NORI, Francesco
NORI, Francesco. – Figlio di Vincenzo e nipote di Antonfrancesco, senatore e cavaliere di S. Pietro, nacque a Firenze nel 1565.
Era discendente dall’omonimo Francesco Nori, noto per avere salvato Lorenzo de’ Medici dai suoi attentatori nella congiura dei Pazzi (1478).
Degli anni giovanili, segnati dal soggiorno nella corte di Roma, si ha testimonianza in una canzonetta morale della poetessa padovana Isabella Andreini, che, in conformità al topos anticuriale, gli rivolge un protrettico in favore della sua rinuncia alla vita cortigiana e del ritorno a Firenze (Felicissimo esser lo stato mediocre e privato, vv. 21-24, in Andreini, 1601, p. 77). La sua professione di fede risale al 1603 (Firenze, Arch. storico del Capitolo della Cattedrale, Partiti, A 17, 1603 marzo 9, c. 181r) e dallo stesso anno fu lettore di Sacra Scrittura in duomo e canonico della chiesa metropolitana di Firenze; quindi fu rettore del seminario fiorentino.
Membro dell’Accademia fiorentina, prese parte ad altri cenacoli culturali cittadini (Accademia dei Desiosi) e fu al contempo esponente della cerchia galileiana, come riferisce Vincenzo Viviani nella Vita di Galileo Galilei. Del suo discepolato nei confronti di Galileo testimonia il carteggio dello scienziato, che più volte menziona Nori ora per la sua cooperazione ora per aver reso la propria abitazione sede di discussioni o di esperimenti.
Da una lettera a Galilei di Alessandro Sertini del 27 marzo 1610 (Galilei, 1851, p. 52) si apprende che a casa di Nori si leggevano passi del Sidereus Nuncius riguardanti i pianeti nuovi, una consuetudine di letture condivise da cui sarebbe tra l’altro scaturita la «rivoluzionaria iconografia» dell’Assunzione di Lodovico Cigoli, ove la Vergine è ritratta sopra una luna galileiana (L. Tongiorgi Tomasi, Introduzione a Il carteggio Cigoli-Galileo 1609-1613..., 2009, p. 19). Ancora, in una lettera a Galilei di Luca Valerio (11 novembre 1611) si raccomanda alla revisione dello scienziato pisano e di Nori un’opera di Margherita Sarrocchi, la Scanderbeide (Galilei, 1851, p. 181).
Nori fu arbitro e giudice della controversia scientifica fra Galileo e il letterato aristotelico Lodovico delle Colombe, come si legge nel Discorso apologetico... intorno al Discorso di Galileo circa le cose che stanno sull’acqua, o che in quella si muovono di questo (Firenze 1612). A casa di Nori si stabilì la prova sperimentale circa le tesi galileiane sul galleggiamento (Fabroni, 1778, pp. 149 s.; Galilei, 1851, p. 164 [lettera di Cigoli a Galilei, 23 agosto 1611]). Il suo nome figura inoltre come revisore in ordine alla licenza di stampa concessa allo stesso Discorso (31 marzo 1612).
In qualità di canonico della chiesa metropolitana, cooperò all’allestimento degli apparati funebri di Margherita d’Austria, regina di Spagna, le cui esequie, descritte da Giovanni Altoviti (1612, p. 4), furono celebrate per volontà di Cosimo II in S. Lorenzo il 6 febbraio 1611 (stile fiorentino). Partecipò ai sinodi fiorentini del 1619, in veste di testimone ed esaminatore sinodale, e del 1623, nuovamente come esaminatore (Ildephonsus a S. Aloysio,1782, pp. 258 s., 269). L’11 marzo 1624 fu nominato da Urbano VIII primo vescovo della nuova diocesi di San Miniato al Tedesco.
La diocesi era stata istituita nel concistoro del 5 dicembre 1622 da Gregorio XV con la bolla Pro excellenti, auspice anche la granduchessa di Toscana Maria Maddalena d’Austria, elevando alla dignità di cattedrale l’antica collegiata. Il Granducato aveva come obiettivo di sottrarre San Miniato e il suo vicariato alla giurisdizione ecclesiastica di Lucca per assumerne il controllo, insediando esponenti del patriziato fiorentino sulle cattedre vescovili del territorio e cercando di far coincidere le circoscrizioni ecclesiastiche con i nuovi confini (Greco, 2004, p. 203); da quel momento San Miniato divenne suffraganea della cattedra di Firenze, provvedimento grazie al quale ebbe fine, tra l’altro, l’intreccio di prerogative giurisdizionali che fino ad allora aveva riguardato le competenze dei tribunali del S. Uffizio a San Miniato (Prosperi, 2003, p. 23).
Ricevette la consacrazione episcopale a Roma e s’insediò il 13 agosto. Le sue visite pastorali si concentrarono, stando alla documentazione superstite, tra il 1624 e il 1625.
Dall’ottobre 1624 si recò a Fucecchio (anche al monastero di S. Andrea), nella Pieve di S. Bartolomeo di Cappiano, nella chiesa parrocchiale di S. Lorenzo di Orentano, a S. Bartolomeo di Gavena, nella Pieve di S. Leonardo di Ripoli; nel 1625 nelle chiese di Roffia, Marcignana e Pianezzoli (San Miniato, Arch. storico vescovile, Visite pastorali, n. 59, cc. 65-73).
Resse la diocesi fino alla morte (1631) ma, a causa della sua infermità, non riuscì a visitarla interamente. Il suo governo pastorale fu volto a restaurare il decoro della cattedrale e s’incentrò nel riordino dell’annesso capitolo canonicale; in particolare, riorganizzò il capitolo, stabilendo che fosse composto da dieci canonici diretti da un prevosto con la cura d’anime, più altri quattro canonici sovrannumerari ab extra.
Nori fu esponente di una cultura incline alla concordanza dei saperi umanistico e scientifico, inverando lo spirito della primigenia Accademia fiorentina, permeata di interessi letterari (le esposizioni dei classici Dante e Petrarca) e promotrice di una codificazione linguistica del volgare, nel suo nesso organico con la divulgazione scientifica. La vocazione mista di interessi linguistico-letterari e scientifici era infatti inscritta fin nelle origini dell’Accademia, e, risalendo a ritroso, ancor prima, nel programma degli Umidi, il consorzio precocemente dissolto da Cosimo I, il quale, a titolo di prevenzione contro insorgenze repubblicane, aveva imposto la mutatio nominis agli Umidi e una nuova adunanza, di sostanziale adesione al suo governo (cfr. Vasoli, 1979, p. 52). I lineamenti dell’Accademia fiorentina indirizzano a quel processo culturale di «eliminazione delle barriere» tra i saperi (Plaisance, 2004, p. 11), che, fin dal primo Cinquecento, andò di pari passo con il dibattito sulla lingua, accompagnato dalla volontà di trasporre nell’idioma toscano i princìpi delle scienze e di promuoverne le traduzioni. Nell’ambito di questo circolo accademico, Nori ricoprì per due volte la carica di console, nel 1598 e nel 1613 (Salvini, 1717, pp. 339 s.). Testimonianza della vivacità della sociabilité accademica (Plaisance, 2004, pp. 393-404) e del coinvolgimento nella vita culturale cittadina di Nori si rinviene anche negli scritti di Alessandro Allegri – sodale della stessa Accademia – che nel 1592 gli dedicò la prima parte delle sue Rime piacevoli di genere burlesco (Verona 1605).
Fra i molti discorsi di Nori, rimasti manoscritti e conseguentemente dispersi, si ricorda quello Sopra il giuoco, proferito nell’Accademia fiorentina il 25 aprile 1596. L’Orazionein lode di Agostino del Nero, pronunziata nell’Accademia degli Alterati, si è invece tramandata in una miscellanea del 1661 (Orazione quarta, delle lodi del Barone diNero, in Raccolta di prose fiorentine, p.te I, 3, Firenze 1719 [I ed. 1661], pp. 55-87). L’Accademia degli Alterati era stata fondata da Tommaso del Nero, padre di Agostino, a sua volta fondatore dell’Accademia dei Desiosi, e nell’orazione Nori, dopo aver tessuto l’elogio di Firenze con una preterizione (p. 58), loda le Accademie per la loro funzione di consorzio civile. L’impianto oratorio dipana una simmetria tra il ruolo civilizzatore svolto dai processi di inurbamento rispetto allo stato ferino dell’uomo e il mandato sociale-educativo assunto dalle Accademie a fianco degli Studia, come poli di aggregazione istituzionale e culturale. Il ragionamento s’impernia infatti sull’incidenza dei ceti intellettuali nel corso della storia della società (pp. 68-70).
Morì a Palaia il 30 dicembre 1631, probabilmente per la peste che imperversava a Firenze dall’anno precedente. Fu sepolto nella cattedrale e con lui si estinse il nome della famiglia Nori.
Fonti e Bibl.: Firenze, Arch. storico del Capitolo della cattedrale, Partiti, A 17, 1603 marzo 9, c. 181r; S. Salvini, Vite e memorie dei nostri canonici della Metropolitana fiorentina, in Vite e elenchi di canonici, 5, t. IV (1600-1700), c. n. n., 10-15; San Miniato, Arch. storico vescovile, Acta beneficialia, filze 296 [1624-26], 298 [1630-35]; ibid., Arch. capitolare, filza n. 3 (1194-1857 [copia della Bolla di fondazione della sede episcopale]); I. Andreini, Rime, Milano 1601, p. 77; A. Allegri, Rime e prose, Amsterdam 1754 [I ed. Verona 1605], pp. 2, 4; G. Altoviti, Essequie della sacra cattolica e real Maestà di Margherita d’Austria regina di Spagna..., Firenze 1612, p. 4; S. Salvini, Fasti Consolari dell’Accademia fiorentina, Firenze 1717, pp. 339 s., 412; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 363; A. Fabronius, Vitae Italorum doctrina excellentium qui saeculis XVII et XVIII floruerunt, I, Pisa 1778, p. 149 s.; Ildephonsus a S. Aloysio, Etruria sacra, I, Firenze 1782, pp. 271-288; G.C. Nelli, Vita e commercio letterario di Galileo Galilei, nobile e patrizio, Losanna 1793, I, cap. III, p. 775; G. Prezziner, Storia del pubblico Studio e delle Societa scientifiche e letterarie di Firenze, Firenze 1810, p. 41; G. Galilei, Opere complete, VI, Firenze 1847, p. 295; VIII, ibid. 1851, pp. 52, 164, 181; G. Cappelletti, Le Chiese d’Italia: dalla loro origine sino ai nostri giorni, XVII, Venezia 1862, p. 341; Alcuni scritti inediti di Galileo Galilei tratti dai manoscritti della Biblioteca nazionale di Firenze, a cura di A. Favaro, Roma 1884, p. 135; M. Maylender, Storia delle Accademie d’Italia, III, Bologna 1929, pp. 1-9; K. Eubel, Hierarchia catholica Medii et Recentioris Aevi, IV, Münster 1935, p. 244; B. Weinberg, Argomenti di discussione letteraria nell’Accademia degli Alterati (1570-1600), in Giornale storico della letteratura italiana, CXXI (1954), pp. 175-194; F. Combaluzier, Sacres épiscopaux à Rome de 1565 à 1662, inSacris erudiri, XVIII (1967-68), p. 204; C. Vasoli, Considerazioni sull’Accademia fiorentina, in Revue des études italiennes, XXV (1979), pp. 41-73; P. Morelli, Classe dirigente e nobiltà a San Miniato fra Cinque e Seicento, in Bollettino storico pisano, LII (1983), pp. 211-225; San Miniato e la sua diocesi: i vescovi, le istituzioni, la gente, a cura di V. Simoncini, San Miniato 1989, pp. 32 s.; M. Biagioli, Galileo Courtier. The practice of science in the culture of absolutism, Chicago 1993, p. 175; Processi informativi e atti criminali dal 1622 al 1707. Repertori del Tribunale ecclesiastico diocesano di San Miniato, a cura di L. Tognetti, San Miniato 1994; A. Prosperi, L’Inquisizione romana. Letture ericerche, Roma 2003, p. 23; M. Camerota, Galileo Galilei e la cultura scientifica della Controriforma, Roma 2004, p. 229; G. Greco, Dal rinnovamento religioso alla disciplina delle coscienze, in Storia della Toscana, I, a cura di E. Fasano - G. Petralia - P. Pezzino, Roma-Bari 2004, pp. 198-213; M. Plaisance, L’Accademia e il suo principe: cultura e politica a Firenze al tempo di Cosimo I, Manziana 2004, pp. 11, 393-404; Il carteggio Cigoli-Galileo, 1609-1613, a cura di F. Tognoni, Pisa 2009, lettere 8 (p. 50), 19 (pp. 66-68), 53 (pp. 128-130).