MARCHETTI, Francesco
Nacque a Presson di Monclassico, in Val di Sole, nel Trentino, nel 1641 da Giovanni; non è noto il nome della madre. Dalle opere rimaste si può supporre una formazione veneta e ipotizzare un viaggio a Roma, dove poté entrare in contatto con l'ambiente di Pietro Berrettini da Cortona e soprattutto con le sue opere in palazzo Barberini. Il modo di dipingere del M. è infatti caratterizzato da "quello stile magniloquente e quella gonfiezza di forme", che denota tuttavia "un pittore di qualità francamente molto modeste" (Rasmo, Terzo contributo…, pp. 61-64).
Per essere accolto come cittadino di Trento, il 13 ott. 1664 si impegnò con il Magistrato consolare a realizzare alcuni quadroni, rappresentanti avvenimenti storici della città, del valore complessivo di 100 ongari. Le pitture, non conservate, furono concluse il 19 nov. 1665, a eccezione di due tele, che i consoli avevano richiesto fuori dal contratto, compiute il 3 dicembre successivo.
Nel marzo 1666 sposò a Trento Lucia Sinistraro che nel 1668 gli diede un figlio, Giovanni Francesco, morendo però di parto. Nel 1669 il M. si recò a Bressanone presso il principe-vescovo Sigismondo Alfonso Thun, che lo nominò pittore di corte nel 1670, e in quell'anno sposò a Trento Margherita Domenica Betto. Pochi mesi dopo acquistò alcuni terreni a Vigo Meano, ma non riuscì a pagarli entro la scadenza fissata; per questo motivo l'8 apr. 1671 vendette ad Antonio Sardagna per 220 ragnesi una terra "in Lidorno", nel luogo "alle Nogarole" (Lunelli, p. 185). In città eseguì una tela con la Decapitazione di s. Genesio (firmata "Franciscus Marchettus pingebat 1673") per la non conservata cappella della Morte, e intorno al 1675 un olio con Ercole che uccide gli uccelli stinfalidi in palazzo Thun, ispirandosi a un riquadro dell'affresco di Pietro da Cortona nel salone di palazzo Barberini.
Nel corso degli anni Settanta sembra aver lasciato Trento in più di un'occasione. Fra il 1673 e il 1676 dovette essere a Ferrara, dove ritrasse il cardinale legato Sigismondo Chigi, e per l'interessamento di quest'ultimo ottenne il titolo di cavaliere dello Speron d'oro. Alla fine del decennio fu invece attivo in ambito veneto, nonostante nel 1679 risulti abitare a Trento in contrada S. Maria Maggiore. Nel 1677 dipinse a Verona il Ritratto del canonico Antonio Maffei (Verona, Museo canonicale), che ne attesta le doti di ritrattista; e nel 1679 eseguì una tela per la chiesa di S. Bartolomeo a Vicenza, oggi perduta, con la rappresentazione di Un vescovo che battezza un pagano firmata "Eques Franciscus Marchetus faciebat". Il 13 apr. 1680, nel corso di un viaggio per lavorare forse a Verona, fu internato nel lazzaretto della città scaligera in quarantena preventiva con la moglie, due figli piccoli, la serva Domenica e tre giovani aiutanti: Matteo Marchiori, Antonio Alessandrini, Pietro Remelino, tutti di Trento; e fu rilasciato il 13 maggio.
Nel 1682, quando eseguì alcuni dipinti per la chiesa di Salorno, il M. aveva già lavorato in Boemia, a Praga e nel castello di Friedland (che apparteneva ai conti Galasso, di origini trentine), oltre che a Breslavia, nella Slesia.
Nel 1686 realizzò la pala, che sembra risentire di un influsso della pittura di Pietro Ricchi, raffigurante lo Sposalizio mistico di s. Caterina d'Alessandria ed altri santi, per la chiesa di S. Caterina a Pizzano di Vermiglio, in Val di Sole, firmata e datata "Eques Franciscus Marchet. f. 1686". Nello stesso anno spedì da Trento alcune opere a Cles e Tassullo, che non si sono conservate.
Il 18 maggio 1687 era a Innsbruck, da dove inviò una lettera a Leone Leoni Montanari di Vicenza, che sembra avesse scritto al M. chiedendogli una sua opera. In essa egli raccontava di aver fatto "a Bolgiano il Ritratto in grande dell'Ecc.za Rev.ma del Sig. Commendatore Teutonico conte di Tun e poi quello di Monsignor Vescovo e Prencipe di Bressanone"; mentre a Innsbruck aveva dipinto il "Ritratto di Monsignor Prelato di Naestaf, che hor si trova quivi, et hora faccio quello del sig. Conte Staremberg" (Fasolo, p. 376). Nel congedarsi si offriva per eventuali lavori nel palazzo Leoni Montanari a Vicenza, iniziato nel 1678.
Dopo la sosta a Innsbruck nel 1687 e prima dell'ottobre 1688, quando il M. si trovava a Praga, si dovrebbe porre (Artini) la realizzazione di un ciclo pittorico con tele di soggetto mitologico e allegorico in una sala al primo piano di palazzo Bortolazzi a Trento, dove potrebbe avere avuto come aiutante il figlio Giovanni Francesco: una committenza, quella dei Bortolazzi, che ebbe quale sicuro episodio la realizzazione della pala, firmata e datata "Eques Marchetti Fac. 1688", con la Madonna con il Bambino e i ss. Sebastiano e Rocco per l'altare ligneo della cappella gentilizia di S. Rocco, annessa alla villa di famiglia a Vattaro, nei dintorni di Trento.
Grazie alle famiglie Prato e Thun fu chiamato a Passavia, dove eseguì pitture per il capitolo della cattedrale (opere di cui non si hanno ulteriori informazioni); ma dopo breve tempo fu licenziato. Si spostò quindi a Vienna al servizio del conte Venceslao Adalberto von Sternberg e di lì a Praga per lavorare alla decorazione del suo castello "di Troia" fra l'autunno del 1688 e l'anno successivo.
Con l'aiuto del figlio Giovanni Francesco, il M. decorò cinque soffitti con scene mitologiche e simboliche. Nella scena con Venere che affida Enea a Ettore sono evidenti i richiami all'analogo soggetto dipinto da Pietro da Cortona in palazzo Pamphili a Roma; mentre l'Apoteosi della baronessa Maltzahn, moglie del committente, rievoca nelle figure i modelli di Paolo Caliari, detto il Veronese, della villa di Maser.
Certo in ragione della consistenza delle commissioni - nel 1689 lavorava nel castello di Roudnice decorando due sale e la cappella, dove dipinse la pala d'altare con una Natività - in quel periodo decise di far venire la famiglia in Boemia e di stabilirvisi. Nel 1690 proseguì l'attività nel castello di Troia, affrescando la sala degli Amori e la cappella, anche se il rapporto con il conte Sternberg si deteriorò fino alla rottura e alla partenza del M., che poco dopo trovò impiego decorando alcune sale di palazzo Lobkovic a Praga e realizzò una pala con la Morte di s. Venceslao per la chiesa di S. Gerolamo di Sedlec.
Non vi sono notizie certe sul luogo e la data di morte del M., ma è possibile che egli sia morto al suo rientro in patria, poco dopo il 1691.
Il figlio Giovanni Francesco, nato a Trento il 18 febbr. 1668 dal matrimonio con Lucia Sinistraro, e per il quale non si esclude una formazione veneta, lavorò presso la bottega dal padre, con il quale collaborò forse già a Trento in palazzo Bortolazzi, a Passavia e nel castello di Troia, dove tutti i soffitti delle sale sono firmati "Eques Franciscus Marchettus una cum Johanne Francisco filio faciebat 1689". Attorno al 1690 dipinse il quadrone che rappresenta L'ambasciata di Zdenko Sternberg al re di Francia Carlo VII nel 1453, nel castello del conte di Sternberg. L'opera è firmata "Eques Marchetti una cum filio pingebat". Nel 1692 realizzò la pala con l'Angelo custode per il castello di Pyšely. Dipinse nature morte, e fu anche incisore. Nel 1688 riprodusse il quadro del M., eseguito nello stesso anno, con Cristo e la samaritana al pozzo (Rusconi, p. 45); nel 1689 rappresentò Un bambino circondato di fiori che dorme sulla croce e replicò due dipinti di Paolo Veronese: un gruppo della Presentazione al tempio e Simeone con Gesù Bambino. Realizzò anche alcune stampe per il conte di Sternberg. Morì a Praga il 5 maggio 1694.
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