PIGNATELLI, Francesco Maria
PIGNATELLI, Francesco Maria. – Nacque a Rosarno, feudo calabrese della famiglia, il 22 febbraio 1745 da Fabrizio, ottavo principe di Noja, e da Costanza de’ Medici, ambedue membri dell’aristocrazia napoletana.
Ricevette una prima educazione in famiglia, con precettori religiosi (domenicani e cappuccini), poi nel 1758 fu inviato a Roma, dove studiò presso i somaschi del Collegio clementino insieme con Fabrizio Ruffo ed Enrico Capece Minutolo; e conseguì la laurea in legge presso la Sapienza il 21 ottobre 1765.
Entrato a servizio della S. Sede intorno ai vent’anni con il titolo di protonotaro apostolico partecipante, fu referendario della Segnatura di giustizia (28 novembre 1765), vicelegato a Ferrara (19 gennaio 1767 - 30 giugno 1772), relatore della Consulta (1772) e maestro di camera di Pio VI (14 febbraio 1785).
Il 16 aprile 1791, insieme con il segretario di Stato, cardinale Francesco Saverio de Zelada, accolse fuori porta del Popolo le due zie di Luigi XVI, Maria Adelaide e Vittoria Luisa, che riparavano a Roma in fuga da Parigi. Quell’anno fu pure inviato dal papa a Viterbo per accogliere Ferdinando IV di Borbone e la moglie Maria Carolina, di ritorno dall’incoronazione imperiale di Leopoldo II e dall’insediamento del granduca Ferdinando III di Toscana.
Nel concistoro del 21 febbraio 1794 Pignatelli fu creato da Pio VI cardinale prete del titolo di S. Maria del Popolo e aggregato alle congregazioni delle Immunità, dei Riti, della Consulta e della Visita apostolica; ricevette la berretta cardinalizia il 27 febbraio seguente e prese possesso del titolo il 12 settembre. Fu visitatore apostolico dell’arciospedale di S. Giovanni al Sancta Sanctorum, protettore della congregazione dei Nobili sotto il titolo della Natività di Maria (Narni), della Confraternita di San Giovanni decollato (Orte), della Confraternita del Ss. Sacramento e Nome di Dio nei SS. Celso e Giuliano all’Arco dei Banchi (Roma), della Confraternita del Ss. Sacramento in S. Nicolò in Carcere (Roma), della Confraternita di S. Nicola (Monte Brandone), della Confraternita delle Sagre Stimmate di San Francesco (Macerata), e delle città di Orte, Tolentino e Monte Brandone.
Inviato come legato apostolico a Ferrara (1° giugno 1795), Pignatelli ne prese formale possesso il 30 giugno ed entrò in sede il successivo 28 settembre. Da vicelegato, quando affiancava il cardinale Girolamo Spinola, nella città emiliana aveva dovuto accogliere in visita il granduca di Toscana Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena e la moglie Maria Luisa di Borbone-Spagna (1770), nonché la principessa Maria Antonia Walburga, figlia dell’imperatore Carlo VII di Baviera (1772). Da legato, invece, in ben diverso clima politico per l’occupazione francese della città, ottenuta per fortuna senza colpo ferire (22 giugno 1796), per un breve periodo fu trattenuto come ostaggio, insieme con il cardinale Ippolito Vincenti Mareri, legato di Bologna, in attesa che rientrasse da Roma il marchese Giuseppe Angelelli, ambasciatore di Bologna; fu temporaneamente surrogato nelle funzioni diplomatiche dal cardinale Alessandro Mattei, arcivescovo del luogo.
Rilasciato, riparò prima a Roma e poi, dal 26 agosto, a Napoli, insieme con il nipote mons. D’Andria, ma i francesi pretesero che si consegnasse nuovamente prigioniero sulla parola a Milano, come gli richiedeva anche Pio VI per non creare ostacoli alle trattative di pace di Firenze, che però naufragarono, consentendogli così di restare libero dopo la firma del trattato di Tolentino (19 febbraio 1797). A Napoli nel luglio del 1798, si ritrovò insieme con altri nove cardinali con i quali fu elaborata una strategia di sostegno al papa per il trattamento riservato dai francesi. La richiesta fu inoltrata alla Cancelleria imperiale, ma da questa fu respinta, obbligando poi il pontefice a esprimere il desiderio che in caso di sua morte il conclave si tenesse in territorio asburgico. Quando i francesi entrarono in Napoli, Pignatelli e altri personaggi illustri che là avevano trovato riparo si imbarcarono dai porti pugliesi e ripararono in area asburgica: Pignatelli, che aveva viaggiato su una nave portoghese scortata da una fregata russa e da una turca, sbarcò a Trieste il 19 maggio 1799 insieme con vari aristocratici e con i cardinali Enrico Benedetto Stuart e Romualdo Braschi-Onesti.
Fu tra i trentacinque cardinali del conclave di Venezia dal quale, il 14 marzo 1800, risultò eletto papa Pio VII Chiaramonti. Al termine dell’assise veneziana, il 6 giugno si imbarcò con il papa sulla fregata austriaca Bellona e fece rientro a Roma, mentre vi erano ancora di stanza le truppe napoletane (23 giugno 1800). Il nuovo pontefice lo trasferì al titolo di S. Maria in Trastevere il 2 aprile 1800. Lo aggregò poi alla congregazione particolare per la Riforma del palazzo apostolico (9 luglio 1800) e lo nominò protettore degli agostiniani (prima del 2 agosto 1800). Diventato prefetto della congregazione per la Disciplina dei regolari (prima del 10 ottobre 1801), Pignatelli fu nominato pure visitatore apostolico della chiesa e dell’ospedale di S. Maria di Loreto de’ Fornari e del ritiro delle convertite del monastero di S. Maria Egiziaca di Viterbo. Nel 1807 Pio VII lo incaricò della visita apostolica all’ospedale del Sancta Sanctorum, da cui dipendeva amministrativamente il Collegio Capranica, saccheggiato e chiuso nel 1798, di cui egli era già diventato dall’anno precedente il primo cardinale protettore dopo la forzata chiusura.
Nel 1804, quando si recò a Parigi per l’incoronazione di Napoleone Bonaparte, Pio VII, temendo di essere trattenuto in Francia contro il suo volere, affidò a Pignatelli le sue dimissioni da pontefice.
Dopo l’occupazione francese del territorio pontificio, il 10 dicembre 1809 Pignatelli fu di nuovo arrestato, a Roma, e a seguito della cattura di Pio VII fu poi inviato in esilio in Francia. Il 2 aprile 1810 fu fra i tredici ‘cardinali neri’ che si rifiutarono di assistere al nuovo matrimonio di Napoleone con l’arciduchessa Maria Luisa d’Austria, venendo perciò relegato nelle Ardenne, a Rethel, insieme con il cardinale Alessandro Mattei. Poté raggiungere Pio VII solo dopo la firma del concordato di Fontainebleau (25 gennaio 1813) e poté così restare a Parigi a causa delle gravi condizioni di salute, tanto che il governo provvisorio ne dispose la liberazione (2 aprile 1814) e acconsentì al rientro in Italia.
Morì a Roma il 14 agosto del 1815, nel suo palazzo nei pressi di S. Lorenzo ai Monti, nella zona dell’attuale via dei Fori Imperiali.
Le esequie, presiedute dal cardinale Pierfrancesco Galeffi, si tennero in S. Maria in Vallicella, alla presenza del papa, assistito da dodici porporati; il corpo imbalsamato trovò sepoltura nella basilica di S. Maria in Trastevere, di cui era stato titolare, ricordato da una epigrafe composta da Stefano Antonio Morcelli. Non uomo di lettere, amò tuttavia la letteratura, prediligendo la produzione contemporanea di Vincenzo Monti. Un suo ritratto, oggi in collezione privata, fu realizzato dal pittore Vincenzo Milione (1795).
Fonti e Bibl.: Numerosa e varia documentazione si conserva presso l’Archivio segreto Vaticano, nel fondo della Segreteria Stato (le serie Vescovi e Prelati, Epoca Napoleonica, Cardinali, Legazione Ferrara, Cardinali e Governo, Congregazione Disciplina Regolare). Una memoria del sacerdote Giuseppe Dini con le istruzioni per accogliere il granduca di Toscana e la consorte, datata 22 maggio 1770, si conserva presso la Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 8328; Il carteggio Monti - Bodoni, a cura di A. Colombo, Roma 1994, pp. 13 s.
Storia imparziale del papato di Pio VI Braschi regnante, Poschiavo, Anno VI della Repubblica Francese e I della Cisalpina (1797), p. 122; G. Manini Ferranti, Compendio della storia sacra e profana di Ferrara, V, Ferrara 1809, pp. 133, 176; F.L. Bertoldi, Dei diversi dominj a’ quali è stata soggetta Ferrara, Ferrara 1817, pp. 88, 96 s., XLI n. 146; G. Mainati, Croniche, ossia Memorie storiche sacro-profane di Trieste, V, Venezia 1818, p. 174; B. Pacca, Memorie storiche del ministero de’ due viaggi in Francia e della prigionìa nel forte di S. Carlo in Fenestrelle, Roma 1830; P. Baldassarri, Relazione delle avversità e patimenti del glorioso papa Pio VI negli ultimi tre anni del suo pontificato, in Continuazione delle Memorie di religione, di morale e di letteratura, II, Modena 1833, p. 221, e in Giornale Arcadico, LXXXIII (1840), pp. 323-325; C. Botta, Storia d’Italia dal 1789 al 1814, Italia 1834, p. 122; A.F. Artaud de Montor, Histoire du pape Pie VII, I, Paris 1836, p. 64; Memorie per la storia di Ferrara, raccolte da Antonio Frizzi, con giunte e note del Con. Avv. Camillo Laderchi, V, Ferrara 1848, pp. XIII, 223, 239 s.; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, LIII, Venezia 1851, pp. 49-52, 128, 135, 144; G. Giucci, Storia della vita e del pontificato di Pio VII, I, Roma 1857, pp. 38, 56, 156, 198; L. von Pastor, Storia dei papi, XVI, 3, Roma 1943, ad ind.; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia catholica, VI, Patavii 1968, pp. 38, 46; VII, Patavii 1968, p. 43; V. Mezzatesta, Il cardinale F.M. P., in Studi meridionali, XI (1978), 1-2, pp. 32-39; A. Calabresi, Il cardinale F.M. P., Rosarno 1984; Ch. Weber, Legati e governatori dello Stato Pontificio. 1550-1809, Roma 1994, pp. 255-256, 844; V. Sani, La rivoluzione senza rivoluzione, Milano 2000, pp. 130 s., 145; Ph. Boutry, Souverain et Pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie romaine à l’âge de la Restauration. 1814-1846, Rome 2002, pp. 450 s.; Rivoluzione e antirivoluzione in Calabria nel 1799, Reggio Calabria 2003, p. 108; G. Pelletier, Rome et la Révolution française, Rome 2004, p. 606; M. Tani, La rinascita culturale del ’700 ungherese, Roma 2005, p. 72; Carteggio di Pietro e Alessandro Verri, VIII, 1, a cura di S. Rosini, Roma 2008, p. 1260; M.A. Visceglia, Morte e elezione del papa. Norme, riti e conflitti, II, Roma 2013, pp. 202, 305.