MAGGIORE, Francesco
Nacque a Napoli intorno al 1715. Studiò composizione sotto la guida di Francesco Durante al conservatorio napoletano dei Poveri di Gesù Cristo dal 1730 al 1735. Nel 1737 divenne maestro di cappella del marchese di Torrecuso, don Luigi Francesco Caracciolo, al quale quello stesso anno dedicò la sua prima opera: si tratta della "commedea pe' mmuseca" intitolata Lo Titta, rappresentata a Napoli nella stagione di carnevale al teatro della Pace.
Una testimonianza preziosa su un breve soggiorno romano del M. è costituita dal ritratto-caricatura che Pier Leone Ghezzi, con il consueto acume, realizzò del compositore nel maggio del 1739 in occasione di un'accademia di musica tenutasi nella casa dello stesso pittore. Il disegno (Biblioteca apost. Vaticana, Ottob. lat., 3117, c. 36), nel quale il M. è raffigurato in piedi con uno spartito fra le mani nell'atto di cantare, è corredato dalla seguente didascalia: "Francesco Maggiore compositore di musica bravo, il quale venne a Roma con due cantarine e disse che haveva naufragato, e sbarcò a Nettuno; il quale stiede in Roma 7 o 8 giorni, e poi partì da Roma con le sue cantarine alli 24 di maggio di 1739 per Livorno. Il medesimo lassò in Napoli la moglie con due figli, e partì per far fortuna, senza nisun assegniamento, con una delle cantarine [che] si chiamava Cecia alla quale gli dava lettione il medesimo Francesco Maggiore, il quale venne a cantare alla mia accademia di musica e cantava con un sommo gusto" (cfr. Rostirolla, p. 333).
Dopo qualche anno il M. cominciò a viaggiare per l'Italia centrosettentrionale, dove vennero rappresentate numerose sue opere; fu dapprima a Gorizia, nel 1742, poi a Bologna, anche come direttore degli spettacoli: per questa piazza compose una serenata dedicata "alla nobilissima e generosissima armata spagnola", arricchita dalle coreografie di Bortolo Ganassetti. Altra tappa fu Udine, sempre con mansione di direttore degli spettacoli, dove venne rappresentata una sua cantata celebrativa. L'anno successivo si mosse tra Ferrara e Reggio Emilia, dove compose alcune arie per il Demofoonte di Chr.W. Gluck; nel 1744 creò per Rimini, su libretto di C. Goldoni, una serenata per le nozze dell'arciduchessa Marianna d'Austria con il principe Carlo di Lorena e il Siface in occasione della fiera annuale di Rovigo.
Nel 1744 il M. rappresentò un dramma per musica a Livorno e l'anno successivo compose un'opera per Venezia: si tratta de I rigiri delle cantarine, un dramma giocoso arricchito dalle scenografie di Pietro Zampieri e dalle coreografie di Giuseppe Maria Fortini. Nello stesso anno sue opere vennero date a Faenza e a Bologna (dove presentò una cantata in occasione del matrimonio di Lucrezia Corner con Vincenzo Pisani, dedicata a "Elisabetta Cornaro procuratessa Foscar").
Successive tappe professionali furono Ferrara (1746) e Trento (1747), dove partecipò alla stesura di un Artaserse composto per la fiera di S. Vigilio. Nel 1749 fu a Verona, dove, in occasione della rappresentazione del Demetrio, dedicato a Canziana Corner, si produsse anche come regista insieme con Andrea Cattani, avvalendosi delle scenografie di Francesco Galli Bibiena e Gian Antonio Paglia. Dopo Venezia (1751), il M. risulta attivo a Graz (1753), dove mise in scena lavori già rappresentati in Italia, oltre a comporre un nuovo dramma per musica, Cesare in Egitto.
Nella sua produzione, prevalentemente operistica, il M. presenta il tipico eclettismo del periodo, spaziando tra i generi più in voga e servendosi di frequente di testi ben collaudati; non sfugge, come è naturale, alle richieste della committenza, come si evince dalle composizioni celebrative: si ricordano, al riguardo, quella destinata alla nobiltà veneta alla fine del carnevale del 1762 e quella destinata a celebrare il matrimonio dei nobili Francesco Cavassini e Angiola Buri (Ferrara 1746). Rimangono tracce anche di una produzione minore, che si sostanzia in numerose arie per voce sola, alcune delle quali, per tenore e basso continuo, composte nel 1743 e nel 1747 per il teatro veneziano di S. Moisè (rispettivamente Croie vu ma bell' e Deh non lasciarmi ingrata: Venezia, Biblioteca del Conservatorio B. Marcello, Correr, bb. 43.22, 43.34).
Secondo Eitner tra il 1763 e 1764 diresse alcuni concerti a Francoforte. Dopo quella data il M. si stabilì in Olanda, dove morì in povertà intorno al 1782.
Si ha notizia di una figlia, forse identificabile con quella Angelica andata in sposa al tenore Giuseppe Gallieni. Il M. viene inoltre ricordato anche come valente imitatore dei versi degli animali e del canto degli uccelli: in tale veste si esibì in numerosi teatri.
Opere: Lo Titta, opera comica (libretto di G. D'Arno; Napoli, carnevale 1737, teatro della Pace); Nerone, dramma per musica in forma di pasticcio (A. Piovene; Gorizia, carnevale 1742, teatro Nuovo); Aminta, serenata a quattro voci (Bologna, 1 nov. 1742, teatro Formagliari); Cantata a quattro voci (Udine 1742); Il Temistocle, dramma per musica (P. Metastasio; Ferrara, 30 genn. 1743, teatro Bonacossi); 7 arie per il Demofoonte di Chr.W. Gluck (Reggio Emilia, 1743, teatro Nuovo); La pace consolata, serenata (C. Goldoni; Rimini, 7 genn. 1744); Siface, dramma per musica (Metastasio; Rovigo, 10 ott. 1744, teatro Venezij); Caio Marzio Coriolano, dramma per musica (P. Pariati; Livorno, autunno 1744); Merope, dramma per musica in forma di pasticcio (Faenza, Accademia dei Remoti, carnevale 1745); I rigiri delle cantarine, dramma giocoso (B. Vitturi; Venezia, autunno 1745, teatro S. Cassiano; Genova, 1746, teatro S. Agostino); In occasione delle felicissime nozze, cantata pastorale a tre voci (A. Schiavetti, Bologna, 1745); Per le acclamatissime nozze, azione drammatica per introduzione al ballo (Ferrara, 1746); Artaserse, dramma per musica in forma di pasticcio (Metastasio; Trento, 24 giugno 1747, teatro Nuovo; Graz, carnevale 1753, Tummelplatz); Il Demetrio, dramma per musica in forma di pasticcio (Id.; Verona, Accademia filarmonica, 1749; Graz, Tummelplatz, 1753); recitativi e alcune arie per Statira (C. Goldoni; Venezia, fiera dell'Ascensione 1751, teatro S. Angelo); Cesare in Egitto, dramma per musica (Graz, carnevale 1753, Tummelplatz); Il non so che, opera buffa (Bergamo, 1757); Li scherzi d'amore, intermezzo per musica a 6 voci e 3 parti (Venezia, 2 febbr. 1762, teatro S. Angelo); Serenata dedicata alla nobiltà veneta (testo "del signor N.N. Spalatino, autore del libretto intitolato l'Impostore"; Venezia, carnevale 1762, teatro S. Angelo); Ecloga pastorale (G.C. Pasquini; Esterházy, s.d.).
Fonti e Bibl.: G. Rostirolla, Musicisti della scuola napoletana nei disegni di P.L. Ghezzi eseguiti tra il 1718 e il 1754, in Nuova Riv. musicale italiana, n.s., VII (2004), 3, pp. 324, 326 n., 333; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VI, p. 274; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, p. 8; Enc. della musica Ricordi, III, p. 71; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 570; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Indici, I, pp. 410 s.; The New Grove Dict. of music and musicians, XV, pp. 583 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, (ed. 2004), XI, Personenteil coll. 802 s.