NASI, Francesco
– Nacque a Firenze, da Filippo, nel 1439.
Dopo aver lavorato per la compagnia dei Pazzi in qualità di fattore a Ginevra e a Bruges e poi, nel 1470, per la filiale dei Medici di Roma, legò il suo nome alle attività del banco mediceo a Napoli.
Dal 1426 al 1471 il banco Medici non aveva avuto filiali nella capitale del Regno, essendo i suoi interessi curati da corrispondenti che lavoravano per suo conto e ricevevano poi commissioni sugli affari portati a termine (nel 1455 tra questi corrispondenti figurano Filippo Strozzi e compagni, Benedetto Guasconi e il pisano Bartolomeo Buonconti). Fu decisione di Lorenzo il Magnifico, nel 1471, di aprire una filiale a Napoli, ponendovi alla guida come direttore Agostino di Sandro Biliotti, che ne tenne le redini fino al 1475, anno in cui fu sostituito appunto da Nasi. La gestione del vecchio direttore aveva lasciato in una situazione poco prospera il banco, peraltro già da allora sotto la stretta influenza della filiale di Roma, tanto che Biliotti riferiva a quest'ultima dell'andamento degli affari, piuttosto che alla centrale di Firenze.
Nasi lavorò con impegno per ristabilire condizioni favorevoli e risanare i bilanci. Il suo sforzo di riorganizzare la filiale dovette fare i conti non solo con le difficoltà finanziarie interne, ma anche col riflesso negativo che avevano sui conti del banco i problemi che affliggevano la cosiddetta accomandita di Puglia e, soprattutto, le vicende dei Medici nel Regno. Il colpo più duro giunse nel giugno 1478, quando, a seguito della congiura dei Pazzi, il re Ferdinando I ordinò la confisca di tutti i beni e i crediti dei Medici all'interno dei suoi domini. Alla conclusione della pace, nel marzo 1479, i beni furono restituiti, ma questo apportò poco giovamento alle condizioni difficili in cui ormai versava la filiale napoletana. Si resero di nuovo necessari lo sforzo e l'esperienza di Nasi, il quale agì su più fronti, da quello dei debitori (tra le altre cose elaborò un saldo, con cui stabiliva la reale entità del debito della corte aragonese verso il banco) a quello dei creditori (le filiali più prospere che avevano offerto aiuto, prime tra tutte quelle di Roma e Venezia, reclamavano fondi per evitare il rischio di indebolirsi a loro volta). Nonostante ciò, nella primavera del 1483, recatosi a Roma e in presenza dello stesso Lorenzo de' Medici, Nasi apprese da Giovanni Tornabuoni la necessità di chiudere la filiale napoletana. Il banchiere si occupò col rigore e la professionalità a lui consueti della liquidazione del banco. Il risultato fu apprezzato dai Medici, con i quali Nasi continuò a mantenere un rapporto di fiducia, tanto che, quando essi decisero di costituire una nuova compagnia agli inizi dell'anno 1486, lo fecero con la ragione sociale di Francesco Nasi e compagni. Il 9 luglio dello stesso anno Nasi acquistò per 900 ducati, assieme al regio armiere Bernardino de Carnago, milanese, la gestione delle carceri civili e criminali della Gran Corte della Vicaria. Nel 1488 divenne titolare della dogana di Castellammare di Stabia, prima di proprietà di Francesco Coppola, conte di Sarno, al quale era stata confiscata insieme con gli altri beni, essendo stato il principale animatore della Congiura dei baroni del 1486. La compagnia Francesco Nasi e compagni, grazie all'attività del suo direttore, diede risultati soddisfacenti. Gli affari furono portati avanti con competenza e il banco non ebbe debitori insolventi di qualche rilevanza.
Morì a Napoli nel 1489 poco dopo aver compiuto un viaggio a Firenze.
Subito dopo, ma solo per qualche mese, la compagnia continuò a funzionare sotto il nome di Eredi di Francesco Nasi e compagni, con il genero, Bernardo di Francesco Carnesecchi, come temporaneo direttore. Più tardi, nel 1490, nacque una nuova società con la ragione sociale di Lorenzo di Giovanni Tornabuoni e compagni: la compagnia manteneva lo stesso direttore, ma di fatto diventava una dipendenza della filiale di Roma, sotto l'influenza e il controllo di Tornabuoni.
Fonti e Bibl.: R. Filangieri, I banchi di Napoli: dalle origini alla costituzione del banco delle due Sicilie (1539-1808), Napoli 1940, p. 17; C. Belloni, Dizionario storico dei banchieri italiani, Firenze 1951, p. 145; T. De Marinis, La Biblioteca napoletana dei Re d'Aragona, I, Milano 1952, pp. 258-266; A. Silvestri, Banchieri napoletani del periodo aragonese, in Bollettino dell'Archivio storico del Banco di Napoli, XI,2 (1954) 5-8, pp. 109 s.; R. de Roover, Il banco Medici. Dalle origini al declino (1397-1494), Firenze 1970, pp. 38 n. 56, 368, 370 s.; Il Giornale del banco Strozzi, a cura di A. Leone, Napoli 1981, pp. 542, 559.
Sandra Bernato