MARTI, Francesco
– Figlio di Agnese di Mariano e di Leonardo, intagliatore, autore nel 1452 degli stalli del coro della cattedrale lucchese di S. Martino, nacque a Lucca dove fu battezzato il 1° febbr. 1458 nella pieve dei Ss. Giovanni e Reparata (Concioni, p. 233).
Rimasto orfano del padre in tenera età (1461), non si sa con esattezza dove avvenne la sua formazione: fu, probabilmente, a Lucca tra il 1470 e il 1476, quando è documentato come «aurifex» almeno dal 1476 (ibid., p. 235). Tra il 1474 e il 1476 intanto la madre Agnese aveva acquistato la cosiddetta torre della Lite, forse per trasformarla in bottega per lui. Sempre a Lucca nel 1479, il M. redasse il suo primo testamento (Tazartes).
Alla fine del 1481 sposò Caterina Baldini, con cui ebbe i figli Agostino e Girolamo. Nel marzo dell’anno seguente il M. realizzò una croce in argento dorato per la chiesa di S. Iacopo di Crasciana (Concioni, pp. 238 s.). Nel 1483 compare per la prima volta nei libri della Curia del fondaco, cui gli artigiani sottoposti alla sua autorità prestavano giuramento con regolare cadenza (Capitanio, 1986, p. 57).
La sua figura va inserita nel contesto artistico lucchese di fine Quattrocento in stretti rapporti con lo scultore Matteo Civitali e i principali pittori della città, tra cui Vincenzo Frediani e Michele Ciampanti. I forti legami con Civitali sono confermati da una serie di testimonianze a partire dal 1476 (Concioni, p. 237), tra cui la presenza del M. al testamento di Matteo nell’agosto del 1484 (Concioni - Ferri - Ghilarducci, 2001, p. 99).
Dopo la morte della prima moglie, nel 1486 sposò Filippa di Giorgio Boccella, unione che gli permise di entrare in contatto con le grandi famiglie mercantili e di ottenere le migliori committenze della sua carriera (Concioni, p. 239).
La bottega del M. in piazza S. Michele in Foro doveva essere già ben avviata nel 1489, quando realizzò la croce per la chiesa dei Ss. Lorenzo e Barbara di Seravezza, datata sulla placchetta posta dietro la testa del Cristo in croce.
L’opera è l’esempio della collaborazione del M. con Civitali e rappresenta una sorta di paradigma delle croci prodotte dal M., con la Crocifissione e il santo eponimo, in questo caso S. Lorenzo, al centro delle due facce, e sulle parti terminali dei quattro bracci altrettanti busti di santi (Matteo Civitali…, 2004, pp. 457 s.).
Nell’estate del 1490 portò a termine quattro calici in argento (perduti) per la cattedrale di S. Martino, su richiesta di Domenico Bertini dell’Opera di S. Croce (Concioni, p. 239).
Al 1491 risale la croce (datata e firmata) per la chiesa di S. Giorgio a Tresana di Lunigiana (Matteo Civitali…, 2004, pp. 459 s.). Se il recto dell’opera non si discosta da altre realizzazioni del M., il verso va segnalato per il gruppo del S. Giorgio e il drago, che si configura come una delle migliori invenzioni del Marti.
All’attività di questi anni viene attribuito anche il pastorale per la cattedrale di S. Martino a Lucca, che ancora deve molto alla tradizione gotica, con la scena del santo che dona il mantello al povero, inserita nel ricciolo del bastone vescovile (ibid., pp. 442 s.).
Nel 1494 il M. si impegnò a realizzare una croce per la chiesa di S. Pantaleone della Pieve a Elici in cui doveva raffigurare il santo eponimo o un s. Giovanni Battista. Il contratto fu formalizzato il 27 marzo 1495; ma il M. consegnò l’opera solo nel dicembre del 1497, dopo aver ricevuto un esposto dal tribunale ecclesiastico a cui si erano rivolti i committenti per il ritardo nella consegna (Concioni, pp. 242, 245).
Nel dicembre del 1495 il notaio Pietro da Vecchiano propose agli Anziani e al gonfaloniere di Pisa di affidare al M. e a Civitali l’esecuzione del modello di una statua equestre in bronzo di Carlo VIII. La statua non fu mai eseguita; ma la sola proposta dà la misura della considerazione di cui godeva il M. (Concioni - Ferri - Ghilarducci, 2001, pp. 155 s.).
Il 9 apr. 1496 egli fece di nuovo testamento, dando disposizioni per la sua sepoltura nella chiesa o nel chiostro di S. Agostino, lasciando eredi sia i due figli maschi avuti con la prima consorte sia Leonardo, Nicola e gli altri che sarebbero nati dalla seconda moglie, indicata anche come sua usufruttuaria, e dotando, infine, le due figlie di 200 fiorini ciascuna e la figlia naturale Lucrezia di 100.
La croce per la chiesa di Pieve a Elici viene citata ancora nel dettagliato contratto del 31 ott. 1500 in cui si fa richiesta al M. di una croce d’argento per la chiesa suburbana della Ss. Annunziata di Lucca, precisandone il peso, i tempi di consegna e chiedendo che fosse del livello di quella già realizzata per la cattedrale, ma meno grande di quella di Pieve a Elici. L’opera riprende nella struttura e nel decoro soluzioni tipiche della produzione del M., mentre risulta innovativo il corredo decorativo (Concioni, p. 245; Matteo Civitali…, 2004, pp. 474 s.).
A cavallo tra il XV e il XVI secolo, pur continuando la sua attività di orafo, il M. lavorò in qualità di architetto progettista alla riorganizzazione della piazza di S. Michele in Foro, realizzando in particolare il palazzo del decanato (1501-05) e la sacrestia nuova, in stretta collaborazione con il mercante Nicolao Cenami, di cui il 15 maggio 1507 diventò procuratore con ampio mandato di gestione dei suoi immobili.
Il progetto del palazzo del decanato gli era stato affidato nel 1501 (Concioni - Ferri - Ghilarducci, 2001, p. 7), a seguito della presentazione del programma per la nuova sistemazione urbanistica, che prevedeva la ricostruzione della canonica, della casa del priore e del sacerdote, della nuova sacrestia, della cancelleria soprastante. Il M. era stato formalmente incaricato della demolizione e distruzione di gran parte delle strutture fatiscenti e della realizzazione delle botteghe al pianterreno del nuovo palazzo; avrebbe dovuto eseguire il progetto a proprie spese o per conto di una persona da nominare (Concioni, pp. 246 s.).
In realtà, egli realizzò il tutto in accordo con Silvestro Gigli, vescovo di Worcester e commendatario del priorato di S. Michele al Foro, e riuscì nella difficile impresa di accontentare i diversi interessati, riservando il piano nobile a dimora dei decani e dei sacerdoti di S. Michele, mentre le botteghe del pianterreno e gli ambienti del mezzanino andarono a Nicolao Cenami, che aveva fornito il capitale necessario. Nell’ambito degli stessi lavori rientrarono anche la costruzione del nuovo palazzo del Podestà e la demolizione di parte della torre della Lite di proprietà del M. (ibid., p. 251).
Nello stesso 1501 il M. realizzò anche diverse croci per la chiesa di S. Maria di Colle di Compito, per la pieve dei Monti di Villa e per S. Martino di Pietrasanta (ibid.). In quest’ultima la figura del santo vescovo sembra riproporre il modello realizzato da Civitali per l’altare di S. Regolo nella cattedrale di Lucca (Baracchini, 1993, pp. 639, 670).
Nel 1505, terminata la direzione del cantiere di S. Michele, il M. completò la croce per S. Martino di Pietrasanta e realizzò un calice per S. Maria delle Grazie di Seravezza (Concioni, p. 254).
Nel maggio del 1507, nominato procuratore dei beni di Nicolao Cenami, fu incaricato della sistemazione di diverse questioni urbanistiche nell’area di S. Michele, dove ridusse la zona cimiteriale, inserì un cavalcavia tra la chiesa e il palazzo del decanato, in modo da permettere il passaggio di una strada di connessione tra le botteghe e l’angolo nordorientale della piazza (ibid., p. 255).
Nella seconda metà dello stesso anno le suore di S. Domenico, delle quali una delle più influenti era Petra Cenami, dopo l’acquisizione di un appezzamento di terreno, chiesero al M. di progettare un nuovo monastero (ibid.).
Il 22 sett. 1509 l’Offizio sopra le entrate decise di collocare un orologio pubblico in piazza S. Michele in Foro e ne affidò al M. la realizzazione e al figlio Agostino la pittura del quadrante (Concioni - Ferri - Ghilarducci, 1988, p. 210).
Nel febbraio del 1511 il canonico Matteo Iova chiese al M. una croce in argento per la chiesa di S. Pietro a Ombreglio, dove è ancora oggi conservata (Matteo Civitali…, 2004, p. 460). Va probabilmente collocata in questo periodo o a pochi mesi prima la croce per la chiesa di Ss. Maria Assunta e Giovanni Evangelista di Marlia nei pressi di Lucca (Baracchini, 1993, p. 688; Matteo Civitali…, 2004, p. 197).
Nel luglio dello stesso anno il M. fece di nuovo testamento: a questa data, ai figli già inseriti in quello precedente risultano aggiunti Andrea e Bastiano; mentre le figlie sono diventate sei (Felicita, Elisabetta, Margherita, Maddalena, Maria e la figlia naturale Lucrezia). Nello stesso documento il M. predispose la propria sepoltura nel cimitero di S. Michele in Foro. Nel 1512 dotò di 100 scudi la figlia Felicita che entrò nel monastero di S. Domenico. Nel 1516 emancipò Agostino e Girolamo, con atto ufficiale, alla presenza del podestà.
Nel 1515 il M. si accordò per una croce in argento da realizzare per l’altare maggiore della chiesa di S. Pietro a Pescaglia (Concioni, p. 257); e nel 1517 consegnò otto candelieri ancora per la cattedrale di S. Martino, ultimo rilevante incarico documentato. Al 1521 risale l’accordo con le monache di S. Caterina per la dote delle figlie Maddalena e Maria, che entravano nel monastero.
L’ultimo dato biografico noto è del 1535, quando il nome del M. ricorre in un documento che testimonia di una causa giudiziaria in cui era coinvolto il figlio Girolamo. A questa data la bottega del M., così avanti negli anni, veniva condotta dai figli Girolamo e Leonardo; mentre Agostino era già un pittore affermato.
Nel 1542 il M. era già defunto, come si evince da un documento in cui è citata sua figlia Anna «quondam Francisci de Marti» (ibid., p. 258).
La figura del M. è stata riscoperta con le due mostre degli anni Cinquanta del Novecento a Pisa e a Lucca. Dopo queste occasioni espositive, infatti, la critica gli ha attribuito diverse opere, a cominciare dal 1960, quando Ragghianti, proponendone una formazione fiorentina equivalente a quella di Civitali (Antonio Rossellino, Benedetto da Maiano), gli assegnò quattro placchette del Museo del Bargello di Firenze (collezione Carrand) con Dio Padre, S. Giovanni Evangelista, Maddalena e la figura di un Santo; due figure in bronzo dorato con Dio Padre e s. Giovanni Evangelista, appartenute alla croce astile della chiesa di Arliano; un Santo vescovo della croce della chiesa di Lunata; una placchetta bronzea con un altro Santo vescovo applicata su uno sportello di tabernacolo di Antonio Rossellino, conservato a New York in collezione privata (Ragghianti, pp. 66 s.). Tra le varie attribuzioni spicca, oltre al già citato pastorale, un’altra opera che il M. avrebbe realizzato per la cattedrale di Lucca: il Reliquiario di s. Sebastiano, splendido esempio a ostensorio di carattere tipicamente rinascimentale, a foggia di tempietto arricchito da sfingi, putti, delfini e mascheroni classicheggianti (Matteo Civitali…, 2001, p. 41). La riscoperta del M. nel 1965 permise di ricondurre a lui una placchetta siglata «F. Mar.», raffigurante una Nereide a cavallo di un delfino, già in collezione Kress, conservata a Washington (Pope-Hennessy; Matteo Civitali…, 2004, p. 200).
Fonti e Bibl.: E. Ridolfi, La basilica di S. Michele in Foro a Lucca, in Arch. stor. dell’arte, V (1892), p. 428; A. Venturi, Storia dell’arte italiana, VIII, 1, Milano 1923, pp. 97, 484; Mostra d’arte sacra antica, a cura di M. Bucci - P. Stefanini, Pisa 1953, pp. 26 s.; L. Bertolini - M. Bucci, Mostra d’arte sacra dal secolo VI al secolo XIX, Lucca 1957, pp. 35, 66; C.L. Ragghianti, Arte a Lucca. Spicilegio, in Critica d’arte, n.s., VII (1960), pp. 66-72; J. Pope-Hennessy, Renaissance bronzes from the Samuel H. Kress Collection, London 1965, pp. 27-29; A. Capitanio, Maestri e statuti dell’arte orafa a Lucca tra XIV e XVI secolo, in Annali della Scuola normale superiore di Pisa, s. 3, XIII (1983), pp. 499 s., 503; C. Baracchini, F. M.: orafo lucchese, in Atti dell’Acc. lucchese di scienze, lettere ed arti, n.s., XVII-XVIII (1984), pp. 79-88; A.R. Calderoni Masetti, Oreficerie e smalti traslucidi nell’antica diocesi di Lucca, Firenze 1986, p. 228, fig. 178; A. Capitanio, Orafi e marchi lucchesi dal XIV al XIX secolo, Firenze 1986, ad ind.; G. Concioni - C. Ferri - G. Ghilarducci, I pittori rinascimentali a Lucca, Lucca 1988, ad ind. (s.v. Francesco di Leonardo Marti); M. Tazartes, F. di Leonardo M. «aurifex et civis lucensis»: nuovi documenti, in Paragone, XXXIX (1988), 455, pp. 69-92, figg. 58-69; Oreficeria sacra a Lucca dal XIII al XV secolo, a cura di C. Baracchini, Firenze 1993, pp. 639-665, 668-689, 700-747; G. Concioni, F. di Leonardo M. (1458-1542), orafo e architetto, in Lucca, città d’arte e i suoi archivi. Opere d’arte e testimonianze documentarie dal Medioevo al Novecento, a cura di M. Seidel - R. Silva, Venezia 2001, pp. 233-286; Matteo Civitali nei documenti d’archivio, a cura di G. Concioni - C. Ferri - G. Ghilarducci, Lucca 2001, ad ind.; Matteo Civitali e il suo tempo. Pittori, scultori e orafi a Lucca nel tardo Quattrocento (catal.), Cinisello Balsamo 2004, pp. 194-205, 441-443, 457-461, 474-477.