GENNARI, Francesco Maria Lorenzo
Nacque a Langhirano, presso Parma, nel villaggio di Mataleto, il 4 ott. 1752, primo dei dodici figli di Giuseppe e di Giacoma (nei locali registri parrocchiali non è riportato il cognome della madre), con ogni probabilità modesti possidenti. Studiò medicina a Parma, ove fu allievo dell'anatomista M.G. Girardi - a sua volta allievo di G.B. Morgagni - e si laureò nel 1776. Esercitò con discreta fortuna la medicina pratica a Parma, dove prestò inoltre la sua opera come medico presso l'ospedale della Misericordia (l'odierno ospedale Maggiore) e in qualità di sanitario delle truppe del presidio ducale, e fu anche apprezzato studioso.
Formatosi alla scuola del Girardi, il G. fu un provetto anatomista e si rese noto per i suoi studi sul cervello, illustrati nell'opera De peculiari structura cerebri nonnullisque eius morbis. Paucae aliae anatomicae observationes accedunt, Parmae 1782, che di fatto segnarono l'inizio delle ricerche sulla struttura della corteccia cerebrale. L'opera, scritta in elegante latino e dedicata al protomedico Giuseppe Camuti, è divisa in capitoli nei quali sono esposte le osservazioni condotte, negli inverni dal 1773 al 1782, su cervelli congelati, condizione indispensabile per procedere alla dissezione dell'organo dato il particolare tipo di consistenza che lo caratterizza, ed è corredata da 4 tavole anatomiche. Nel capitolo XLVI, De tertia quadam cerebri substantia, egli descrisse minuziosamente un reperto morfologico di notevole interesse, la cui fondamentale importanza nella fisiologia della visione sarebbe stata dimostrata solo molti anni dopo: la presenza nel contesto della sostanza grigia corticale, fino ad allora ritenuta omogenea, di sottili strie di sostanza bianca, una delle quali, in particolare, decorrente parallelamente alla superficie della corteccia, risulta bene evidente e facilmente riconoscibile a occhio nudo a livello della superficie mediale del lobo occipitale. Tale stria, successivamente studiata e descritta da F. Vicq d'Azyr nel 1786 e da S.T. Sömmerring nel 1788, e corrispondente alla stria bianca osservata da J.-G.-F. Baillarger nello strato esterno della corteccia di altre regioni cerebrali nel 1847, fu individuata dal G. nel febbraio 1776, quando probabilmente era ancora studente, e interpretata come costituita da una "terza sostanza", diversa, cioè, dalle due già ben note, la grigia e la bianca: trattasi in realtà di una radiazione di sostanza bianca, lineolaalbidior, oggi nota come "stria del Gennari", appartenente al IV strato della corteccia visiva primaria, l'area 17 chiamata appunto "area striata". Nella stessa opera il G. formulò l'originale congettura che l'abnorme aumento del liquido cefalo-rachidiano e le sue variazioni qualitative potessero avere importanza nel dare origine ad alcuni stati di sofferenza cerebrale, quali il coma, l'apoplessia, l'epilessia, le paralisi e la letargia. Del G. è anche ricordato uno scritto di interesse clinico, Storia della malattia di un caporale del reggimento di Parma, rimasto inedito (cfr. Memorie… Pezzana).
Acquisita una certa fama per la sua valentia di medico e per le lusinghiere recensioni della sua opera apparse su vari organi di stampa, il G. tuttavia versò in costanti, gravi ristrettezze economiche originate sia dalla sua prodigalità in opere di beneficenza sia dalla sua irrefrenabile passione per il gioco peraltro poco assecondata dalla fortuna. Nel 1783 gli fu concesso un sussidio che aveva implorato presso il duca Ferdinando di Borbone tramite il magistrato degli Studi. Successivamente, come si evince da due lettere indirizzate a G.B. Bodoni in data 13 settembre e 1° nov. 1788, oltre che dalla minuta di una supplica indirizzata al duca dopo il 1783, il G. tentò di ottenere un nuovo sussidio oppure l'incarico di assistere l'infante in un viaggio in Francia e in Inghilterra: egli era infatti desideroso di acquisire nuove cognizioni entrando in contatto con altri circoli scientifici, e voleva approfittare della proposta formulata presso la corte dal Camuti di inviare "in viaggio di studio" alcuni medici, tra i quali lo stesso Gennari. Tuttavia, non prescelto, fu costretto a rimanere a Parma, ove visse in indigenza e tormentato dalla sua indole bizzarra che lo condusse all'idea fissa della persecuzione.
Dopo una lunga malattia, verosimilmente una forma tubercolare, il G. morì in miseria a Parma il 4 dic. 1797. Pochi amici ne curarono la tumulazione nella chiesa di S. Silvestro, che andò distrutta nel 1800.
Fonti e Bibl.: Memorie degli scrittori e letterati parmigiani raccolte da p. I. Affò e continuate da A. Pezzana, VII, Parma 1833, p. 642; Dizionario classico di medicina interna ed esterna, XXIII, Venezia 1835, pp. 303 s.; S. De Renzi, Storia della medicina italiana, V, Napoli 1848, pp. 216, 241, 246; G.B. Jannelli, Dizionario biografico dei parmigiani illustri, Genova 1877, p. 184; F. Marimò, Un anatomico parmense del secolo scorso, in Rendiconti della Associazione medico-chirurgica di Parma, XII (1900), pp. 1-4; L. Giliberti, Sulle strie di Gennari erroneamente attribuite a Vicq d'Azyr e al Baillarger, in Gazzetta medica italo-argentina, VIII (1925), pp. 95-97; C. Monguidi, Un anatomico parmense del Settecento: il dr. F. G., in Aurea Parma, XI (1927), pp. 33-40; A. Ferrannini, Medicina italica (Priorità di fatti e di direttive), Milano 1935, pp. 129, 200; G. Lambertini, Dizionario anatomico (Anatomici e morfologi e loro trovati), Napoli 1949, pp. 242, 399; L. Testut, Anatomia umana, V, Torino 1949, pp. 407, 416; C.H. Best - N.B. Taylor, Le basi fisiologiche della pratica medica, Milano 1958, p. 1089; G. Cosmacini, Una dinastia di medici. La saga dei Cavacciuti-Moruzzi, Milano 1992, p. 256; J. Szentàgothai, Organizzazione neuronale cerebrale e cerebellare, in Enc. del Novecento, VIII, p. 776; Enc. medica italiana, III, col. 1710 (s.v.cervello).