NONNI, Francesco
– Nacque a Faenza il 4 novembre 1885 da Giuseppe e da Maria Poggiali.
Terminata la quinta elementare, nel 1896 fu inserito dal padre, falegname, nell’ebanisteria Casalini (dove egli stesso lavorava) con la mansione di apprendista intagliatore; grazie alla sua straordinaria abilità nell’incisione con la sgorbia destò presto l'ammirazione degli anziani ebanisti. Contemporaneamente al lavoro di bottega, frequentava i corsi serali della Scuola di arti e mestieri di Faenza diretta dal pittore Antonio Berti, titolare di ornato, coadiuvato da Massimiliano Campello, Giuseppe Cappelli e Vincenzo Pritelli. Nel 1901 acquisì la qualifica di operaio ebanista presso la Casalini e l’attestato di licenza della Scuola, divenuta nel frattempo Scuola di disegno e plastica per gli artigiani e dedicata nel 1907 a Tommaso Minardi.
L’amicizia nata in quell’ambiente scolastico portò un gruppo di giovani a riunirsi, terminato il lavoro quotidiano, in un retrobottega appartenente alla madre di Domenico Baccarini, di qualche anno più grande di loro: tale modesto ambiente divenne il loro ritrovo serale, successivamente ricordato come il ‘cenacolo Baccarini’. Nonni vi frequentò Giuseppe Casalini, Giovanni Chiarini, Ercole Drei, Riccardo Gatti, Giuseppe Golfieri, Giovanni Guerrini, Pietro Melandri, Odoardo Neri, Francesco Papiani, Antonio Piazzoli, Domenico Rambelli, Orazio Toschi, Giuseppe Ugonia e Publio Zanelli, tutti destinati a distinguersi nel mondo dell’arte.
Nel 1905-06 cominciò a esporre le sue xilografie in una serie di mostre, riservate a giovani artisti e artigiani, patrocinate dalla Società del Risveglio cittadino presso il palazzo del Comune di Faenza. Nel 1906, insieme ad alcuni amici del cenacolo tra i quali Baccarini e Rambelli, prese parte all'Esposizione nazionale di belle arti di Milano e, unico incisore su legno presente all’evento, ebbe i primi riconoscimenti e fu notato da critici autorevoli quali Ugo Ojetti (Corriere della sera, 18 luglio 1906). L’anno successivo partecipò all'Esposizione romagnola-emiliana di belle arti a Forlì e ottenne il premio della Deputazione provinciale di Ravenna. Nel 1908 partecipò alla Quadriennale d’arte di Torino e alla I Mostra di Ca’ Pesaro a Venezia. Nello stesso anno, sempre con un'opera realizzata con la tecnica della xilografia, ricevette il premio per il Bianco e nero alla prima Mostra biennale romagnola d’arte allestita a Faenza per il III Centenario della nascita di Evangelista Torricelli.
Nel 1909 si recò a Firenze, dove nell’anno scolastico 1909-10 frequentò la Scuola libera di nudo presso il R. Istituto di belle arti, frequentata, alcuni anni prima, dagli amici faentini Baccarini e Rambelli. In questo luogo si legò ad Adolfo De Carolis, sino a diventarne, per quel tempo, aiutante. Nel 1910 partecipò, nuovamente, alla Mostra d’arte di Ca’ Pesaro e, nel 1911, risultò vincitore al concorso nazionale per un disegno d'abito femminile da sera bandito a Siena dalla rivista Vita d’arte.
Furono quelli anni di grande fervore creativo per Nonni, che partecipò ad alcune delle più importanti rassegne artistiche: nel 1909 alla LXXIX Esposizione internazionale di belle arti della Società amatori e cultori di Roma e nel 1911, in questa stessa città, all’Esposizione internazionale di belle arti; ancora nel 1911 alla V Mostra d'arte allestita nel Museo internazionale delle ceramiche di Faenza, dove presentò, tra l'altro, la xilografia divenuta nel 1913 la copertina, tuttora in uso, del Bollettino de Museo internazionale delle ceramiche di Faenza; nel 1912 alla Mostra internazionale di xilografia a Levanto; nel 1913 alla prima Esposizione internazionale d'arte della Secessione di Roma e alla Mostra internazionale di Bianco e nero a Stoccolma. Nel 1914 gli venne assegnato il premio della Provincia alla Mostra internazionale di Bianco e nero di Firenze ed espose alla Mostra internazionale di Bianco e nero a Lipsia. Fu presente anche alle Esposizioni internazionali d’arte della città di Venezia (Biennali) del 1910, 1912 e 1914.
Nel 1915 cominciò a insegnare presso la Scuola T. Minardi (la stessa che lo aveva avuto come allievo), ma nel febbraio dell’anno successivo venne richiamato alle armi. Nel 1916 fu comunque presente con le sue opere all’Esposizione della incisione italiana a Londra. Il 15 febbraio 1917 entrò nel 262° reggimento fanteria e il 26 ottobre, durante il ripiegamento delle truppe dall’Isonzo al Piave, fu fatto prigioniero a Caporetto e deportato nel campo di concentramento di Celle, nell’Hannover. Nel lungo periodo di prigionia vissuto assieme a tanti compagni, raffigurò in una serie di drammatici disegni (gli originali sono conservati a Faenza, Biblioteca Manfrediana) la sofferenza e le terribili condizioni di vita proprie e dei compagni.
Tornato in libertà, partecipò nel 1921 alla Esposizione nazionale di belle arti a Roma e alla Primaverile a Firenze. Nel 1923, a Faenza, entrò nello studio di vicolo Terracina diretto da Anselmo Bucci che insegnava disegno ornamentale presso la R. Scuola di ceramica della città. In quell’ambiente riprese a modellare gruppi plastici in argilla, un’attività iniziata nell’immediato dopoguerra e che da questo momento in poi lo coinvolse molto. Ideò, per esempio, le celebri serie delle Damine e dei Pierrot sui quali Bucci, abile decoratore, interveniva dipingendo motivi ornamentali, dai decori floreali a quelli orientaleggianti, con lustri e patine in oro, argento o altri riflessi metallici.
Nel 1924 partecipò alla Mostra di Guerra degli artisti combattenti e mutilati a Monza e fu ideatore e della rivista Xilografia (tirata in 300 copie da legni originali), che ebbe breve vita (fino al 1926) ma fu molto apprezzata in Italia e all’estero. Periodicamente iniziò a recarsi anche a Parigi dove ebbe modo di frequentare gli ambienti artistici più all’avanguardia e ottenne, nel 1925, la medaglia d’argento all’Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne presentando il gruppo in maiolica – composto da 25 pezzi e decorato da Bucci – raffigurante un Corteo nuziale o Corteo orientale d'ispirazione indiana (Faenza, Museo internazionale delle ceramiche); in questo stesso anno fu presente anche alla II Mostra internazionale delle arti decorative alla Villa Reale di Monza. Due anni dopo, alla stessa esposizione monzese fu anche l’organizzatore della sezione romagnola.
Nella primavera del 1931 prese parte, assieme a Rambelli e Drei, alla Settimana italiana di Atene. Fu questa una delle ultime occasioni pubbliche cui partecipò; in quel periodo infatti, indulgendo alla sua indole introversa, iniziò a condurre vita appartata, pur continuando a lavorare e a coltivare i suoi molteplici interessi. Tra le opere più significative di quegli anni si ricorda la scultura, realizzata nel 1939, in maiolica policroma smaltata, alta due metri e decorata da Bucci, raffigurante Salomè con in mano la testa del Battista (Pesaro, Musei civici, Museo delle ceramiche).
Nel 1955, anno in cui lasciò per il pensionamento la Scuola Minardi, fu nominato membro dell’Accademia Clementina di Bologna. Il 15 gennaio 1966 la Riunione cittadina di Faenza gli assegnò la medaglia d’oro.
Morì a Faenza il 14 settembre 1976.
Emblematica figura di poliedrico artista-artigiano, interprete raffinato dell’art déco, votato con dedizione assoluta al proprio nobile ‘mestiere’, Nonni ha rivestito un ruolo molto importante non solo nell’ambiente artistico faentino. All’instancabile attività di abile plasticatore e xilografo che lo vide in grado di creare incisioni di estrema difficoltà attraverso l'impiego, in un'unica opera, di matrici lignee diverse per l'applicazione dei vari colori (si ricorda, in particolare, Vele romagnole, realizzata tra il 1913-14 con 6 matrici, pubblicata in La Piê, 1922, n. 7), unì quella di creatore di raffinate tavolette incise in avorio, di bozzetti per mobili e per oggetti di arredamento nonché di manifesti pubblicitari e di raffinati dipinti a olio e a pastello.
I suoi disegni del tempo di guerra furono pubblicati per la prima volta a Faenza nel 1919 (Cellelager: 1917-1918, A. Montanari, Faenza 1919). Tra i libri illustrati con le sue xilografie: A. Beltramelli, I canti di Faunus, F. Perrella editore, Napoli 1908; G. Ballardini, Giovanni da Oriolo, F. Gonnelli editore, Firenze 1911; A. Beltramelli, La gaia Cachipoli, A. Mondadori editore, Roma 1920.
Fonti e Bibl.: Faenza, Archivio privato Francesco Nonni; A. Benedetti, Cronache d’arte, un incisore: F. N., in Vita d’arte, V (1910), 27, pp. 118-124; U. Ojetti, La X Esposizione d’arte a Venezia, Bergamo 1912, p. 46; Spaldo (Aldo Spallicci), Le ceramiche di N., in La Piê, 1920, n. 7, p. 104; F. Sapori, Domenico Baccarini e il suo cenacolo, Faenza 1928, pp. 65-80; A. Cavalli, F. N. e la sua arte, in La Piê, 1931, nn. 11-12, pp. 245-254; A. Zecchini, Il cenacolo Marabini (l’Ottocento faentino), Faenza 1952, p. 190; P. Zama, L’arte di F. N., in La Piê, 1967, n. 4, pp. 177-185; M. Azzolini, F. N., Bologna 1971; Id., Il tempo di F. N., ibid., 1973, n. 6, pp. 252-277; F. N., in Mostra del liberty italiano (catal.), Milano 1972, pp. 151 s.; R. Bossaglia, Il ‘déco’ italiano. Fisionomia dello stile 1925 in Italia, Milano 1975, pp. 47-85; G.C. Bojani, Le ceramiche di F. N.: una ricognizione negli anni Venti, in Faenza, LXII (1976), pp. 118-123; E. Golfieri, L’arte a Faenza dal neoclassicismo ai nostri giorni, II, Faenza 1977, pp. 14-53; Il liberty a Bologna e nell’Emilia Romagna (catal.), Bologna 1977, pp. 271 s., 447; F. N. Ceramiche degli anni Venti, a cura di G.C. Bojani, Firenze 1986; F. N. (catal., Brisighella), Faenza 1990; R. Savini, I faentini ceramisti, Faenza 1992, pp. 83-94; E. Bardazzi, F. N. xilografo e illustratore, in Biblio. Arte, storia e cultura del libro del Novecento, 1996, n. 3, pp. 98-117; Colore e libertà. La bella stagione della xilografia in Romagna (catal., Cesena), a cura di U. Giovannini, Russi 2005, pp. 190-192; S. Dirani, F. N. xilografo, Faenza 2009; Id., F. N. e le arti applicate, Faenza 2010; Id., F. N. pittore, Faenza 2012, in corso di stampa.