PRETI, Francesco Maria
PRETI, Francesco Maria. – Nobile dilettante di architettura, nacque a Castelfranco Veneto il 19 maggio 1701, secondogenito di Nicolò e della nobildonna Vicenza Guidozzi, figlia di Sebastiano e di Angela Gaggio (Battilotti, 1990; S. Colonna-Preti - S. Colonna-Preti, 2001, p. 13). Conobbe una discreta notorietà presso i contemporanei (Giornale enciclopedico, 1775; Milizia, 1785; Coi, 1795), tuttavia le notizie sulle sue vicende personali sono scarse e relativamente limitati i riscontri documentali.
Studiò presso il collegio gesuitico di Brescia (Giornale enciclopedico, 1775, p. 118); successivamente suoi principali maestri e interlocutori furono Giovanni Rizzetti, Jacopo Riccati e i figli Giordano e Francesco, figure che guidarono la crescita dei suoi interessi scientifici, musicali e matematici (e la matematica pare la sola materia da lui studiata anche a livello universitario; ibid., p. 119; Battilotti, 1990, p. 5) e che determinarono anche il suo avvicinamento all’architettura.
Il suo coinvolgimento nella vita cittadina è testimoniato da numerosi incarichi istituzionali tra il 1721 e il 1767 (Battilotti, 1990, p. 14, n. 113; S. Colonna-Preti - S. Colonna-Preti, 2001, pp. 20 s.), ai quali è legata anche in parte la sua opera architettonica. Preti non ebbe figli e non prese mai moglie; ebbe un’unica sorella, Antonia Maria (nata nel 1694), che sposò nel 1713 il conte Francesco Colonna (1680-1775), figlio di Nicolò.
Nel testamento, stilato il 7 novembre 1774 (Battilotti, 1990, pp. 23-26), nominò proprio erede universale Odorico Colonna (1763-1850), figlio secondogenito del nipote Angelo (uno degli undici figli di Antonia Maria) e della contessa Francesca Piloni di Belluno, con l’obbligo di aggiungere al proprio il nome Preti.
Uomo di «egregia indole e molto talento» (Giornale enciclopedico, 1775, p. 118) e appassionato d’arte e di pittura (Federici, 1803, pp. 97, 133, 160), di lui restano un ritratto in veste di architetto al Museo civico Luigi Bailo di Treviso e uno (in giovane età) presso la collezione Preti S. Colonna di Torino (S. Colonna-Preti - Colonna-Preti, 2001, p. 18).
Le relazioni tra Preti e vari esponenti del mondo culturale sono testimoniate dagli scambi epistolari, in particolare con Giordano Riccati e Tommaso Temanza (Bottari - Ticozzi, 1835; Francesco Maria Preti, 1990; S. Colonna-Preti - S. Colonna-Preti, 2001, pp. 201-203; Granuzzo, 2008). Meno documentati sono i contatti con l’aristocrazia veneziana, che pure dovettero essere significativi.
Preti fu presentato al fonte battesimale da Giovanni Grimani del ramo dei Servi e dalla moglie di Giovanni Corner del ramo di S. Polo ai Nomboli (Favaro Fabris, 1954, p. 9; Battilotti, 1990, p. 3; Colonna-Preti, 1997, p. 21; S. Colonna-Preti - S. Colonna-Preti, 2001). Si spiegherebbe così la frequentazione tra Preti e i Corner, famiglia presso la quale Francesco Maria dimorava nei suoi soggiorni a Venezia e per la quale forse intervenne nella villa di Cavasagra (Francesco Maria Preti, 1990, p. 288; Rugolo, 1994). Su richiesta di Pietro Corner compose un trattatello in favore dell’abolizione di un certo numero di feste religiose (Rugolo, 2002).
Ebbe inoltre rapporti, che restano tuttavia da precisare, con architetti professionisti tra Venezia, Padova e Treviso: con Giorgio Massari e Filippo Rossi (S. Colonna-Preti - S. Colonna-Preti, 2001, p. 201; Granuzzo, 2008, pp. 136-139) e almeno con i collaboratori di Girolamo Frigimelica Roberti in occasione della costruzione del corpo principale della villa Pisani a Stra.
Preti fu uno tra i molti esponenti della nobiltà veneta che nel Settecento praticarono l’architettura per diletto, non come attività professionale: l’indagine intellettuale sui fondamenti della disciplina anche attraverso l’esercizio del disegno e del progetto è un aspetto che sembra decisamente prevalere su quelli legati alla realizzazione delle fabbriche. Alla frequentazione assidua di Giovanni Rizzetti e dei Riccati (Giovanni Rizzetti, 1996; Giordano Riccati, 2012; Piccoli, in Storia dell’architettura, 2012) si deve la sua concezione dell’architettura come sapere principalmente scientifico, come «atto di ragione» (Illuminismo e architettura, 1969, p. 134), ma nello stesso ambiente potrebbe avere appreso anche gli aspetti più specifici della professione, come il disegno. I suoi studi sulle opere di architettura antica e moderna si basarono principalmente sulla manualistica e sulla disponibilità di opere a stampa (esistono almeno due inventari della sua biblioteca: Francesco Maria Preti, 1990, pp. 313-345).
Fu uno dei protagonisti del dibattito sulla media armonica proporzionale per l’individuazione dell’altezza degli edifici, tema centrale negli studi palladiani del tempo (Lettere, 1760; Lettere, 1763; McReynolds, 2011, pp. 128-165), e autore di un trattato pubblicato però solo dopo la sua morte con il titolo Elementi di architettura del signor Francesco Maria Preti (1780).
Gli Elementi sono preceduti da un’ampia introduzione di Giordano Riccati al quale spettò forse anche l’organizzazione del materiale che era stato dettato da Preti a un discepolo, ma non «ripulito» (p. IV). Gli studi proporzionali e armonici applicati all’architettura (basati sulla matematica, il linguaggio della scienza) sono evidentemente legati alla lezione riccatiana. La seconda parte del trattato avrebbe dovuto illustrare i principi esposti nella prima attraverso un gran numero di disegni già preparati da Preti a questo scopo (p. VII): questa parte non vide mai la luce nonostante che Giovanni Coi, rettore del seminario di Padova tra il 1779 e il 1807, e Giacomo Albertolli, docente di architettura presso lo stesso istituto dal 1785 circa, con la collaborazione dell’incisore Giacomo Mercoli, ne avessero seriamente impostato il progetto di stampa (Maggi, 2001). Una considerazione autonoma merita quindi il consistente corpus di disegni conservati in maggior parte presso la Biblioteca capitolare di Treviso (cataloghi in Francesco Maria Preti, 1990, pp. 299-312; Colonna-Preti, 1997, pp. 164-205, molti riprodotti in S. Colonna-Preti - S. Colonna-Preti, 2001), affidati dallo stesso Preti all’amico Carlo Adami, canonico della cattedrale (Elementi di architettura, 1780, p. VII).
Numerosi progetti di Preti si distinguono per grandiosità e impiegano un linguaggio architettonico lontano dal razionalismo illuminista che li contraddistingue invece nella funzione (Brusatin, 1980: contrada di città, piazza commerciale, ospedale di Castelfranco, luogo di delizia). Sono certamente legate al trattato le due serie di palazzi da tre a ventinove e da tre a quindici fori, mentre risulta dispersa la serie dei progetti di chiese da una a diciassette navate; alcuni progetti sono raccolti in fascicoli introdotti da una presentazione destinata al committente (chiesa dei minori osservanti a Camposampiero, Padova, 1766; coro del Santo, 1749-50, e riforma di S. Giustina, 1766, a Padova; villa Corner «del Paradiso» a Castelfranco, 1766; Accademia degli Anistamici di Belluno, 1774); altri si possono ritenere liberi esercizi progettuali, nonostante i tentativi di riconoscervi progetti menzionati nelle fonti come il palazzo a nove cortili (1755) o il progetto di chiesa a diciassette navate per la cattedrale di Lisbona (Elementi di architettura, 1780, pp. XV s.; Francesco Maria Preti, 1990, pp. 244-251; S. Colonna-Preti - S. Colonna-Preti, 2001, pp. 141-144).
La qualità dei disegni è molto varia e non sono da escludere interventi successivi, forse legati al progetto di pubblicazione e finora non indagati; le differenze evidenti sono in gran parte da ricondurre alla presenza di allievi (tra i quali Bartolomeo Zampezzi, Giuseppe Fazzini o Tassini; S. Colonna-Preti - S. Colonna-Preti, 2001, pp. 51-54) e collaboratori: forse il pittore-cronista Nadal Melchiori, morto nel 1735, e certamente Giovanni Miazzi e suo figlio Antonio (Milizia, 1785, pp. 304-307).
Il duomo di S. Liberale a Castelfranco (1724; aperto al culto nel 1746) fu la sua prima opera, un incarico che affrontò su sollecitazione di Giovanni Rizzetti pur non possedendo allora una specifica preparazione in architettura. L’edificio è il risultato di un secondo progetto messo a punto dopo che il primo aveva ottenuto una solenne bocciatura dai «principali architetti» di Roma (Elementi di architettura, 1780, pp. IV s.), ed è forse il più palladiano dei suoi edifici. Il vicino teatro Accademico (progettato da Preti nel 1746) è un singolare incrocio fra un teatro d’opera e un’aula per le discussioni accademiche ed è quindi predisposto per riunioni diurne e per spettacoli notturni.
Tra le fabbriche realizzate si contano diverse opere costruite a Castelfranco e nel territorio circostante (parrocchiali di Vallà, 1735, Salvatronda, 1751, Caselle, 1757, Tombolo, 1767), il corpo principale della villa per Alvise Pisani a Stra (realizzato fra il 1735 circa e il 1756, che riduce drasticamente il progetto di Frigimelica Roberti in un blocco scavato da due cortili e impostato su un asse passante verso il giardino) e numerosi progetti (l’elenco completo si trova in S. Colonna-Preti - S. Colonna-Preti, 2001, pp. 57-60), l’ultimo dei quali, nel 1774, per la sede dell’Accademia degli Anistamici di Belluno, di cui era socio (Fantechi, 1996). In particolare, le chiese per le comunità rurali del Trevigiano si distinguono per la varietà di soluzioni a partire dall’impiego degli ordini e potrebbero utilmente essere confrontate con quelle progettate da Giordano Riccati (Moretti, in Giordano Riccati, 2012).
Preti fu coinvolto anche nella polemica sulla ricostruzione del ponte palladiano di Bassano e presentò un progetto per la ricostruzione del Duomo di Treviso. Frequentemente interpellato su opere altrui, da progettisti o committenti, talvolta formulò il proprio parere attraverso un progetto. Questa particolare forma di collaborazione lo legò a Giovanni Miazzi (forse troppo semplicisticamente indicato spesso come suo allievo: grazie a Miazzi, per esempio, egli entrò in contatto con Tommaso Temanza; Granuzzo, 2008, p. 136) nell’interessantissima villa Spineda a Venegazzù (1754-55).
Morì il 23 dicembre 1774 ed è sepolto nella crociera del Duomo di Castelfranco.
Fonti e Bibl.: F.M. Preti [?], Eccellenza io non amo se non l’incontro di obbedire…, s.l. né d. [1751]; Il ponte di Bassano difeso dedicato a S. E. la Signora Giustina Donà Belegno Procuratoressa di San Marco, Bassano 1752; Lettere intorno la scoperta della media proporzionale armonica servente alle altezze negli edifizj conosciuta dal Palladio ma non posta in pratica, Brescia 1760; Lettere del conte Francesco Riccati trivigiano intorno a varie nuove teoriche e metodi pratici per l’architettura civile, Treviso 1763; Giornale enciclopedico, t. IX, Venezia 1775, pp. 118-123; Elementi di architettura del signor F.M. P., Venezia 1780; F. Milizia, Memorie degli Architetti antichi e moderni, II, Bassano 1785, pp. 300-307; G. Coi, Ragionamento sopra i principi d’architettura di F.M. P. dedicato a sua Ecc. il N.H. Antonio Diedo in occasione delle sue faustissime nozze con sua Eccellenza la N.D. Lucrezia Nani, Padova 1795; D.M. Federici, Memorie trevigiane sulle opere di disegno dal mille e cento al mille ottocento per servire alla storia delle belle arti d’Italia, II, Venezia 1803, pp. 97, 133, 153 s., 157-161, 173-181; G. Bottari - S. Ticozzi, Raccolta di lettere sulla pittura scultura e architettura, VIII, Roma 1835, pp. 272, 281 s., 285, 287, 309; A. Diedo, Commenti ed osservazioni su alcune dottrine dell’architetto F.M. P. di Castelfranco, in Atti dell’ateneo veneto, 1838, vol. 2, pp. 193-206.
M. Favaro Fabris, L’architetto F.M. P. di Castelfranco Veneto (1701-1774), Treviso 1954; G. Bordignon Favero, Il Teatro Accademico di F.M. P. in Castelfranco, in Arte veneta, XIII-XIV (1959-1960), pp. 174-181; G.M. Pilo, L’architettura nell’età neoclassica a Treviso, Castelfranco e Bassano (Miazzi, P., Giordano e Francesco Riccati, i Gaidon), in Bollettino del Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio, V (1963), pp. 228-238; Illuminismo e architettura del Settecento veneto (catal., Castelfranco Veneto), a cura di M. Brusatin, s.l. 1969; M. Brusatin, Venezia nel Settecento: stato, architettura, territorio, Torino 1980, pp. 152-162; F.M. P., architetto e teorico (Castelfranco Veneto, 1701-1774), a cura di L. Puppi, Castelfranco Veneto 1990; D. Battilotti, La vita, ibid., pp. 1-27; I Riccati e la cultura della Marca nel Settecento europeo. Atti del Convegno internazionale, Castelfranco Veneto… 1990, a cura di G. Piaia - M.L. Soppelsa, Firenze 1992; R. Rugolo, Villa Cornaro di F.M. P. a Sant’Andrea di Cavasagra, in Venezia Arti, 1994, n. 8, pp. 67-76; A.L. Fantechi, La fabbrica dell’Accademia degli Anistamici di Belluno, alcune precisazioni e una proposta di attribuzione, in Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore, LXVII (1996), 296, pp. 181-190; Giovanni Rizzetti. scienziato e architetto. Castelfranco Veneto 1675-1751, a cura di L. Puppi - R. Maschio, Castelfranco Veneto 1996; S. Colonna-Preti, Nuovi contributi sulla figura e le opere dell’architetto F.M. P., Castelfranco Veneto, 1701-1774, Milano 1997; I. Marcon (con la collaborazione di S. Colonna-Preti), Storia di una chiesa e dei suoi popoli: come un’alluvione originò 500 anni di liti tra Bessica, Loria e Spineda. F.M. P. e Giovanni Miazzi progettisti del «gioiello architettonico» chiesa di Bessica, Bessica-Roma 1999; S. Colonna-Preti - S. Colonna-Preti, L’architetto F.M. P. di Castelfranco Veneto, 1701-1774, Castelfranco Veneto 2001; A. Maggi, Giacomo Albertolli e il Seminario di Padova, in Padova e il suo territorio, XVI (2001), 94, pp. 29-32; R. Rugolo, Troppe feste. F.M. P. nella Venezia dei lumi, in Studi veneziani, n.s., 2002, n. 43, pp. 263-297; G. Beltramini, The fortunes and misfortunes of Scamozzi’s “Idea della architettura universale” in Palladian territory, in Annali di architettura, 2006-2007, nn. 18-19, pp. 199-213; E. Granuzzo, Riflessioni sulla teoria architettonica di Tommaso Temanza, a partire da un nucleo di lettere inedite, in Annali di critica d’arte, 2008, n. 4, pp. 107-139; D. McReynolds, Palladio’s legacy. Architectural polemics in eighteenth century Venice, Venezia 2011; Giordano Riccati. Illuminista veneto ed europeo. Atti del Convegno, Venezia… 2010, a cura di D. Bonsi, Firenze 2012 (in partic. E. Molteni, Gli scritti di Giordano Riccati sull’architettura: proporzioni, matematica, giudizio e buon gusto, pp. 71-87; L. Moretti, Le chiese di Giordano Riccati, pp. 123-131); Storia dell’architettura nel Veneto. Il Settecento, a cura di E. Kieven - S. Pasquali, Venezia 2012 (in partic. E. Piccoli, Treviso, Castelfranco e la cerchia dei Riccati, pp. 166-187; M. Bonetti, F.M. P., p. 318).