MORMINA PENNA, Francesco
MORMINA PENNA, Francesco. – Nacque a Scicli (Ragusa) il 1° agosto 1860 dal barone Ignazio Mormina Papaleo e da Innocenza Penna.
Appartenente a una famiglia di piccola nobiltà terriera, sviluppò sin da giovane convinzioni politiche mazziniane e repubblicane. Decisivo in tal senso fu l’influsso del padre e dello zio Antonio Mormina Papaleo, entrambi patrioti e cospiratori negli anni precedenti l’unificazione nazionale. Laureatosi in giurisprudenza e diventato avvocato, fondò il primo circolo repubblicano di Scicli nel 1885. L’anno seguente avviò una intensa collaborazione con il giornale Emancipazione, pubblicando una serie di articoli nei quali tentava di conciliare il mazzinianesimo con le nuove correnti di pensiero socialiste, da lui conosciute attraverso la lettura di opere divulgative, quali Quintessenz des Sozialismus di Albert Schäffle (nella versione francese di Benoît Malon) o Le socialisme contemporain di Émile de Laveleye.
A suo giudizio la condizione principale per la soluzione della questione sociale era politico-costituzionale, ossia l’abbattimento della monarchia e l’instaurazione della Repubblica, unica forma reale e progredita di sovranità popolare. In linea con il pensiero sociale mazziniano, né la lotta di classe né l’espropriazione dei beni privati mobili e immobili costituivano il metodo e l’obiettivo da perseguire, che si incarnavano piuttosto nello sviluppo delle varie forme di associazionismo e nell’appropriazione di beni demaniali usurpati, di beni ecclesiastici, di terre incolte e nella creazione a scopi redistributivi di un fondo nazionale che raccogliesse gli utili delle strade ferrate e delle maggiori imprese.
Per quanto frutto di un eclettismo disorganico, i suoi scritti contribuirono alla conoscenza dei principi socialisti tra i mazziniani dell’epoca, tanto che Il Patto di fratellanza fra le società operaie, di tendenza repubblicana, ne patrocinò la pubblicazione (Monarchia, repubblica e questione sociale, Roma 1887; La miseria e la democrazia, Faenza 1888; La nazionalizzazione della terra, ibid. 1889).
Nel giugno del 1889 partecipò a Napoli al XVII Congresso operaio nazionale delle associazioni affratellate, schierandosi con la corrente anticollettivista che ottenne la maggioranza nei confronti dei repubblicani collettivisti. Eletto consigliere comunale a Scicli nel 1889, si impegnò con il gruppo consiliare democratico-radicale per il controllo democratico delle opere pie da parte dell’ente comunale. Nel 1890 fu candidato per le forze progressiste a Modica nel II collegio della provincia di Siracusa-Modicano, che comprendeva la futura provincia ragusana, ed ebbe 700 voti (su 8000). Nel settembre 1892 organizzò e diresse, insieme a Giuseppe De Stefano Paternò, un congresso dei circoli e dei gruppi radicali del Siracusano per promuovere una federazione provinciale.
Scriveva sul giornale democratico siracusano Avanti che il partito repubblicano e socialista rappresentava ormai l'alternativa alla Destra e alla Sinistra e lanciava appelli alla lotta contro i due partiti, legati ai periodici Provincia e Tamburo, rispettivamente collegati a Francesco Crispi e ad Antonio di Rudinì.
Il 29 gennaio 1893 fondò il Fascio dei lavoratori di Scicli, che ebbe circa 600 aderenti, e si distinse come uno dei principali rappresentanti del movimento nella Sicilia sud-orientale accanto a De Stefano Paternò e Luigi Leone, con i quali partecipò in maggio a Palermo al primo congresso regionale dei Fasci e al primo congresso regionale socialista; nel programma dei Fasci dell’area sudorientale la richiesta di aiuti alle iniziative solidaristiche e associative era prevalente rispetto a quella della divisione delle terre e di nuovi patti agrari. Nel luglio 1893 fu rieletto consigliere comunale di Scicli grazie ai voti di una frazione di opposizione del 'partito dell’ordine', e ciò lo costrinse a dimettersi dal fascio locale e ad abbandonare la vita politica attiva.
Nel 1897, insieme a Felice Albani e Luigi Minuti, diede vita al Partito mazziniano italiano, il cui organo di stampa fu La Terza Italia, portavoce dei mazziniani intransigenti e fautori dell’astensionismo elettorale. Mormina Penna collaborò poi con periodici nazionali (come La Rivista popolare di politica, lettere e scienze sociali dell’amico Napoleone Colajanni, con cui ebbe un’intensa corrispondenza), affermandosi come uno dei massimi interpreti postrisorgimentali del pensiero mazziniano, con Colajanni, Giovanni Bovio e Arcangelo Ghisleri.
Capace di dare alla sua biblioteca una dimensione europea, Mormina Penna approfondì anche l’interesse per gli studi storico-religiosi. In L’antisemitismo (studio critico preceduto da un articolo di P. Lafargue, prefazione di N. Colajanni, Pitigliano 1896), oltre a rilevare le differenze in ambito politico e sociale tra cristianesimo ed ebraismo, respingendo come antiscientifica la pregiudiziale razzista, auspicava il riconoscimento di 'Israele' nella grande federazione repubblicana dei popoli. Parallelamente continuò a occuparsi del confronto con le dottrine socialiste, accusando di unilateralità il materialismo storico, visto come l’anticamera di un dispotico socialismo di Stato, ribadendo che il fatto morale non va sottomesso al fatto economico e cercando di dimostrare che le grandi trasformazioni sociali, in prospettiva storica, siano state generate più da fattori religiosi, morali e intellettuali che economici (Il socialismo marxista. Appunti , Firenze 1894 e Alcune recenti critiche del marxismo, ibid. 1904, dove si contesta la teoria della miseria crescente). Criticò anche l’anarchismo bakuniano, per quanto riconosciuto nella sua reazione al socialismo di Marx definito autoritario, per aver indebolito l’organizzazione operaia mazziniana senza raggiungere nessuno dei suoi propositi di rivolta sociale (La dottrina anarchica, Firenze 1894).
Entrato in polemica nel 1905 con Gaetano Salvemini, assertore di profondi legami tra il pensiero di Mazzini e quello sainsimoniano, pubblicò lo stesso anno su La Rivista popolare di Colajanni la Sintesi del pensiero mazziniano.
Nel saggio riprese i concetti di Umanità, Progresso, Dovere, Libertà e Repubblica, e sostenne che il rimedio ai mali della questione sociale consisteva nei metodi educativi e non nella violenza, nell’unione di capitale e lavoro nelle stesse mani, nel lavoro associato e non nell’abolizione della proprietà privata. Due anni dopo, nel 1907, nel suo scritto L’idea sociale di Mazzini ed i sistemi socialisti, ribadì l’avversione di Mazzini per il saint-simonismo e per il principio utilitario ed edonistico che stava all’origine del materialismo socialista e comunista dei pensatori utopisti. La superiorità morale del pensiero sociale di Mazzini non sarebbe consistita nella costruzione di architetture astratte di organizzazioni simmetriche e negatrici della libertà, bensì nella proposta di un’emancipazione dei lavoratori fondata sull’educazione morale e professionale, sul riparto dei prodotti e sulla diffusione più ampia della proprietà ai produttori, sull’associazione volontaria, contro l’egoismo individuale e i privilegi politici di una sola classe.
Contribuì nel gennaio del 1911 alla costituzione del Comitato nazionale Pro-Albania, contro l’aggressione della Turchia, e nel 1912 promosse l’organo dell’Associazione democratico-sociale di Scicli, Il Martello, quindicinale che fu stampato fino alla fine del 1913. Attestato su posizioni astensionistiche nelle elezioni del 1913, in linea con il Partito mazziniano italiano (PMI), di cui fu membro nel comitato centrale, aderì alle posizioni interventiste nel 1915.
Nel dopoguerra, su iniziativa sua, del comitato centrale del PMI e di personalità come Colajanni, Salvatore Barzilai, Ettore Ferrari, Roberto Mirabelli fu fondata a Roma il 22 giugno 1920 l’Università mazziniana. Sollecitato ad aderire al fascismo, Mormina Penna oppose un netto rifiuto.
Morì il 13 febbraio del 1925 a Scicli.
Opere: oltre a quelle citate si vedano: Il Cristianesimo e l’Avvenire, Voltri 1888; Mazzinianesimo e socialismo: appunti, Firenze 1895; La sintesi mazziniana. Appunti, Terni 1896; La forma dello Stato secondo Mazzini, Livorno 1896; Libertà ed associazione secondo Mazzini, ibid. 1896; R… mazziniana o r… borghese?, Chiaravalle 1897; G. Mazzini, I doveri verso la famiglia, a cura di F. M. P., Terni 1897; Giuliano l’Apostata e l’ultima reazione pagana, Bologna 1901; La questione economica secondo Giuseppe Mazzini, Roma 1905; L’odierna crisi sociale e il Cristianesimo secondo Giuseppe Mazzini, in Mazzini, conferenze tenute in Genova, Genova 1906; Giuseppe Mazzini e le religioni del passato, Firenze 1914; Il pensiero politico e sociale di Mazzini, Roma 1914; Mazzini: Conferenza per la commemorazione nazionale di G. Mazzini tenuta al Teatro comunale di Modica il 9 marzo 1919, Modica 1919,
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 3423; Palermo, Biblioteca regionale, Carte Colajanni; M. Pluchinotta, Memorie di Scicli, Scicli 1932, ad ind.; L. Lotti, I repubblicani di Romagna, Faenza 1957, ad ind.; G. Bruni, I mazziniani intransigenti. Felice Albani, F. M.P., Adele Albani Tondi, in Aspetti e figure della pubblicistica repubblicana italiana, Atti del convegno ...,Torino 1961, Milano 1962, pp. 253-260; G. Manacorda, Il movimento operaio italiano attraverso i suoi congressi. Dalle origini alla formazione del PSI (1853-1892), Roma 1963, pp. 281-284, 291, 293; G. Spadolini, I repubblicani dopo l'unità, Firenze 1972, p. 100; P.M. Sipala, Mazzini nella cultura meridionale e F. M.P., in Id., Missione e compromissione. Ideologie politiche e letteratura tra Otto e Novecento, Varese-Milano 1974, pp. 37-42; G. Tramarollo, Il barone di Scicli, in Il Mediterraneo, Roma 17 settembre 1976; G. Miccichè, F. M.P., uno studioso antimonarchico, in Il Diario, Ragusa 5 gennaio 1978; Id., I Fasci dei lavoratori nella Sicilia sud-orientale, Ragusa-Catania 1981, ad ind.; Un convegno di studi a Scicli su F. M.P., L’intransigente mazziniano, in Il pensiero mazziniano, XLIII (1988), 1, pp. 62-64; M. Di Napoli, F. M.P.: un mazziniano intransigente dalla polemica sul barsantismo a «La Terza Italia», in Bollettino della Domus mazziniana, XXXV (1989), 2, pp. 165-175; P.M. Sipala, F. M. P. interprete di Mazzini, ibid., XXXVI (1990), 2, pp.121-129; E. Morelli - F. Bartoccini, I fondi archivistici del Museo centrale del Risorgimento, vol. 9 di Quaderni di Clio, Roma 1993, ad ind.; F. Della Peruta, Realtà e mito nell’Italia dell’Ottocento, Milano 1996, pp. 147, 155; P.M. Sipala, Mazzini nella critica storica e letteraria, Pisa 1996, ad ind.; G. Barone, L'oro di Busacca. Potere, ricchezza e povertà a Scicli (secoli XVI-XX), Palermo 1998, pp. 270 s.; B. Ficcadenti, Il Partito mazziniano italiano, Pisa 1999; G. Miccichè, Uomini illustri della provincia iblea. Secoli XIX-XX, Ragusa 2001, pp. 167 s.; Id., Un lungo cammino. Il movimento socialista nella Sicilia sud-orientale, Ragusa 2009, passim; G. Isola, M.P., F., in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, 1853-1943, a cura di F. Andreucci - T. Detti, III, Roma 1977, pp. 590-593.