DOMINEDO, Francesco Maria
Nacque a Roma il 25 luglio 1903 da Giovanni, di famiglia di origine siciliana. Svolse i suoi studi nella città natale e si laureò in giurisprudenza, avendo avuto per maestri Cesare Vivante e Antonio Scialoja. Nel 1929 conseguì la libera docenza in diritto commerciale con un lavoro su Ilproblema delle società irregolari (Roma 1929). Dopo un altro lavoro su Le anonime apparenti (Siena 1931), divenuto ordinario, fu chiamato alla cattedra di diritto commerciale dell'università di Siena. I suoi interessi si orientavano allora sempre più decisamente verso il diritto della navigazione. Nel 1937 il D. pubblicò a Milano un volume sul Sistema dei contratti di utilizzazione della nave, che rimane forse la sua opera più significativa; in questo studio, riprendendo uno spunto di T. Ascarelli, egli tracciò una classificazione dei contratti di utilizzazione della nave, che venne poi recepita dal codice della navigazione del 1942.
Ne derivava anche una chiara teorizzazione della specialità della materia marittima, esterisibile anche alla navigazione aerea e che poggiava sopratutto sulla definizione della nozione dell'impresa di navigazione e dell'imprenditore nautico formulata in maniera autonoma, sia formalmente, sia sostanzialmente, da quella dell'imprenditore commerciale, e fatta derivare dalla natura propria dei contratto di noleggio, rispetto a quella del contratto di trasporto di diritto comune.
Temi questi che troveranno una sistemazione complessiva nella sua Introduzione allo studio del diritto della navigazione (Roma 1945), opera edita dopo che nel 1944 il D. era stato chiamato dalla facoltà di economia e commercio dell'università di Roma a ricoprire la cattedra di diritto della navigazione; a tale lavoro seguirà poi il volume di Saggi di diritto della navigazione (Padova 1951).
Durante l'occupazione tedesca a Roma il D. prese parte alla Resistenza, venendo poi decorato della croce di guerra al valor militare. Militante nell'associazione dei laureati di Azione cattolica, partecipò fin dalle origini alla costituzione della Democrazia cristiana, fu membro del Comitato regionale del partito e nel primo congresso nazionale (aprile 1946) venne eletto membro del Consiglio nazionale.
Nel giugno 1946 entrò nell'Assemblea costituente e venne nominato membro della commissione dei settantacinque per la redazione del progetto di costituzione, partecipando attivamente ai lavori della terza sottocommissione.
Su tutta la materia dei diritti sociali ed economici frequenti furono i suoi interventi, ispirati a una visione sostanzialmente liberale dei principi d'ordine giuridico che presiedono ad una economia di mercato, visione che pure teneva conto degli orientamenti generali del pensiero sociale cattolico, temperandone tuttavia le interpretazioni e applicazioni più dottrinali. Nel dibattito in aula intervenne su più argomenti (Regioni, Parlamento, magistratura, garanzie costituzionali) e resta interessante la sua presa di posizione a favore dell'elezione diretta del presidente della Repubblica, prefigurando un modello costituzionale di tipo presidenziale. Tornò su questo tema con un interessante Saggio sul potere presidenziale (in Studi sulla Costituente, a cura del Comitato nazionale per il primo decennale della promulgazione della costituzione, Milano 1958, pp. 201-228), in cui, partendo dal diverso ruolo attribuito dalla costituzione al capo dello Stato, forniva una interpretazione estensiva dei suoi poteri.
Nell'aprile del 1948 il D. venne eletto deputato nella circoscrizione di RomaLatina-Frosinone-Viterbo, nella quale sarà poi rieletto per la seconda e la terza legislatura. Fu più volte membro del direttivo del gruppo democristiano della Camera dei deputati e si schierò tra i parlamentari di osservanza degasperiana, con un legame di tipo personale, che non gli fece assumere altre connotazioni, rimanendo poi legato a posizioni centriste, senza alcun organico rapporto con correnti organizzate, tanto che, dopo il congresso del '46, non lo troviamo più impegnato in organi nazionali dei partito.
Come già alla Costituente, si fece luce anche per la sua competenza tecnico-giuridica. Fu presidente della commissione parlamentare per l'Agricoltura dal giugno 1948 al gennaio 1950 nel periodo di preparazione della legge sui patti agrari e sulla riforma agraria. Nel gennaio 1950 entrava a far parte del sesto governo De Gasperi, come sottosegretario agli Esteri, carica nella quale veniva riconfermato in quello successivo nel luglio del 1951 (settimo governo De Gasperi). Ebbe inizialmente le attribuzioni di ministro dell'Africa italiana (luglio 1950) e poi gli venne affidata l'importante delega della politica dell'emigrazione, incarico non marginale rispetto agli indirizzi generali di politica economico-sociale del governo, per l'incremento che si intendeva dare ai flussi migratori, sia Oltremare sia in Europa.
Notevolissima fu l'attività che svolse nello stipulare e sviluppare gli accordi bilaterali in questa materia con vari paesi. Negoziò e concluse trattati di emigrazione con l'Austria, il Brasile, l'Uruguay, la Francia, l'Argentina e, per le assicurazioni sociali, con la Svizzera, la Gran Bretagna, la Repubblica federale tedesca, la Francia, il Belgio, il Lussemburgo e la Svezia.
Un ruolo particolare di rappresentanza svolse nelle istituzioni europee, come membro effettivo dell'Assemblea consultiva del Consiglio d'Europa (luglio 1949) e di rappresentante nella Assemblea della Comunità europea del carbone e dell'acciaio (luglio 1952). Gli furono anche affidate delicate funzioni tecnicopolitiche, quale quello di membro della giunta elezioni (1948) e di componente della commissione speciale per la ratifica dei decreti emanati nel periodo della Costituente (1950).
Dopo le elezioni del giugno 1953 venne riconfermato come sottosegretario agli Esteri nell'ottavo governo De Gasperi, nel ministero Pella, nel primo ministero Fanfani e nel ministero Scelba, fino al luglio 1955. Da questa ultima data fu impegnato nel lavoro parlamentare come componente della giunta del regolamento e di quella dei trattati e nel 1957 della commissione speciale incaricata dell'esame della proposta per l'istituzione della Corte costituzionale (marzo 1957) e di quella per la ratifica dei trattati del Mercato comune europeo e dell'Euratom (aprile 1957).
Nel 1957 pubblicava a Padova anche il primo volume dei Principi di diritto della navigazione (il secondo uscirà sempre a Padova nel 1963), che costituicono l'opera scientifica di maggior impegno del D., "opera di consultazione talora non agevole, perché spesso caratterizzata nella forma da una tendenza verso impostazioni innovatrici, e nella sostanza dal frequente accoglimento di tesi originali che forse avrebbero richiesto maggior approfondimento, ma anche ricca di fermenti nuovi", in parte utilizzati dalla successiva elaborazione dottrinale (Lefebvre d'Ovidio, p. 4).
La terza legislatura lo vide prima presidente della commissione Giustizia (1958-1960), nel periodo in cui furono discussi i controversi provvedimenti di amnistia e indulto. Col terzo ministero Fanfani tornava al governo come sottosegratario per la Giustizia (luglio 1960 - febbraio 1962) e nel quarto ministero Fanfani era nominato, sempre come sottosegretario, alla Marina mercantile.
Con le elezioni del 1963 lasciava la Camera ed era eletto senatore nel collegio di Tivoli. Fece parte del governo monocolore Leone, tra il luglio e il dicembre 1963, come ministro della Marina mercantile, dedicandosi all'esecuzione delle iniziative urgenti, nello spirito di quel governo, che fu detto "ponte", avendo la funzione di preparare l'avvento del primo governo Moro di centrosinistra e, come ebbe a dire lo stesso D. alla Camera, nella sua illustrazione del bilancio della Marina mercantile, si doveva dedicare alla "cose che non aspettano" (Atti parlamentari, Camera dei deputati, Discussioni, IV legisl., seduta 25 sett. 1963, p. 1788).
Tornato all'attività parlamentare, il D. moriva a Roma il 26 ott. 1964.
Della sua attività scientifica per i numerosi saggi e note si veda in particolare la Rivista del diritto della navigazione (dal 1946 al 1965); molti anche i suoi scritti di natura pubblicistica tra cui vanno ricordati: Prospettive della cooperazione (Roma 1946); Spirito della democrazia (ibid. 1948); Introduzione all'Europa (ibid. 1950); Discorso intorno alla costituzione italiana (Bologna 1951); Itinerari della pace (Milano 1953); Discorsi all'estero (Roma 1955); Il lavoro italiano all'estero (ibid. 1953).
Fonti e Bibl.: Necr., in Il Popolo, 27 ott. 1964; La costituzione della Repubblica nei lavori prep. dell'Assemblea costituente, voll. III, VI, e VIII, ad Indicem; I congressi della D. C., a cura della Direzione centrale della D C, Roma 1959, pp. 94, 97, 400; A. Lefebvre d'Ovidio, F.M. D., in Riv. del diritto della navigazione, XXXI (1965), 1-2, pp. 3 s.; Atti e docum. della D C (1945-1968), a cura di A. Damilano, Roma 1968, ad Indicem; G. C. Re, Fine di una politica, Bologna 1971, ad Indicem; G. Baget Bozzo, Il partito cristiano al potere, Firenze 1974, ad Indicem; P. Craveri, Sindacato e istituzioni, Bologna 1977, ad Indicem; Cultura e politica nell'età della Costituente, a cura di R. Ruffilli, Bologna 1979, ad Indicem; B. Boffiglieri, La politica economica dell'Italia centrista (1948-1958), Milano 1984, p. 295.