RASCARINI, Francesco Maria
RASCARINI (Rascarino, Lascarini, Lascarino), Francesco Maria. – Figlio di Battista e Orsola Mariani, nacque con la gemella Dorotea a Reggio nell’Emilia, in una casa sita nella circoscrizione parrocchiale di S. Prospero, il 5 marzo 1633, giorno altresì del battesimo (Archivio del battistero di Reggio nell’Emilia, Battezzati, aa. 1632-1636, p. 60).
Fu poi cantore nella cappella musicale della cattedrale, come contralto, dal 1649 al 1658, quando chiese e ottenne l’esonero dal servizio (Fontanesi, ad vocem). Maturata la vocazione al sacerdozio, fu ordinato presbitero dal vescovo di Reggio, cardinal Rinaldo d’Este, il 26 maggio 1657 (Archivio vescovile di Reggio nell’Emilia, Sacre ordinazioni, a. 1657).
Nel 1658 era aggregato alla cappella di S. Petronio a Bologna, diretta da Maurizio Cazzati; e debuttò sulle scene del locale teatro Formagliari ne Le Fortune di Rodope e Damira, dramma di Aurelio Aureli con musica di Pietro Andrea Ziani (Venezia 1656), nel quale impersonò Nigrane, l’amante occulto della cortigiana Rodope corteggiata dal re Creonte. In questa parte concorse ad accrescere tanto la propria reputazione musicale quanto quella arrisa all’opera di Ziani: Rascarini prese infatti parte ad altri allestimenti coordinati dall’impresario-cantante Giovan Battista Abbatoni, segnatamente a Bergamo e Milano nel 1660 nonché a Torino nel 1662.
A inizio 1659 il cantante si trovava a Venezia: cantò probabilmente la parte di Tolomeo nell’Antioco di Francesco Cavalli, nel teatro di S. Cassiano, in una compagnia di cui fecero parte il soprano Silvia Gailarti Manni e il castrato Giovanni Antonio Cavagna, detto Cavagnino; quest’ultimo fu poi suo frequente sodale (cfr. Glixon, 2006, p. 185 n. 47; Archivio di Stato di Venezia, Scuola Grande di S. Marco, b. 188, c. 127, lettera del 25 aprile 1665). Lì fu scritturato da Giovanni Legrenzi in cerca di voci da condurre a Ferrara a disposizione del marchese Ippolito Bentivoglio, mecenate e librettista (lettera di Legrenzi del 15 febbraio 1659, di proprietà dell’antiquario J. & J. Lubrano di Syosset, NY, USA). In seguito, mentre nell’aprile 1660 soggiornava a Genova (forse nella compagnia di Pietro Manni, consorte della citata cantante), Rascarini fu convocato alla corte di Torino in occasione delle feste musicali per le nozze della principessa Margherita Violante di Savoia con Ranuccio II Farnese, duca di Parma: lì ritrovò il Cavagnino, che dall’inizio dell’anno era stato assunto come «musico di camera» di Carlo Emanuele II di Savoia (Archivio di Stato di Torino, Sezioni riunite, Camera dei conti, Real Casa, art. 217, n. 113, 1660, 7 e ss.; questo e gli altri documenti torinesi sono stati individuati da Luca Rossetto Casel).
L’11 maggio, in un salone del palazzo Vecchio di S. Giovanni, Rascarini si esibì, insieme con altri rinomati colleghi, nel «gran balletto» L’Unione per la peregrina Margherita reale e celeste, soggetto e coreografia di Filippo d’Agliè, macchine sceniche di Amedeo di Castellamonte e musica (perduta) ascrivibile a Michele Chapaty, violinista e maestro di ballo.
A carnevale 1661 Rascarini era di nuovo a Venezia, scritturato con la Manni nella stagione inaugurale del teatro di S. Salvatore: l’ingaggio contemplava La Pasife, dramma di Giuseppe Artale musicato da fra Daniele da Castrovillari, e una ripresa dell’Eritrea di Cavalli. Dopodiché rientrò nell’entourage Bentivoglio tramite i buoni uffici del nobile veneziano Giovanni Carlo Grimani (Monaldini, 2000, p. 161). A partire dal secondo semestre 1661 il contralto reggiano fu stabilmente assunto come «musico di camera» a Torino, con un salario inferiore a quello del Cavagnino (450 lire anziché 562.20; Archivio di Stato di Torino, Sezioni riunite, Camera dei conti, Real Casa, art. 217, n. 115, 1662, 167 e ss.). Poté quindi comparire nelle precoci stagioni di opere alla veneziana date a Torino da una compagnia di cantanti sia stanziali sia di giro al seguito del citato Abbatoni: La Dori o vero La schiava fedele e Orontea regina d’Egitto di Cesti nel carnevale 1662, Le fortune di Rodope e Damira di Ziani a fine anno, il Giasone di Cavalli ai primissimi del 1663 (dei quattro libretti, soltanto Le fortune reca l’elenco nominativo dei cantanti, che oltre Rascarini e Cavagna include la Manni). Da allora, e per un ventennio, Rascarini partecipò alla vita culturale di Torino, non solo musicale, ma anche letteraria (fece parte dell’Accademia degli Incolti col nome «Il Ravvivato» e diede alle stampe alcuni componimenti encomiastici, uno dei quali in lode di Giovanni Carisio, compositore di corte, apparso nei di lui Concerti sacri op. I, Venezia 1664). Nell’aprile 1666 il duca si adoperò presso la reggente modenese Laura Martinozzi per procurargli un «beneficio semplice juspatronato dell’Arte de Calzolari» a Reggio (Viale Ferrero, 1980, p. 19). Nello stesso anno Cazzati dedicò a lui e al Cavagna due mottetti a voce sola inclusi nell’op. XXXIX. A Torino il cantante poté usufruire di permessi che gli consentirono di esibirsi al di fuori delle residenze sabaude e dei confini del ducato. Nel carnevale 1666 fu scritturato da Marco Faustini per il teatro dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia: cantò in due opere di Cesti, a gennaio la ‘prima’ veneziana dell’Orontea (Innsbruck 1656), che sostituì all’ultimo momento la progettata Doriclea di Ziani, e il 13 febbraio il Tito, «melodrama» di Nicolò Beregan.
Una lettera di Cavagna a Faustini, spedita da Torino avanti le recite di Orontea, rivela un Rascarini desideroso di compiacere l’impresario e il pubblico in parti confacenti alle proprie attitudini canore: «[…] Il signor Rascarino sa, come me, la sua parte, ma il prologo [di Orontea] li riesce alto essendo contralto naturale, onde potrebbe o farlo ad altri imparare, o farli abbasar la parte che non ascenda che al naturale di sua voce» (Archivio di Stato di Venezia, Scuola Grande di S. Marco, b. 188, c. 46v, 7 novembre1665; anche la lettera di Ziani del 3 novembre 1665, ibid., c. 226, allude alla necessità di adattare al registro del contralto una parte di soprano).
Rascarini fu impegnato di nuovo a Venezia per il carnevale 1667, nell’Alciade di Ziani a dicembre e in una ripresa della Dori di Cesti a gennaio, sempre in compagnia di Cavagna. Ma stavolta si rasentò l’incidente diplomatico tra Carlo Emanuele II, che li voleva immantinente a Torino per un balletto di corte, e il Consiglio dei Dieci. In definitiva, in febbraio un’ingiunzione del duca costrinse i due cantanti a interrompere al 10 febbraio le recite a Venezia e a rientrare a Torino, giusto in tempo per cantare nel Trionfo d’Amore ossia Il falso amor bandito, l’umano ammesso ed il celeste esaltato, dato con musica di Carisio il 17 febbraio.
In seguito Rascarini si avvalse di altri congedi per esibirsi al teatro Ducale di Milano nel dicembre 1670 nell’Ippolita reina delle Amazzoni (dramma di Giovanni Rabbia musicato da Ludovico Busca, Pietro Simone Agostini e Ziani) e a Parma nel 1677, in due opere composte da Marco Uccellini, Il Giove d’Elide fulminato dato nel teatrino di corte e Gli eventi di Filandro et Edessa nel locale Collegio dei Nobili.
Non è chiaro fino a quando Rascarini abbia mantenuto formale servizio a Torino. Il 18 aprile 1682, in attesa «di ottenere licenza da quell’Altezza di ri[m]patriare», manifestò ai canonici di S. Prospero a Reggio il desiderio d’essere ammesso tra i loro cantori. Il suo reclutamento divenne operativo nel 1683, ma fu revocato il 31 gennaio 1685 perché egli aveva preteso copertura retributiva per un periodo di malattia decorsa tra Bologna e Reggio, giudicata fittizia dai canonici (Artioli, 1992, pp. 243-247). Riassunto in S. Prospero il 28 giugno 1687 quale «musico giubilato dell’A.R. di Savoia», prestò ininterrotto servizio fino alla morte, accettando nel 1705 l’incarico di maestro di cappella (Artioli, 1992). Dal 1688 al 1694 aveva nel contempo esercitato analogo incarico in un’altra chiesa cittadina, il santuario della Madonna della Ghiara (Rossi, 2002).
Morì a Reggio il 15 aprile 1706 e fu sepolto in S. Prospero (Archivio parrocchiale di S. Prospero di Reggio nell’Emilia, Defunti, aa. 1689-1775, sub data).
La Biblioteca Estense di Modena conserva, manoscritte e senza data, due «cantate per soprano, alto, tenore e basso continuo» di Rascarini (In lode di bella cantatrice; Di reciproco amore). Si tratta in realtà di due terzetti che richiamano lo stile del madrigale concertato: il secondo, anzi, rimanda palesemente a Monteverdi laddove, nell’incipit («Lasciatemi morire») e nella condotta espressiva, rivela l’eco del celebre “Lamento di Arianna”.
Fonti e bibl.: P. Fontanesi, Memorie di reggiani professori di musica, 1801-1817 ca., Reggio nell’Emilia, Biblioteca municipale, Mss. Regg. E 24/2; M.-Th. Bouquet, Musique et musiciens à Turin de 1648 à 1774, Torino 1968, pp. 44, 64, 158 s., 215; M. Viale Ferrero, Repliche a Torino di alcuni melodrammi veneziani, in Venezia e il melodramma nel Seicento, a cura di M.T. Muraro, Firenze 1976, pp. 148, 159-164; M.-Th. Bouquet, Il teatro di corte dalle origini al 1788 («Storia del Teatro Regio di Torino», I), Torino 1976, pp. 59, 74, 86; M. Viale Ferrero, La scenografia. Dalle origini al 1936 («Storia del Teatro Regio di Torino», III), Torino 1980, pp. 18 s., 24; O. Gambassi, La Cappella musicale di S. Petronio, Firenze 1987, pp. 133, 333; L. Artioli, Maestri di cappella, organisti e cantori, in Musiche e secoli nella basilica di San Prospero, a cura di E. Monducci, Reggio nell’Emilia 1992, pp. 243-247, 250, 259, 323-326; B.L. Glixon, Scenes from the life of Silvia Gailarti Manni, a seventeenth-century ‘virtuosa’, in Early Music History, XV (1996), pp. 135 s., 145 s.; S. Monaldini, L’orto dell’Esperidi. Musici, attori e artisti nel patrocinio della famiglia Bentivoglio (1646-1685), Lucca 2000, ad ind.; The new Grove dictionary of music and musicians, XX, London - New York 2001, pp. 834 s.; G.A. Rossi, La musica nel Tempio della Ghiara (1619-1702), in Bollettino storico reggiano, XXXV, fasc. 115, 2002, pp. 29, 41; B.L. Glixon - J.E. Glixon, Inventing the business of opera. The impresario and his world in seventeenth-century Venice, Oxford 2006, ad ind.; S.M. Woyke, Pietro Andrea Ziani, Frankfurt a.M. 2008, p. 208.