MARTINELLI, Francesco
Nacque a Perugia, probabilmente intorno alla fine degli anni Ottanta del XVI secolo; dei genitori non è noto il nome.
Compì studi filosofici e letterari presso lo Studio di Pisa, prediligendo tuttavia l’arte poetica se già nel 1616, come accademico Insensato di Perugia, pubblicò a Napoli una sua raccolta di componimenti dal titolo Abbozzi poetici, seguita da La musa esule rime panegiriche…, pubblicata a Venezia probabilmente nel 1621, come si ricava dalla dedica «All’ill.mo […] Virginio Orsino». Da quest’opera si desume che il M. fosse già lontano da Perugia, al servizio di qualche famiglia nobile italiana. Certo è che dal 1624 era in Francia tra i familiari del duca Carlo I Gonzaga Nevers, il quale volle scegliere il M. come precettore per il figlio quattordicenne Carlo, divenuto l’anno precedente erede del Ducato di Rethel dopo la morte del primogenito Francesco. Il 16 giugno 1624 il M. giunse a Parigi da Vienna, proveniente forse da Mantova, per la via di Venezia. Da questa data i movimenti del M. si fanno via via più certi, suffragati da una regolare documentazione, conservata nell’Archivio di Stato di Mantova.
In agosto il M. si recò a Charleville, cittadina che il duca Carlo, derivandone il nome dal proprio, aveva fondato nel 1606, per stabilirvi la capitale dei suoi numerosi possedimenti francesi.
Un progetto che il duca Gonzaga Nevers perseguiva tenacemente in parallelo con il sogno, mai realizzato, di un’organizzazione internazionale di novelli crociati, raccolti intorno alla «institution des chevaliers de la Milice Chrétienne» che avrebbe dovuto, nelle intenzioni del duca, liberare i luoghi santi, per poi essere nominato, come discendente dei Paleologo, novello imperatore del Levante.
Ai primi di ottobre del 1624 il M. si diresse in Bretagna, al seguito di Carlo I Gonzaga Nevers, per imbarcarsi su uno dei sette galeoni appartenenti alla squadra di vascelli che il duca, a proprie spese, aveva fatto costruire qualche anno prima per destinarli alla lotta contro gli infedeli. La piccola flotta, sotto lo stendardo della Milice Chrétienne, era diretta a Civitavecchia, concessa da papa Urbano VIII quale base delle operazioni, ma all’ultimo momento re Luigi XIII ne impedì la partenza, facendo naufragare le velleità di crociata. Il M. fece ritorno a Parigi, da dove l’8 dicembre riferiva degli ultimi avvenimenti di Francia al duca di Mantova, con il quale il duca Gonzaga Nevers andava in quei mesi stringendo rapporti sempre più saldi.
Lo scopo era evidente: poiché il duca Ferdinando Gonzaga e suo fratello Vincenzo non avevano ancora avuto eredi, si delineava la possibilità per il duca di Nevers di succedere al trono dei ducati di Mantova e del Monferrato, con innegabile vantaggio per la corona di Francia. Con questo proposito, dietro pressione di Luigi XIII e sollecitato dallo stesso Ferdinando Gonzaga, il 30 ott. 1625 Carlo Gonzaga Nevers inviò a Mantova Carlo di Rethel, per farlo crescere come un figlio del duca.
Al M., posto al fianco del giovane, il duca Carlo Gonzaga Nevers raccomandò la massima segretezza: il principe intraprendeva il viaggio in Italia con il pretesto di visitare Roma in occasione dell’anno santo e solo casualmente, sulla via del ritorno, si sarebbe fermato a Mantova, dove il M. avrebbe dovuto continuare a sovrintendere alla sua formazione.
Nell’autunno dell’anno successivo Carlo Gonzaga Nevers si apprestava a richiamare presso di sé il M. in qualità di consigliere, ma l’incalzare degli eventi impose di risolvere con urgenza il problema della successione a Mantova: il 29 ott. 1626 era morto il duca Ferdinando e si riteneva ormai prossima anche la fine del fratello Vincenzo, nuovo duca. Una presenza del M. a Mantova per controllare l’evolversi degli avvenimenti era divenuta quindi necessaria, giacché, secondo le voci che lo stesso M. comunicava il 31 ottobre e poi il 9 nov. 1627, la Spagna avrebbe preferito per il Ducato di Mantova il duca Ferrante II di Guastalla. Il 17 dicembre, Carlo Gonzaga Nevers annunciò al M. il suo prossimo arrivo a Mantova, esortandolo a far sì che senza indugio il figlio assumesse personalmente le cariche e gli uffici più importanti, inviandogli un’ampia e generale procura, affinché potesse disporre ogni cosa necessaria agli Stati di Mantova e del Monferrato. Nel frattempo, il 25 dicembre, poche ore prima della morte del duca Vincenzo, il M. assisteva alle nozze tra Carlo di Rethel e Maria Gonzaga – figlia del duca Francesco IV e di Margherita di Savoia e unica erede del feudo femminino del Monferrato –, che sancivano in tutti i domini gonzagheschi la successione di Carlo Gonzaga Nevers. Lo stesso M. accolse a Mantova il nuovo sovrano il 17 gennaio successivo, assumendo poco dopo la carica di consigliere e segretario di Stato. Al M. fu affidato il compito di mantenere i collegamenti con l’incaricato d’affari di Carlo Gonzaga Nevers presso la Repubblica veneziana, Girolamo Parma, sollecitando l’invio di milizie venete che potessero, insieme con gli attesi rinforzi dalla Francia, fronteggiare i Savoia e la Spagna in Monferrato e l’esercito imperiale ai confini con il Mantovano, dopo che un decreto imperiale del 20 marzo 1628 aveva sancito che Mantova e il Monferrato dovevano essere sequestrati e riconsegnati all’Impero.
Nel fitto carteggio politico ufficiale di quei mesi emergono anche alcune lettere private del M. che forniscono inedite notizie sull’esistenza di alcuni suoi fratelli minori, Ortensia e Costanzo. La prima, il 20 giugno 1628, avendo già ottenuto l’assenso del secondo, scriveva al M. da Santa Lucia chiedendo anche a lui licenza di potersi «monacare».
Ad agosto il M. si recò a Viadana, da dove avrebbe dovuto riferire i movimenti delle truppe nemiche che premevano dal Cremonese; queste, tuttavia, furono costrette a subire, nel febbraio del 1629, una controffensiva del duca che giunse fino a Casalmaggiore. Il M. rimase a Viadana fino ad aprile. Alla fine di ottobre di quello stesso anno, dopo la caduta della cittadina, il M. fu mandato a Verona per chiedere al comandante delle armi venete, Francesco Erizzo, l’invio di munizioni da guerra e rinforzi di truppe. La missione fu rinnovata l’11 genn. 1630; nel riferirne l’esito il M. accennava a un malanno che, causandogli catarro e fastidio agli occhi, gli impediva di scrivere; continuando il malessere nelle settimane successive, dovette farsi affiancare nel disbrigo delle pratiche correnti dal fratello Costanzo, il quale dal 6 febbraio si incaricò di replicare ai numerosi dispacci giunti da Venezia. Sopravvenuto con la primavera un lieve miglioramento, il M. poté intervenire il 6 maggio a Villafranca nella consulta di guerra tenuta con i Veneziani e col maresciallo francese Francesco Annibale d’Estrées, volta a fronteggiare il prossimo attacco contro Mantova dell’esercito imperiale.
Rientrato a Mantova, il M. rinunciò a un programmato ritorno nella sua Perugia, forse anche a causa del peggioramento delle condizioni di salute. Un’ultima sua lettera, senza data ma dei primi di giugno, diretta in Francia all’ambasciatore gonzaghesco Giustiniano Priandi, avvisava delle estreme difficoltà patite dalla città, dovute alla guerra e alla peste, dalla quale i principi erano salvi.
Il M., invece, forse già intaccato dal morbo, morì a Mantova di lì a qualche giorno, il 6 giugno 1630.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, bb. 495, 674-675, 2771-2772, 2775, 2777-2779, 2782-2786; Rime di Leandro Signorelli ed altri poeti perugini…, a cura di G. Vincioli, II, Foligno 1729, p. 216; G.B. Vermiglioli, Biografia degli scrittori perugini, II, 1, Perugia 1829, p. 89; F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, III, Mantova 1956, pp. 405, 459, 536; Mantova. La storia, III, a cura di L. Mazzoldi - R. Giusti - R. Salvadori, Mantova 1963, ad indicem.