MARERIO, Francesco
MARERIO (Mareri), Francesco. – Non è nota la data della sua nascita, che, sulla base degli incarichi di Curia, può presumibilmente collocarsi nell’ultimo quarto del XIV secolo. Appartenente a una famiglia romana di antica nobiltà, originaria del feudo di Mareri nei pressi di Rieti, e nipote del cardinale di S. Angelo Pietro Stefaneschi, dovette avviarsi alla carriera ecclesiastica in giovane età.
Faceva parte dei canonici di S. Maria in Trastevere e ricopriva l’incarico di notaio apostolico quando papa Martino V lo scelse come vescovo di Brescia, pur avendo, secondo Gradenigo, soltanto gli ordini minori. Sempre secondo quest’ultimo, la nomina va fatta risalire al gennaio del 1418, tuttavia negli ultimi mesi di quell’anno il M. non era ancora entrato in possesso dei beni vescovili. Eubel (Hierarchia catholica, I, p. 147) colloca perciò tale nomina al 30 genn. 1419, periodo in cui il M. probabilmente raggiunse la sua sede con l’appoggio dei Visconti. Già l’anno successivo, però, egli si allontanò da Brescia sia a causa dell’ostilità mostratagli dai cittadini, i quali speravano nella scelta, dopo tanto tempo, di una personalità locale, sia per la difficile contingenza politica. La sua presenza intermittente caratterizzò l’intero episcopato.
Non sono note altre notizie sul M. fino al 1427, quando i gravi rovesci subiti dal duca di Milano Filippo Maria Visconti contro la lega veneto-fiorentina, in particolare la sconfitta di Maclodio (12 ottobre), comportarono il passaggio definitivo del territorio bresciano sotto il dominio di Venezia, situazione ratificata con la pace di Ferrara dell’anno successivo. Un importante ruolo di mediazione era stato svolto dal cardinale Niccolò Albergati, incontrato il 21 genn. 1427 dal M. e accolto festosamente in città dai cittadini bresciani il 18 apr. 1428 come artefice della pace.
La situazione più sicura aveva dunque permesso al M. il rientro nella sua sede già nel 1427 e in tale occasione sembra sia stato accompagnato da Bernardino da Siena, che a Brescia aveva predicato nel 1421 e nel 1422: evidentemente il M. sperava che l’ardente parola del francescano potesse favorire il ristabilirsi della concordia cittadina e, in questa direzione, si spiega il suo appoggio al francescanesimo osservante. Il M. curò tuttavia di circondarsi di persone fidate e appartenenti all’ambiente bresciano: tra essi il noto umanista Bartolomeo Bayguera – conosciuto a Roma quando questi era al servizio del cardinale Stefaneschi –, che egli nominò cancelliere e segretario vescovile (almeno dal 1429), infeudandolo di alcuni beni.
Negli atti compiuti dal M. durante questo secondo soggiorno bresciano è possibile cogliere le linee di quel rinnovamento istituzionale e di riforma disciplinare che sarà sviluppato appieno dai suoi successori.
Al primo aspetto appartengono infatti l’affidamento del convento di S. Onorio sui Ronchi ai minori osservanti (1423) e della parrocchia di S. Alessandro – con i benefici delle chiese di S. Desiderio e di S. Stefano in Castello – ai serviti (1432), giunti due anni prima in città; l’introduzione dei canonici di S. Agostino nell’antica chiesa urbana di S. Giovanni de Foris, dove il M. intervenne anche per il rinnovo dell’ospedale con la nomina di un nuovo rettore (1432), e dei canonici regolari lateranensi in S. Salvatore al Rebuffone (1436), nonché quella dei canonici di S. Giorgio in Alga a S. Pietro in Oliveto (1437).
Sul piano disciplinare prese provvedimenti nei confronti del monastero di Maguzzano; intervenne contro la decadenza disciplinare dei monaci di S. Faustino, richiamati al rispetto della regola e nel 1427 sottoposti all’abate riformatore Teofilo Michiel, al quale nel 1428 il M. affidò anche la guida del cenobio di S. Eufemia; nel 1430 e nel 1433 agì contro gli agostiniani di S. Barnaba e nel 1435 fece allontanare alcune benedettine dal monastero dei Ss. Cosma e Damiano.
A queste iniziative il M. affiancò il consolidamento di altri istituti, concedendo privilegi e donativi alle discipline (le confraternite di flagellanti o disciplinati) della Carità del duomo e alle chiese di S. Cecilia nella Cittadella e di S. Bartolomeo in Castro; inoltre, nel 1420 aveva messo mano alla riforma degli statuti del capitolo della cattedrale.
Il M. intervenne anche nella riorganizzazione dei beni della mensa vescovile, la cui amministrazione era stata affidata, l’11 dic. 1429, al canonico Bartolomeo Cartolari di Verona e all’arciprete di Gemona Nicola Spartini, nominati dal M. suoi vicari «in temporalibus et spiritualibus».
Libri di livello, registri di censo e numerose carte di investitura confermano la sua opera di tutela del patrimonio episcopale e lo sforzo di razionalizzare le entrate: tutti interventi di cui resta abbondante testimonianza documentaria. Il M. si propose, inoltre, di ricostruire il vetusto palazzo vescovile: a tale scopo chiese dapprima l’aiuto delle autorità veneziane, quindi, tardando questo, avviò i lavori di propria iniziativa nella parte orientale del brolo, fuori dalla cittadella nuova sul retro delle cattedrali; la costruzione, più volte interrotta dalla ripresa del conflitto, giunse a compimento con il favore cittadino.
L’opera pastorale del M. fu, d’altra parte, resa più difficile dai periodici allontanamenti dalla sede, cosa non rara per i vescovi dell’epoca. Nel 1430 nuove divergenze con la cittadinanza lo avevano spinto a lasciare Brescia, ma a mantenerlo lontano intervenne pure l’apertura del concilio di Basilea (1431). Il M. vi si recò, facendosi forse accompagnare da Bayguera. Un documento attesta la sua partecipazione alla congregazione generale del 22 maggio 1433 (cfr. Concilium Basiliense) dove appare schierato con i sostenitori di Eugenio IV contro l’orientamento conciliarista della maggioranza, al punto da essere addirittura arrestato e liberato solo con il pagamento di una somma di 30 ducati; la notizia in verità è dubbia, anche perché agli inizi del 1434 proprio il M. fu inviato dai padri, insieme con Pietro Del Monte, in ambasciata al pontefice in Firenze, dove questi si era rifugiato a causa dell’ostilità dei Colonna, con un evidente ruolo di mediatore tra le parti. Da lì i due legati partirono alla volta di Roma per ottenere la liberazione del nipote del papa, il cardinale Francesco Condulmer, conseguita solo dopo lunghe e difficili trattative. Sulla via del ritorno, però, il M. e Del Monte furono catturati dal capitano di ventura Bartolomeo da Gualdo, al soldo di Niccolò della Stella, e tradotti prigionieri a Castelnuovo, fino a quando occorse a liberarli, più che le proteste del papa, un riscatto di 3000 ducati, del quale il M. fu indennizzato dalle autorità di Brescia con un sussidio di 500 lire planette.
Tornato in città nel 1436, se ne allontanò di nuovo l’anno seguente – poco dopo aver inaugurato il palazzo vescovile – per sfuggire al conflitto tra Milano e Venezia, culminato nel durissimo assedio di Brescia da parte di Niccolò Piccinino (1438) e alla seguente ondata di peste e di carestia che flagellò il territorio. Nel 1439 partecipò al concilio di Firenze, accompagnato dall’abate di S. Faustino Gabriele Avogadro.
Il disinteresse mostrato dal M. in quei difficili momenti spinse le autorità bresciane a chiedere insistentemente a Eugenio IV la sua rimozione (17 giugno 1440); dopo un’inchiesta condotta dal vicario generale di Verona, il 23 marzo 1442 egli fu trasferito nelle sede laziale di Corneto e Montefiascone e sostituito da Pietro Del Monte.
A Corneto il M. prese il posto di Bartolomeo Vitelleschi, schieratosi con l’antipapa Felice V dal quale aveva ottenuto il cappello cardinalizio.
Unica testimonianza di questo periodo sono alcuni documenti, raccolti nella Margarita Cornetana e utilizzati dall’erudito locale seicentesco Mutio Polidori nella stesura della sua cronaca cittadina, che attestano un conflitto tra il M. e la sua comunità, tra il 1445 e il 1446, riguardo alla fornitura e al prezzo del sale, sui quali i Cornetani godettero di condizioni di favore dopo il trasferimento della loro salaria a Civitavecchia. Di fronte alle pretese del M., che era anche governatore del Patrimonio, i Cornetani si rivolsero al papa, che intervenne sia in prima persona sia attraverso il cardinale Ludovico Scarampo, patriarca di Aquileia e camerlengo apostolico, intimando al M. di rispettare la prassi consuetudinaria e garantendo in proposito i cittadini.
Il M. morì, presumibilmente a Corneto, nel 1449, prima del 21 luglio, quando risulta nuovamente vescovo di Corneto Vitelleschi, riconciliatosi con il nuovo pontefice Niccolò V.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Brescia, Fondo di religione, bb. 2, reg. 2 (aa. 1421-37; possedimenti sparsi per la diocesi); 16, regg. 1 (a. 1429), 2-3 (a. 1428), 4 (aa. 1428-38), 5 (aa. 1440-46); Brescia, Archivio vescovile, Fondo mensa, bb. 15: Episcopatus Brixiae (aa. 1421-25); 16: Livella episcopatus, I (aa. 1421-34); II (aa. 1435-42); 18: Entrata del vescovado di Brescia, ossia Ricevutario per l’anno 1440; 69: Liber feudorum episcopatus Brixiae… (aa. 1421-49); 73: Liber magister pro libellariis et contribuentibus (aa. 1408-40); 75: Libro scosside in generale per il vescovato (aa. 1410-26); 76: Iura in causa reductionis livellorum Riperie (aa. 1430-35); 77: Instrumenta livellariorum (aa. 1428 ss.); 78: Investiturae livellorum episcopatus Brixiae (aa. 1419-21, 1423-64); 84: Carte di livello, designamenti e diritti vari (Vobarno, 1435), Liber debitorum episcopatus (1433-34; Bagnolo, 1436; Ono, 1438); La mesticanza di Paolo di Lello Petrone (18 ag. 1434 - 6 marzo 1447), a cura di F. Isoldi, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XXIV, 2, pp. 5 s.; B. Faino, Coelum Sanctae Brixianae Ecclesiae, I, Brixiae 1658, p. 41; J.H. Gradenigo, Pontificum Brixianorum series, Brixiae 1775, pp. 331-337; M. Polidori, Croniche di Corneto, a cura di A.R. Moschetti, Tarquinia 1977, pp. 151, 243 s.; A. Zanelli, Predicatori a Brescia nel Quattrocento, in Arch. stor. lombardo, XXVIII (1901), t.1, pp. 85-89; Id., Pietro Del Monte, ibid., XXXIV (1907), t. 1, pp. 332 s.; XXXIV (1907), t. 2, pp. 46-48, 64, 86-89; P. Guerrini, Viaggiatori e pellegrini bresciani…, in Riv. di scienze storiche, VII (1910), 2, pp. 71-74, 81; L.F. Fè d’Ostiani, Il vescovo F. M., in Brixia sacra, II (1911), pp. 177-190; P. Guerrini, Bagnolo Mella. Storia e documenti…, in Monografie di storia bresciana, III (1926), pp. 112 s., 137-139; Id., Il monastero di S. Faustino Maggiore…, in Memorie storiche, II (1931), pp. 79-82; C. Violante, La Chiesa bresciana nel Medioevo, in Storia di Brescia, I, Brescia 1963, pp. 1120-1122; A. Cistellini, La vita religiosa nei secoli XV e XVI, ibid., II, ibid. 1963, pp. 401-407; A. Mariella, Le origini degli ospedali bresciani, Brescia 1963, pp. 24, 206-208; Concilium Basiliense. Studien und Quellen…, II, a cura di J. Haller, Nendeln 1971, p. 410; A. Fappani - F. Trovati, I vescovi di Brescia, Brescia 1982, pp. 126-128; Repertorio di fonti medioevali per la storia della Val Camonica, a cura di R. Celli et al., Milano 1984, pp. 198-207, 215, 223; M.L. King, Umanesimo e patriziato a Venezia…, II, Roma 1989, p. 596; I. Bonini Valetti, La Chiesa dalle origini all’inizio del dominio veneziano…, in Diocesi di Brescia, a cura di A. Caprioli et al., Brescia 1992, pp. 57-60; M. Ferrari, Mira brevitate: Orosio e il Decretum Gelasianum, in Roma, magistra mundi… Mélanges offerts au père L.E. Boyle, a cura di J. Hamesse, I, Louvain 1998, pp. 228 s.; V. Volta, Evoluzione edilizia del complesso di S. Faustino, in La chiesa e il monastero benedettino di S. Faustino Maggiore di Brescia, Brescia 1999, pp. 37 s.; G. Gandini, Storia di un’abbazia: Maguzzano, I, Brescia 2000, p. 32; II, ibid. 2000, p. 26; G. Archetti, La mensa vescovile di Brescia…, in Brixia sacra, s. 3, VI (2001), 1-2, pp. 55-61; S. Gavinelli, La liturgia del cenobio di S. Giulia in età comunale e signorile…, in Culto e storia in S. Giulia, a cura di G. Andenna, Brescia 2001, pp. 123, 139 s.; M. Zambelli, Un dialogo sulla vita monastica tra Bartolomeo Bayguera, umanista bresciano, e Francesco da Piacenza…, in Benedictina, XLIX (2002), 2, pp. 363 s.; Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna. Atti della Giornata di studi… 2002, a cura di V. Grohovaz, Brescia 2003, pp. 33 s., 135-137, 141, 173-180; D. Vecchio, La chiesa di S. Desiderio…, in Brixia sacra, s. 3, VIII (2003), 3-4, pp. 17-20; Enc. bresciana, VIII, Brescia 1991, pp. 209 s.; Hierarchia catholica, I, p. 147; II, p. 138.