RICHINO, Francesco Maria
RICHINO (Richini, Ricchini, Ricchino), Francesco Maria. – Nato a Milano il 13 febbraio 1584 e battezzato nella chiesa di Santa Maria alla Porta, figlio di Bernardo, sposò Margherita ed ebbe due figli maschi, Giovanni Domenico e Bernardo Celso (Mezzanotte, [1960], pp. 35, 119; A. Scotti Tosini, in La basilica di San Giovanni Battista, 2001, p. 14).
Fu senza dubbio uno degli architetti più longevi e prolifici del Seicento lombardo, e di lui si conservano numerosi disegni autografi (Bocciarelli, 1972, pp. 74-80; Patetta, 1992, pp. 58-62; Id., 1994, pp. 51-57). La sua fama storiografica fu diffusa nel Novecento soprattutto da Rudolf Wittkower, che propose di assegnare a lui piuttosto che a Carlo Maderno «il premio per essere stato il più fantasioso e il più dotato architetto italiano dell’inizio del Seicento» (Wittkower, 1972, p. 99).
Richino si formò presumibilmente nell’accademia pubblica fondata dal padre presso la propria casa in corso di Porta Romana, parrocchia di S. Nazaro in Brolo (per la biblioteca si veda Scotti Tosini, 2010, pp. 123-150), nella quale si insegnavano, tra le altre materie, matematica, geometria, agrimensura, arti militari e nozioni di ingegneria civile (Giustina, 2007, p. 117). È possibile che egli collaborasse con il padre nell’insegnamento; scrisse nel 1602 la Pratica di Geometria con l’operatione del compasso, testo di ingegneria militare con carattere didattico (Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana di Milano, ASCMi, Trivulziano 223; Giustina, 2007, p. 117). Entro il 1603 soggiornò a Roma anche grazie all’interessamento di Federico Borromeo (Giustina, 2007, p. 117).
Al ritorno da Roma realizzò una pianta della città di Milano (Civica Raccolta di stampe A. Bertarelli, P.v. f.s. Richini 1603), e nello stesso 1603 (Annali, 1883, V, p. 10; Bocciarelli, 1969, p. 175; Repishti, 2003, p. 63 n. 131) sono citati per la prima volta alcuni modelli per la facciata del Duomo di Milano, che furono pagati al maestro 12 ducati (27 gennaio e 12 febbraio 1603: Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, AVFDMi, Mandati, ad datam; Repishti, 2003, p. 115 n. 131). Nel marzo del 1605 Richino ricevette la rara carica all’interno della Fabbrica del duomo di caput magister, vincendo a sorte dopo una votazione a pari merito contro Giovanni Battista Mangone (Annali, 1883, V, p. 28), ma nel dicembre dello stesso anno fu licenziato in seguito all’accusa di falsificazione di documenti (Repishti, 2003, p. 64). Tra il 1606 e il 1607 formulò nuove proposte per la facciata, e inoltre, il 18 marzo 1606, ricevette un compenso di 6 scudi d’oro (36 lire imperiali) per aver realizzato un disegno per lo scurolo di San Carlo Borromeo (AVFDMi, Mandati, 27; Bocciarelli, 1969, p. 183).
Sono diversi gli elaborati grafici per la facciata del duomo attribuibili a Richino e appartenenti a questa fase di inizio Seicento: in particolare nel secondo tomo della Raccolta Bianconi, presso la Biblioteca Trivulziana di Milano, i disegni ai ff. 27r, 28rA, 29r, 30r, 31r, oltre alle copie del progetto di Pellegrino Tibaldi, probabilmente tutte di mano del maestro e collocabili nel 1610 (AVFDMi, Archivio disegni, 205; ASCMi, Raccolta Bianconi, II, f. 26r; Biblioteca Ambrosiana di Milano, BAMi, F.251 inf. n. 50; Repishti, 2002, pp. 37 s.; Id., 2003, p. 51; per tutti i disegni relativi al Duomo di Milano si può consultare il Corpus dei disegni di architettura del Duomo di Milano, 2016, www.disegniduomomilano.it). Si devono al maestro anche le Ragioni addotte dall’architetto Francesco Richino per mostrare che non si devono mettere piedistalli sotto le colonne della facciata del Duomo, ossia uno dei dibattiti per la facciata della cattedrale (30 agosto 1607, copia a stampa, AVFDMi, Archivio Storico, 139, 6; Annali, 1883, V, pp. 47 s.; Repishti - Schofield, 2003, pp. 354 s.).
Nello stesso 1606 Richino progettò la parrocchiale di S. Giorgio di Cuggiono (ancora in corso di realizzazione nel 1623, e con facciata settecentesca; Angelini - Onida, 1992-93, pp. 68-79), mentre dal 1607 lavorò alla distrutta chiesa di S. Giacomo al collegio delle Vergini Spagnole di Milano (Latuada, 1738, IV, p. 400; M. Resmini, in Il giovane Borromini, 1999, pp. 153 s.) e avviò la realizzazione di uno degli edifici ecclesiastici tra i più rappresentativi della sua produzione, la chiesa di S. Giuseppe (G. Stolfi, in Il giovane Borromini, 1999, pp. 147-153).
In seguito a diverse proposte formulate da Ercole Turati e Antonio Maria Corbetta, nel novembre del 1607 Richino ricevette il primo pagamento, e il progetto definitivo fu approvato il 13 dicembre, mentre si attese il 10 marzo 1608 per stipulare il contratto per le fondazioni. L’aula fu completata nel 1616 e aperta al culto da Federico Borromeo, mentre il coro fu aggiunto a partire dal 1625, la facciata terminata nel 1630 e il pavimento, disegnato da Richino stesso, nel 1644 (G. Stolfi, in Il giovane Borromini, 1999, pp. 147 s.). La peculiarità dell’edificio è rappresentata da un’aula ottagonale con coppie di grandi semicolonne addossate ai quattro lati diagonali dell’ottagono, che reggono una cupola emisferica su pennacchi, racchiusa all’esterno entro un tiburio. Il coro a croce greca, che conferisce all’edificio l’aspetto di un organismo composto da due piante centrali, non apparteneva però al piano originario, sebbene progettato da Richino stesso.
Nel 1608 Richino tentò per la prima volta di entrare nel Collegio degli ingegneri architetti e agrimensori di Milano, insieme al padre Bernardo, ma la sua richiesta fu respinta ed egli ottenne l’ammissione solo il 7 novembre 1611, dopo aver ripetuto l’esame due volte ed essersi infine appellato al Supremo Consiglio di governo e al re di Spagna (Giustina, 2007, p. 117). Nello stesso anno progettò la chiesa di San Giovanni Battista a Busto Arsizio (P. Bossi, in La basilica di San Giovanni Battista, 2001, pp. 73-82), mentre del 1609 sono il rifacimento interno e la facciata della chiesa di S. Calimero (Torre, 1674, p. 17; Latuada, 1737, III, p. 22; M.T. Fiorio, in Le chiese di Milano, 1985, p. 306).
Tra il 1612 e il 1613 furono pagati a Richino diversi disegni per la cappella della Madonna dell’Albero nel duomo di Milano (22 settembre 1612; 27 novembre 1612; 26 gennaio 1613; 14 settembre 1613; AVFDMi, Mandati, 40-42; Bocciarelli, 1969, p. 188 n. 52), per la quale elaborò numerose varianti testimoniate dai fogli autografi conservati nel primo tomo della Raccolta Bianconi (N. Soldini, in Il giovane Borromini, 1999, pp. 117-127; Id., in La basilica di San Giovanni Battista, 2001, pp. 29-38) e nella Raccolta Ferrari presso la Biblioteca Ambrosiana (J. Gritti, in Corpus dei disegni di architettura del Duomo di Milano, segnature BAMi, S.148 sup., nn. 27-30, 32).
Nel secondo decennio del XVII secolo troviamo Richino impegnato in numerosi progetti non solo milanesi (I. Giustina, in La basilica di San Giovanni Battista, 2001, p. 19): lavorò con Lorenzo Binago per il duomo nuovo di Brescia (1613) e a Bergamo per il duomo di S. Vincenzo (1613) e per il consolidamento della cupola di S. Maria Maggiore (1614). Inoltre, fu attivo presso il Collegio Borromeo di Pavia (dal 1616 al 1629), dove realizzò il portico, l’emiciclo, il portale e la scala verso il giardino, il portale dell’oratorio e due camini al piano terreno (Baroni, 1937, docc. 62, 64-67; Grassi, 1966, p. 293), e progettò la chiesa esterna del convento di S. Agostino in porta Nuova (intorno al 1614; M.C. Loi, in Il giovane Borromini, 1999, pp. 154-160) e la chiesa di S. Maria di Loreto in porta Orientale a Milano (1616; I. Giustina, in Il giovane Borromini, 1999, pp. 160-165; Giustina, 2000, pp. 3-34). Nel 1618 fu ammesso come sostituto del padre alla carica di ingegnere del Tribunale di Sanità, subentrandogli alla di lui morte (Giustina, 2007, p. 117).
Nel 1619 delineò l’ampliamento, solo parzialmente realizzato, della chiesa di S. Magno di Legnano (A. Spada, in La basilica di San Giovanni Battista, 2001, pp. 117 s.), mentre il 20 dicembre 1620 fu nominato perito della Congregazione per la riparazione delle chiese e degli edifici parrocchiali di Milano. Si trattava di una congregazione istituita da Federico Borromeo il 20 luglio 1620, per la quale consta il Liber Congregationis pro reparandis fabricis (BAMi, G.20 suss.), che documenta l’attività di Richino in numerose parrocchie di Milano (Repishti, 2015, p. 164 n. 10) tra le quali S. Vito al Pasquirolo (1621), S. Giovanni alle Quattro Facce (1624-26; anche M.C. Loi, in La basilica di San Giovanni Battista, 2001, pp. 99-103), S. Vito al Carrobbio, S. Pietro con la Rete (1623-25; anche M.C. Loi, in La basilica di San Giovanni Battista, 2001, pp. 103 s.), S. Martino in Nosiggia, S. Bartolomeo, S. Vittore al Teatro (1624-26), S. Maria di Loreto, S. Stefano in Burgundia, S. Carpoforo, S. Michele al Gallo, S. Giovanni sopra il Muro Rotto, S. Salvatore (1629). Intorno al 1620 si colloca anche un progetto non realizzato di Richino per la chiesa di S. Maria della Fontana (ASCMi, Raccolta Bianconi, X, f. 23v; Rovetta, 1982, pp. 148 s.).
Nel 1621 egli assunse la direzione del cantiere del monastero di S. Simpliciano, proseguendo la costruzione del cosiddetto chiostro delle due colonne (entro il 1623, lato orientale; Tolomelli, 2005, p. 101), e nello stesso anno progettò il rifacimento della chiesa di S. Marta di Milano (distrutta; M.C. Loi, in La basilica di San Giovanni Battista, 2001, pp. 97-99) e fu attivo per la chiesa di S. Pietro in Campo Lodigiano (distrutta; Latuada, 1737, III, p. 162). Nel 1622 progettò la chiesa di S. Benedetto a Crema (Verga, 1982) e quella di S. Carlo al Sacro Monte di Arona (posa della prima pietra nel 1614, ma poi documentata nell’arco cronologico 1622-31; Borsa, 2007-2008, pp. 30-33, 42-46), mentre nel 1623 ideò l’ampliamento del coro di S. Giorgio al Palazzo di Milano (M. Resmini, in La basilica di San Giovanni Battista, 2001, pp. 91-93; Giustina, 2015, pp. 19-43).
Quando nel 1624 Pietro Carcano dispose un lascito per il completamento della fabbrica dell’ospedale Maggiore di Milano, con disegno di Giovanni Battista Pessina, revisionato da Fabio Mangone, Giovanni Battista Crespi e Richino stesso, questi fu impegnato soprattutto nella costruzione del cortile maggiore e della chiesa (Grassi, 1972, pp. 65 s.; Zucchi, 1989, pp. 246-251). Nella seconda metà degli anni Venti Richino si impegnò nel completamento di fabbriche da tempo avviate, come quella delle canoniche di S. Lorenzo a Milano, iniziate da Aurelio Trezzi (dal 1626 al 1638; Baroni, 1940, pp. 185-188, docc. 189-195; Grassi, 1966, p. 289), e quella di S. Alessandro dei Barnabiti di Milano, dopo la morte di Lorenzo Binago (Baroni, 1940, pp. 4, 21 s., docc. 29, 25-30, 37; F. Repishti, in Il giovane Borromini, 1999, pp. 135-137; Giustina, Lorenzo Binago, 2001, p. 19). Probabilmente del 1624 è il suo progetto per la nuova chiesa di S. Bartolomeo (L. Maggioni, in Le chiese di Milano, 1985, p. 181), e nel 1626 intervenne nei Ss. Giacomo e Filippo di Pavia (Angelini - Onida, 1995, pp. 255-263) e progettò la parrocchiale di S. Rocco a Miasino d’Orta (Grassi, 1966, p. 291). Nel 1628 fornì un progetto per la trasformazione della chiesa di S. Rocco dei Miracoli di Milano, in porta Vercellina (Repishti, 2015, p. 164), edificio dal singolare impianto esagonale ideato da Pellegrino Tibaldi, mentre uno dei progetti più significativi di questi anni è quello per la facciata del Collegio elvetico (dal 1629).
Si tratta di un’ampia fronte con settore centrale concavo a completamento della fabbrica di Fabio Mangone (Zucchi, 1989, p. 228). Il progetto si protrasse nel tempo a causa delle difficoltà di acquisire una casa per far spazio al blocco della facciata (1632), e si conoscono varianti dello stesso Richino elaborate in tempi diversi, l’ultima delle quali presumibilmente posteriore al 1641 (Della Torre, 1996, p. 78).
Al 1630 risale l’allestimento del Monte Etna, apparato effimero progettato da Richino in occasione del battesimo di Baldassarre, figlio di Filippo IV di Spagna, del quale esiste un disegno di Carlo Biffi presso la Civica Raccolta di stampe A. Bertarelli (A.S. m. 51-17). Presso il castello Sforzesco di Milano (Civiche Raccolte d’arte, Gabinetto dei disegni, 2071) si conservano, inoltre, il frontespizio e la bozza di un prologo di un trattato di architettura civile e militare che Richino aveva iniziato a comporre forse intorno a questa data (Libro di architettura civile, militare, regulare, irregolare et reale, come si hanno a formare redatti, batterie, aprire trinchie e per arrivar a una fortezza, con sue misure et requisiti intorno a dette, con insieme le sue case, alloggiamenti dei soldati, palazzi, chiese et molte altre cose con anco la Geometria tanto utile et necessaria, qual saranno distinti in diversi libri fatti per me Francesco Maria Ricchino ingegnero). Esistono altresì alcune pagine dedicate ai diversi tipi di fortezze e intitolate Principio del libro del’ingegner camerale e militare Francesco Maria Ricchino (Civiche Raccolte d’arte del castello Sforzesco di Milano, Gabinetto dei disegni, 2370; Giustina, 2007, p. 117).
Il 21 luglio 1631, dopo la morte di Federico Borromeo, Richino ottenne la carica di ingegnere della Fabbrica del duomo di Milano, elaborando negli anni successivi nuove soluzioni per la facciata (la più celebre incisa nel 1635 da Giovanni Paolo Bianchi), ma fu inaspettatamente licenziato il 29 luglio 1638 (Repishti, 2003, pp. 85-91). Nello stesso 1631 egli intervenne in palazzo Annoni a Milano (Zucchi, 1989, pp. 172 s.), progettò la chiesa di S. Bernardino di Abbiategrasso (Comincini - Della Torre, 1992), e svolse un intervento di restauro dell’atrio di S. Ambrogio a Milano, complesso per il quale aveva composto disegni anche alcuni anni prima (Baroni, 1940, pp. 82 s., docc. 75-76, p. 84, doc. 80; Margutti, 2009, pp. 49-64).
Nel 1633 Richino fornì i disegni per il coro e lo scurolo della chiesa di S. Fedele di Milano, avendo assunto la direzione del cantiere: il coro fu costruito entro il 1643 e lo scurolo terminato nel 1654 (Baroni, 1940, pp. 114, 117, 125, doc. 131, 128-131, docc. 135-141; Della Torre - Schofield, 1995, p. 251). Il 1635 lo vide attivo nella fabbrica del Seminario Maggiore (fino al 1649), per la quale progettò in particolare il portale (Baroni, 1968, pp. 450 s., 474-480; Zucchi, 1989, pp. 222-227). Solo nel 1639 (31 maggio) Richino fu eletto ingegnere camerale, dopo che nel 1626 il padre aveva richiesto che egli fosse ammesso al ruolo come suo sostituto e nel 1637 egli stesso aveva fatto domanda, essendo morti Tolomeo Rinaldi e Giuseppe Barca. Il 17 luglio 1641 gli fu concessa la patente ufficiale (Giustina, 2007, p. 117).
Tra il 1636 e i primi anni Quaranta Richino compose progetti per alcuni oratori nella diocesi di Milano, conservati nel Fondo Spedizioni diverse dell’Archivio storico diocesano di Milano, tra cui l’oratorio di S. Bernardo ad Albairate e quello della Natività della Vergine a Legnano, S. Bernardo a Cassina Savina, S. Francesco dei Resta a Barzanò, Ss. Maria e Giuseppe a Cascinetta di Pregnana Milanese (Angelini - Onida, 1992-1993; Francesco Maria Richino, 1997, pp. 171 s.).
Nel novembre del 1642 Richino fu incaricato dal Commissario generale delle munizioni e dei lavori di iniziare a visitare le fortificazioni e le piazzeforti dello Stato, affiancando nei compiti di controllo il capitano Francesco Prestino. Tra il 1642 e il 1652 si occupò del castello di Milano per riparazioni e miglioramenti del sistema difensivo, con l’ideazione e la costruzione delle mezzelune fra i baluardi (1647) e dei bastioni (1651-55), che necessitavano di riparazioni. La ricca attività di Richino in ambito militare è ricostruita da Irene Giustina (2007, pp. 117-121), alla quale si rimanda per una puntuale disamina dei numerosi interventi, prevalentemente brevi sopralluoghi, stime, capitolati, collaudi e cura delle procedure di appalto, mentre difficilmente egli effettuò di persona misurazioni e rilievi.
Nel 1644 Richino disegnò l’apparato funebre per le esequie di Isabella di Spagna nel Duomo di Milano e nel 1647 quello per il principe Baldassarre, incisi da Giovanni Paolo Bianchi (Morazzoni, 1919, pp. 43 s. nn. 453-455). Nel 1645 progettò la distrutta chiesa di S. Giovanni Decollato alle Case Rotte (Baroni, 1940, pp. 136, 139-141, docc. 150-155; Nasoni, in Le chiese di Milano, 1985, p. 195) e la prepositurale di S. Agnese a Somma Lombardo (Buratti Mazzotta, 2003, pp. 34-43), mentre tra il 1645 e il 1648 edificò palazzo Durini (Zucchi, 1989, pp. 174 s.; Giustina, 2001b, pp. 203-217) e dal 1648 fu impegnato in palazzo Litta (Zucchi, 1989, pp. 178-181).
Nel 1651 formulò il progetto complessivo per il collegio dei gesuiti di Brera, dopo aver presentato disegni e fornito un piano generale già dal 1625: il progetto fu approvato, ma alla morte di Richino l’edificio non era ancora completato e fu portato a termine secondo i disegni originari dal figlio Giovanni Domenico, da Girolamo Quadrio e da Pietro Giorgio Rossone (Zucchi, 1989, p. 252). Allo stesso modo, nel 1652 Richino iniziò i lavori alla chiesa di S. Maria alla Porta, per la quale esiste una sua stima del 1656 (Baroni, 1968, p. 97 doc. 504), e che fu conclusa in seguito da Francesco Castelli (A. Salvini Cavazzana, in Le chiese di Milano, 1985, pp. 78-80).
Morì a Milano il 24 aprile 1658 (Grassi, 1966, p. 289).
Fonti e Bibl.: C. Torre, Ritratto di Milano, Milano 1674, p. 17; S. Latuada, Descrizione di Milano, Milano 1737-1738, III, pp. 22, 162; IV, p. 400; Annali della fabbrica del Duomo di Milano dall’origine fino al presente, Milano 1883, V, pp. 10, 28, 47 s.; G. Morazzoni, Il Duomo. Saggio iconografico, Milano 1919, pp. 43 s.; C. Baroni, Il collegio Borromeo, Pavia 1937; Id., Documenti per la storia dell’architettura a Milano nel Rinascimento e nel Barocco, I, Firenze 1940, pp. 4, 21 s., 82-84, 114, 117, 125, 128-131, 136, 139-141, 185-188; II, Roma 1968, pp. 97, 394, 441 s., 450 s., 474-480; P. Mezzanotte, Storia del collegio degli ingegneri di Milano, Milano s.d. (circa 1960), pp. 35, 119; L. Grassi, Province del Barocco e del Rococò. Proposta di un lessico biobibliografico di architetti in Lombardia, Milano 1966, pp. 289-293; C. 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