LUCINO (Lucini), Francesco
Nacque verso la metà del XVI secolo a Caravaggio, nel Bergamasco. Già frate dell'Ordine degli umiliati, secondo la testimonianza di G. Borsieri, fu ordinato sacerdote, probabilmente dopo la soppressione dell'Ordine (1571). Intorno al 1578 divenne cantore nella Cappella musicale del duomo di Milano nel ruolo di basso: la data di assunzione non è nota, ma in un documento del 30 dic. 1593, in cui si accenna a un suo memoriale, si parla di "una sua servitù d'anni 15" presso la medesima istituzione (de Florentiis).
Nel 1590, a Milano, fu data alle stampe per cura del L. l'antologia intitolata Le gemme, madrigali a cinque de diversi eccellentissimi musici della città di Bologna; nella dedica a monsignor Giovanni Angelo Arcimboldi, commendatario dell'abbazia di Viboldone già appartenente agli umiliati e poi passata in gestione agli olivetani, il L. si qualifica "cantore nel domo di Milano". L'origine è invece precisata già nel Liber primus motectorum (1592) di Damiano Scarabelli, cantore del duomo, che dedicò l'opera ai suoi colleghi, nominati con il luogo di provenienza.
La carriera nella Cappella del duomo, grazie alle sue qualità di basso profondo ed elegante, fu in costante ascesa. Oltre a essere uno fra i cantori meglio pagati, e in diversi periodi il più retribuito, si trovò con ogni probabilità a reggere temporaneamente la Cappella nel 1600-01, quando il maestro di cappella Giulio Cesare Gabussi si assentò dal servizio per recarsi in Polonia, conducendo forse con sé il suo coadiutore Giovanni Antonio Molaschi. Nel 1603, oltre a ottenere un ulteriore aumento di stipendio come basso, il L. divenne coadiutore di Gabussi dal 30 giugno. Nel frattempo, in diverse occasioni, altre istituzioni, cittadine e non, cercarono di assicurarsi i suoi servizi sottraendolo al duomo; nel documento del 1593 si fa infatti espressa menzione di questa situazione, tanto più che, da quanto si legge, il L. aveva ottenuto il beneficio del lettorato, il che lo avrebbe obbligato a lasciare la Cappella musicale. Nel dicembre 1595 Cesare Brivio, provinciale per la musica di S. Maria presso S. Celso, lo richiese come cantore per la sua chiesa, ma questa collaborazione si realizzò solo più avanti: dal giugno 1604 e fino al settembre 1617 il L. fu impiegato come cantore esterno nella funzione della Salve Regina, che si svolgeva ogni sabato sera e alla quale partecipavano alcuni membri della Cappella musicale di S. Maria presso S. Celso; in quanto membro aggiunto per questa particolare occasione, il suo salario non fu mai diminuito nemmeno quando, nel 1608, la Cappella subì una drastica riduzione. Ancora nel 1598 dovette ricevere altre offerte, come testimoniano due lettere al cardinale Federico Borromeo del 30 settembre e del 21 ottobre (conservate presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano); nella prima il L. ammette che "è vero ch'io son statto ricercato, ma il rispetto della servitù et obligo ch'io devo a V.S. ill.ma non ha voluto ch'io parta né partirò, se da lei non mi verrà datta licenza"; nella seconda esprime il suo desiderio di rimanere al servizio del cardinale, assicurando "ch'il fin del mio pensiero è di voler vivere et morire sempre sotto l'ombra di V.S. ill.ma" (cit. in Kendrick, pp. 423 s.).
Il 12 sett. 1611 Gabussi morì e il L., in quanto coadiutore, si trovò a reggere l'istituzione milanese fino all'arrivo del nuovo maestro di cappella, il pesarese Vincenzo Pellegrini, che giunse a Milano alla fine di gennaio del 1612; per questo incarico gli fu concesso un compenso straordinario. Sotto il magistero di Pellegrini continuò a rivestire il ruolo di coadiutore, ora denominato vicemaestro di cappella.
Il L. morì a Milano il 10 dic. 1617.
Un mandato del 5 genn. 1618, relativo al mese precedente, attesta l'avvenuto pagamento del musico "per diece giorni sino alli 10 che passò a miglior vita" (cit. in Toffetti, p. 489). L'immediata fama del L. fu dovuta essenzialmente alla sua voce e al suo gusto di esecutore; padre Cherubino Ferrari scrisse un madrigale encomiastico che si chiude con il verso "Lucino è un lampo e la sua voce è un tuono", e l'estensione verso il grave della sua voce è menzionata da tutti i primi biografi (Magistri, Borsieri, Picinelli). Fondamentale nella vita musicale milanese fu la sua attività di curatore di antologie, che rappresentano il contributo più importante alla creazione di un repertorio nuovo, adatto alle nuove istanze della musica sacra del primo Seicento. Oltre alla già ricordata antologia di madrigali (Le gemme(), contenente soprattutto compositori bolognesi e perciò dovuta più verosimilmente all'iniziativa di Gabussi, nel 1608 il L. pubblicò i Concerti de diversi eccell. auttori a due, tre & quattro voci (Milano) con la partitura per l'organo, con autori prevalentemente legati al duomo o ad altre istituzioni milanesi; secondo la testimonianza di Picinelli, "seppe ridurre il canto dai pieni all'hora communemente usati, a concerti più elaborati e più soavi di due, tre o quattro voci". Nel 1612 provvide a una riedizione con l'aggiunta di composizioni a voce sola, comprendente anche il madrigale encomiastico di Ferrari; nella dedica dell'opera, firmata dall'editore Lomazzo (eredi), si accenna all'esistenza di una ristampa precedente ("prima & seconda impressione"), di cui però non risultano esemplari. Nel 1616 apparve una ristampa, e nel 1617 una seconda aggiunta con una messa di Orfeo Vecchi, Magnificat, litanie e alcune canzoni strumentali. Eitner ipotizzava l'esistenza di un'ulteriore ristampa del 1622 presso la Biblioteca Ambrosiana, ma non presente nel catalogo anteriore ai bombardamenti del 1943 (mentre vi era elencato un esemplare della ristampa del 1616 andata bruciata).
Della sua attività di compositore altro non è pervenuto che un Pater noster a cinque voci, pubblicato postumo nei Pontificalia Ambrosiana (Milano 1619), esistente anche in manoscritto (Milano, Arch. del Duomo, librone 26, cc. 72-75). Alla produzione del L. sarebbe da aggiungere il mottetto Vulnerasti cor meum a due voci e basso continuo, presente nell'antologia Viridarium musico-Marianum (Strasburgo 1627) curata da Johannes Donfrid; tuttavia l'attribuzione, chiaramente specificata nella stampa e pertanto accettata da tutta la letteratura moderna, è da respingere. La composizione è infatti opera di Gabussi e fu pubblicata fin dalla prima edizione dei Concerti curata dal L., fatto questo che probabilmente generò l'errata attribuzione da parte di Donfrid.
Al L. furono dedicate alcune opere musicali: la Cetra spirituale accordata a due, tre e quattro voci, per concertar nel organo (Milano 1605) di Orazio Scaletta, prima opera in stile moderno pubblicata a Milano, i mottetti Ego flos campi a tre voci e Laudate coeli a quattro voci contenuti ne Il primo libro delli concerti a due, tre e 4 voci (ibid. 1614) di Andrea Cima, la canzone La Lucina nelle Canzoni per sonare fate alla francese a quattro voci [(] libro primo (ibid. 1599) di Cesare Borgo, organista del duomo milanese, un'altra canzone La Lucina, ne Il primo libro delle canzoni da suonare a quatro & otto voci (ibid. 1609) di Paolo Bottaccio, musicista che ebbe forse contatti con L., visto che due sue canzoni sono comprese nell'aggiunta ai Concerti del 1617.
Fonti e Bibl.: G. Magistri, Descrittione dell'apparato fatto dal borgo di Castano diocese di Milano, per ricevere le sante reliquie, Milano 1610, p. 22; G. Borsieri, Il Supplimento della nobiltà di Milano, Milano 1619, p. 57; F. Picinelli, Ateneo dei letterati milanesi, Milano 1670, p. 212; G.O. Pitoni, Notizia de' contrappuntisti e compositori di musica (1725 circa), a cura di C. Ruini, Firenze 1988, pp. 214 s.; J.C. Walther, Musikalisches Lexikon, Leipzig 1732, p. 373; E.L. Gerber, Neues historisch-biographisches Lexikon der Tonkünstler, Leipzig 1812-14, III, col. 266; F. Mompellio, La Cappella del duomo dal 1573 al 1714, in Storia di Milano, XVI, Milano 1962, pp. 512, 514, 518; F. Piperno, Gli "eccellentissimi musici della città di Bologna" con uno studio sull'antologia madrigalistica nel Cinquecento, Firenze 1985, pp. 63-65; G. De Florentiis, Storia della Cappella musicale del duomo dalle origini al 1714, in Sei secoli di musica nel Duomo di Milano, a cura di G. De Florentiis - G.N. Vessia, Milano 1986, p. 69; V. Gibelli, La raccolta del Lucino (1608) e lo stile concertante in Lombardia, in La musica sacra in Lombardia nella prima metà del Seicento. Atti del Convegno,( 1985, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 1988, p. 63; J. Ladewig, Introduzione a Canzonas and Capriccio from the "Seconda aggiunta alli concerti raccolti dal molto reverendo don Francesco Lucino", New York-London 1995, pp. XI s.; G. Riccucci, L'attività della Cappella musicale di S. Maria presso S. Celso e la condizione dei musici a Milano tra il XVI e il XVII secolo, in Intorno a Monteverdi, a cura di M. Caraci Vela - R. Tibaldi, Lucca 1999, pp. 296, 301, 311; R. Kendrick, The sounds of Milan, 1585-1650, Oxford 2002, pp. 33, 50, 168, 386, 423 s., 433; M. Toffetti, La Cappella musicale del duomo di Milano: considerazioni sullo status dei musici e sull'evoluzione dei loro salari dal 1600 al 1630, in Barocco padano 2. Atti del X Convegno internazionale sulla musica sacra, ( 1999, a cura di A. Colzani - A. Luppi, Como 2002, pp. 488-490, 499, 507; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, VI, p. 293; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VI, pp. 236 s.; G. Gaspari, Catalogo della Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, Bologna 1893, II, pp. 225, 354-356, 452; C. Sartori, Bibliografia della musica strumentale italiana stampata in Italia fino al 1700, Firenze 1952-68, I, pp. 152 s., 185 s., 226, 231 s., 254-256; II, pp. 47, 56, 71, 76; Id., La Cappella musicale del duomo di Milano. Catalogo delle musiche dell'archivio, Milano 1957, pp. 55 s.; M. Donà, La stampa musicale a Milano fino all'anno 1700, Firenze 1961, pp. 33 s., 37, 58, 85, 107 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, pp. 511 s.; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XV, p. 275; Die Musik in Gesch. und Gegenwart (ed. 2003), XI, col. 550.