Mordenti, Francesco
Nacque il 7 febbraio 1838 a San Piero in Bagno (frazione di Bagno di Romagna), dove morì il 31 gennaio 1922. Studiò a Siena e poi a Pisa, dove si addottorò in legge nel 1862, dedicandosi successivamente agli studi storici e all’insegnamento. Nel 1885 entrò nei ruoli della Pubblica istruzione grazie anche alla pubblicazione del Diario di Niccolò Machiavelli (1880), la biografia finalista, con quella di Oreste Tommasini (→), del concorso promosso in occasione del IV centenario machiavelliano.
Nel corposo Diario (46 capitoli, per un totale di 624 pagine), Mordenti non si limitò a fare buon uso delle fonti a stampa e della letteratura allora disponibile su M., ma attinse prevalentemente ai manoscritti inediti, segnatamente quelli cancellereschi e di governo, con l’obiettivo dichiarato di ricostruire il profilo intellettuale di Machiavelli.
La struttura dell’opera è abbastanza lineare: i primi 29 capitoli trattano della vita del Segretario fiorentino ante res perditas; seguono altri quattro (30-33) nei quali, in una pausa della narrazione storica, si parla della mala fortuna che colpì il Fiorentino; i capitoli 34-36 propongono una disamina del contenuto dei Discorsi, del Principe e del rapporto esistente tra le due opere; infine, negli ultimi dieci capitoli Mordenti prosegue con l’analisi degli scritti machiavelliani, riservando l’ultimo capitolo alla vita privata del Fiorentino.
A parte lo stile, che risente ora più ora meno delle lunghe parafrasi che l’autore fa di molte fonti documentarie ed è fortemente segnato dalla retorica risorgimentale, il punto debole dell’opera sta nella piena adesione al mito patriottico che vedeva in M. il profeta dell’indipendenza e dell’Unità d’Italia (capp. 39, 42). Più solida e interessante è la lettura del Principe e dei Discorsi; in particolare convince il raffronto delle due opere (cap. 36), ritenute complementari l’una all’altra.
In ogni caso, è soprattutto all’influenza della scuola storica dei giuristi che bisogna guardare per comprendere come Mordenti legge Machiavelli. Nel Diario Mordenti non ci restituisce solo un M. letto e interpretato con l’attenzione e la sensibilità di chi della Scuola storica del diritto aveva condiviso un metodo di lavoro, ma delinea la figura di un pensatore e di un politico che, primo tra i moderni, applica alla sua materia quello stesso metodo. I giuristi romani partivano dall’osservazione e dallo studio di un caso giuridico per dedurre da esso la regola generale, senza tuttavia attribuire a questa un valore definitivo; e così si comportava M., applicando alla politica il medesimo procedimento logico, e indicando nella probabile «similitudine degli accidenti» il modo più conveniente per orientare nella corretta direzione l’agire di chi ha responsabilità di governo.
Bibliografia: Fonti: Pisa, Archivio di Stato, Rubrica degli scolari iscritti negli anni 1851-52/1861-62; Archivio storico dell’Università di Siena, Registro delle Rassegne, a. a. 1858-1859; Quarto centenario di Niccolò Machiavelli: discorso di Atto Vannucci e relazione di Efisio Contini, Firenze 1869.
Per gli studi critici si vedano: D. Coltelli, P. Ciampelli, Medaglioni sampierani, in G. Vecci, Corzano e l’alta valle del Savio nel passato e nell’avvenire [...], San Piero in Bagno 1924, rist. anast. Sarsina 1991, pp. 67-148; S. Bertelli, P. Innocenti, Bibliografia machiavelliana, Verona 1979; L. Sartorello, Machiavelli nella storiografia post-risorgimentale. Tra metodo storico e studi politici, Padova 2009; L. Sartorello, Francesco Mordenti e il IV centenario machiavelliano, «Il pensiero politico», 2011, 19, pp. 3-19.