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MANTICA, Francesco

di Lara Sonja Uras - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 69 (2007)
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MANTICA, Francesco

Lara Sonja Uras

Nacque a Reggio Calabria il 23 dic. 1875 da Ignazio e da Antonietta Vernì. Appartenente a una importante famiglia reggina, ricevette i primi rudimenti della musica dal padre. Dopo gli studi classici, terminati nel 1893, si stabilì a Roma, dove seguì il corso di composizione presso il liceo musicale di S. Cecilia, che terminò nel 1901 alla scuola di Stanislao Falchi. Esordì in pubblico nel 1905 con un quartetto per archi in do minore eseguito alla presenza della regina Margherita dal quartetto di corte (l'andante e lo scherzo, trascritti dall'autore per orchestra d'archi, furono diretti da B. Molinari all'Augusteo nel 1912) e una sonata in fa minore per pianoforte. Per i testi di alcuni lavori collaborò inizialmente con il fratello Giuseppe, noto scrittore e uomo politico legato a importanti personalità della cultura italiana dell'epoca.

La produzione musicale del periodo giovanile oscilla tra suggestioni dannunziane e regionalismo. Le opere teatrali, Libérta, su libretto del fratello Giuseppe, e Faleria (O. Schanzer), non furono mai messe in scena. Forse a seguito della scomparsa precoce di Giuseppe (1907), nonostante gli incoraggianti esordi, il M. rallentò l'attività compositiva privilegiando quella di bibliotecario e musicologo. Nel febbraio del 1922 furono diretti all'Augusteo da Molinari i tre Canti d'amore del M. per soprano e orchestra.

Nominato cavaliere ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - e in seguito accademico di S. Cecilia (1° giugno 1913) -, il M. insegnò canto nelle Scuole normali, fu bibliotecario dell'Accademia filarmonica romana, direttore della Biblioteca musicale governativa di S. Cecilia e di quella dell'Accademia di S. Cecilia fino al 1948.

Si occupò di ricerca musicologica pubblicando in facsimile importanti lavori del passato, tra cui, nella collana da lui diretta, "Prime fioriture del melodramma italiano", la Rappresentatione di anima, et di corpo di E. de' Cavalieri (Roma 1912) e Le nuove musiche di G. Caccini (ibid. 1930).

Nel 1937 pubblicò a Roma il volume Fondamenti fisici della musica secondo i programmi degli istituti musicali. Nel dicembre 1940 fu nominato dal ministero dell'Educazione nazionale ispettore bibliografico onorario per i fondi musicali esistenti nelle biblioteche e nelle raccolte pubbliche e private del Regno. Il suo lavoro si svolse prevalentemente nella capitale, dove fu anche professore di armonia, storia ed estetica musicale presso l'Istituto nazionale di musica e direttore e insegnante nel liceo musicale Isabella Rosati di Roma.

Riprese con fervore l'attività compositiva in tarda età, intorno agli anni Quaranta. L'attenzione alla melodia si accompagna nelle sue composizioni a una notevole ricchezza ritmica e timbrica. In particolare nella produzione per orchestra emergono l'influsso del sinfonismo russo e quello dei poemi respighiani. L'interesse che ripose nella ricerca e nell'utilizzo di melodie tradizionali calabresi rivela in M. il forte e duraturo attaccamento alla sua terra d'origine.

Il M. morì a Roma il 19 maggio 1970.

Tra i suoi lavori, spesso inediti e privi di indicazione di data (conservati presso l'archivio di famiglia, le biblioteche del Conservatorio e dell'Accademia nazionale di S. Cecilia e dell'Accademia Filarmonica romana), si ricordano, oltre alle opere citate: la coreografia in due quadri Nei gorghi; L'ultimo bacio. Ermengarda morente per soli, coro femminile, orchestra e organo; Canti d'amore per soprano e orchestra e Rapsodia calabra per tenore e orchestra (1967); per orchestra: la sinfonia in do minore; la suite Les orientales (da V. Hugo); Allegro appassionato e Allegro festoso (Festa in paese, 1960); Tema e variazioni; per coro: la fantasia coreografica Omaggio a Tersicore (1966); L'Italia redenta; Litanie e lodi alla B. V. (1967).

Musica da camera: quartetto per archi in do minore (1905); per violino e pianoforte: sonata in do maggiore (1947); Romanza (1947); Piccola pastorale; per violoncello e pianoforte: Allegro appassionato; Canzone e Tarantella fantastica; per pianoforte: Sonata drammatica in fa minore; Momento musicale; Suite (romanza, tramonto, capriccio); Tempo di valzer; Rimpianto; Trittico (ninna-nanna a pupa, sogno, risveglio, 1942); Carillon (1942); Novelletta; Giardino al chiaro di luna; Quattro ghiribizzi (volubile, volitante, voluttuoso, volitivo, 1947, poi trascritti per orchestra nel 1965); Festa di maschere (1947); per organo: Elevazione (1961); Implorazione; liriche per canto e pianoforte: Caccia d'amuri (G. Meli; Roma 1893); A canzuna d'i calabrisi (N. Giunta; versione per pianoforte, Roma 1950), Malinconie vespertine (G. Mantica, 1930); Ondeggiano i letti di rose (G. D'Annunzio, 1930); Eco; Passa la nave mia (H. Heine, 1946); due canzoni spagnole: La Jitana e Habanera (1947); Ninna-nanna (1947); Viaggio al Nirvana (M. Sassanelli, 1947); Serenata capricciosa; A Ebe; Città dei sogni: alla città di Reggio Calabria, oltre a varie Canzoni calabresi. Inoltre elaborò l'Ode per il giorno di S. Cecilia di G.F. Händel, di cui curò anche la traduzione dall'inglese e l'adattamento ritmico del testo poetico di J. Dryden (eseguita nel 1954 sotto la direzione di V. Gui); trascrisse tre composizioni di G. Carissimi: Militia est vita hominis, Surgamus, Suscitavit Dominus (eseguite per la prima volta nel 1954); curò la revisione di Lamentationes Ieremiae prophetae di E. de' Cavalieri (Padova 1960); scrisse numerosi saggi, soprattutto per l'Annuario dell'Accademia nazionale di S. Cecilia, oltre che in riviste musicali (in particolare Pietà, Signor! Una delle ultime pagine di G. Verdi, in Rassegna dorica. Cultura e cronaca musicale, XII [1941], 3, pp. 44-47, riguardante una composizione di Verdi, nel 1894, su richiesta del fratello del M., Giuseppe, per i terremotati di Calabria e Sicilia).

Fonti e Bibl.: R. Zanetti, La musica italiana del Novecento, I, Busto Arsizio 1985, pp. 154, 359, 378, 395; N. Sgro, F. M. compositore e musicologo reggino, in Brutium, n.s., II (2001), 3, p. 24; Indice biogr. italiano (Saur), München 2002, p. 2151; Panorama biogr. degli Italiani d'oggi, a cura di G. Vaccaro, II, Roma 1956, p. 930; Acc. nazionale di S. Cecilia, Annuario 1959-1960, pp. 14, 166-168; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, pp. 298 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, pp. 27 s.; R. Allorto - A. Ferrari, Diz. di musica, p. 275; A. Della Corte - G.M. Gatti, Diz. di musica, p. 371; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 621.

Vedi anche
Giustiniani, Benedetto Cardinale (Chio 1554 - Roma 1621); noto per la sua cultura giuridica, entrò nel Sacro Collegio nel 1586. Legato a Bologna dal 1606, riuscì a sedare i conflitti delle fazioni in Romagna, facendo però uso di metodi troppo rigidi, che ne determinarono il richiamo nell'estate del 1611. Pisani, Francesco Ecclesiastico (Venezia 1494 - Roma 1570), protonotario apostolico, poi creato cardinale (1518) e commendatario di S. Maria in Porticu (1528-41). Durante il sacco di Roma, rimase fedele a Clemente VII e fu perciò trattenuto da Carlo V in ostaggio a Napoli. Ebbe inoltre l'amministrazione di numerose diocesi ... Aldobrandini, Pietro Cardinale (Roma 1571 -ivi 1621), nipote di Clemente VIII; dopo l'elezione dello zio al pontificato, fu nominato avvocato concistoriale e quindi (settembre 1592) affiancato al cugino Cinzio nella segreteria di Stato, dove ben presto accentrò nelle sue mani tutto il potere; in questa carica, tra l'altro, ... Gregòrio XIV papa Gregòrio XIV papa. - Niccolò Sfondrati (Somma Lombardo 1535 - Roma 1591); dopo studî giuridici a Perugia e Padova e laurea a Pavia, abbracciò la vita religiosa e fu (1560) nominato vescovo di Cremona. Nel Concilio di Trento sostenne il punto di vista, accettato solo dopo molti contrasti, che il vescovo ...
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màntica
mantica màntica s. f. [dal gr. μαντική (τέχνη), der. di μάντις «indovino»]. – Arte della divinazione, nel mondo antico. Come termine filosofico (già presente in Platone per esprimere una capacità «divinatrice» propria delle anime più elevate...
màntice
mantice màntice (ant. màntico, màntace, màntaco) s. m. [lat. mantĭca «bisaccia»]. – 1. a. Apparecchio atto a produrre un soffio d’aria, usato soprattutto nella metallurgia dei popoli antichi e, attualmente, in piccole fucine artigiane,...
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