MICHELI, Francesco
MICHELI, Francesco (Francesco da Firenze, Francesco Micheli del Padovano). – Nacque a Firenze intorno al 1396-97 e visse prevalentemente nel convento di S. Croce. La data di nascita si può dedurre da un riferimento alla sua età presente nel Brevilogium de epidemia, indirizzato nel 1456 a Piero de’ Medici, nel quale affermava di essere vicino ai sessant’anni.
Assai spesso fu ritenuto, per un’equivoca accezione del cognome, insegnante a Padova; mentre l’appellativo «Padovano», che si accompagna di frequente al suo nome («Franciscus cognomento Paduanus», «Franciscus de Paduanis de Florentia» e simili) in molti degli atti che lo riguardano, si riferisce probabilmente alla famiglia, che era di origine fiorentina ma che forse in precedenza si era trasferita temporaneamente a Padova. D’altra parte, la presenza frequente del patronimico «Michaelis», anche nelle varianti «Michaellis», «Michelis», unito al nome «Franciscus», sembra far pensare più che al nome del padre a una forma già cognomizzata; parrebbe dunque possibile identificare Francesco da Firenze con il suo cognome completo Francesco Micheli, detto del Padovano, o Padovano, da Firenze.
Ebbe due sorelle, come appare da una lettera del 1449 (Firenze, Biblioteca nazionale, Landau Finaly, 152, cc. 88v-93v), nella quale si rammarica della morte delle sue familiari, scomparse, ancora giovani, a brevissima distanza l’una dall’altra; al momento della stesura di quella lettera, anche i genitori erano già defunti. Non si hanno notizie più specifiche sulla famiglia.
Il M. dovette entrare abbastanza presto, forse tra il 1410 e il 1411, nell’Ordine francescano, nel convento fiorentino di S. Croce, fra i più illustri della città e dello stesso Ordine. Il primo e più antico documento che si conosce sul M. è datato 19 marzo 1418 (Arch. di Stato di Firenze, Diplomatico, Arte dei mercatanti) e riguarda un attestato, rilasciato dal reggente dello Studio di Tolosa, il frate Domenico Barani, circa la frequenza del M. come studente allo Studio generale francescano di quella città. A Tolosa era stato mandato per migliorare la preparazione teologica, ma non aveva conseguito alcun grado accademico. Fin da quell’anno, il 19 novembre, il M. ottenne dal ministro generale dei frati minori, Antonio Vinitti da Pereto, un incarico come lettore di filosofia a Siena, che gli fu poco dopo confermato per tre anni. Ma non è da escludere che già nel corso del medesimo 1418, dopo il rientro a Firenze da Tolosa, avesse avuto un simile ufficio nello Studio annesso a S. Croce. Nell’anno accademico 1420-21 fu professore a Rimini; poi dovette passare a Perugia, dove, il 29 giugno 1423, ottenne la laurea in teologia.
Nel 1425 fu convocato a Roma presso la curia del suo Ordine per discolparsi da accuse che gli erano state mosse in seguito a vicende a noi ignote; ma venne assolto e del tutto riabilitato dal ministro generale, frate Antonio da Massa, lo stesso che, come vicario generale dell’Ordine, aveva presenziato a Perugia al conferimento della sua laurea. Il M. era ancora a Perugia – non si può stabilire se il soggiorno sia stato ininterrotto – il 4 maggio 1432. In quella data fu infatti incaricato, insieme con un confratello, di tenere la predica commemorativa del condottiero Andrea Fortebracci (Braccio da Montone), morto nel 1424 e seppellito a Roma, in occasione della celebrazione per la traslazione della salma nella chiesa di S. Francesco. L’anno successivo il M. ricevette dal ministro generale, frate Guglielmo Robazoglio da Casale, una serie di privilegi («gratiae magistrales»), che più tardi gli furono rinnovati. In questa circostanza egli doveva già trovarsi a Firenze nel convento di S. Croce senza dubbio come insegnante di teologia. Lo stesso ministro generale il 26 sett. 1439 lo nominò inquisitore a Firenze; la carica gli fu confermata successivamente, ma la carenza di testimonianze impedisce di sapere sia il tempo preciso sia se egli abbia esercitato l’ufficio anche fuori Firenze. Contemporaneamente fu anche professore nel Collegio teologico, incorporato il 10 ott. 1439 nello Studio di Firenze.
Il M. ebbe rapporti anche con altri conventi della Toscana: quelli di Carmignano, presso Firenze, di Pistoia e di San Gimignano. L’8 giugno 1434 fu nominato procuratore dalle clarisse del monastero di S. Chiara a Pistoia insieme con Giovanni di Piero Ciufagni (Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, S. Croce di Firenze), ma nell’atto il nome del M. tuttavia non compare; il 15 febbr. 1437 divenne procuratore e sindaco presso lo stesso monastero insieme con frate Francesco di Francesco da Firenze, incarico confermato e, forse, prorogato il 7 dic. 1437, da Filippo da Lucca, provinciale dei frati minori di Toscana. Assunse lo stesso ufficio il 30 sett. 1441 e il 7 maggio 1445. Tuttavia, il 15 febbraio e poi il 18 apr. 1443, il M. aveva nominato il fiorentino Antonio di Ludovico Paoli suo sostituto per svolgere questo compito e per seguire gli affari delle monache. Il 29 nov. 1447, sempre a Pistoia, il M. compare come sindaco del convento di S. Francesco in un documento (ibid., S. Francesco di Pistoia) riguardante una causa in corso con i membri della famiglia Fioravanti per il restauro della loro cappella situata nella chiesa, che era in stato di abbandono. Il 26 giugno precedente i frati avevano posto un termine ultimo per l’effettuazione dei lavori e, non avendo ottenuto alcun risultato, il 29 novembre decisero di cancellare le insegne dello stesso casato. Il 10 giugno 1451 sostituì, in qualità di notaio sindaco e procuratore del medesimo convento, Antonio di Ludovico da Gello: in questa circostanza seguì una lite sorta dal 1446 tra i frati e Luchetto di Stoldo Altoviti fornitore di calici, messali e oggetti sacri; la vertenza si risolse con una transazione.
Anche a San Gimignano il M., che fu in rapporto con le clarisse fin dal 1456-57 e forse vi abitò come lettore o come confessore, il 24 luglio 1470 fu nominato sindaco e procuratore insieme con Antonio di Amerigo de’ Medici (ibid., S. Croce di Firenze, ma nell’atto non risultano i loro nomi). Soggiornò saltuariamente anche a Bologna, a Padova, a Verona, a Genova, forse come predicatore, ma non si possiedono notizie precise su questi spostamenti. Nel 1471 venne incaricato dal papa Sisto IV di comporre una lite sorta a Empoli fra gli agostiniani e i confratelli della Compagnia della Croce.
Il M. visse a lungo, almeno fino al 1480, come fa pensare una sua lettera a Lorenzo de’ Medici (Firenze, Biblioteca Riccardiana, Mss., 723, cc. 68r-77v; Modena, Biblioteca Estense e universitaria, Mss., γ.Z.6.25, cc. 20r-30r). Non si conoscono il luogo la data della sua morte.
Il M. è autore di varie opere, perlopiù di carattere dottrinale e teologico, dalle quali emergono la preparazione teologica e la cultura classica. Alcune di esse furono edite nel 1660 a Perugia, ma sotto il nome di un francescano del tempo, Fabio Siri, che si appropriò dei suoi scritti, fino ad allora inediti; solo in casi limitati Siri apportò varianti per eliminare riferimenti a persone e fatti che potevano rivelarne il plagio. In particolare questo avvenne per i seguenti trattati (ed.: F. Siri, Tractatus morales …, Perusiae 1660): De insensata cura mortalium ad illusos vitae huius amatores libellus; De floccipendendo vulgo et contemnendis eius ineptiis et de quidditate fortunae (con titolo De vulgo et eius ineptiis); Ad amicum quendam vitae praesentis plus quam expedit amatorem (con titolo De longitudine ac brevitate vitae humanae); De quorundam astrologorum parvipendendis iudiciis (con titolo De quibusdam astronomorum); De non negligendo vel etiam abdicando litterarum studio (con titolo De litterarum studio); De ratione studendi Sacrae Scripturae.
Una delle prime opere del M. è il citato De non negligendo … studio, dedicato al papa Niccolò V, e quindi collocabile fra il 1447 e il 1455. Contenuto nel ms. Clm 23593 della Staatsbibliothek di Monaco di Baviera, esso riguarda questioni esegetiche relative alla figura di s. Francesco d’Assisi e alla sua posizione circa lo studio e l’apprendimento della cultura: secondo il santo, la dottrina sacra sarebbe recepita tanto più facilmente quanto più l’animo è libero da scienze vane e profane, senza che questo implichi, però, una condanna della sapienza.
Collegato a tali temi ma, forse, iniziato già anteriormente e comunque proseguito lungo tutta la vita del M., è il Tractatus de s. Francisco ad plebem Veronensem. Nonostante il titolo – che fa pensare a una presenza del M. a Verona probabilmente per un ottavario in onore di s. Francesco –, l’opera non è un trattato, ma una raccolta di sermoni d’argomento francescano. La silloge è tramandata autografa dal ms. XXVI, 19 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, ed è costituita da dieci sermoni, tutti centrati sulla figura e sull’opera di s. Francesco, a eccezione dell’ultimo, dedicato al tema della povertà. Sono rimasti anche schemi di prediche su argomenti diversi ma sempre legati alla spiritualità, in particolare a quella francescana. La trattazione dimostra la notevole padronanza delle fonti da parte del M., che talvolta, insieme con note strettamente erudite, inserisce interventi o digressioni su questioni di attualità anche di carattere esegetico e d’interpretazione religiosa.
A tali argomenti sono specificamente rivolti gli Advisamenta pro reformatione facienda Ordinis minorum, cronologicamente forse rapportabili alla congregazione generale dell’Ordine tenutasi ad Assisi nel 1455. L’opera – conservata nel citato ms. XXVI, 19 della Laurenziana (ed. Pratesi, 1955, pp. 109-130) – ha una sua specifica importanza per la ricostruzione complessiva della storia dell’Ordine francescano nel corso del XV secolo.
Di diverso genere è il Breviloquium de epidemia, indirizzato nel 1456 a Piero de’ Medici e tramandato da più manoscritti (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Mss., LXXXIII, 30; Ibid., Biblioteca Riccardiana, Mss., 723; Ibid., Biblioteca nazionale, Landau Finaly, 152; Modena, Biblioteca Estense e universitaria, Mss., γ.Z.6.25). Si tratta di una compilazione derivante da fonti tradizionali, redatta per spiegare l’origine e le forme di diffusione della peste, manifestatasi a Firenze in quell’anno. A quest’opera, che il M. non poté consegnare personalmente al destinatario, Piero de’ Medici rispose con una lettera più tarda, piena di gratitudine, tramandata dai citati manoscritti Riccardiano 723, cc. 78v-79r e Landau Finaly, 152, cc. 16v-17r.
Al 1456-57 – e, in parte, anche agli anni precedenti – risale la stesura di una delle opere più impegnative del M., lo Speculum Christianae probitatis, tradito dal ms. 3003 della Riccardiana. Altro scritto particolarmente significativo, composto intorno al 1460, è il Christianarum institutionum liber, testo etico-politico dedicato al giovane Baccio Martelli, conservato nel ms. 1093 della Biblioteca Angelica di Roma. Sono due trattati articolati rispettivamente in 38 e in 40 capitoli, in cui il M. discute le caratteristiche della «probitas» cristiana attraverso una ricca esemplificazione di fonti, in buona parte desunte da s. Girolamo. Senza una rigorosa successione tematica e talora con palesi ripetizioni, le due opere affrontano diversi temi legati all’esistenza umana, allo scopo di stimolare il lettore a fuggire i vizi e ogni forma di peccato a vantaggio della ricerca e del raggiungimento di quella perfezione etica e morale alla quale deve tendere ogni cristiano.
L’intento di separarsi dagli aspetti fallaci e ingannevoli della vita umana è presente anche nel De insensata cura mortalium ad illusos vitae huius amatores libellus, offerto intorno al 1456 a Piero de’ Medici, e tramandato dai mss. Magliabec., 35, 254 e Landau Finaly, 152 della Biblioteca nazionale di Firenze. Si tratta di un’opera in dieci capitoli su temi tradizionali della riflessione cristiana, non particolarmente originale. Analoghe tematiche ritornano anche in altre opere del M.: De floccipendendo vulgo et contemnendis eius ineptiis et de quidditate fortunae, sulla brevità della vita dovuta all’indebolimento conseguente ai vizi, di cui non risultano manoscritti, e l’opuscolo Ad amicum quendam vitae praesentis plus quam expedit amatorem. Sono operette che furono probabilmente offerte al giovane Lorenzo de’ Medici, prima del 1469: nella seconda – conservata dal ms. Clm, 23593 della Staatsbibliothek di Monaco – è nominato come ancora vivente suo padre Piero de’ Medici, che morì appunto in quell’anno.
Intorno al 1473 sarebbe stato composto il De quorundam astrologorum parvipendendis iudiciis, presente nel manoscritto monacense sopra indicato, concernente i principî e i limiti dell’astrologia rispetto alla fede e alla teologia.
Non è del tutto sicura la paternità del M. dell’operetta De ratione studendi Sacrae Scripturae, priva di testimonianze manoscritte, composta da 19 capitoli e relativa all’opportunità e all’utilità della conoscenza soprattutto del Nuovo Testamento.
Il M. scrisse e pronunciò anche alcune orazioni; il ms. Landau Finaly, 152 ne tramanda 14, la maggior parte delle quali in copia unica. Si tratta perlopiù di orazioni alla Curia romana riunita a Firenze, collocabili fra il giugno 1434 e l’aprile 1436, e il gennaio e il marzo 1442: una fu letta davanti al papa Eugenio IV in S. Maria Novella, quattro in occasione di festività degli Ordini francescano e domenicano e recitate in S. Croce o in S. Maria Novella, due in occasione della morte di due curiali, Leonardo Savelli e Pietro Naldi, quattro su temi diversi come il Natale, l’importanza della teologia, il significato della verginità; le altre tre sono dedicate rispettivamente all’elogio dell’attività mercantile di Firenze, al comportamento da tenere nei confronti della condanna di un prete fiorentino nel 1464, e al saluto al cardinale Bessarione legato pontificio in un’occasione non precisata.
Del M. sono rimaste anche alcune lettere, conservate in sedi diverse: nell’Archivio di Stato di Firenze, Mediceo avanti il principato, 7, 191 (a Giovanni de’ Medici, che riporta solo il giorno, 3, senza il mese e l’anno, in cui lo ringrazia della generosità dimostrata verso un povero); 137, 928 e 163, c. 34 (due lettere a Piero de’ Medici: la prima dove è indicato solo il giorno, 9, senza il mese e l’anno; la seconda, del 10 ag. 1464, esprime le condoglianze per la morte del padre Cosimo; quest’ultima è in copia anche nel Landau Finaly, 152, cc. 22v-24v; Riccardiano, 723, cc. 76r-77v; Estense, γ.Z.6.25, cc. 28r-30r); 20, 635 e 20, 680 (due lettere a Lorenzo non datate: la prima in relazione all’invio e alla restituzione di un’opera non meglio identificata; la seconda forse in occasione del suo ritorno da Napoli dopo la missione effettuata presso Ferdinando d’Aragona nel 1480, ma potrebbe anche riferirsi al pericolo scampato nella congiura dei Pazzi nel 1478); Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Mss., LII, 15, cc. 17v-21r, e Biblioteca Riccardiana, Mss., 928, cc. 31v-36r (una lettera a Niccolò V in occasione della sua elezione nel 1447; anche in Landau Finaly, 152, cc. 60r-62v). Altre due missive sono dirette a frate Giacomo Bassolini da Mozzanica, ministro generale dell’Ordine, nel 1455 e nel 1456 (Ibid., Biblioteca Medicea Laurenziana, Mss., XXVI, 19, cc. 169v-172v); ancora tre lettere si trovano nella Staatsbibliothek di Monaco, Clm, 23593, cc. 101r-106v (una a frate Francesco Della Rovere, poi papa Sisto IV, del 1464; e due a Sisto IV: la prima del 1471, con l’aggiunta di ricordi personali, la seconda per chiedere l’esenzione del pagamento della decima per i frati minori e le clarisse, imposta il 12 gennaio del medesimo 1471, per sostenere le spese nella guerra contro i Turchi). Altre sei sono conservate ancora nel Landau Finaly, 152, cc. 17r-24v, 60r-62v, 88v-93v; due a Piero de’ Medici: la prima per consolarlo della morte del fratello Giovanni, avvenuta nel 1463, la seconda, già ricordata, per la scomparsa del padre Cosimo; una, sopra indicata, a Niccolò V; tre all’amico Luca Tegliacci: nella prima il M. comunica la morte delle sue due sorelle (cc. 88v-91v), nelle altre consola l’interlocutore per la scomparsa prima dei genitori e poi di un figlio (cc. 91v-93v).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Diplomatico, Arte dei mercatanti, 1418 marzo 19, 1418 nov. 19, 1419 genn. 20; ibid., S. Croce di Firenze, 1423 giugno 29; 1425 nov. 20; 1433 dic. 9; 1434 giugno 8; 1439 ott. 26; 1445 maggio 7; Mediceo avanti il principato, 6, 582; Archivio di Stato di Bologna, Demaniale, S. Francesco, 346/5089, n. 37; R. Pratesi, F. M. del Padovano di Firenze, teologo e umanista francescano del secolo XV, in Archivum Franciscanum historicum, XLVII (1954), pp. 293-366; XLVIII (1955), pp. 73-130; Id., Discorsi e nuove lettere di F. M. del Padovano, teologo e maestro del secolo XV, ibid., XLIX (1956), pp. 83-105; P. Ridolfi da Tossignano, Historiarum seraphicae religionis libri tres …, Venetiis 1586, c. 315v; F. Gonzaga, De origine seraphicae religionis …, Romae 1587, p. 82; M. Poccianti, Catalogus scriptorum Florentinorum, Florentiae 1589, p. 69; H. Willot, Athenae ortodoxorum sodalitii Franciscani …, Leodii 1598, s.v.; A. Possevino, Apparatus sacer, I, Venetiis 1606, s.v.; L. Wadding, Scriptores Ordinis minorum, Romae 1650, pp. 81 s.; A. Tognocchi, Genealogicum et honorificum theatrum etrusco-minoriticum, Florentiae 1682, pp. 200 s.; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 207; Juan de S. Antonio, Bibliotheca universa franciscana, I, Matriti 1732, s.v.; L.G. Cerracchini, Fasti teologali ovvero Notizie istoriche del Collegio de’ teologi della sacra Università fiorentina dalla sua fondazione sino all’anno 1738, Firenze 1738, pp. 124 s.; N. Papini, L’Etruria francescana, I, Siena 1797, p. 61; G. Prezziner, Storia del pubblico Studio e delle società scientifiche e letterarie di Firenze, Firenze 1810, I, pp. 114 s.; Sigismondo da Venezia, Biografia serafica degli uomini illustri …, Venezia 1846, p. 224b; J.A. Fabricius, Bibliotheca Latina Mediae et Infimae Aetatis, I, Florentiae 1858, p. 599; G.G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores trium Ordinum S. Francisci, I, Romae 1908, p. 269; L. Thorndike, Franciscus Florentinus or Paduanus, an inquisitor of the fifteenth century, and his treatise on astrology and divination, magic and popular superstition, in Mélanges Mandonnet. Études d’histoire littéraire et doctrinale, II, Paris 1930, pp. 353-369; M. Bihl, De fr. Petro Mazoti, O.F.M., baccalaureo theologiae Tolosano an. 1419-20, in Archivum Franciscanum historicum, XXIII (1930), p. 260; U. Morini, Fra F. da Firenze detto il Padovano, in Miscellanea francescana, XXXII (1932), p. 176.; L. Thorndike, A history of magic and experimental science, IV, New York 1934, pp. 308-331, 689 s.; B. Bughetti, Intorno a M. Antonio de’ Medici, frate minore e vescovo di Marsico Nuovo …, in Archivum Franciscanum historicum, XXX (1937), p. 420; C. Piana, La facoltà teologica dell’Università di Firenze nel Quattrocento e Cinquecento, in Spicilegium Bona-
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