TOSTI, Francesco Paolo.
– Nacque a Ortona il 9 aprile 1846, figlio di Giuseppe (San Vito Teatino, 1811-1888, commerciante di granaglie) e di Caterina Schiani (Ortona, 1807-1879).
Fu avviato allo studio della musica nella scuola dei fratelli Federico e Gaetano Paolini, e da quest’ultimo, violinista nella cappella della cattedrale di S. Tommaso in Ortona, ricevette la prima formazione. Viste le particolari attitudini musicali del ragazzo, il padre si rivolse al Decurionato di Ortona domandando e ottenendo la ‘piazza franca’ per il Conservatorio di Napoli. Nell’autunno del 1858 Tosti iniziò a studiare violino con Ferdinando Pinto, armonia e contrappunto con Carlo Costa, composizione con Carlo Conti e Saverio Mercadante. In quegli anni, con Luigi Denza, Giuseppe Martucci e Luigi Caracciolo, frequentò i salotti napoletani, in particolare quelli del suo insegnante di armonia e di Domenico Oliva, mettendosi in mostra come tenore. Diplomato in violino, nel 1866 rientrò a Ortona, dove si fece apprezzare per la bella voce più che come violinista. Nel 1869 accettò l’incarico di maestro di cappella in cattedrale; compose un Tantum ergo per baritono e orchestra, completò un Piccolo “Quia vidisti” per tenore e orchestra, già sbozzato a Napoli (è l’antifona al Magnificat per s. Tommaso), e un Sant’Antonio, piccola sacra rappresentazione per soli, coro e orchestra. Nello stesso anno tentò un primo contatto con gli editori musicali milanesi: inviò a Tito Ricordi due romanze composte tre anni prima, Non m’ama più e Lamento d’amore, chiedendo in compenso cinquanta copie della stampa. Ne ottenne un secco rifiuto, come pure dall’editore Lucca, concorrente di Ricordi. Le due romanze vennero infine pubblicate anni dopo da Ricordi (1874, 1894). Sempre nel 1869 accettò di concertare tre opere liriche programmate da un impresario teatrale di passaggio a Ortona: così, allestito in due settimane un teatro provvisorio, poté dirigere Il trovatore, Roberto il diavolo e Lucrezia Borgia. Su sprone dell’ingegner Giuseppe Pessione, capo del cantiere ferroviario in Ortona, si trasferì ad Ancona, dove si trattenne per un anno; lì conobbe Luigi Mancinelli, allora apprezzato violoncellista, poi acclamato direttore d’orchestra.
Trascorse l’estate del 1870 nella casa natale, scrutando di lontano gli avvenimenti di Roma. Due mesi dopo la breccia di Porta Pia vi si stabilì. Frequentando il caffè del teatro Valle incontrò Giovanni Sgambati e fu subito apprezzato dal brillante pianista. Il 29 febbraio 1872 fece il suo primo ingresso nei salotti in vista, invitato da Sgambati ed Ettore Pinelli alla «Matinée musicale au profit des incendiés de Florence à la Salle Dante»; nell’evento, cui prese parte anche Franz Liszt, Tosti cantò una ballata di Sgambati (Eravi un vecchio sire...). Nell’aprile del 1872 fu accolto come tenore tra i «soci esercenti» dell’Accademia filarmonica romana. Due anni dopo, per la medesima Accademia, si esibì in concerto cantando pagine di Sgambati, accompagnato dall’amico. A Roma si fece apprezzare soprattutto come eccellente didatta, ricercato per insegnare il canto ai rampolli della nobiltà e dell’alta borghesia, segnalato tra i migliori docenti dallo stesso Giuseppe Verdi. Il 13 settembre 1877 così scrisse a Ferdinand Hiller, direttore d’orchestra tedesco, che gli chiedeva quali fossero i migliori insegnanti cui indirizzare giovani cantanti d’Oltralpe desiderosi di perfezionarsi in Italia: «A Roma ve ne sono due ottimi e sono il Tosti e [Augusto] Rotoli. [...] sono anche scrittori di musica da camera. Sono manierati nell’armonizzare (e la colpa è un po’ della vostra scuola attuale), ma scrivono ancora bene per la voce» (Carteggi verdiani, a cura di A. Luzio, II, Roma 1935, p. 323). All’epoca, Verdi e Tosti non si erano ancora incontrati di persona; si sarebbero conosciuti a Milano nel 1883.
A Roma frequentò anche il salotto di Margherita di Savoia Genova, consorte di Umberto I; fu nominato precettore musicale della principessa dopo che Edoardo Vera, per un decennio suo insegnante, si fu trasferito in Inghilterra lasciandola senza una guida per il canto. Con certezza almeno dal 1872 Tosti le impartì lezioni di canto, recandosi due volte a settimana al Quirinale. Quest’incarico presso i Savoia, ch’egli svolse con assiduità fino all’estate del 1874, fu per l’ortonese una consacrazione ufficiale. Tornato in Abruzzo, vi si trattenne per varie settimane, indi decise di lasciare l’Italia per Londra: decisione invero strana, maturata nel momento di massima notorietà e prestigio. La partenza fu letta da alcuni come rilevatrice di dissapori con la corte. Certo la metropoli britannica offriva ai musicisti, e in primis agli insegnanti di canto italiani, prospettive allettanti: dal 1875 in avanti Tosti si fermò nella capitale inglese per alcuni mesi l’anno, ponendo le basi di un radicamento stabile, avvenuto infine nel 1880.
All’attività didattica continuò ad affiancare quella compositiva. Le prime romanze stampate da Ricordi furono la barcarola Ti rapirei! (1873), la suddetta Non m’ama più e le Due melodie (Deh, ti desta e Au cimetière, uscite nel 1875). In poco meno di un triennio, Ricordi fece seguire all’edizione italiana di Ti rapirei versioni in inglese (Away we’d fly), tedesco (O, könnt’ ich dich entführen!), francese (Ah! que tu n’est pas près de moi!) e spagnolo (Te arrebataría!), segno evidente che l’editore aveva intuito la rispondenza del talento di Tosti al gusto del momento. Nel 1874 apparve la seconda raccolta, Ai bagni di Lucca, che con il testo italiano include la versione ritmica inglese, un significativo contributo alla conoscenza della produzione tostiana nel mondo anglosassone.
Poco prima del 1878 Tosti conobbe Francesco Paolo Michetti, geniale poliedrico artista che a Francavilla al Mare, nel luglio del 1880, fece costruire un avveniristico studio in tufo bianco sulla spiaggia: la costruzione su due piani fu la prima sede di un cenacolo artistico che vide coinvolti attivamente, oltre Tosti, Gabriele D’Annunzio, Costantino Barbella, Paolo De Cecco e, in tempi diversi, Alfonso Muzii, Carmelo Errico, Guido Boggini, Vittorio Pepe, Matilde Serao, Edoardo Scarfoglio, Tommaso Bruni. Il 2 giugno 1885 Michetti acquistò il quattrocentesco convento di S. Maria del Gesù, sulle colline di Francavilla, che del sodalizio fu la nuova sede; ognuno dei sodali aveva una propria stanza. Per Tosti il cenacolo michettiano fu sempre un luogo di forte ispirazione: nel 1880 cinque autografi di romanze e chansons, poi edite da Ricordi, sono datate da Francavilla. Fu un anno speciale per il musicista. Da un lato, Ricordi pubblicò i Canti popolari abruzzesi, raccolta di quindici brevi brani trascritti a due voci su una versione ritmica italiana elaborata da Raffaele Petrosemolo. Dall’altro, ebbe allora avvio la collaborazione con D’Annunzio, con la romanza Visione!.... Il sodalizio con il poeta sarebbe durato tutta la vita: in un rapporto professionale alimentato da una salda amicizia Tosti musicò dodici componimenti dannunziani, di fatto trentacinque brani, se si computano i singoli pezzi dei titoli multisezionali e quelli firmati da D’Annunzio con lo pseudonimo Mario de’ Fiori.
Le romanze nate dall’incontro tra i due artisti abruzzesi si possono dividere in due gruppi, non tanto in senso cronologico quanto in base alle caratteristiche di stile. Il primo gruppo consta di tredici romanze riconducibili agli anni 1880-92; oltre Visione!..., spiccano Notte bianca (1883) e Malinconia (1887). Il secondo gruppo, altre ventidue, vide la luce tra il 1907 e il 1916, dopo un lungo periodo di stasi creativa: al 1907 risalgono le Quattro canzoni d’Amaranta e l’originalissima ’A vucchella; della stessa epoca sono i poemetti Consolazione e La sera, terminati nel 1916, ma stampati postumi da Ricordi nell’aprile del 1917.
Nel 1880 Tosti fissò la sua nuova dimora a Londra in Mortimer Street; frequentò i circoli di corte e fu sempre più apprezzato dalla regina Vittoria, fino a diventare l’insegnante di canto di tutta la famiglia reale e l’organizzatore della vita musicale di corte, ancorché mai assunto formalmente. Lasciò Mortimer Street sei anni dopo per trasferirsi in Mandeville Place, in un lussuoso stabile accanto al Trinity College of music. Dal 1884 aveva iniziato a insegnare al Royal College of music; dieci anni dopo divenne insegnante di canto nella Royal Academy of Music e di quest’istituto fu anche, a fine secolo, consigliere d’amministrazione. Legati all’insegnamento in queste scuole sono i 50 petites solfèges pour le médium de la voix (London 1892) dedicati «à mes élèves». Agli occhi dell’opinione pubblica inglese la consacrazione arrivò nel 1885 quando la rivista Vanity Fair dedicò a Tosti la rubrica L’uomo del giorno del numero del 14 novembre, inserendovi anche una caricatura del disegnatore italiano Carlo Pellegrini. Il compositore si era già fatto apprezzare per i songs Good-bye! (1880), For ever and for ever! (1881) e Ask me no more (1883). Tra il 1885 e il 1890 consolidò il rapporto con Ricordi stipulando un contratto di 5000 sterline annue per dodici romanze e nel contempo si legò agli editori londinesi Enoch e Chappell (molti songs editi da quest’ultimo vennero pubblicati anche da Ricordi: come Addio, versione italiana di Good bye).
Il 26 luglio 1889, nel municipio di Westminster, sposò Berthe de Verrue (Bruxelles, 17 dicembre 1852 - Parigi, 23 dicembre 1943), figlia dell’ingegnere belga François-Joseph-Émile Verrue. A Londra la giovane aveva anglicizzato il cognome in Pierson; buona dilettante di canto, si esibiva nei salotti e in alcune produzioni di teatro leggero sotto lo pseudonimo di Mademoiselle Baldi: il 9 aprile 1883 aveva interpretato una parte di comprimaria in Colomba, dramma lirico di sir Alexander Campbell Mackenzie (dalla novella di Prosper Mérimée). Durante il primo decennio londinese Tosti mantenne costanti contatti con l’Italia. La Gazzetta musicale di Milano e il Corriere della sera davano conto delle sue composizioni. Frequentissimi furono i viaggi: Roma, Milano, Francavilla al Mare le mete principali per raggiungere gli amici di sempre e partecipare agli eventi musicali più rilevanti, come la prima dell’Otello di Verdi alla Scala il 5 febbraio 1887. In quegli anni videro la luce alcune delle pagine più celebri: Ave Maria (1881), Ideale (1882), La fille d’O-Taïti (1883), Marechiare (1886), quest’ultima anticipata su un numero speciale di Capitan Fracassa, il 25 marzo 1885, in una versione diversa da quella poi edita da Ricordi. Lo studio londinese di Tosti, con il suo famoso pianoforte bianco su cui era poggiata una foto con dedica autografa di Verdi, fu luogo ambitissimo dai pupilli della nobiltà londinese, frequentato da cantanti in carriera che si recavano dal maestro per prendere lezioni: fra tanti, il soprano australiano Nellie Melba, che Tosti aveva conosciuto nel salotto di lady Randolph Churchill. Impartì lezioni di canto a molte teste coronate: dalle regine di Spagna, di Svezia e di Norvegia fino ad Alessandra Fëdorovna, nipote della regina Vittoria e moglie dello zar Nicola II. A Londra il musicista fu un riferimento per molti compositori italiani, da Ruggero Leoncavallo a Pietro Mascagni e a Giacomo Puccini, ch’egli conobbe nel 1890 e con cui strinse una salda amicizia; tra i ritratti con dedica presenti nel suo studio figurarono anche Charles Gounod e Ignacy Paderewski, e cantanti come Enrico Caruso, Victor Maurel, Rosa Raisa e Mary Garden.
Il 22 gennaio 1901 morì la regina Vittoria: le succedette il figlio Edoardo VII, ma l’avvicendamento non mutò il ruolo e la funzione di Tosti a corte. L’11 dicembre 1908 il sovrano lo nominò ‘baronetto’ con il titolo di Knight Commander of the Royal Victorian Order; l’onorificenza scatenò feroci polemiche in Italia anche per via del cambio di cittadinanza del compositore. Nel 1892 Tosti era stato nominato commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia da Umberto I, e nel 1897 dell’Ordine della regina Vittoria, oltre ai titoli ricevuti in Svezia, Norvegia, Francia, Belgio e Venezuela. Apparentemente insanabile, la ferita con l’Italia fu ricucita poco dopo la nomina a baronetto: nel settembre del 1908, quando Ortona celebrò il 650° anniversario della festa del Perdono (la traslazione in città delle ossa dell’apostolo Tommaso). Per l’occasione fu organizzato un grande concerto in onore di Tosti diretto da Camillo De Nardis: Tosti e Berthe vi assistettero, con gli amici di sempre, Michetti e Barbella (D’Annunzio, trattenuto a Firenze, inviò un caloroso telegramma). La riconciliazione con la città natale accrebbe il sentimento di nostalgia per la madrepatria; e da Londra continuarono i frequenti viaggi in Italia. A Edoardo VII, morto il 6 maggio 1910, succedette Giorgio V, anch’egli allievo di Tosti. Ma durante il suo regno il rapporto con la corte si affievolì, e Tosti decise infine di lasciare Londra per Roma. Nel gennaio del 1911 rientrò nell’appartamento di via Veneto 84, che non aveva mai del tutto abbandonato. Durante l’estate trascorsa a Francavilla compose il Canto abruzzese, Baciami!... e i Due piccoli notturni su versi di D’Annunzio. Tra il 1911 e il 1913 tornò a Londra in varie occasioni, ma sempre più sporadicamente. Visse gli ultimi anni in un appartamento all’hotel Excelsior di via Veneto. Entrata in guerra l’Italia, compose l’unico suo canto patriottico, The allies’ march to freedom, testo di Helen Taylor, versione italiana di Gustavo Brigante Colonna.
Morì a Roma nel pomeriggio del 2 dicembre 1916: al suo fianco l’inseparabile Berthe. Durante l’inverno precedente aveva sofferto per una patologia cardiaca, l’angina pectoris, che lo aveva provato duramente. I funerali si svolsero pochi giorni dopo: vi presero parte artisti, musicisti, politici, esponenti dell’aristocrazia romana; da Londra vennero rappresentanti della Casa reale; per i Savoia nessun delegato partecipò di persona, non risultano loro firme nei registri delle esequie, né la vedova ricevette alcun telegramma o messaggio di cordoglio dalla famiglia reale.
Sebbene non abbia mai composto per il teatro d’opera, Tosti invero fu interessato al mondo del melodramma, così come a quello più ‘leggero’ dell’operetta. Una serie di documenti acquisiti di recente dall’Istituto nazionale tostiano di Ortona (Archivio Tosti, nuove acquisizioni: Famiglia Tosti, C.IV.3, Fleres) confermano tale interesse e consentono di aggiungere un tassello importante alla figura del compositore. Nel 1885 Tosti pubblicò da Ricordi la romanza La mia mandola è un amo (autografo datato «Londra Ott.bre 1885»); sul frontespizio, immediatamente dopo il titolo, c’è l’indicazione «Serenata, parole di Ugo Fleres, musica di F. Paolo Tosti», cui segue un importante richiamo a piè di pagina: «Tratta dalla “Serenata”, operetta in un atto». Il libretto manoscritto della Serenata, che andrà datato al 1884/85, riporta chiaramente parte del progetto musicale ideato da Tosti, l’indicazione di romanze specifiche, prevede l’aria di Rosita Arcana notte e lenta, il duetto della vendetta Dunque io son schernito e un pezzo concertato per i quattro personaggi, Rosita soprano, Consuelo contralto, Rodrigo tenore e Moreno baritono. C’è poi un sorprendente annuncio del 10 dicembre 1893 sulla Gazzetta musicale di Milano: «Paolo Tosti è stato incaricato, dalla regina Vittoria, di scrivere due operette di carattere gaio, che debbono essere rappresentate, quanto prima, durante le feste che avranno luogo al Castello Reale d’Osborne. Le interpreti saranno la principessa Beatrice, allieva di Tosti, la principessa Luisa e parecchi altri della famiglia reale». Va ancora ricordato il celebre song, Love ties, composto per la cantante attrice Violet Cameron (Violet Lydia Thompson), inserito nella ripresa del 21 settembre 1887 di una comic opera di Alfred Cellier, The sultan of Mocha, allo Strand Theatre di Londra. Ultima testimonianza dell’interesse di Tosti per l’operetta sono tre composizioni manoscritte inedite, in lingua inglese, destinate a un progetto musicale più ampio: Passing shadows è il titolo comune ai tre brani, riportato sui manoscritti prima del titolo di ciascuna composizione, di cui due sono duetti (The rehearsal duet e Duet; cfr. Lazotti, 2007).
Opere. Al catalogo completo delle oltre quattrocento composizioni, riportato in Sanvitale, 1996, pp. 323-356, vanno aggiunte le seguenti pagine inedite: Marcetta quasi reale al trifoglio! per pianoforte; Romance per violino e piano; Valse de l’adieu (Un bal au Cleridge’s Hotel) per pianoforte; i songs Forgetting & forgiving, If it is love, A love song, You will not leave e Dear heart...; le mélodies Encore un jour perdu e Je t’aime; Chère demoiselle, lettera musicale; L’hermite, biglietto musicale; le romanze Speranze perdute e Arcana notte. Per le romanze cfr. l’Edizione completa delle romanze per canto e pianoforte di Francesco Paolo Tosti, a cura di R. Allorto - F. Sanvitale - G. Tintori, I-XIV, Milano 1990-2004.
Fonti e Bibl.: F. Di Tizio, F.P. T., Pescara 1984; F. Dentice d’Accadia, F.P. T.: alcune note, in Nuova rivista musicale italiana, XXV (1991), pp. 457-465; T., a cura di F. Sanvitale, Torino 1991; F. Sanvitale, Il canto di una vita, Torino 1996; C. Santoli, Gabriele D’Annunzio. La musica e i musicisti, Roma 1997, pp. 19-54; K. Horner, T., Sir (F.)P., in The New Grove dictionary of music and musicians, XXV, London 2001, p. 648; J. Budden, La fortuna di T. e della romanza italiana in Inghilterra, in La romanza italiana da salotto, a cura di F. Sanvitale, Torino-Ortona 2002, pp. 293-300; A. Pimlott Baker, T., Sir (F.)P., in Oxford dictionary of national biography, Oxford 2004, pp. 66 s.; F. Sanvitale, T., F.P. (Sir), in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XVI, Kassel 2006, coll. 968 s.; B. Lazotti, Le romanze di F.P. T.: nuove acquisizioni, in Musicus discologus 2. Musiche e scritti per l’80° anno di Carlo Marinelli, a cura di M.E. Marinelli - A.G. Petaccia, Pisa 2007, pp. 423-453; G. Tarquinio, Dal ‘cilindro’ di T. Discografia generale dei compositori abruzzesi, Lucca 2007, pp. 209-515; M. De Santis, Aspetti della lirica da camera su testi di d’Annunzio, in D’Annunzio musico imaginifico. Atti del Convegno internazionale di studi, Siena... 2005, a cura di A. Guarnieri - F. Nicolodi - C. Orselli, Firenze 2008, pp. 215-252; My memories. L’archivio del compositore F.P. T. e della famiglia, a cura di G. Miscia, Roma 2009; O dolce meraviglia!... Catalogo delle “Sale T.” del Museo musicale d’Abruzzo, a cura di F. Sanvitale, Ortona 2010; S. Brier, Das italienische Kunstlied der Romantik, Kassel 2015, pp. 122-159.