TESTA, Francesco Maria
– Nacque l’11 maggio 1704 a Nicosia, in Sicilia, da Giuseppe e da Elisabetta Falco.
Dopo aver ricevuto i primi rudimenti dell’istruzione in famiglia, insieme al fratello Alessandro, si trasferì a Palermo per studiare giurisprudenza presso il teatino Agostino Pantò, fondatore di una scuola di diritto e di storia ecclesiastica. Nel 1724 conseguì la laurea in utroque iure a Catania. La sua formazione fu arricchita da due viaggi nelle maggiori città della penisola italiana: Roma, Pisa, Genova, Ferrara, Venezia e Milano. Rientrato in Sicilia, decise di farsi prete al posto del fratello Alessandro.
L’11 agosto del 1735 fu nominato canonico della cattedrale di Palermo. Successivamente, assistette ai festeggiamenti per l’incoronazione del nuovo sovrano, Carlo di Borbone. A questi dedicò la Istorica narrazione delle feste celebrate in Palermo nella incoronazione dell’augusto Carlo III, oggi andata perduta. Nello stesso anno, entrò a far parte dell’Accademia degli Ereini, con il nome di Lamindo Grineo, e scrisse l’Elogio di Federico di Napoli, principe di Resuttano, che ne ospitava le sessioni in una lussuosa villa nei dintorni di Palermo. Nel 1736 pubblicò una dissertazione sul diritto del capitolo della cattedrale di conferire i benefici dei vivandieri durante la sede vacante. Nel 1737 venne nominato giudice ecclesiastico del tribunale del Concistoro e della Sacra Regia Coscienza.
Nel 1738 fu celebrato il primo Parlamento del Regno dopo l’ascesa al trono di Carlo di Borbone, che avrebbe voluto promuovere una serie di riforme in Sicilia. Contro tali intenzioni, la Regia Deputazione del Regno affidò a Testa l’edizione dei Capitula Regni Siciliae quae ad hodiernum diem lata sunt, stampati in due volumi fra il 1741 e il 1743. Alla raccolta erano preposti un’epistola, Ad cupidam sicularum legum iuventutem, e due saggi, De ortu et progressu juris siculis e De magistratibus. In essi il canonico si faceva portavoce della Deputazione, che mirava a chiarire dinanzi al sovrano la specificità del Regno di Sicilia e delle sue magistrature. Nel 1743 pubblicò i Brevi ragionamenti sovra la dignità, ed obblighj dello stato ecclesiastico, che gli causarono forti critiche nell’ambiente del clero regolare.
Ciò però non gli precluse nel 1744 la nomina a promotore fiscale dell’Inquisizione siciliana. Nel 1745, in qualità di componente dei Deputati della pubblica sanità, compose una relazione sulla peste che due anni prima aveva colpito la città di Messina. Nel 1746 fu chiamato a pronunciare l’orazione funebre in memoria di Filippo V di Spagna, in occasione dei solenni funerali che si celebrarono a Palermo.
Il 6 maggio 1748 Testa fu eletto vescovo di Siracusa. Il suo lavoro nella città aretusea si dispiegò in diverse direzioni. Nel 1749 diede vita all’Accademia Sacra al fine di promuovere gli studi teologici, mentre alla letteratura e alla poesia venne dedicata l’Accademia degli Anapei, istituita l’anno successivo. Negli stessi anni, il vescovo fondò il convitto dei nobili, ampliò il seminario, concludendo i lavori nel 1753 e istituì, con motuproprio di Benedetto XIV, il collegio di S. Carlo. Egli, inoltre, commissionò a Luigi Vanvitelli un prezioso ciborio e al maestro argentiere Angelo Spinazzi un paliotto per il duomo siracusano. Testa rivisitò il progetto della facciata della cattedrale e ne fece riprendere i lavori, interrotti da molti anni dopo il concorso celebrato nel 1728. Durante il suo vescovado, intervenne anche ad Avola e a Scicli, dando suggerimenti di ordine architettonico al clero locale per la sistemazione degli edifici ecclesiastici.
Nel 1752 venne nominato regio visitatore delle chiese di Malta e di Catania. Anche a Catania il suo intervento fu essenziale affinché la facciata della cattedrale, i cui lavori si erano interrotti tempo addietro, venisse portata termine. Si impegnò inoltre affinché la biblioteca dello studium cittadino venisse arricchita di novità.
Nel 1754 venne nominato inquisitore generale del Regno di Sicilia: in questa veste contribuì a ridurre l’influenza, peraltro ormai limitata, del temibile tribunale nella società isolana. Nello stesso anno, il 22 aprile, venne destinato al ricco arcivescovado di Monreale. Qui riformò il corso degli studi in seminario, istituendo nuove cattedre. Chiamò poi a ricoprire gli insegnamenti figure di rilievo, dai forti tratti antigesuitici e giansenistici.
Significativi provvedimenti egli assunse anche nel governo della diocesi: emanò nuove norme per i monasteri femminili; curò l’educazione religiosa delle classi più povere con la redazione di un catechismo e di un manuale sul matrimonio in siciliano; seguì l’azione dei parroci, ai quali dedicò una serie di opere, nella convinzione che laddove il popolo dovesse essere preservato da ogni tentazione spirituale, l’aristocrazia intellettuale potesse coltivare liberamente le proprie curiosità. Questo atteggiamento è riscontrabile anche nel suo plurilinguismo: per lui era il latino la lingua d’eccellenza, che i più dotti dovevano utilizzare, laddove l’italiano e il siciliano, intrisi di elementi popolari, se non plebei, erano gli idiomi da utilizzare con gli strati più umili da guidare con l’ammaestramento.
In qualità di signore della città, ridisegnò con molteplici interventi architettonici e urbanistici il tessuto cittadino e ne modernizzò il sistema idraulico e viario, sia urbano sia extraurbano. Il primo edificio che beneficiò della sua attenzione fu il seminario che, dopo la riforma degli studi, aveva aumentato i propri allievi. Vennero poi ristrutturati il monastero di S. Castrense e il Collegio di Maria. Infine egli si occupò del complesso benedettino e della cattedrale. Quest’ultima venne dotata di ricchi paramenti e di preziose suppellettili d’argento, provenienti da laboratori romani, nonché di un sontuoso altare d’argento, completo di 6 statue, opera del famoso argentiere Luigi Valadier. Sempre al mecenatismo dell’arcivescovo è da ricondurre il portico neoclassico incastonato nella facciata romanica del duomo di Monreale, iniziato nel 1771. Nello stesso anno venne dato avvio ai lavori di ripristino del chiostro del monastero benedettino.
Le molteplici spese affrontate personalmente per le migliorie architettoniche e urbanistiche non distolsero l’arcivescovo dalle cure per la sua comunità: nel 1763, in occasione di una grave carestia che investì la Sicilia, egli riuscì a scongiurare la fame a Monreale usando il suo denaro per comprare farine da destinare alla popolazione a prezzo calmierato e assicurando, nei cantieri da lui commissionati, il giusto salario agli operai.
Durante tutta la sua vita, e soprattutto durante la sua stanza a Monreale, l’arcivescovo non trascurò l’impegno intellettuale, dedicandosi alla scrittura non solo di catechismi e omelie, ma anche di opere storiche. Nel 1769 pubblicò la biografia di Guglielmo II, fondatore della città di Monreale e protettore del monastero benedettino della città, disegnando la figura di un sovrano incomparabile per gesta e virtù, rispettoso dei diritti della Chiesa, difensore della pace, re dalla vita breve ma dalle imprese mirabili, come Carlo III di Borbone, di cui l’autore tessé l’elogio. Durante la lunga permanenza a Monreale il vescovo scrisse anche il De vita, et rebus gestis Federici II [sic] Siciliae regis, un ritratto del monarca Federico III d’Aragona compiuto con rigore storiografico.
Nel volume Testa sottolineava l’opera di decentramento amministrativo e giuridico che il sovrano aveva messo in opera, riconoscendo diritti alle città di Siracusa, Randazzo, Sciacca e Messina, e la sensibilità fiscale, che aveva dimostrato con diverse agevolazioni nei confronti di comunità in difficoltà. Tutta la capacità politica del sovrano era emersa alla sua morte, quando il suo successore Pietro II non sarebbe riuscito a mantenere la preminenza della Corona all’interno dell’isola, dando luogo alla sanguinosa competizione fra Chiaromonte e Ventimiglia. Testa raffinò così le proprie posizioni politiche, guardando alla Corona come a un’istituzione preminente, rispettosa del privilegio nobiliare ma mai sottomessa al baronaggio.
Inoltre non disdegnò la composizione di scritti d’occasione: un’orazione latina in lode del viceré Giovanni Fogliani, per celebrare la proroga del suo mandato in Sicilia, una in occasione delle nozze di re Ferdinando con Carolina d’Austria nonché diversi componimenti in lingua italiana, latina e greca dati alle stampe nel 1768.
Nel 1762 e nel 1766 ricoprì la carica di deputato del Regno del Braccio ecclesiastico durante la celebrazione dei parlamenti. Nel 1768, avendo sostenuto la battaglia antigesuitica portata avanti dal ministro Bernardo Tanucci, fu cooptato all’interno della giunta per l’amministrazione dei beni ex gesuitici.
Morì a Monreale il 17 maggio 1773, dopo una breve malattia; ebbe funerali solenni ai quali partecipò anche il viceré Fogliani e fu sepolto nella cattedrale di Monreale, nella cappella di S. Benedetto.
Opere. De jure capituli majoris Ecclesiae panormitanae conferendi sede vacante vivandas, aliaque beneficia quae ad archiepiscopi collationem pertinent, Panormi 1736; Capitula Regni Siciliae quae ad hodiernum diem lata sunt edita cura ejusdem Regni Deputatorum, I-II, Panormi 1741-1743; Brevi ragionamenti sovra la dignità, ed obblighj dello stato ecclesiastico. Per uso degli ecclesiastici che fanno gli esercizi spirituali, ed in particolare di quei che sono tenuti alla celebrazione de’ divini officj in coro, Palermo 1743; Ne’ funerali di Antonino Mongitore, canonico della metropolitana chiesa di Palermo. Orazione detta nell’istessa chiesa metropolitana dal canonico Francesco Testa, alla presenza dell’eccellentissimo senato, Palermo 1743; Relazione istorica della peste che attaccossi a Messina nell’anno 1743, coll’aggiunta degli ordini, editti, istruzioni e altri atti pubblici fatti in occasione della medesima, Palermo 1745; Orazione recitata da monsignore Francesco Testa inquisitor fiscale della Generale, e Suprema Inquisizione di Sicilia, e canonico della metropolitana chiesa di Palermo ne’ funerali celebrati dal reverendissimo capitolo e insigne clero della medesima. Nella morte di Filippo V re delle Spagne, s.l. 1746; Oratio habita Syracusis in solemni instauratione Academiae theologiae moralis, ac sacrorum ritum, Panormi 1749; Omelie regitate da monsignor Francesco Testa già vescovo di Siracusa ed ora arcivescovo di Monreale ed inquisitor generale nell’occasione della sua traslazione, Palermo 1754; Manuale per uso de’ Confessori della diocesi di Monreale, Monreale 1756; Oratio de laudibus Excellentissimi Principi Joannis Folianii habita, quum [sic] ei prorogatum fuisset Siciliae imperium, Panormi 1758; Omilia ne’ Solenni Funerali celebrati a S.M. Cattolica Maria Amalia Walburga, Regina di Spagna, in Palermo 1760; Omilia per l’incoronazione dell’insigne simulacro della Vergine Santissima, detta del Popolo, Palermo 1762; Elementi della dottrina cristiana esposti in lingua siciliana ad uso della diocesi di Monreale, Monreale 1764; Epistola Pastoralis praemissa propriis Sanctorum Officiis pro Ecclesia Metropolitana Montis Regalis, Monteregali 1765; Omilia in lode di S. Benedetto abate recitata nella sua Cattedrale di Monreale, Palermo 1765; Istruzioni sopra il sacramento del matrimonio e l’educazione dei figliuoli, esposte in lingua siciliana per uso della diocesi di Monreale, Monreale 1767; De vita et rebus gestis Guillelmi II Siciliae Regis, Monregalensis Ecclesii fundatoris libri quattuor, Monregali 1769 (trad. in L. Sciascia, Delle cose di Sicilia, I, Palermo 1996, pp. 129-234); Lettera a Girolamo Ferri, in Novelle letterarie, II (1773), pp. 31 s.; Omelia in onore del B. Bernardo da Corleone laico professo cappuccino nella di lui Beatificazione, Palermo 1773; De vita, et rebus gestis Federici II Siciliae regis, Panormi 1775; Elogio di Friderico di Napoli prencipe di Resuttano, recitato nell’Accademia degli Ereini nell’anno 1755 e per la prima volta pubblicato da Benedetto Saverio Terzo, Palermo 1832; Discorso sulla croce, Palermo 1834; Della origine e del progresso del diritto siculo, in Memorie su la Sicilia tratte dalle più celebri accademie e da distinti libri di società letterarie e di valent’uomini nazionali e stranieri con aggiunte e note per Guglielmo Capozzo, II, Palermo 1842, pp. 435-448; Dei magistrati siciliani. Dissertazione seconda, ibid., pp. 449-468; Discorso sul linguaggio dei primi abitatori della Sicilia, ibid., III, pp. 63-86; Avvertimenti per il clero, s.l. s.d.; Editto per la erezione delle Congregazioni de’ fanciulli, e giovanetti, e Saggio delle Regole ed Esercizi delle medesime per uso della diocesi di Monreale, s.l. s.d.; Esortazioni ed orazioni per coloro a quali dovranno amministrarsi i sacramenti del ss. Viatico e dell’Estrema Unzione. Ad uso de’ parrochi ed ecclesiastici della Diocesi di Monreale, s.l. s.d.; Regole da osservarsi nei Monisterj della Diocesi di Monreale rispetto alle donzelle educande nei medesimi, s.l. s.d.; Regole da osservarsi nelle Missioni della diocesi di Monreale, s.l. s.d.
Fonti e Bibl.: S. Sinesio, De vita, scriptis rebusque Francisci Testae, in primum syracusani, deinde monregalensis pontificis, Syracusis 1774; Id., De Testana inclita familia, Syracusis 1781; G.E. Ortolani, Biografia degli uomini illustri della Sicilia, Napoli 1818, ad vocem; D. Scinà, Prospetto della storia letteraria di Sicilia nel secolo decimottavo, I, Palermo 1824, pp. 43, 154, 197; P. Lanza, Considerazioni sulla storia di Sicilia dal 1532 al 1789 da servir d’aggiunte e di chiose al Botta, Palermo 1836, pp. 474 s.; G. Millunzi, Storia del Seminario arcivescovile di Monreale, Siena 1895, pp. 133-186; M. D’Agostino, La piazza e l’altare. Momenti della politica linguistica della Chiesa siciliana (secoli XVI- XVIII), Palermo 1988, pp. 95-111; G. Giarrizzo, Cultura e economia nella Sicilia del ’700, Caltanissetta-Roma 1992, pp. 30, 33 s., 46, 50, 68 s., 94; Id. Illuminismo e religione: l’Italia religiosa alla fine del Settecento, in Storia dell’Italia religiosa, II, L’età moderna, a cura di G. De Rosa - T. Gregory, Bari 1994, pp. 487-521; A. Romano, Introduzione, in Capitula Regni Siciliae quae ad hodiernu, diem lata sunt edita cura ejusdem Regni Deputatorum, a cura di A. Romano, I, Soveria Mannelli 1999, pp. XIII-XXVIII (ed. anast. dell’ed. Palermo 1741); V. Sciuti Russi, Riformismo settecentesco e Inquisizione siciliana: l’abolizione del ‘terrible monstre’ negli scritti di Friedric Münter, in Rivista storica italiana, 2003, vol. 115, pp. 111-128; S. Laudani, «Quegli strani accadimenti». La rivolta palermitana del 1773, Roma 2005, p. 131; A. Coco - A. Maiuzzo, F. T. e la storiografia siciliana del Settecento, in Storiografia, X (2006), pp. 77-104; F. Di Natale, F. T. il ‘Bossuet siciliano’. Chiesa e catechesi a Monreale nel Settecento, Messina 2006; A. Crisantino, Nello stato del grande inquisitore. F. T. arcivescovo a Monreale (1754-1773), in Mediterranea. Ricerche storiche, 2010, n. 19, pp. 317-348; Ead., Quale filosofia per il regno di Sicilia? F. T., la scuola di Monreale e Isidoro Bianchi (1770-1773), ibid., 2012, n. 25, pp. 285-324; Ead., Magnificenza e decoro. L’arcivescovo di Monreale F. T., l’architettura e le arti (1748-1773), Palermo 2012.