NOVATI, Francesco
NOVATI, Francesco. – Nacque a Cremona l’11 gennaio 1859, da Leandro, buon pittore dilettante e appassionato di belle arti, e da Gaetana Legnani.
Dopo aver frequentato il liceo di Cremona, fu dal 1876 allievo all’Università di Pisa di Alessandro D’Ancona, di cui divenne fervido ammiratore e affezionato amico. Tra i compagni di corso con cui ebbe maggior consuetudine ci fu Guido Mazzoni, destinato in seguito a divenire un temibile avversario nella carriera universitaria. Nel giugno 1880 si laureò discutendo una tesi sulle Baccanti di Euripide, e conseguì simultaneamente il diploma della Scuola normale superiore con un lavoro su Coluccio Salutati, privilegiato oggetto dei suoi interessi di studioso. In quel periodo il legame con D’Ancona si accrebbe, grazie alle molte ricerche che effettuò su richiesta dell’affermato docente, il quale, a sua volta, fu prodigo di consigli e presentazioni per facilitare la carriera accademica dell’allievo.
Nell’estate del 1882 progettò con Rodolfo Renier, Salomone Morpurgo e Albino Zenatti il Giornale storico della letteratura italiana, rivista destinata a divenire la più importante del settore e monumento alla critica erudita.
Dopo aver ricevuto un rifiuto dalla casa editrice Le Monnier di Firenze, Renier si rivolse al suo maestro Arturo Graf che intervenne presso l’editore Loescher il quale accettò nell’ottobre 1882 di stampare la rivista, a condizione che ne facesse parte anche Graf, suo consulente letterario. A causa dei molti contrasti sorti tra i cinque promotori, Morpurgo e Zenatti lasciarono la direzione del Giornale nel febbraio 1883 e il periodico si resse soprattutto grazie al lavoro serio e continuo di Renier, coadiuvato in misura minore da Novati e Graf.
Nel frattempo Novati dette inizio all’attività accademica: chiamato nel 1883 come incaricato di storia comparata delle letterature neolatine nella R. Accademia scientifico-letteraria di Milano, il 4 marzo 1886 venne designato professore straordinario di letterature neolatine a Palermo. La sua speranza di continuare a insegnare a Milano si infranse contro la fiera opposizione del glottologo Graziadio Isaia Ascoli.
La costante avversione di Ascoli aveva più d’una motivazione: personale antipatia «resa ancora più acuta dall’omosessualità di Novati»; disistima per «lo scarso impegno didattico e la fulminea carriera del giovane collega» (cfr. Gonelli, in D’Ancona - Novati, I, 1986, pp. LX s.); incomprensione per l’avversione di Novati verso la linguistica romanza, disciplina di cui Ascoli era uno fra i maggiori promotori in Italia.
Trasferitosi nel 1887 a Palermo, vi insegnò tuttavia solo alcuni mesi, sconfortato dall’ambiente culturalmente povero dell’Ateneo siciliano. Concorse allora per la cattedra di letteratura italiana all’Università di Padova, ma la commissione presieduta da Carducci in ottobre gli preferì Mazzoni (un punto avanti a Novati), con notevoli strascichi polemici.
Dato alle stampe l’importante volume su La giovinezza di Coluccio Salutati (Torino 1888), che riprendeva parzialmente e su prospettiva ridotta i ricchissimi materiali sui quali aveva lavorato a Pisa, nel 1889 riuscì a farsi trasferire all’Università di Genova, ma anche quella si rivelò esperienza assai deludente, sia per l’insufficiente patrimonio librario delle biblioteche genovesi, sia per l’esiguità e il basso livello di preparazione degli studenti.
Nello stesso anno iniziò a raccogliere in volume gli scritti precedenti dispersi in varie riviste; videro così la luce i suoi Studi critici e letterari (ibid. 1889). Nel 1890 riuscì finalmente a tornare all’Accademia scientifico-letteraria di Milano e pubblicò il primo volume dell’Epistolario di Coluccio Salutati (Roma 1891).
I successivi quattro volumi dell’Epistolario colucciano furono editi (ibid.) rispettivamente nel 1893 (II), 1896 (III), nel 1905 (IV, 1) e nel 1911 (IV, 2). L’opera, che riportava 325 epistole di Coluccio, era corredata da un notevole apparato di minutissime note e da una molteplicità di richiami a fatti storici e letterari. I testi erano messi in luce comparando tutti i manoscritti conosciuti, riportando anche tutte le varianti respinte, in modo che riuscisse agevole agli studiosi giudicare le scelte compiute dal curatore.
Nel 1892 ebbe dalla casa editrice Vallardi l’incarico di dirigere la Storia letteraria d’Italia scritta da una società di professori, di cui si riservò la trattazione del periodo delle origini. Nello stesso anno inaugurò la «Biblioteca storica della letteratura italiana» per l’Istituto italiano Arti grafiche di Bergamo (collana che assommò otto titoli), curando il primo volume della serie, la Navigatio Sancti Brendani, testo in antico veneziano. Nel luglio 1895, dietro iniziativa del prof. Elia Lattes, entrò a far parte dell’Istituto lombardo di scienze e lettere: nell’occasione si registrò nuovamente l’aspra opposizione di Ascoli, che arrivò perfino a dimettersi per protesta.
Nel novembre 1896, per l’inaugurazione dei corsi dell’Accademia milanese, lesse uno dei suoi testi più importanti: L’influsso del pensiero latino sopra la civiltà italiana del medio evo (Milano 1897; II ed. riv. e ampl., ibid. 1899). Nel 1899 uscirono le Indagini e postille dantesche. Serie prima (Bologna). Sempre nello stesso anno divenne presidente della Società storica lombarda, cui diede un notevole impulso, anche attraverso l’organo dell’istituzione, l’Archivio storico lombardo.
Nel 1900, presso Vallardi (Milano), iniziò a uscire in dispense la sua opera maggiore, Le origini, poderosa rappresentazione della letteratura medievale italiana, rimasta incompiuta, e portata poi a termine da Angelo Monteverdi nella seconda edizione – in volume – del 1926.
Nella grandiosa opera Novati si proponeva di porgere in forma sintetica le vicende della storia della letteratura latina nei sei secoli che vanno dall’età longobarda sino al secolo XIII, antecedente necessario della letteratura nazionale. La ricostruzione era ampia, anche se il proposito di condurre la trattazione sinteticamente era spesso abbandonato in favore di sottili e minuziose discussioni.
Nel 1902 uscì il primo volume di una nuova iniziativa, la «Collezione Novati», affidata all’Istituto Arti grafiche di Bergamo, e destinata ad accogliere codici, manoscritti e stampati con miniature o disegni riprodotti a fac-simile. L’anno successivo Novati divenne preside dell’Accademia scientifico-letteraria di Milano, mentre nel 1904 fondò e diresse, sempre con Renier, il periodico Studi medievali.
La rivista, stampata da Loescher, fu la più importante tra le medievistiche dell’epoca; inizialmente dedicata a contributi di letteratura e filologia, accolse in seguito in misura sempre maggiore studi di carattere storico.
L’anno successivo pubblicò un’altra raccolta di scritti: Attraverso il medio evo: studi e ricerche (Bari 1905); nel 1906 venne chiamato a succedere a Pompeo Molmenti alla presidenza della Società bibliografica italiana, di cui organizzò il periodico Il Libro e la stampa.
La morte di Ascoli (1907) rimosse l’ostacolo che impediva a Novati di diventare effettivo all’Istituto lombardo, carica cui era notevolmente interessato. Sempre nel 1907 pubblicò la sua terza grande raccolta di saggi, arricchita da squisite illustrazioni: A ricolta: studi e profili (Bergamo).
L’opera era composta da studi molto eterogenei. La capacità di trattare periodi e argomenti molto diversi impressionava peraltro vivamente gli studiosi, che vedevano accostati con pari competenza le Nozze di Figaro alle poesie popolari di Sardegna, un affresco milanese alla nave di Gokstad, Penelope all’Alfieri.
La quarta e ultima raccolta, corredata anch’essa da nuove illustrazioni fu Freschi e minii del Dugento: conferenze e letture (Milano 1908).
Il volume comprendeva anche i contributi più personali e preziosi di Novati sull’opera di Dante: Pier della Vigna; Sordello di Goito; Golosi in Purgatorio; Dante e S. Francesco d’Assisi; Le Epistole dantesche. Nonostante l’esegesi dantesca non fosse fra i suoi maggiori interessi, pure – fondato nel 1896 a Milano con Gaetano Negri il Comitato lombardo della Società dantesca – sfruttò spesso la sua notevole erudizione per chiarire l’interpretazione di luoghi della Commedia, o per sciogliere particolari quesiti storico-ermeneutici, o ancora per accertare l’autenticità di importanti codici danteschi, come il Vaticano Palatino 1729.
Nel 1909 a Milano, in occasione del giubileo cattedratico, venne edita la Bibliografia degli scritti di F. N. (1878-1908), compilata da Alessandro Sepulcri e comprendente 420 titoli, preceduta da un affettuoso medaglione in lingua francese dell’amico Henry Cochin.
Nel 1913, venuto a morte Lamberto Loria, gli subentrò nella presidenza della Società etnografica Italiana e nella direzione della rivista Lares.
L’8 gennaio 1915 morì a Torino Renier e, con la perdita del compagno di tante battaglie, si aprì un periodo problematico per la conduzione del Giornale storico della letteratura italiana. Novati proseguì da solo nella direzione, ma negli ultimi giorni di agosto gli si manifestò una dolorosa infiammazione nella regione del collo. Subì tre diverse operazioni per sradicare il male ed evitare un’infezione generale. Gli interventi parvero riusciti, e Novati – in convalescenza – si recò il 20 novembre a Sanremo. A metà dicembre uscì Stendhal e l’anima italiana (Milano 1915), in cui cercò di dimostrare l’orientamento favorevole al dispotismo illuminato del romanziere. Fu la sua ultima opera.
Morì a Sanremo la notte tra il 26 e il 27 dicembre 1915.
Fonti e Bibl.: La biblioteca di Novati, circa 3500 volumi e 8000 opuscoli, è stata donata nel 1916 alla Biblioteca Braidense di Milano. Un nucleo di minore entità è conservato presso la Biblioteca statale di Cremona. Lettere a Novati (circa 14.000) si trovano nelle Carte Novati, sempre alla Braidense; altre lettere e mss. autografi alla Società storica lombarda di Milano. Fra le lettere pubblicate di e a Novati sono da segnalare: il carteggio con A. D’Ancona, con importanti notizie critiche e bibliografiche, in D’Ancona - N., a cura di L.M. Gonelli, I-IV, Pisa 1986-90; Un’amicizia petrarchesca. Carteggio Nolhac-N., a cura di A. Brambilla, Padova 1988; P. Rajna - F. N., Carteggio (1878-1915). Tra filologia romanza e mediolatina, a cura di G. Lucchini, Milano 1995; Carteggio Croce - N., a cura di A. Brambilla, Bologna 1999; N. Zingarelli, F. N. in rapporto a nuovi e vecchi problemi di filologia romanza, in Rass. critica della letteratura italiana, 1917, pp. 145-164; A. Calderini et al., F. N., Milano 1917; P. Rajna, F. N., in Arch. stor. italiano, I (1918), pp. 301-308; P. Hazard, Un historien du génie latin, in Études italiennes, 1919, ottobre, pp. 196-214; V. Crescini, F. N., in Id., Romanica fragmenta, Torino 1932, pp. 154-163; L. De Vendittis, F. N., in Belfagor, XV (1960), 1, pp. 130-162; Id., F. N., in Letteratura italiana (Marzorati), I critici, II, Milano 1969, pp. 857-899; A Limentani, F. N. condirettore del «Giornale storico», in Cent’anni di Giornale storico della letteratura italiana, Atti del convegno…, a cura di E. Bigi et al., Torino 1985, pp. 188-213; A. Brambilla, Appunti su Graziadio Isaia Ascoli…, Gorizia 1996, pp. 155-204; G. Orlandi, F. N. e il medioevo latino. Storia di una vocazione, in Milano e l’Accademia scientifico-letteraria…, a cura di G. Barbarisi - E. Decleva - S. Morgana, I, Milano 2001, pp. 465-600; A. Benedetti, F. N. nei carteggi con gli amici letterati, in Archivio Storico Lombardo, CXXXVIII (2012), s. 12, 17, pp. 295-340, ampliato in Contributo alla biografia di F. N., in Forum Italicum,vol. XLVI (2012), n. 2, pp. 253-305.