LUCCA, Francesco
Nacque a Cremona il 21 dic. 1802 da Domenico, assistente di finanza, e da Paola Albrisi, milanesi. Si diplomò giovanissimo in clarinetto ricoprì l'incarico di secondo clarinetto dell'orchestra del teatro alla Scala e della Canobbiana. Il 4 giugno 1816 fu assunto come apprendista presso la casa editrice di Giovanni Ricordi.
Il contratto stabiliva che a partire dal 1( agosto e per la durata di sei anni Ricordi avrebbe insegnato al L. "la professione di incisore di musica non che a negoziare nel suddetto ramo". Il compenso era di 3 lire per ogni frontespizio inciso e di una lira, sino a divenire 2 a partire dal quinto anno, per ogni lastra completata. Il contratto impediva al L. di assumere qualsiasi impegno con altre persone "relativamente ad incisioni di nessuna sorte". Le prime lastre di cui si abbia documentazione, incise interamente dal L. per Ricordi, risalgono al novembre 1818 (cfr. Sartori, Casa Ricordi, pp. 26 s.).
Una volta svincolato dagli obblighi verso Ricordi, il L. si recò per tre anni in Germania per acquisire nuove conoscenze tecniche sull'editoria musicale. Ciò non gli impedì di continuare la collaborazione con Ricordi, che sembra essere proseguita sino al gennaio del 1825.
Il 21 maggio di quell'anno chiese l'autorizzazione a intraprendere l'attività autonoma di stampatore di musica e di tenere un torchio in Milano e ottenne la licenza il 25 giugno. Le sue prime edizioni apparvero nello stesso anno. Sempre nel 1825 diede vita per pochi mesi a una società con Antonio Terenzio, socio in posizione subalterna, sotto la ragione sociale Francesco Lucca e C.o. Già verso la fine dell'anno successivo la società si era sciolta a causa dei disaccordi con Terenzio, che aveva cercato di mettersi in proprio contravvenendo agli accordi.
Il L. affiancò all'attività editoriale la vendita di spartiti musicali, in un negozio con annessa copisteria nella contrada S. Margherita, che mantenne per tutto il tempo della sua attività, nelle vicinanze del negozio di G. Ricordi; negli anni Settanta si trasferì in via Santa Radegonda. Lo stabilimento di calcografia, tipografia e copisteria ebbe successivamente sede in contrada S. Paolo, a fianco dell'abitazione del L., nel palazzo della Società del giardino.
Il L. svolse attività di incisore anche per altri editori e tra il 1825 e il 1826 pubblicò vere e proprie coedizioni con Bertuzzi, Scotti e il viennese Pennauer. Sin dai primi anni di attività cercò di conquistare uno spazio autonomo di rilievo nel panorama editoriale italiano, nella ricerca di novità riguardo alle tecniche di stampa e al repertorio. Le sue edizioni, assai curate tipograficamente e particolarmente apprezzate per la chiarezza grafica e per la qualità dell'inchiostro e della carta, erano vendute a un prezzo assai contenuto. Nei primi anni di attività si nota, in linea con le tendenze editoriali coeve, una prevalenza di musica strumentale da camera, di autori sia italiani (A. Rolla, C. Pugni, P. Tassistro, A. Nava) sia stranieri (F. Kalkbrenner, C. Czerny, J. Field, J.F.A. Jansen, M.J. Leidesdorf, H. Herz).
Pur mostrando particolare attenzione alle novità musicali d'Oltralpe - fu il primo a pubblicare la musica di F. Chopin - il L., per contrastare l'indiscussa supremazia di Ricordi, cercò di battere la concorrenza nella conquista del repertorio melodrammatico. Non di rado diffuse opere di cui era entrato in possesso in modo illegale, il che gli causò non pochi problemi nei confronti dei compositori e dell'autorità giudiziaria. Il nome del L. fu associato frequentemente, in particolare nei carteggi belliniani e donizettiani, all'epiteto di "pirata", con riferimento alle opere sottratte alle copisterie e malamente copiate fino a stravolgere l'originale.
Nel 1825-40 pubblicò, a fascicoli separati, le opere di V. Bellini, P.A. Coppola, G. Donizetti, S. Mercadante, G. Pacini, L. Rossi, privilegiando particolarmente la forma della riduzione per pianoforte solo (in luogo di quella per canto e piano): tra esse spiccano le pubblicazioni delle opere francesi di G. Rossini.
Nel 1830 fondò a Milano una rinomata scuola di incisione, dalla quale uscirono decine di esperti nell'arte della calcografia musicale, in parte assorbiti nell'organico dello stabilimento. La disponibilità di personale, insieme con l'evoluzione tecnica (negli anni Quaranta lo stabilimento possedeva già tre torchi calcografici), contribuì a mantenere un elevato livello quantitativo di produzione. In alcuni anni il catalogo delle edizioni Lucca ebbe un incremento superiore a quello di Ricordi. Sempre alla ricerca di nuove soluzioni tecniche, il L. ottenne nel 1832 uno "speciale brevetto di privativa pel sistema da esso introdotto dei riporti in litografia" (Gli editori italiani, p. 302).
Nel 1832 il L. sposò Giovannina Strazza, giovane e intraprendente, che subito affiancò il marito nella gestione della ditta mostrando un notevole spirito imprenditoriale, abile soprattutto nei rapporti personali con compositori (fu amica di Bellini), cantanti e impresari.
Intorno al 1838 apparve a Milano il primo Catalogo della musica pubblicata da Fran.co Lucca, stampato da P.M. Visaj, contenente le lastre fino al n. 1250: oltre al melodramma, rigorosamente italiano (unica eccezione F. Hérold e le opere francesi di Rossini), e al repertorio pianistico, nella quasi totalità di autori stranieri, vi occupa un posto quantitativamente rilevante il repertorio flautistico, in forma sia di riduzioni o fantasie sia di composizioni originali.
Il Catalogo, che comprende anche pubblicazioni in vendita provenienti da non specificati "fondi esteri", era finalizzato soprattutto a sostenere l'attività di vendita nel negozio, presso il quale era disponibile "un copioso assortimento di musica vocale e per ogni istromento stampata all'estero" e un magazzino di "qualsivoglia musica antica e moderna". Anche nel campo delle riproduzioni litografiche il L. vantava in catalogo ritratti di cantanti e compositori e una serie di "vedute incise a taglio". Alla vendita era affiancata l'attività di copia e noleggio: il catalogo pubblicizza la "copisteria ed archivio di spartiti d'opera serie e buffe [(] che si danno anche a nolo a comodo delle Imprese Teatrali". Alla fine degli anni Trenta figurano già oltre 130 titoli teatrali.
Il negozio, assai apprezzato all'epoca per la quantità del materiale posseduto e per la cura e praticità dell'esposizione, era gestito dalla moglie e costituiva un importante punto d'incontro per musicisti e impresari, utile veicolo per conoscere nuovi compositori con cui stringere rapporti. Sebbene il L. non avesse sedi o negozi in altre città, si avvaleva di una efficace rete di distribuzione e scambio con altri editori nelle principali città italiane (particolarmente significativo e duraturo il rapporto con la casa editrice napoletana Girard) ed europee.
La concorrenza tra Ricordi e il L. si fece agguerrita negli anni Trenta e Quaranta, quando in almeno una ventina di occasioni si ricorse all'autorità giudiziaria.
In assenza di legislazione sul diritto d'autore e di normativa che regolasse in modo chiaro i rapporti fra compositori ed editore, Ricordi e il L. diedero vita per oltre cinquant'anni a un'intensa battaglia per la conquista delle novità musicali che ebbe notevole influenza sulla produzione italiana e sulla diffusione della musica straniera in Italia. Gli autori oggetto del contendere erano infatti musicisti affermati e gli astri nascenti del teatro italiano, tra i quali Bellini, Donizetti, Mercadante, Pacini e G. Verdi. Nel corso delle numerose e combattutissime contese giudiziarie, che riguardavano non solo la proprietà dell'opera ma soprattutto i diritti su taluni tipi di riduzioni e trascrizioni, il L. uscì spesso sconfitto, indubbiamente anche perché meno protetto politicamente. Nell'impossibilità di pubblicare le opere complete riconosciute di proprietà Ricordi dall'autorità giudiziaria, il L. dovette sempre più ripiegare sul genere delle libere trascrizioni, delle fantasie e delle variazioni.
Dal 1833 e per oltre trent'anni il nome del L. apparve affiancato anche a quello dell'Euterpe ticinese, un'associazione di musicisti amatoriali costituitasi a Chiasso allo scopo di vendere, tramite abbonamento, "quanto di più applaudito si produrrà tanto in Italia che presso qualunque altra nazione" (Gazzetta ticinese, 20 ott. 1833, suppl. n. 48). In realtà, non essendo neppure documentata l'esistenza di una stamperia musicale in Chiasso, sorge il sospetto che l'Euterpe ticinese pubblicasse, o semplicemente distribuisse, edizioni incise e forse anche già stampate a Milano dal L.; in questo modo l'editore milanese non solo di fatto distribuiva in Canton Ticino eludendo i controlli giudiziari, ma anche poteva vendere in Italia opere musicali di cui non possedeva i diritti, nascondendole sotto l'etichetta estera.
L'estenuante battaglia tra Ricordi e il L. prese una piega decisiva con l'apparire sulla scena del giovane Verdi. In un primo tempo le due ditte si contesero l'astro nascente nel modo consueto, contrastandosi anche per vie legali per cercare di ottenere la proprietà esclusiva. Particolarmente interessante fu la querelle intorno al Nabucco, che si risolse dopo quattro anni in un'anomala comproprietà con un unico amministratore: al L. spettò la metà dei diritti sul noleggio, a Ricordi lo sfruttamento editoriale delle riduzioni e del libretto. Nelle difficili trattative con Verdi ebbe un rilievo importante la moglie del L., che da un lato ostinatamente faceva pressioni sugli impresari teatrali e dall'altro cercava di utilizzare al meglio l'amicizia che la legava a Giuseppina Strepponi, futura moglie di Verdi.
Negli anni successivi lo stesso Verdi, abile nel trarre vantaggio economico dalla rivalità tra i due editori, si rivolse a entrambi, pur privilegiando decisamente i rapporti con Ricordi.
Il L. ebbe dapprima la proprietà delle Sei romanze (1845) e delle opere Attila (1846) e I masnadieri (1847). Lo spartito per canto e pianoforte di Attila fu pubblicato con la parte vocale trascritta in chiave di sol: questa innovazione, tuttora in uso, ebbe subito un successo straordinario presso gli acquirenti e ben presto fu imitata da altri editori. La terza opera di proprietà Lucca, Il corsaro (1849), esplicitamente commissionata dall'editore, fu la causa della rottura fra i due: Verdi, infuriato per dover tener fede all'impegno preso, dovette rinunciare a una assai remunerativa proposta dell'impresario londinese B. Lumley e giurò di rompere definitivamente i rapporti professionali con i coniugi Lucca.
Dal 1844 al 1847 il L. fornì all'Unione filarmonica (società attiva nell'esecuzione di musiche strumentali "classiche") la sala del suo stabilimento per le prove e i concerti. Nel 1847 avviò la pubblicazione di un nuovo periodico, L'Italia musicale. Giornale artistico-letterario, stampato dalla tipografia Guglielmini. Il primo numero apparve il 7 luglio 1847 ed era prevista un'uscita settimanale il mercoledì "accompagnata di quando in quando da nuovi pezzi di musica o da disegni rappresentanti scene o figurini di costumi teatrali, o opere eminenti di pittura, scultura e architettura"; la direzione, mai esplicitamente indicata, fu in un primo tempo assunta dal Lucca.
Attorno ai Lucca era andata formandosi una vivace compagine culturale con variegate connotazione politiche: nel 1848 il salotto della loro abitazione divenne punto di riferimento antiaustriaco; attorno a casa Lucca (che pur simpatizzava per posizioni essenzialmente neoguelfe) ruotavano musicisti, poeti, artisti, intellettuali, storici e patrioti di diverse tendenze, il che procurò loro la simpatia di personalità come Cavour e Garibaldi. Sulla scia di questi ideali culturali e patriottici anche L'Italia musicale, a partire dal 15 marzo 1848, immediatamente dopo i moti milanesi, cambiò nome in L'Italia libera. Giornale politico-artistico-letterario.
La nuova intestazione ebbe vita breve: al ritorno degli Austriaci, pochi mesi dopo, il periodico sospese la pubblicazione, che riprese il 30 genn. 1850 con il titolo di testata originario e con un sottotitolo privo di riferimenti politici: Giornale dei teatri, di letteratura, belle arti e varietà. L'intento programmatico fu apertamente dichiarato: la volontà di sostenere le nuove generazioni di compositori e usare "maggior severità con gli artisti che godono maggior fama". La pubblicazione del giornale proseguì con fatica fino allo scoppio della seconda guerra d'indipendenza, quando sospese definitivamente la pubblicazione, probabilmente più per ragioni economiche che per le contingenze politiche. I collaboratori più assidui del periodico furono G. Rovani, E. Treves, G. Sacchero e soprattutto A. Ghislanzoni, che lentamente ne assunse la direzione di fatto.
La mancata conquista dei diritti della musica verdiana alla fine degli anni Quaranta coincise con una fase di vertiginosa crescita editoriale della ditta, che negli anni tra il 1850 e il 1880 fu l'unica realmente in grado di proporre alternative all'impero melodrammatico creato da Verdi e Ricordi, divenendo la principale sostenitrice dei giovani compositori. Il catalogo Lucca si ampliò di nomi nuovi: A. Cagnoni, L. Canepa, A. Catalani, E. Gammieri, S. Gobatti, C. Gomes, R. Manna, F. Marchetti, C. Pedrotti, A. Peri, E. Petrella, A. Ponchielli, L. Ricci, F. Sangiorgi, A. Smareglia, E. Usiglio. Lo sforzo economico per il lancio delle nuove proposte fu notevole: il L., oltre a essere egli stesso tramite con gli impresari (particolarmente significativi e duraturi furono i rapporti con i teatri napoletani e torinesi) e con i cantanti da ingaggiare, sosteneva economicamente i giovani musicisti, pare anche incoraggiando e contribuendo alle loro spese per viaggi di studio e approfondimento all'estero.
Ma la coraggiosa operazione del L. non riguardò tanto il repertorio melodrammatico italiano (la ricerca di un altro genio da contrapporre a Verdi, per quanto benemerita, era destinata a fallire) quanto quello straniero. La casa milanese aprì dunque le frontiere, consentendo al pubblico italiano il confronto con le esperienze francesi, nell'ambito del grand opéra, e tedesche, e contribuendo quindi in modo decisivo alla sprovincializzazione della musica italiana. Proseguendo in questa direzione, soprattutto per iniziativa della moglie, sollecitata anche da Mercadante, il L. riuscì a concludere un eccezionale accordo con R. Wagner.
Il 17 ag. 1868, in un contratto siglato a Lucerna, il compositore tedesco vendette alla casa Lucca i diritti d'autore per l'Italia sulle opere scritte e su quelle future: l'esclusiva, con la possibilità di cederla ad altri in toto o in parte, era globale e riguardava sia la musica sia i libretti con relative riduzioni e traduzioni; comprendeva anche le esecuzioni teatrali e concertistiche in tutta Italia, con annessi diritti di noleggio. Il contratto prevedeva un compenso per il compositore di 10.000 franchi-oro e l'impegno da parte della casa editrice a far conoscere e diffondere le opere "colla massima alacrità" (Pasquinelli, p. 574).
La nuova sfida editoriale dei coniugi Lucca si concretizzò immediatamente, e nel giro di pochi mesi, dopo l'uscita di alcuni estratti, furono pubblicate le edizioni complete di Rienzi (1868), Der fliegende Holländer (1869), Tannhäuser (1869) e Lohengrin (1869). Il primo successo giunse solo nel 1871, con la prima storica esecuzione a Bologna del Lohengrin sotto la direzione di A. Mariani: in quell'occasione fu la stessa Giovannina a organizzare la rappresentazione, cercando persino, senza riuscire a imporsi, di farla eseguire da interpreti tedeschi con la consulenza di H. von Bülow. Lo sforzo economico sostenuto dalla ditta fu notevolissimo ma aprì, peraltro con un notevole ritardo rispetto alle prime in Germania, i teatri italiani alla musica wagneriana, dando vita a polemiche violentissime. Sebbene tale apertura fosse tenacemente ostacolata dai sostenitori della musica italiana, già all'epoca si sospettò che buona parte di tanta avversione non fosse soltanto dovuta a ragioni musicali, ma fosse abilmente pilotata dalla concorrente ditta Ricordi.
Il L. morì a Milano il 20 nov. 1872.
La moglie, Giovannina Strazza, era nata a Fontanelle di Cernobbio o a Milano (secondo il testamento del L.) nel 1810 e proveniva da una modesta famiglia (il padre era rosticciere). Indicata nel testamento come erede universale del L., assunse la direzione della ditta. Già a partire dagli anni Settanta l'impresa aveva adottato una politica editoriale espansionistica acquisendo fondi da altre case editrici e assorbendo alcune di esse: Berletti di Firenze e Udine (1871 e 1875), De Giorgi di Milano (1874), Ducci di Firenze (1875), Canti (1878) e Vismara (1886). Malgrado l'accresciuto patrimonio editoriale e il sostegno ai più giovani artisti italiani (aveva promosso in quegli anni la musica di Catalani), Wagner fu senz'altro l'obiettivo primario e oneroso della strategia di Giovannina Strazza. Le ostilità incontrate, però (clamoroso il crollo di Lohengrin al teatro alla Scala nel 1873), la costrinsero a una lunga attesa prima di promuovere la diffusione di altre opere del musicista tedesco. Tristan und Isolde apparve solo nel 1876, mentre Der Ring des Nibelungen tardò a diffondersi in Italia anche a causa dell'idea bizzarra di Giovannina Strazza di proporlo in forma ridotta in una sola serata: le quattro opere videro la luce in Italia solo dopo la morte di Wagner, tra il 1883 e il 1885, con una poco riuscita traduzione italiana. Nello stesso periodo furono edite Parsifal (1883), unica opera in cui il divario tra la prima rappresentazione tedesca e l'edizione italiana è inferiore all'anno, e Die Meistersinger von Nürnberg (1884).
Stanca e scoraggiata, nel 1888, negli anni in cui Wagner cominciava finalmente a imporsi anche sulle scene italiane, la Strazza, ormai anziana, dovette cedere alla proposta di vendita alla casa editrice rivale: la trattativa, in corso da alcuni mesi, poneva fine a una guerra commerciale di oltre sessant'anni e concretizzava il suggerimento formulato da Verdi già nel 1866. Il contratto di cessione fu stilato il 30 maggio 1888: dal punto di vista legale si trattò apparentemente di una fusione tra le due società, ma nei fatti fu una vendita totale. La Strazza cedeva a Ricordi i macchinari, i mobili, le lastre, l'intero magazzino, i diritti su tutte le opere di cui era proprietaria. L'importo pagato da Ricordi fu altissimo, 1.500.000 lire, di cui 400.000 per le lastre e la musica già stampata, più qualche altro piccolo beneficio. L'imponente catalogo Lucca era giunto a circa 47.800 numeri e conteneva opere di oltre 2500 compositori e più di 230 libretti stampati in tipografia; inoltre il fondo manoscritti comprendeva oltre 250 opere teatrali. Il nome del L. congiunto a quello dei Ricordi apparve ancora per alcuni anni, anche sulle nuove pubblicazioni di Ricordi.
Giovannina Strazza morì a Milano il 19 ag. 1894 lasciando una consistente eredità di circa 3.000.000 di lire divisa fra i numerosi parenti e beneficiando largamente anche gli ex impiegati della casa.
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