ALBERTINI (Albertino), Francesco Maria
Nacque a Catanzaro il 1 nov. 1552. Avviatosi alla vita ecclesiastica, rinunziò a una ricca abbazia per ottenere quella più modesta di S. Leonardo, alle porte della sua città natale; ed entrò infine, nell'ottobre 1578,nella Compagnia di Gesù, ove si distinse, oltre che per dottrina, per esemplare perfezione religiosa.
Insegnò per sei anni filosofia e per nove teologia a Napoli. Fu autore di un elogio funebre del gesuita P. A. Spinelli, che era stato provinciale della Compagnia a Roma e a Napoli, e di un panegirico di s. Francesco di Paola in occasione dei festeggiamenti per il bicentenario della nascita del santo (1616). Entrambe le orazioni furono stampate a Napoli nel 1617: Predica fatta nel funerale del Padre Pietr'Antonio Spinelli della Compagnia di Gesù, e Panegirico sopra l'umiltà, pazienza e carità di S. Francesco di Paola.
L'A. dedicò particolarmente, però, la sua attività di scrittore al commento della filosofia aristotelica e tomistica, pubblicando una Explicatio I et II posteriorum analyticorum (Venetiis 1606) e quella che può esser considerata la sua maggior opera dottrinale, dedicata al cardinale Roberto Bellarmino, i Corollaria seu quaestiones theologicae praecipue in primam et tertiam partem Sancti Thomae, in due volumi in folio, assai pregiata nel corso del sec. XVII, dalla stampa isolata del primo volume a Napoli nel 1606, alla prima e seconda ediz. di Lione 1610-16 e 1629.
Particolare successo ebbe l'operetta in volgare, Trattato dell'Angelo custode,che apparve nel 1612 contemporaneamente a Napoli, a Roma, con due diverse edizioni, una delle quali dedicata al Bellarmino, a Brescia, subito seguita da una traduzione latina a Colonia nel 1613.
Il compilatore del Trattato, il sacerdote napoletano Ottavio Iovene, discepolo e ammiratore dell'A., dichiara di averlo "cavato fedelmente da alcune prediche del R. P. Francesco... fatte nella Chiesa della Casa professa di Napoli"; e come opera dell'A. esso viene generalmente ritenuto. Lo Iovene vi premette una lettera di dedica ai Fratelli della Congregazione, "novamente eretta di giovani nobili nella Casa professa della Compagnia di Giesù sotto la guida dell'Angelo Custode e protettione della Madonna degli Angeli", della quale l'A. fu fondatore e direttore. Ispirato quindi da una precisa esperienza devozionale, lo scritto riprende un motivo che andava sempre più diffondendosi nella spiritualità cattolica, e specie gesuitica, di quegli anni (espresso, tra l'altro, già nell'Introduction à la vie dévote di s. Francesco di Sales) e trae la sua importanza dal fatto che cronologicamente precede altre opere, anch'esse tradotte e diffuse, dedicate all'argomento, tra cui l'Angelus custos (Antverpiae 1620) di J. Hautin, il Tractado do Anjo de guarda (Evora 1621) di A. Vasconcellos, le Oraisons diverses... (Paris 1622) di P. Coton. Ed è di poco anteriore al Trattato,come l'A. stesso ricorda nella prefazione all'edizione romana, l'Officium Angeli custodis, sottoscritto dai cardinali Bellarmino e Torres e approvato dalla Congregazione dei Riti (27 sett. 1608), con cui si autorizzava l'ufficio e la messa propria dell'Angelo in tutta la Chiesa.
Le molte edizioni e traduzioni del libretto, succedutesi rapidamente, e le varie altre opere che seguirono e che poco, però, aggiunsero a quanto l'A. aveva già sviluppato, dimostrano la grande influenza che esso esercitò: non limitata soltanto all'ambito della teologia e della pietà, ma, come osservano il Mâle e il Guibert, sentita anche sul terreno dell'arte. È innegabile, per esempio, l'apporto che il capitolo XII del Trattato, "Come l'Angelo ne anco ci lascia dopo la morte", diede alla statuaria sepolcrale dell'epoca.
Un'operetta latina, sempre sullo stesso argomento, Apparatus angelicus cum diurnali Angeli tutelaris, apparve a Colonia nel 1625, postuma, poiché l'A. era morto in Napoli il 15 luglio 1619.
Fonti e Bibl.: Arch. Rom. Soc. Iesu, Vitae 146, f. 105; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 1, Brescia 1753, p. 322; S. Santagata, Istoria della Compagnia di Gesù appartenente al Regno di Napoli, IV, Napoli 1757, pp. 123-129; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, I, Bruxelles-Paris 1890, col. 127-128; VIII, ibid. 1898, col. 1597; XII, Toulouse 1930, col. 53; É. Mâle, L'art relig. de la fin du XVI siècle, du XVII siècle et du XVIII siècle. Étude sur l'iconogr. après le Concile de Trente, 2 ediz., Paris 1951, p. 304; J. De Guibert, La spiritualité de la Compagnie de Jésus, Roma 1953, p.386; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., I, col. 588; Encicl. Cattolica, I, pp.127-128.