MAFFEI, Francesco
Pittore vicentino, morto a Padova il 2 luglio 1660, di 35 anni, secondo l'atto di morte, ma era forse più vecchio, se fu, come si afferma, allievo di Santo Peranda (morto nel 1638), del quale finì alcuni dipinti a Venezia agl'Incurabili e a San Nicolò dei Tolentini. Da Tiziano (bellissima copia del San Pietro Martire al museo di Vicenza), da Paolo Veronese (replica della sua Adorazione dei Magi nel duomo di Vicenza), dal Rubens, ma più ancora dal vivo esempio, a Venezia, del Fetti, del Ljs e del Prete Genovese, trasse il M. elementi a fecondare il vivacissimo temperamento, gustoso anche nelle figure ammanierate e nei gruppi contorti, e si formò quel suo colorire di gran forza e chiarezza con potenti sbattimenti di luce. Ritornato a Vicenza, dal 1647 al 1657 arricchì la città di opere bellissime. Molto ammirati quivi i suoi grandi lunettoni, in continuazione di quello del Bassano, tutti ora al Museo, dipinti a celebrare i varî podestà (Gaspare Ziani, 1643-45; Gerolamo Priuli col figlio, 1649; Gian Tomaso Pisani, 1656), dove i severi ritratti sono accompagnati da figure allegoriche, nei fondi, sotto cieli luminosi e con vedute della città. Bellissimo pure il grande quadro di Alvise Foscarini, inquisitore del Monte di Pietà: il magistrato tutto di nero, e di rosso i valletti. Nelle chiese vicentine: alle Zitelle, a S. Stefano, a S. Corona, ai Servi (la Trinità), a S. Nicolò (il Paradiso, datato 1657) è largamente affermata la sua genialità di compositore fantasioso e di gran coloritore. Forse senza lasciare l'abituale soggiorno vicentino, dipinse il M. grandi tele anche per Rovigo, dove nella chiesa del Soccorso, detta la Rotonda, troviamo pure grandi composizioni sacre coi ritratti di quei rappresentanti veneziani (Giovanni Cavalli, 1646, Benedetto Civran, 1649), e dipinse anche per Brescia, dove nel duomo vecchio è il gran quadro del Trasporto dei quattro Santi Vescovi, e altri dipinti a San Francesco e alle Grazie.
Il Boschini, geniale poeta e studioso d'arte contemporaneo, grande stimatore del nostro, fa, in una sua poesia, che Vicenza pianga perché il suo M. era passato a Padova. Quivi infatti stanno le sue ultime opere a S. Giustina e ai Filippini, dove la sua Adorazione dei Magi fa vivamente rimpiangere la morte prematura di un pittore di tanto genio, indimenticabile anche come precursore della pittura veneziana (Pittoni e Tiepolo) del Settecento.
Bibl.: N. Melchiori, Vite dei pittori veneti, Manoscr. Marciani 5110 A. C., 344-350; G. Fiocco, in Dedalo, V (1914-25), pp. 219-47; id., La pittura veneziana del Seicento e Settecento, Verona 1929, pp. 28-30.