PAOLI, Francesco
PAOLI, Francesco (in religione Angelo). – Nacque ad Argigliano, in Lunigiana, il 1° settembre 1642 da Angiolo e da Santa Morelli, piccoli proprietari terrieri.
Desiderando avviarsi al sacerdozio, nella quaresima del 1660 ricevette gli ordini minori dal vescovo di Sarzana Prospero Spinola. Il 27 novembre dello stesso anno, però, lasciò il clero diocesano per entrare da postulante, insieme con il fratello Tommaso, nel convento carmelitano di Fivizzano. Dopo il noviziato a Siena, divenuto fra' Angelo, compì gli studi a Pisa e a Firenze, dove fu ordinato sacerdote il 7 gennaio 1667. Mentre il fratello raggiunse i gradi accademici, egli vi rinunciò per una malattia e perché desiderava dedicarsi al servizio del prossimo.
Incaricato della formazione dei novizi, inserì nel loro programma formativo la visita all'ospedale di Santa Maria Nuova e l'aiuto ai poveri, insieme con occasioni di svago animate dal suo carattere lieto ed estroverso, portato alla musica e al disegno. Dal 1676 al 1687 fu destinato in vari conventi carmelitani toscani, ricevendo per la prima volta a Siena, a causa della periodica distribuzione di cibo ai poveri, il soprannome di 'padre carità' che lo accompagnò per tutta la vita.
Il 12 marzo 1687, a Fivizzano, ricevette la lettera di obbedienza del priore generale dell'Ordine, Paolo di Sant'Ignazio, che lo destinava a Roma, nel convento di S. Martino ai Monti, dove aveva sede la Curia generalizia e dove venivano chiamati i religiosi che più si distinguevano per l'osservanza della regola carmelitana.
A Roma, dove restò fino alla morte, svolse a lungo il compito di confessore presso il conservatorio delle Viperesche e fu per tre anni maestro dei novizi, incarico dal quale ottenne di essere sollevato per poter assistere – come sacerdote, come infermiere volontario e suonando e divertendoli con il suo umorismo – i malati dell'ospedale di S.Giovanni, le cui condizioni aveva scoperto recandosi al vicino santuario della Scala Santa per meditare sulla passione di Cristo.
Nominato sacrista e organista del convento, poté disporre di una notevole libertà di movimento per un religioso, che gli permetteva di visitare l'ospedale di S. Giovanni e di organizzare ogni giorno, sul sagrato di S. Martino, la distribuzione di cibo e soccorsi a centinaia di poveri con l'aiuto del falegname laico del convento, Massimo Maestri (il suo principale collaboratore e testimone al processo di beatificazione), e di una rete sempre più fitta di sostenitori, compresi esponenti di ricche famiglie nobili, che finanziarono la sua attività. Questo comportamento diffuse in tutta Roma la fama della sua carità, ma destò una certa incomprensione tra parte dei suoi confratelli, che lo rimproveravano di essere girovago, trascurare la preghiera e perturbare la vita del convento. A tali accuse reagì sempre con umiltà e pazienza, forte della sua fede e della benevolenza di Innocenzo XII e Clemente XI, nonché dell'amicizia con stimati ecclesiastici, tra i quali il futuro santo teatino cardinale Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Nell'assistere i ricoverati al S. Giovanni, Paoli notò che spesso venivano dimessi ancora convalescenti senza avere un luogo dove potevano ristabilirsi completamente, finendo perciò col ricadere nella malattia o ingrossare le fila dei mendicanti. Egli cercò inizialmente di trovare famiglie disposte ad accoglierli, poi riuscì ad acquistare una casa sullo 'stradone di S. Giovanni', vicino la chiesa di S. Clemente, datagli a condizioni di favore dal cardinale Pietro Ottoboni all'inizio del '700. In questo 'convalescenziario' accolse, anche per più di 15 giorni ciascuno, i malati dimessi che ne avevano bisogno, fornendo loro cibo abbondante e allietandoli con la sua musica e il suo buonumore.
Per assicurare la continuità dell'ospizio nel tempo, Paoli ne affidò l'amministrazione a un comitato di quattro persone, due nobili e due canonici, che lo ampliarono aggiungendovi anche una piccola chiesa, opera di Giuseppe Sardi, dedicata alla Madonna di Loreto. Il convalescenziario fu attivo fin oltre la metà del XVIII secolo, poi, venuti a mancare i nobili che lo finanziavano, dovette chiudere e nel 1811 fu incamerato dal Demanio. Dal 1825 al 1870 i locali ospitarono il conservatorio femminile delle Lauretane e poi furono confiscati dal Regno d'Italia. Infine, tra il 1937 e il 1961, furono demoliti, salvo la facciata della chiesa, per costruire l'Esattoria comunale di Roma.
Alla fine del 1714 Paoli ottenne da Clemente XI, con l'appoggio del principe Girolamo Colonna, i fondi per far recintare le arcate esterne del Colosseo, monumento che egli considerava sacro per la memoria dei martiri e che vedeva abbandonato e frequentato da gente di malaffare.
Al suo interno, pieno di terra e detriti, pose tre croci, cui si aggiunsero poi le edicolette della Via Crucis che, rinnovate per il giubileo del 1750, ispireranno a san Leonardo da Porto Maurizio la pratica regolare di questo esercizio di pietà nell'Anfiteatro Flavio.
Nel dicembre del 1719 avvertì d'essere vicino alla morte e si fece confessare e assolvere in articulo mortis da Clemente XI. Il 20 gennaio 1720 morì di polmonite e in fama di santità nella sua cella in S. Martino ai Monti, chiesa che ne custodisce la tomba e molte memorie, tra cui un ritratto di Pier Leone Ghezzi.
Il suo processo di beatificazione fu avviato nel 1723, ma procedette con estrema lentezza: Pio VI gli attribuì il titolo di venerabile il 21 gennaio 1781, ma solo nel 1927 si approvò un miracolo. Poiché le norme canoniche del tempo di miracoli ne richiedevano due, per la beatificazione – avvenuta a Roma in S. Giovanni in Laterano il 25 aprile 2010 – fu necessario attendere la riforma di quelle norme e un rinnovato interesse sulla sua figura da parte dei Carmelitani.
Mistico dedito di giorno al servizio dei poveri e di notte alla preghiera e all'adorazione dell'Eucarestia, devotissimo alla Madonna, Paoli è stato riscoperto oggi, oltre che per la sua dimensione spirituale e caritativa, anche per l'attenzione al benessere dei malati con l'umorismo e la musica, che ne ha fatto un pioniere delle varie terapie psicologiche che utilizzano questi mezzi.
Fonti e Bibl.: P.T. Cacciari, Vita del Venerabile Servo di Dio p. A. P. carmelitano, Roma 1756; G. Papasogli - G. Verrienti, Un apostolo sociale, padre A. P., Milano 1962; S. Possanzini, Padre A. P. carmelitano e apostolo dei poveri e dei malati, Massa Carrara 2001; R. Russo, L'apostolato urbanistico del ven. A. P., carmelitano (1642-1720), in Quaderni dell'Istituto S. Pier Tommaso, 2002, 4, pp. 39-47; R. Russo, ad vocem in Dizionario carmelitano, Roma 2008, pp. 645 s.; A. Bartomioli, Santa Maria di Loreto, in Roma Sacra, Soprintendenza speciale per il polo museale romano. Guida alle chiese della città eterna, XI (2005), 32-33, p. 32; M.R. Del Genio, Padre Carità, Beato A. P., Milano 2010; vedi inoltre www.angelopaoli.org; www.beatificazioneangelopaoli.it (luglio 2014).