda per alcuni ornamenti identificabili nelle placchette a rilievo con elementi vegetali, motivi a rocaille e figurine di arpie in bronzo dorato per il mobile realizzato da Pietro Piffetti, nel gabinetto della toletta della regina in palazzo reale a Torino (Griseri, 2001, p. 106).
Allo stesso periodo risale con ogni probabilità il Cervo bronzeo posto a coronamento della palazzina di Stupinigi, forse ispirato ad alcuni disegni di Filippo Juvarra (Mallé, 1967, p. 244; 1968, p. 81).
Intorno al 1734, data dell'ultimo pagamento torinese, lo scultore dovette rientrare a Parigi. Il 29 genn. 1736 fu nominato agrée all'Académie royale e partecipò ai Salons dal 1737 al 1743; divenne accademico il 30 dic. 1741 su presentazione di una Giuditta in marmo (Parigi, Musée du Louvre) e professore aggiunto il 28 sett. 1743 (Mallé, 1967, p. 244).
A questo torno di anni appartengono anche le prime commissioni di un certo rilievo: la statua di Luigi XV per il palazzo dei consoli di Rouen (distrutta: ibid., pp. 245 s.); il bozzetto in terracotta con il Martirio di s. Filippo (1736-38) per la cappella reale del palazzo di Versailles, tradotto in bronzo dai fratelli Paul Ambroise e René Michel Slodtz solo nel 1746; la Madonna con Bambino e la S. Genoveffa per la chiesa di St-Louis-l'Île a Parigi (Durey, p. 214).
Nel 1743 il L. venne invitato a partecipare al concorso bandito dall'amministrazione regia per la realizzazione del mausoleo del cardinale A.-H. de Fleury, primo ministro di Luigi XV, morto il 29 gennaio di quell'anno; i bozzetti furono presentati al Salon; ma la scelta cadde sull'opera di Edme Bouchardon (ibid.; Schede Vesme, p. 596).
Fu forse il mancato successo, e insieme l'interesse verso la sua arte mostrato da Carlo Emanuele III re di Sardegna, a spingere lo scultore al rientro definitivo a Torino: l'8 genn. 1745 il L. fu nominato "scultore in bronzo di Sua Maestà" con uno stipendio annuo di 800 lire (ibid., p. 596; Durey, p. 215); in cambio l'artista si impegnò a eseguire ogni opera commissionata dalla corte e a "insegnare l'arte sua a quegli imprendizi che gli venissero destinati" (Mallé, 1968, p. 458).
Accanto a incarichi di ordinaria amministrazione - apparati in cartapesta per il teatro Regio, macchine carnevalesche, piatti d'argento, candelieri, appliques e ogni tipo di lavoro in bronzo per l'ammodernamento del palazzo reale - nel clima di celebrazioni per la pace di Aquisgrana il L. scolpì il gruppo in terracotta con il Trionfo delle Virtù o delle Arti liberali (1748: Parigi, Musée des arts décoratifs) e progettò inoltre una fontana (Mossetti, p. 28; Mallé, 1967, p. 247).
A qualche anno prima dovrebbero risalire le coppie di putti rappresentanti le Stagioni o i Quattro Elementi, una volta nel giardino di palazzo reale e oggi identificabili con i bronzi del Metropolitan Museum di New York; due dei modelli in terracotta per l'opera si conservano al Museo civico di Torino (Raggio, p. 240; Mallé, 1967, p. 247).
Il 30 dic. 1749 il L. si impegnò con l'orefice Andrea Boucheron per i lavori del sacro pilone o teca nel santuario di Vicoforte a Mondovì: allo scultore spetta la parte puramente decorativa dell'impresa - cornici, volute, ghirlande, trofei, testine - e le quattro statue di putti posti in corrispondenza degli angoli superiori del tabernacolo (ibid., p. 248).
Tra le opere eseguite dal L. a Torino si possono inoltre ricordare: il "gran trono d'argento per l'esposizione del Ss. Sacramento […] dodici grandi candelabri e quattro statue" per la cattedrale di S. Giovanni Battista, pagati nel 1752 (ibid.); i putti portacero in bronzo del 1763 per l'altare maggiore della chiesa del Carmine, realizzato su disegno di Benedetto Alfieri (ibid., p. 250); una serie di arredi per la galleria del Daniel di palazzo reale, con pagamenti al 1770 (ibid., pp. 250 s.); il busto di Vittorio Amedeo III del 1773 e il bellissimo pendolo con La Verità svelata dal Tempo firmato e datato 1775, entrambi a palazzo reale (ibid., p. 251). Si attribuisce al L. anche il gruppo in cartapesta con la Resurrezione di Cristo nella basilica dei Ss. Maurizio e Lazzaro, eseguito nel 1749 (Gualano).
Nel 1778 il L. venne nominato professore della Regia Accademia di pittura e scultura fondata lo stesso anno (Schede Vesme, p. 599). Ma le condizioni di salute dello scultore cominciarono a divenire sempre più instabili: con il testamento del 2 marzo 1764 aveva già destinato alla seconda moglie Angela Calcagno un vitalizio di lire 6000 e nominato erede universale la figlia Rosalia, nata dal primo matrimonio con Geneviève Charpentier (ibid., p. 598). Confermò le sue ultime volontà il 23 giugno 1784 quando Rosalia risulta essere sposata con il pittore Vittorio Cignaroli (ibid., p. 599).
Il L. morì a Torino il 18 genn. 1787: i funerali furono celebrati nella cattedrale; la salma fu deposta nel cimitero di S. Pietro in Vincoli (ibid., p. 599).
Fonti e Bibl.: Schede Vesme. L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, II, Torino 1966, pp. 594-601; L. Mallé, Traccia per F. L., scultore torinese, in Essays in the history of art presented to Rudolf Wittkower, London 1967, pp. 242-254; Id., Stupinigi. Un capolavoro del Settecento europeo tra barocchetto e classicismo, Torino 1968, pp. 36, 44, 81 s., 295, 297, 457-459 (con bibl.); Id., Le arti figurative in Piemonte, II, Torino s.d. (forse 1973), pp. 119 s., 122-129, 133, 139, 152, 175, 197 s., figg. 528-538; M. Di Macco, Le sculture della "Galleria Beaumont": dall'Ancien Régime alla Restaurazione, in L'Armeria reale riordinata: rapporto dei lavori 1969-1977, a cura di F. Mazzini, Torino 1977, pp. 166, 172; P. Durey, Musée de Chambéry. La Judith de François L., in La Revue du Louvre, 1982, n. 3, pp. 212-218; A. Nava Cellini, La scultura del Settecento, Torino 1982, pp. 214, 217-221, 256; A. Griseri, La cornice e il quadro. Il palazzo e gli uffici di Bocca e di Vasella, in Porcellane e argenti del palazzo reale di Torino (catal., Torino), a cura di A. Griseri - G. Romano, Milano 1986, pp. 62-65; C. Mossetti, La politica artistica di Carlo Emanuele III, in Arte di corte a Torino da Carlo Emanuele III a Carlo Felice, a cura di S. Pinto, Torino 1987, pp. 28-30, 90; A. Griseri, Le arti e i mestieri trionfano sul tempo, in Orologi negli arredi del palazzo reale di Torino e delle residenze sabaude (catal., Torino), a cura di G. Brusa - A. Griseri - S. Pinto, Milano 1988, pp. 52, 124 s., 131 s.; O. Raggio, New galleries for French and Italian sculpture at the Metropolitan Museum of art, in Gazette des beaux-arts, CXVIII (1991), pp. 240 s., 251; F. Gualano, Revisione in favore di F. L., in Arte cristiana, LXXXVI (1998), 787, pp. 277-284; A. Griseri, Barocco e rococò, in E. Colle - A. Griseri - R. Valeriani, Bronzi decorativi in Italia. Bronzisti e fonditori dal Seicento all'Ottocento, Milano 2001, pp. 16, 106, 108, 110, 112, 114, 116, 124, 126; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXII, p. 188.