DOIX (Doiz), Francesco Maria
Figlio di Martino Giovanni da Anversa e di Felice Dadioli, fu battezzato il :16 genn. 1707 ad Urbino; compare fu mastro Antonio Ciarafoni di Urbania (Urbino, Metropolitana, Registro dei battezzati, 401, c. 127). In un processo del 1756, chiamato a testimoniare il 14 agosto, il D. "detto il Fiamengo" dichiarava di essere nato a Urbino, ma di abitare da tempo a Urbania e di "fare il pittore dei vasi" (Urbania, Arch. comun., Arch. antico, Atti giudiziari, b. 262, fasc. 3, cc. 37v-38).
Il D. si formò alla scuola del padre, del quale restò orfano all'età di sedici anni; si appoggiò quindi ad altre celebri botteghe locali. Nel 1726 sposò Camilla Ripa di Alessandro di Marco; i Ripa avevano una fornace "nel luogo detto la gavinella posta nella contrada di S. Francesco avanti il teatro", ampliata dietro supplica rivolta al Comune di Urbania il 26 nov. 1676 (Ibid., Riformanze 1660-1670, c. 134r).
Dal matrimonio gli nacquero sette figli, fra cui Alessandro (1732/34-1772), anch'egli maiolicaro e autore della bella targa siglata "A.D." che si trova murata, a Urbania, sopra la porta di casa Doix in via Piccolpasso, raffigurante la Madonna dei Portici e s. Cristoforo (Leonardi, 1986, p. 62, tav. 5).
La prima opera firmata che conosciamo è la targa della collezione A. Donini in Pesaro: Madonna del Rosario firmata "Francesco Maria - 1728 - Fiamengo Fecit", maiolicata in azzurro e giallo coi contorni in manganese, tipica maniera urbaniese in opposizione allo stile di Castelli (Gennari, 1957, tav. XVI). Nel 1732 G. Rocco di Castelli era a Urbania, dove siglava il verso di un piatto della bottega Nascimbeni che il D. dipingeva e firmava (si tratta del piatto istoriato di Urbino, Galleria nazionale delle Marche, di soggetto non ben definito; cfr. anche von Falke, 1896) insieme a quello con il Battesimo di Gesù dello Schlossmuseum di Berlino (le due opere sono pubblicate, ma alquanto confusamente da H. Nicaise, 1934).
Firmato sul fronte è il piatto della collezione Altimani di Pesaro Decollazione di S. Giovanni Battista, ispirato alla tela di uguale soggetto di Giustino Episcopi nell'oratorio dei Morti di Urbania. Si deve attribuire al D. anche la targa infissa sopra la porta d'ingresso della chiesetta di casa Marchetti nella pieve di S. Pietro di Urbania, dove si legge "Sacra Domini nostri Iesu Christi familia / 1749", e ciò per i rapporti stilistici e per la familiarità del D. con i Marchetti. Dal 1747 al 1753 il D. fu attivo a Fano come "fabriciere" delle maioliche Ferri (cfr. A. Mabellini, 1933 e 1934). La fabbrica fanese era stata avviata nel 1746 dal cugino materno del D., Francesco Maria Scatena (cfr. G. Gardelli, La Via Crucis in maiolica a Peglio, Urbania 1986, p. 22; Leonardi, 1987, tavv. 16-29). Trovatosi in cattive condizioni economiche, lo Scatena chiese aiuto al cugino, cedendogli la direzione della bottega.
Il D. diede pieno sviluppo alla fabbrica; ottenne dal Comune di Fano importanti concessioni e chiamò un folto gruppo di maiolicari urbaniesi, cercando attentamente di recepire i moduli nuovi delle altre fabbriche italiane che si presentavano alla annuale fiera di Senigallia. Forse è di questo periodo la Fiamminga alla maniera di Pasquale Antonibon, a Nove di Bassano, attribuitagli dal Loreti (1980) e dal Leonardi (1987). Chiusasi la fabbrica fanese del conte Giacomo Ferri, sul finire del 1753. il D. tornò a Urbania a dipingere nella vaseria di Bartolomeo Nascimbeni e Filippo Frattini, partecipando anche all'amministrazione, e nel 1756 fu presente alla fiera di Senigallia (Urbania, Arch. com., Atti giudiziari, b. 262, fasc. 3, c. 29). È il periodo in cui viene ipotizzato il rapporto tra il D., il castellano G. Rocco e l'abruzzese A. Lolli (G. Liverani, Sulle maioliche di Castelli d'Abruzzo, in Faenza, XXXVI [1950], 12, pp. 16-21; G. C. Polidori, Maiolica antica abruzzese, Milano 1943, p. 26, tav. 3).
Colpito da apoplessia, morì a Urbania il 12 marzo 1777 e fu sepolto nella cattedrale. I suoi discendenti abbandonarono l'arte maiolicara per dedicarsi alle fornaci di mattoni, producendo laterizio selezionato recante il marchio "Doix".
Bibl.: O. von Falke, Maiolika, Handbücher der Königliche Museen zu Berlin, Kunstgewerbemuseum, Berlin 1896, pp. 154-157; G. Castellani, L'arte ceramica a Fano, in Faenza, XIX (1931), 2-3, pp. 59-70; A. Mabellini, Una fabbrica di maioliche in Fano nel 1746, in Studia Picena, IX (1933), pp. 59-63; X (1934), pp. 91-96; H. Nicaise, Johannes Martinus de Duijts anversois, et F. M. D. décorateurs demajolique à Urbania, au XVIII siècle, in Faenza, XXII (1934), 4-5, pp. 114-123; G. Gennari, Una maiolica inedita di F. M. D. o Doiz Fiammingo, ibid., XLIII (1957), 3-4, pp. 51 s., tav. XVI; L. L. Loreti, Ceramiche della provincia di Pesaro nelle collezioni private e nel Museo civico del palazzo malatestiano, Fano 1980, p. 12, tav. 11; C. Leonardi, Maiolicari urbaniesi innovatori nel primo Settecento, Urbania 1986, pp. 60 ss., tavv. 2-5; Id., in Maioliche del '700 tra Urbania e Pesaro (catal.), Urbania 1987, pp. 15, 80, tav. 68.