FRANCESCO MARIA di San Siro (al secolo Antonio Gorla)
Nacque a Portalbera, nell'Oltrepo Pavese, il 24 apr. 1658, da Allegrina e da Pietro Paolo.
In assenza di documentazione parrocchiale sulle nozze e sulla nascita della primogenita dei coniugi Gorla, si suppone che questi si fossero trasferiti a Portalbera poco prima del 1645, anno da cui iniziano le registrazioni di nascita dei numerosi altri figli. Dopo la tragica morte del padre (ucciso il 25 giugno 1660) la famiglia si trasferì a Pavia, dove F. entrò nell'Ordine dei carmelitani scalzi (1674). Vestì l'abito presso il convento dei Ss. Carlo e Teresa a Milano, dove prese i voti il 26 giugno 1678, con il nome di Francesco Maria di San Siro.
Nulla sappiamo della sue successive destinazioni fino all'aprile 1692, allorché, appena eletto priore generale dell'Ordine Ambrogio di S. Angelo, F., che si trovava ad Alessandria presso il convento della Paglia, fece richiesta di essere destinato a una missione. Il consenso gli pervenne l'8 ott. 1692 con destinazione alle missioni di Persia. Lasciata Alessandria il 12, il 20 ottobre partì da Pavia, con i confratelli Ermenelgildo di S. Carlo e Giuseppe Ignazio di S. Maria, della provincia piemontese; a Firenze si aggiunse Antonio Maria dell'Assunzione, della provincia veneta. Di lì, via Arno, i quattro raggiunsero Pisa il 29 novembre, e cinque giorni dopo a Livorno si imbarcarono su un vascello diretto a Malta. Qui fecero una lunga sosta, dal 13 dic. 1692 fino al 27 febbr. 1693, quando riuscirono a imbarcarsi su un vascello proveniente da Marsiglia con cui raggiunsero Smirne il 15 marzo, dove, passata la Pasqua, ripresero il mare alla volta di Costantinopoli, ove giunsero il 14 apr. 1693.
F. lasciò un meticoloso resoconto, che descrive gli itinerari e le modalità di svolgimento di una missione tra Sei e Settecento. Di esso rimangono tre manoscritti: due, di scrittura nitida e regolare, con il titolo Itinerario orientale in cui si contengono varie notizie della Turchia, della Persia, di una gran parte delle Indie…, sono conservati rispettivamente presso la Biblioteca Estense di Modena (Raccolta Campori, γ B 6.5) e la Biblioteca apostolica Vaticana (Borg. latino, 317); il terzo, compilato da mano diversa, con il titolo Viaggio di un frate converso carmelitano scalzo pavese alle missioni di Persia ed in altre parti dell'Asia dal 1693 e sequenti scritto in Vienna nel 1706, è presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano (Z 199 sup.). Presso l'Archivio generale dell'Ordine a Roma è conservato un più breve manoscritto (243, ebis) senza autore né titolo, ma attribuito a F.: Breve relazione del viaggio nell'Oriente a. 1692-1702. La relazione, nella sua versione più estesa, fu redatta, come attesta l'explicit dell'esemplare vaticano (di 712 pagine), una prima volta a Vienna nel 1706 e rielaborata a Milano nel 1713. Essa risulta suddivisa in 24 capitoli che descrivono l'itinerario di F. dalla partenza da Alessandria fino al rientro a Roma (12 ott. 1692-22 dic. 1701).
All'arrivo a Costantinopoli F. iniziò un'accurata descrizione della città e dei dintorni, con minute annotazioni sul regime politico, giudiziario e religioso, sulla monetazione e il commercio, sugli usi alimentari, le fogge del vestiario, gli usi abitativi, i caratteri ambientali e orografici della Turchia. Attratto dalla diversità della società mussulmana, F. ne evidenzia gli aspetti più crudi, ma anche quelli che ritiene migliori rispetto a quelli europei. Tutto ciò nel corso del viaggio attraverso l'Asia minore, toccando Trebisonda, Erzerum, Eviran, Tauris, Charan, verso il cuore della Persia. La spedizione giunse a Ispahan, luogo destinato ai missionari, il 12 febbr. 1694. Della ricca e cosmopolita città persiana F. riporta una dettagliata descrizione delle architetture, come pure dei costumi e delle usanze della popolazione: dalle pratiche religiose alle attività economiche, all'organizzazione politica e militare. Nell'aprile del 1696 giunse al carmelitano Elia Mutton (Elia di S. Alberto), missionario dal 1677 e vicario provinciale per la Persia e le Indie dal 1687, la notizia della nomina a vescovo di Ispahan (avvenuta a Roma il 26 ott. 1693). A partire da questo periodo F. ne divenne l'assistente e l'accompagnatore, scrivendone in seguito una biografia (Vita ven. Eliae a S. Alberto… assumpti in episcopum Aspahanensem in Perside, qui natus Montibus in Belgio a. 1643, non sine fama sanctitatis obiit in Urbe Baia i. Brasilia a. 1708) che si conserva manoscritta nell'Archivio generale dell'Ordine (ms. 320, e). Per le necessità della missione F. fu inviato in India a raccogliere elemosine e partì insieme con l'ambasciatore del Portogallo. Durante una faticosa e difficile spedizione via mare e via terra, F. ebbe modo di visitare i maggiori centri del subcontinente indiano e le sedi di colonie portoghesi, inglesi e olandesi, toccando numerosi villaggi e città tra cui Schiraz, Ormuz, Diu, Goa, dove raccolse notizie di ogni genere, e in particolare sulle vicende politiche e le lotte religiose locali, e sullo stato delle missioni del suo e di altri ordini religiosi. Successivamente F. si diresse alla volta delle Isole Filippine, con destinazione Manila, con un itinerario che toccò l'isola di Ceylon e risalì lungo le località dell'India orientale fino a Madras. Di questo importante scalo della Compagnia delle Indie orientali F. fornisce un'accurata descrizione; qui egli incontrò (8 maggio 1697) e fu ospite del medico veneziano Nicolò Manucci, autore della Storia del Mogol, che risiedeva in India da 40 anni professando l'arte medica e commerciando in pietre preziose. Il 13 giugno salpò verso l'isola di Sumatra, dove giunse il 29 successivo, e di lì riprese il mare raggiungendo Malacca in quaranta giorni (il 9 agosto) per imbarcarsi alla volta di Manila, dove approdò il 20 sett. 1697. In veste soprattutto di elemosiniere, dopo un mese di riposo, cominciò a peregrinare per le Filippine, dando conto, nel suo giornale di viaggio, della consueta messe di notizie su costumi e usanze politiche, commerciali e religiose, sulla storia locale, sul carattere delle popolazioni, sui prodotti della terra, sui più insoliti vegetali e sulla fauna domestica e selvatica, senza contare quelle sui personaggi incontrati e sul brulicante mondo dei mercanti portoghesi, armeni, maomettani, cinesi e malavari, e sulle varie rotte e traffici commerciali delle compagnie europee. Tornato a Manila il 13 ott. 1699, il 17 genn. 1700 lasciò le Filippine facendo ritorno a Madras, dove giunse in maggio e sostò un mese e mezzo, rincontrando il Minucci che gli affidò, nella speranza di attivarne il commercio, un potente antidoto contro i veleni. Partì da Madras il 12 luglio; il 9 ottobre era a Bombay e il 24 ottobre a Surat; per le vie carovaniere raggiunse, tra molte peripezie, Ispahan i primi di maggio del 1701. Il 12 successivo fu inviato in Italia, insieme con il principe Carlo Cayman, ambasciatore dei Tartari, per recare con sé il "segreto maraviglioso" di Minucci e mostrarlo ai potenti d'Europa, in modo da trarre possibili vantaggi alla missione di Persia. Dopo un viaggio che toccò Trebisonda, Costantinopoli e Messina, giunse a Roma il 22 dicembre, soggiornandovi quaranta giorni. Qui riferì sullo stato delle missioni in Oriente al cardinale G. Sacripanti e fu ricevuto in udienza da Clemente XI. Si chiude così la prima relazione di Francesco.
Tornato ad Alessandria, nel 1705 ebbe l'ordine di recarsi nuovamente in Persia, come compagno di mons. Mutton, che doveva rientrarvi. Comincia così, nell'agosto del 1705, il viaggio, che F. raccontò nella Seconda parte de viaggi… per la Germania, Olanda, Portogallo, e di là nel Brasile per l'Inghilterra, d'indi per la Germania in Italia, il cui manoscritto si conserva in due copie (Biblioteca Ambrosiana di Milano, L 200 sup. e Biblioteca apostolica Vaticana, Borg. latino, 318). Prima di raggiungere il porto di imbarco di Lisbona, il vescovo e F. passarono attraverso l'Austria, la Boemia, la Baviera, la Svevia, la Sassonia, benevolmente accolti dall'imperatore Giuseppe I, dai principi elettori e dai vescovi locali, e raccogliendo documenti e lettere da portare al re di Persia. In seguito attraversarono i Paesi Bassi e l'Olanda diretti verso il Portogallo. Agli inizi del 1708 i due salparono da Lisbona alla volta dell'India, ma una prolungata bonaccia impedì la navigazione e portò al limite le scorte d'acqua e le condizioni igieniche, tanto che fu deciso di mutare rotta verso Bahia nel Brasile, dove sbarcarono il 24 ag. 1708. Il 3 novembre, nel convento dei carmelitani che li ospitava, mons. Mutton morì a seguito di una malattia contratta durante il gravoso viaggio in mare, e, conseguentemente, cessò l'obbligo di F. di recarsi in Persia. Nell'attesa di una occasione propizia per rientrare in patria, soggiornò in Brasile per un intero anno. Finalmente, il 10 ag. 1709, F. poté imbarcarsi alla volta dell'Inghilterra e, giunto a Londra il 1° genn. 1710, dopo cinque anni di imprevedibili peregrinazioni, giunse in Italia attraverso l'Olanda e la Germania, arrivando a Bologna il 24 apr. 1710.
Con la fine del viaggio termina anche l'opportunità di seguire la vita di F., i cui ultimi decenni rimangono avvolti nel silenzio. Di sicuro, come si deduce dalla nota finale della prima relazione, nel 1713 si trovava a Milano, dove morì il 24 apr. 1736.
Fonti e Bibl.: Henricus a Ss. Sacramento, Collectio scriptorum Ordinis carmelitarum excalceatorum, I, Savonae 1884, p. 222; P. Donazzolo, Viaggi in Oriente e in Occidente (secc. XVII-XVIII) del fratello F.M. di S. Siro, in Riv. geogr. italiana, XIX (1912), pp. 337 ss., 423 ss., 530 ss., 584 ss.; Cosma de Villiers, Bibliotheca carmelitana, I, Romae 1927, p. 520; A chronicle of the carmelites in Persia and the papal mission of the XVII and XVIII centuries, II, London 1939, pp. 892-894; Ambrosius a S. Teresa, Biobibliographia missionaria Ordinis carmelitarum discalceatorum (1584-1940), Romae 1940, pp. 160-162, 167 s.; Id., Nomenclator missionariorum Ordinis carmelitarum discalceatorum, Romae 1944, pp. 151 s.