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LUNA, Francesco

di Vittorio Mandelli - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66 (2006)
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LUNA, Francesco (Molineri o Molinari della Luna)

Vittorio Mandelli

Nacque a Murano il 14 ott. 1586 da Girolamo di Antonio e da una Fregonio, nipote di Giovanni Domenico Marcot (o Morcot), arcivescovo di Spalato.

Al nome della famiglia, documentata a Murano come Molineri o Molinari, si aggiunse "della Luna", secondo un'usanza frequente presso i maestri vetrai dell'isola, dall'insegna della fornace da vetro di cui era "paron" Antonio Molineri (1564). Come Molineri dalla Luna, furono registrati, cosa indispensabile per esercitare la professione, da Girolamo di Antonio (27 apr. 1603) - nel Libro d'oro dei cittadini originari di Murano - i figli maschi Giacomo, Giovanni Antonio, Domenico e, appunto, Francesco: i soli sopravvissuti, con la figlia Zanetta, di una più numerosa prole.

Niente si sa della sua educazione, anche se si può ipotizzare, secondo gli usi dell'epoca, che il vescovo di Spalato e prozio materno abbia avuto su di lui una qualche influenza, che tuttavia non dovette essere troppo profonda a giudicare dallo stile piuttosto dimesso e discontinuo del suo diario. Sicuro, invece, l'apprendistato nella bottega del padre, passata poi - deceduto questi e cambiato il nome in "all'insegna del Sol" - allo stesso L. e al fratello Giacomo, il quale se ne occupò fino alla morte (24 ott. 1668). La bottega era ben avviata e conosciuta, tanto che Giovanni de' Medici, figlio naturale di Cosimo I, già al servizio della Serenissima come militare e in seguito ritiratosi in palazzo Cappello a Murano, proprio ai Luna rivolse l'invito, presto accettato (1618), di lavorare a Firenze presso il duca Cosimo II. Questi aveva allestito qualche tempo prima, per uso suo e della corte, una piccola fornace da cristalli nel giardino di palazzo Pitti, affidandola al vetraio fiorentino Niccolò Landi (1617), ricordato da A. Neri nella sua Arte vetraria (Firenze 1612; cfr. Taddei e Vetri e vetrai di Murano().

I Luna, Giacomo e il cugino Alvise di Giovanni con alcuni apprendisti, vi giunsero ai primi di agosto 1618, approfittando della consueta chiusura annuale delle fornaci di Murano, probabilmente con un tacito permesso del Consiglio dei dieci, viste le rigide leggi vigenti in materia, e rientrarono a Venezia alla fine di settembre. Furono ancora al servizio del duca nel 1619 e nel 1620, quest'ultima volta portando con loro il L.: dei manufatti prodotti, soprattutto bicchieri e vasi, rimane testimonianza in una serie di Disegni vetrari coevi, opera di Iacopo Ligozzi (Firenze, Galleria degli Uffizi, Gabinetto dei disegni e delle stampe, tavv. 97160-97178, in parte pubblicati in Vetri e vetrai di Murano(). Sono degni di nota i contatti, che peraltro non ebbero alcun esito, che intercorsero al ritorno dal primo soggiorno fiorentino tra il patrizio veneziano Giovanni Francesco Sagredo, su richiesta del suo corrispondente Galileo Galilei (27 ott. 1618), allora al servizio di Cosimo II, e Alvise Luna, allo scopo di perfezionare il procedimento di fabbricazione delle lenti per cannocchiali, problema a cui Galilei si era dedicato sin dal 1609.

L'unica notizia pervenuta fino ai primi anni Venti del Seicento riguarda il matrimonio che il L. contrasse il 1( giugno 1611 con Angela Pizzochero di Bortolomio, di modesta famiglia, che gli dette sette figli. Alcune notizie successive sono ricavabili dal diario, scritto dal L. con il proposito di mostrare "a' miei posteri che il tempo che mi avvanzavo dopo le mie solite fatiche, non era speso in occio" (Venezia, Biblioteca naz. Marciana, Mss. it., cl. VII, 376 [=8955]: Diario di Murano, 1625-1631, c. 191r). La sua intenzione si concretizzò in un manoscritto di 28 fogli, scritti su recto e verso, depositato presso l'allora Libreria Marciana dal Consiglio dei dieci (1795).

Stampato in soli 50 esemplari da V. Zanetti (Venezia 1872), è essenzialmente un susseguirsi, molto discontinuo e lacunoso, di piccoli fatti attraverso i quali il L. ripercorre scampoli della vita di famiglia e del microcosmo muranese, come i rapporti tra i vetrai, e i loro problemi di piccola economia, in anni difficili, con rare digressioni su avvenimenti di politica internazionale, troppo condizionate dalle deboli capacità di analisi dell'autore.

Il Diario di Murano rimane un documento di un certo interesse per alcuni dettagli, come la descrizione della visita di Ladislao (1625) principe di Polonia, che nella vetreria dei Luna "tolse una cassa di christalli" (c. 193r) o di quella successiva (4 apr. 1628) del granduca di Toscana Ferdinando II, per il quale passare per la vetreria dei Luna, visti i trascorsi fiorentini dei vetrai, era quasi un obbligo. Una citazione dotta dai Trionfi di F. Petrarca e il riferimento alla recita di una commedia, il Pantalon imbertonato del pittore romano G. Briccio, nella quale il L. fu protagonista insieme con il medico della Comunità muranese, suo "compare", Pietro Antonio Ciola, testimoniano una latente velleità letteraria nella vita dell'isola, che faceva il verso a quanto accadeva nelle splendide dimore patrizie dell'epoca.

Il manoscritto però è in gran parte solo la registrazione del procedere inesorabile, pur nella sinteticità delle annotazioni e dei commenti, dell'elenco dei morti causati dalla peste del 1630-31: i vicini di casa del L., la moglie (6 genn. 1631) e il figlio appena nato (12 gennaio), la figlia Franceschina (20 gennaio), la sorella Zanetta e "suo marito con doi sue creature" (27 gennaio; c. 213v), quindi un altro figlio (20 marzo), poi il medico Ciola (giugno), e i figli del fratello Giacomo.

L'interruzione, brusca, del diario nell'agosto 1631, e la mancanza di notizie successive, compresa l'assenza del nome nei necrologi dei Provveditori alla sanità e della chiesa di S. Stefano in Murano, fanno supporre che il L. sia morto poco dopo questa data, quando la peste stava ormai declinando, in lazzaretto.

Fonti e Bibl.: Murano, Arch. della Chiesa di S. Pietro Martire, Chiesa S. Stefano, Battesimi, reg. II, c. 94v; IV, c. 125r; V, cc. 15v, 50r, 69r, 95r, 130; VI, c. 36r; Matrimoni, Index matrimoniorum 1607-1613-B, c. 198r; Arch. di Stato di Venezia, Podestà di Murano, b. 136, Civilium, 21 maggio 1624, 12 sett. 1624, 16 sett. 1624; 1( ott. 1624, 24 ott. 1624; Extraordinarium, 5 maggio 1624, 27 sett. 1624, 17 nov. 1624, 22 nov. 1624; b. 201: Libro delle parti(, c. 37r; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, VI, Venezia 1853, pp. 356, 429, 445; Id., Illustri muranesi richiamati alla memoria(, in Auspicatissime nozze Bigaglia Bertolini, Venezia 1858, p. 17; V. Zanetti, Guida di Murano(, Venezia 1866, pp. 300, 362; Id., Diario di Murano di F. L., 1625-1631(, Venezia 1872; Id., Il libro d'oro di Murano(, Venezia 1883, p. 100; G. Soranzo, Bibliografia veneziana, Venezia 1885, p. 762; G. Taddei, L'arte del vetro a Firenze e nel suo dominio, Firenze 1954, pp. 122-124; L. Zecchin, I Luna, vetrai muranesi del XVI e del XVII secolo, in Riv. della Stazione sperimentale del vetro, XIII (1983), pp. 126 s.; Id., Vetri e vetrai di Murano, studi sulla storia del vetro, I, Venezia 1987, pp. 180-185; III, ibid. 1990, pp. 73, 76; F. Trivellato, Fondamenta dei vetrai, Roma 2000, p. 38.

Vedi anche
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